venerdì 14 novembre 2008

INDIA, MODULO SI E' POSATO SULLA LUNA. (aggiornamento del precedente articolo.)


NEW DELHI - Sono arrivate al centro di controllo di Bangalore, nel sud dell'India, le prime immagini del suolo lunare riprese e inviate dal Moon Impact Probe (Mip), la sonda indiana che ha toccato stasera la superficie della Luna.

Il Mip, che ai suoi quattro lati aveva disegnata la bandiera indiana, si è staccata dalla sonda madre Chandrayaan-1 a 100 km di altezza dalla Luna e dopo aver toccato il suolo lunare alle 20.31 ora indiana (le 16:01 italiane), ha cominciato a inviare le immagini riprese dalla telecamera montata sul davanti. Il modulo, oltre alle immagini, invierà anche dati relativi alla situazione e composizione geologica e atmosferica della Luna.

INDIA, LA LUNA COME SPECCHIO DEL POTERE
L'India mette sulla Luna la sua bandiera bianca, verde e arancione, in forma di sonda spaziale e solleva così l'interrogativo di una competizione internazionale che crea una nuova frontiera di esaltanti conquiste ma anche di rapporti potenzialmente conflittuali tra i vecchi e i nuovi Grandi del mondo.

La Convenzione delle Nazioni Unite del 1967 è chiara: "lo sfruttamento e l'utilizzazione dello spazio extraterrestre compresa la Luna e gli altri corpi celesti devono essere attuati per il bene e l'interesse di tutti i Paesi, qualunque sia il livello del loro sviluppo economico e scientifico... Lo spazio extraterrestre, compresa la Luna e gli altri corpi celesti, non può essere oggetto di appropriazione nazionale attraverso la proclamazione della propria sovranità, l'utilizzazione delle risorse, l'occupazione o qualunque altro sistema". Come ricordano in un recente libro Lorenza Sebesta e Filippo Pigliacelli, la teorizzazione dell'uso a fini pacifici dello spazio è uno dei lasciti più significativi della guerra fredda, in sostanza la risposta a quella militarizzazione che spingeva fin dagli anni '50 la destra americana a vedere una base lunare come il ''deterrente definitivo" in virtù dell'assunto che "chi conquista la Luna diventa imbattibile".

Assunto falso mezzo secolo fa e ancora falso ai tempi del primo uomo sulla Luna. Ma tutto dipende dallo sviluppo scientifico e già vent'anni fa, ai tempi dello scudo spaziale reaganiano, tornava il concetto che chi domina lo spazio circumterrestre domina la terra e chi domina la Luna domina lo spazio circumterrestre. E' un'idea che molti contestano. Dominare lo spazio, che come ricorda il politologo Stefano Silvestri è "sempre più affollato", ultimi arrivati gli iraniani, appare impossibile.

Gli Stati Uniti hanno oggi un indubbio vantaggio, ma sono vulnerabili e la linea di tendenza è che lo saranno sempre di più. Il loro principale antagonista sembra oggi la Cina, che tutti prevedono sarà la prima in questo secolo a inviare di nuovo un uomo sulla Luna (entro il 2010, mentre i programmi americani hanno come punto di riferimento il 2020 e quelli russi il 2025). Per di più Pechino è all'avanguardia sulle armi antisatellite. Ma la Luna - dice Giovanni Gasparini dell'Istituto Affari Internazionali - oggi e ancora per parecchio tempo non avrà diretta rilevanza militare. Piantarvi la bandiera ha soprattutto un significato simbolico e politico. Lancia il messaggio che si vuole partecipare a futuri, indispensabili trattati su accesso e gestione dello spazio.

Una prova in più della impraticabilità dell'unilateralismo sognato da certi strateghi americani e anche un rischio in più, qualora una o un gruppo ristretto di potenze volessero far tutto da sole. La Luna - dice Silvestri - non dovrebbe provocare per ora contrasti seri.

Lontana ancora l'epoca della colonizzazione e anche quello di un reale sfruttamento delle sue risorse naturali. Anche quando nasceranno le prime basi fisse (tra dieci o vent'anni), queste saranno proprietà nazionale, ma non sarà necessaria la proprietà del terreno e quindi una forma di sovranità. Nella corsa alla Luna resta ancora determinante la ricerca dell'immagine, dell'autocelebrazione, come in fondo fu anche al tempo di Gagarin e John Glenn. La Luna - a differenza dello spazio circumterrestre - resta innanzitutto un simbolo, per i governi come per gli innamorati. Generali e strateghi possono aspettare.

STANOTTE SHUTTLE PARTE CON MODULO ITALIANO LEONARDO
Questa notte con lo shuttle Endeavour sarà lanciato dal Kennedy Space Centre di Cape Canaveral (Florida) anche il modulo italiano Leonardo. Torna così all'opera per la quinta volta in poco più di sette anni il capostipite della flotta dei moduli logistici pressurizzati (Mplm, Multipurpose Pressurized Logistic Modules), realizzati per l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) dalla Thales Alenia Space (Thales-Finmeccanica) per trasportare materiali alla Stazione Spaziale. Anche gli altri due moduli, Raffaello e Donatello, sono progettati per operare in orbita agganciati alla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), garantendo possibilità di stivaggio e volume abitabile per due persone.

A Cape Canaveral procede intanto il conto alla rovescia in vista del lancio della missione Sts 126, previsto alle 19,55 locali (in Italia le 01,55 del mattino di sabato 15 novembre). A bordo dello shuttle Endeavour sette astronauti, che nei 15 giorni della missione trasferiranno circa sette tonnellate di materiali sulla stazione orbitale. Sarà una missione impegnativa, con quattro passeggiate spaziali, la manutenzione dei pannelli solari e l'istallazione di nuovi equipaggiamenti. Il primo volo del modulo Leonardo risale all'8 marzo 2001, con la missione dello shuttle Sts 102. Poco più di un mese dopo (28 aprile 2001) è stata la volta del secondo modulo, Raffaello, accompagnato sulla Iss dall'astronauta italiano Umberto Guidoni.

Da allora Leonardo è tornato altre tre volte sulla stazione spaziale: nell'agosto 2001 con la missione Sts 105, nel giugno 2002 con la Sts 111 e nel luglio 2006 con la Sts 121. Leonardo sarà agganciato per la quinta volta alla stazione spaziale lunedì, con una manovra che inizierà alle 19,00 (ora italiana).