Avvistamenti durante la seconda guerra mondiale
I Foo fighters, i razzi fantasma e le relazioni tra il Nazismo e gli UFO
La definizione UFO sarebbe stata coniata nel 1947 ma già durante la seconda guerra mondiale circolavano notizie di misteriose sfere volanti luminose segnalate un po' dovunque. Questi avvistamenti, che sui giornali passavano in secondo piano rispetto alle vicende del conflitto, avvenivano sia di notte che in pieno giorno, ed erano state segnalate dai piloti americani, dagli inglesi ma anche dai loro nemici giapponesi e tedeschi. Gli oggetti, battezzati dagli aviatori americani "foo-fighters", cioè "caccia infuocati", dimostravano caratteristiche assai superiori a quelle dei loro velivoli. Le credenziali degli osservatori fanno escludere, per la maggioranza dei casi, qualunque spiegazione di ordine naturale; al contrario, sebbene certi aspetti del fenomeno sembrino sfidare la logica, i dati e le testimonianze permettono di inserire simili avvistamenti in una indiscutibile realtà fisica, con precisi e comuni caratteristiche.
Erano corpi volanti di dimensioni generalmente modeste, in genere sferici, spesso irradianti una luminescenza diffusa di colore arancione che a tratti, però, poteva anche assumere dei toni varianti dall'arancione vivo al rosso, e poi al bianco, per riprendere la tipica colorazione giallo-arancione. I testimoni oculari concordavano: gli oggetti avevano una condotta intelligente e sembravano non avere atteggiamenti offensivi, ma diversi rapporti sottolineavano spesso la possibilità che questi apparecchi, più che pilotati, fossero comandati a distanza. La loro forma era, invariabilmente, sferica o sferoidale, ed erano silenziosi.
Avvistamenti su tutti i fronti
L'entrata in guerra degli Stati Uniti, ufficialmente avvenuta dopo l'attacco da parte dell'Aeronautica giapponese il 7 dicembre 1941, nella rada di Pearl Harbor (Hawaii), esponeva l'intera nazione a possibili ed improvvisi bombardamenti da parte dei nemici. Questa paura sembrava essersi concretizzata la notte del 25 febbraio1942, quando, verso le 2.30, Los Angeles fu scossa dal suono delle sirene d'allarme che violò il silenzio notturno. Alle 03:16 le batterie dell'artiglieria antiaerea (AAA) aprirono il fuoco contro alcuni velivoli non identificati, apparsi sul cielo periferico della città. Si trattava di due tipi di aeromobili: piccoli oggetti rossastri, dai riflessi argentei, che procedevano in formazione e ad altissima velocità (calcolata nell'ordine dei 29 mila km/ h), inquadrati dai fari della contraerea; e un velivolo di grandi dimensioni, anch'esso individuato dai riflettori delle postazioni semi-collinari di Culver City. Quest'ultimo veivolo venne centrato più volte ma non sembrava riportare danni, e quindi scomparve, dirigendosi verso Santa Monica e Long Beach, ad una velocità di circa 100 km l'ora. La contraerea rimase in funzione fino alle quattro del mattino.
Furono più di 1400 i colpi esplosi, ma nessun aeromobile risultava abbattuto e nessuna bomba venne sganciata dagli intrusi. Il "Los Angeles Times" riportò le fotografie degli oggetti sotto il fuoco di sbarramento dell'AAA. Il 26 febbraio il Generale Marshall informò il presidente Franklin D. Roosevelt dell'accaduto, precisando che lo spazio aereo degli USA era stato violato da almeno 15 velivoli "nemici", procedenti a quote comprese fra i 2700 e i 5400 metri e ad una velocità di almeno 320km/h. In realtà i dati non erano del tutto esatti, quelli segnalati dai radar non erano certamente aerei giapponesi. L'episodio, comunque, presenta molti lati oscuri. Fino al 1987 il Ministero della Difesa ha sempre negato nel modo più assoluto (nonostante la vasta eco della stampa dell'epoca) l'esistenza del "raid" del 1942 su Los Angeles, confermando implicitamente l'esistenza di risvolti riservati.
Tra il 1940 e il 1942, sul fronte cinese i piloti nipponici registrarono inquietanti presenze aeree, testimoniate da diversi documenti fotografici che mostrano oggetti volanti non identificati, luminosi od opachi. Gli oggetti furono visti e fotografati sulla regione della Manciuria e sul Mar della Cina, sempre in prossimità di formazioni di velivoli dell'Aeronautica Imperiale Nipponica. Sui Monti Suzuka, Giappone centrale, nel 1942 furono fotografati, ai lati di un gruppo di aerei del Sol Levante, due oggetti luminosi, la cui presenza rimase senza spiegazione. La foto più clamorosa fu scattata a Tientain sempre al 1942, provincia di Hopeh, nel nord della Cina. La foto fu scoperta diversi anni dopo da uno studente giapponese, Masujiro Kiryu, fra i ricordi fotografici del padre, allora combattente in Cina, che l'aveva comprata da un fotografo ambulante, testimone del fatto. Nell'immagine si riesce a distinguere un passante, in una strada piuttosto trafficata, probabilmente del centro di Tientsin, che indica un oggetto, dalla forma di disco volante, librato nel cielo.
Difficile pensare ad un fotomontaggio, ad un effetto ottico, ad un “abbaglio" della macchina fotografica. Inoltre, è proprio la dinamica dell'immagine che porta ad escludere qualsiasi spiegazione convenzionale per l'enigmatica manifestazione aerea, che si staglia, perfetta nella sua configurazione, nel cielo della città cinese.
In pieno deserto del Sahara, nell'Adrar-En-Ahnet, a soli 170 krn dal Tropico del Cancro, era situato un piccolo fortino sperduto e circondato da filo spinato: il campo d'Ouallen. Era stato costruito dai francesi sulle rovine di un'antica kasbah utilizzata per i bivacchi delle carovane del Sudan. Il 4 aprile del 1942 vi arrivò il capitano Le Prieur con una piccola guarnigione, proveniente dal sud, composta da truppe indigene, due marconisti ed un meteorologo. Fu proprio quest'ultimo a segnalare all'attenzione del capitano Le Prieur la presenza di un punto luminoso, a suo dire un pianeta, dal colore bianco alluminio, che appariva nel cielo limpido, ad un'altezza stimata fra i cinque e i seimila metri, tanto da poter essere visto facilmente ad occhio nudo da tutti i presenti (circa 40 persone). Osservando l'oggetto in modo più dettagliato, avvalendosi di un teodolite, fu possibile constatare che questo, apparentemente immobile, roteava invece lentamente su se stesso.
Le osservazioni dell'oggetto che manteneva sempre la stessa posizione, furono ripetute nei due giorni seguenfi poi, all'alba del terzo giorno, il corpo non c'era più. Il capitano Le Prieur trasmise queste osservazioni all'Osservatorio Nazionale Meteorologico di Algeri, che rispose identificando l'oggetto in questione con la stella Vega. Questa spiegazione apparve, e la si ritiene ancora oggi, alquanto inverosimile, perché una stella non resta visibile per due giorni consecutivi anche di giorno, tantomeno sospesa nel cielo ad una distanza così vicina da poterne distinguere chiaramente i movimenti con un semplice strumento da campo.
Nel 1943 alcuni piloti di bombardieri americani in missione fra la Birmania e la Cina riferirono di essere stati seguiti e circondati in volo da oggetti "splendenti" e di aver avuto, per tutta la durata di tali episodi, la strumentazione di bordo completamente inefficiente. Il 14 ottobre 1943, alcuni "B-17" americani del 348° Gruppo Bombardieri che svolgevano un'azione di bombardamento su Schweinfurt, in Germania, furono investiti da dozzine di piccoli dischi argentei del diametro di una decina di centimetri e dello spessore di circa 3 cm, che si inserirono nella loro formazione di volo. Il maggiore E.R.T. Holmes osservò un disco entrare in collisione con la coda di uno dei bombardieri, senza riportare né causare danni apparenti.
Il 10 agosto 1944 il capitano pilota Alvah M. Reida, dell'Aeronautica statunitense, decollò ai comandi di un B-29 dalla base di Kharagapur, in India, per una missione di bombardamento sulle installazioni petrolifere di Palembang, nell'isola di Sumatra, occupata dai giapponesi. Il mitragliere destro e il suo copilota notarono una sfera luminosa pulsante, di color arancione e del diametro di un paio di metri, che li seguiva, affiancando l'ala del bombardiere americano, ad una quota di oltre 4000 metri, procedendo ad una velocità di 340 km/h. Nonostante le manovre eseguite da Reida per seminarlo, l'UFO li tallonò senza sosta e solo dopo 8 minuti, con una repentina conversione a 90 gradi, ruppe la formazione di volo con l'aereo statunitense e si allontanò a grande velocità.
Delle "palle di fuoco" furono osservate la sera del 23 novembre 1944 dall'equipaggio di un ricognitore americano del 415° squadrone da caccia a nord di Strasburgo, sull'Alsazia Lorena. Dopo quattro notti, il 27 novembre, una grande sfera irradiante un'abbagliante luce arancione fu avvistata nei pressi della cittadina tedesca di Speyer, a sud di Mannheim, da un caccia americano in missione. Secondo il pilota, tenente Henry Giblin, e il tenente Walter Cleary, radarista di bordo, l'oggetto luminoso li incrociò volando a cinquecento metri al di sopra del loro apparecchio, ad una velocità stimata nell'ordine di almeno quattrocento chilometri orari.
La notte del 22 dicembre 1944 un altro velivolo del 415° Squadrone da Caccia, pilotato dal tenente David McFalls, riferì la presenza dei globi luminosi mentre volava nei pressi di Hagenau, nell'Alsazia Lorena. McFalls li descrisse come "due corpi enormi, fosforescenti, di colore arancione" che seguirono il suo caccia per più di due minuti "dimostrando di essere "sotto controllo intelligente". Due giorni dopo, la notte del 24 dicembre, lo stesso McFalls, come riferisce un suo secondo rapporto ai superiori, avvistò "una sfera rossastra, luminosissima". Il pilota di un bombardiere statunitense rese noto che il suo apparecchio era stato tallonato da una "formazione" di quindici oggetti misteriosi, mentre i piloti di altri due aerei americani "P-47" descrissero dettagliatamente le "sfere luminose".
Uno dei rapporti, riferito ad un avvistamento diurno, recitava testualmente: "...Volavamo a Ovest di Neustadt quando una sfera dorata, che splendeva di un bagliore metallico, ci apparve all'improvviso, librandosi lentamente nel cielo. In quel momento il sole si trovava di poco al di sopra della linea dell'orizzonte, e non ci fu pertanto possibile stabilire con esattezza se quella lucentezza fosse dovuta al riflesso di raggi solari o se, piuttosto, non provenisse dall'interno della sfera stessa...". Il Magg. William D. Leet, pilota di un bombardiere "B-17", si era invece imbattuto nei cieli austriaci, sempre nel dicembre del 1944, in un misterioso corpo volante discoidale "dal colore simile a quello dell'ambra".
Nel luglio del 1944, alle 10:30, mentre l'Ottava Armata Britannica, risalendo l'Italia, si opponeva ai Tedeschi lungo la Linea Gotica, Antoni Szachnowsky, artigliere del Secondo Corpo Polacco, notò un oggetto volante di forma ovoidale e dall'aspetto metallico stazionare proprio sulla linea del fronte. Pochi istanti dopo, sia le batterie antiaeree alleate che quelle tedesche aprirono il fuoco contro il medesimo oggetto, ma in breve (stupite dalla reazione dell'avversario) tacquero entrambe per osservare quello che l'una e l'altra consideravano il rispettivo "nemico" allontanarsi indisturbato, con una brusca conversione a 45 gradi. Nell'ottobre 1944 un paracadutista del Battaglione "N.P." della "Decima MAS" della Repubblica Sociale Italiana vide nel cielo di Milano, in direzione di Piazzale Loreto, una "padella volante" immobile nell'aria. Suonarono le sirene dell'antiaerea ma, da un secondo all'altro, l'oggetto scomparve, lasciando i testimoni senza una spiegazione della sua presenza.
Nel 1945 la portaerei americana Dawson, navigando al largo delle Isole Nansei Shoto (nella zona di Okinawa), rilelò sui radar la presenza di una formazione di 200 velivoli in avvicinamento. Per fronteggiare l'arrivo della presunta squadra aerea nipponica dalla nave furono fatti decollare otto caccia che, però, non incrociarono nessun apparecchio nemico. Gli oggetti, che sorvolarono l'unità navale USA ignorandola, non furono identificati né come appartenenti all'aeronautica giapponese né come aerei alleati e la loro presenza rimase un mistero.
Il quotidiano "New York Herald Tribune" del 2 gennaio 1945 riportò un articolo sui foo-fighters, lasciando intendere che si trattasse di nuovi aerei-civetta nazisti che però non destavano preoccupazione in quanto non erano aerei da rappresaglia. Il giornale descriveva gli oggetti come ordigni teleguidati da terra che però avevano la capacità di restare dietro ai velivoli americani più veloci. Veniva inoltre citata la testimonianza del tenente Donald Meiers che distingueva almeno tre tipi di foo-fighters: un primo tipo costituito dalle sfere rossastre che si ponevano all'altezza delle ali dei velivoli americani, tenendo loro dietro in questo modo; un secondo tipo era costituito di tre 'palle di fuoco' che, in fila indiana, precedevano o seguivano gli aerei che avvicinano; infine, vi erano delle vere e proprie formazioni costituite da almeno una quindicina di punti luminosi che seguivano il velivolo a distanza, e che a tratti sembravano come accendersi e spegnersi.
Relazioni tra gli UFO e il Nazismo?
Oggi sappiamo che anche i piloti nazisti furono protagonisti di simili avvenimenti e ne è testimonianza una fotografia diurna del maggio 1944, che immortala un oggetto volante avvistato su Kamten da un aviatore della "Luftwaffe". Questi oggetti ribattezzati "Kraut" avevano causato nei comandi tedeschi la stessa confusione degli americani. Tuttavia, per lungo tempo un buon numero di segnalazioni di UFO, già a partire dall'immediato dopoguerra, era stato da alcuni interpretato come "armi segrete" naziste, che avrebbero dovuto imporre la svastica in tutto il mondo. In effetti il legame tra la storia del Terzo Reich e i dischi volanti è parte di quel vasto spettro di possibilità che fa capo all'ipotesi terrestre sull'origine degli UFO.
Già dai primi anni Cinquanta, in seguito ad alcune dichiarazioni di ex-ingegneri che avevano lavorato alle dirette dipendenze del Führer, si cominciò ufficialmente a parlare dei numerosi tentativi, attuati dai tedeschi, di realizzare velivoli dall'aspetto e dalle prestazioni molto simili a quelle dei dischi volanti. I servizi segreti inglesi sarebbero stati al corrente, durante la seconda guerra mondiale, di prototipi dalle capacità di volo straordinarie in grado di rovesciare le sorti del conflitto a favore di Hitler. I prototipi, conosciuti con il nome di Fliegender Scheiben o anche come V-7, erano costruiti dalla Siemens e venivano testati a Peenemunde (Norvegia), la base missilistica dove erano stati sperimentali i micidiali ordigni volanti poi utilizzati per bombardare l'Inghilterra.
È opinione dello studioso tedesco Jan Van Helsing che l'idea di costruire velivoli tanto inusuali per l'epoca venne a Hitler dopo che una delegazione di extraterrestri provenienti dal sistema stellare di Aldebaran ebbe preso segretamente contatto con alti gerarchi nazisti. Secondo questa versione i visitatori spaziali avrebbero scambiato il Führer per il dominatore del pianeta e si sarebbero rivolti a lui come primo rappresentante dell'umanità. Questa diceria sarebbe - secondo alcuni - supportata dal fatto che le numerose interpretazioni esoteriche del nazismo fanno sempre riferimento a un gruppo di misteriosi Superiori Sconosciuti, al cui volere Hitler sarebbe stato assoggettato. In base a questa leggenda il Führer sarebbe rimasto affascinato dagli straordinari mezzi volanti degli aldebaraniani, al punto di decidere di creare uno speciale stabilimento incaricato di realizzarne delle copie. Al di là della pittoresca teoria sull'origine di tali prototipi, Van Helsing è convinto che tentativi di costruire mezzi dalle caratteristiche simili a quelle dei dischi volanti siano stati effettivamente compiuti dai nazisti, anche se con scarsi risultati.
I primi prototipi ebbero nomi altisonanti, ricavati dalla mitologia scandinava: Vril, Thule, Haunebu e Odin. Uno dei primi ingegneri del Reich impegnato nella costruzione delle V-7 (dove V sta per vittoria) fu il tedesco Andreas Epp. Questi, nel 1969, rivelò alla stampa di aver ideato un gigantesco piatto volante, il modello Omega, dotato di otto eliche e due motori a reazione. Secondo Epp, l'Omega fu testato nel 1943 a Bremerhaven e raggiunse la discreta velocità di 480 km/h. Al progetto delle V-7 vennero poi chiamati altri quattro ingegneri, i tecnici Habermohl e Miethe, Schriever, che era anche pilota, ed il milanese Giuseppe Belluzzo, grande esperto di motori a turbina. Schriever e Habermohl costruirono un tipico disco volante formato da una cabina centrale di pilotaggio circondata da un anello che ruotava ad una velocità fantastica, mentre Miethe e Belluzzo misero a punto, nella base di Bratislava, un massiccio disco di titanio largo 40 metri, che però, esplose in volo.
In effetti gli esperimenti dei cinque ingegneri ottennero risultati decisamente scarsi, visto che nel corso dei voli di collaudo ben 18 piloti volontari morirono nelle esplosioni dei Fliegender Scheiben. Quando finalmente i tecnici di Bratislava riuscirono a mettere a punto un modello funzionante, l'arrivo dei russi a Berlino li costrinse a distruggere tutto, officine, brevetti e modelli, affinché non cadessero in mani nemiche. Era ormai troppo tardi; la Germania si era arresa e la guerra stava finendo.
Americani e russi, dopo aver scoperto i piani segreti dei nazisti, fecero di tutto per impadronirsi, ognuno a scapito dell'altro, dei brevetti del Terzo Reich. Ovviamente, in piena guerra fredda, queste armi facevano gola alle due superpotenze. Si dice che i sovietici riuscirono a recuperare una serie di carteggi sulle V-7 a Bratislava, a catturare alcuni collaboratori di Miethe. Dopo diversi anni di esperimenti, proprio i sovietici abbiano infine messo a punto, nella città di Ulianovsk, l'Ala 600, un oggetto volante dalla foggia inusitata, pesante ben 9 tonnellate e costruito da Lev Shukin in collaborazione con il padre della missilistica, Serghiej Koroliov. Da parte loro, gli agenti della CIA riuscirono a rintracciare l'ingegner Miethe, il quale dopo la guerra si era rifugiato a Tel Aviv. Per gli Stati Uniti, Miethe mise a punto un disco volante battezzato AVRO Car, un gigantesco cassone dalle prestazioni decisamente deludenti. Secondo lo studioso polacco Robert Lesniakiewicz, contemporaneamente a questi tentativi di imitare le V-7 i servizi segreti americano e russo avrebbero cercato, per molto tempo, anche di recuperare almeno un prototipo integro dei Fliegender Scheiben.
Gli ingegneri nazisti, difatti, avevano lavorato indipendentemente e, da soli, non erano più capaci di ricostruire l'intero brevetto. Un grande centro per la costruzione delle V-7 sarebbe stato situato nella Polonia occupata, fra le montagne di Gory Sowie, nel cui ventre i nazisti avevano scavato una base supersegreta. Ma, con grande disappunto degli agenti del KGB che frugarono la zona, delle installazioni non era rimasto niente. I nazisti avevano distrutto tutto con la dinamite per evitare che brevetti e modelli cadessero nelle mani dei nemici. Col tempo, sempre secondo Lesniakiewicz, l'intera vicenda venne dimenticata o screditata ad arte dai servizi segreti delle due superpotenze, che non avevano interesse a divulgare l'esistenza di simili brevetti.
"Negli anni Sessanta - fa notare lo studioso slovacco Milos Jesenski - uscirono in Italia e all'estero diversi libri in cui si sosteneva che gli UFO altro non erano che armi terrestri. Ora sappiamo che non è così e che i Fliegender Scheiben non raggiunsero mai le prestazioni delle astronavi extraterrestri..." Eppure, in diverse parti del mondo, molti studiosi sono tuttora convinti che gli UFO siano armi segrete naziste e che un gruppo di nostalgici, con diverse basi soprattutto in Sudamerica, stiano testando nuovi prototipi nella speranza di ricreare il Terzo Reich.
I "razzi fantasmi"
Durante e subito dopo la II Guerra Mondiale al fenomeno dei foo-fighters se ne aggiunse un altro, ugualmente sfuggente ed inquietante: i "razzi fantasma" che violavano indisturbati gli spazi aerei europei. Un'ondata di segnalazioni di questo tipo aveva in effetti già interessato il vecchio continente, spingendo una delle potenze non belligeranti, la Svezia, ad istituire tra il 1940 ed il 1946 una massiccia rete di sorveglianza aerea per dare la caccia ai misteriosi intrusi. I "razzi fantasma" erano massicci oggetti sigariformi, non riconducibili a nulla di conosciuto e dalle prestazioni aerodinamiche eccezionali; i militari e i civili, da centinaia di posti di osservazione, osservavano i misteriosi "fusi" sfreccianti a velocità incredibili sopra le città, ma senza attaccare e senza bombardare.
Negli archivi della Difesa vennero catalogate circa 16.000 segnalazioni di "razzi fantasma", 5.890 delle quali non ricollegabili ad armi convenzionali conosciute (per le altre poteva bastare la spiegazione dell'arma segreta nazista o alleata). Il picco più alto negli avvistamenti si ebbe, su tutto il territorio svedese, nell'inverno '44-'45. Tali ordigni non cadevano al suolo esplodendo, come accadeva di solito per i missili tedeschi, così i militari svedesi si convinsero che i razzi fantasma fossero nuovi aerei strategici e segreti germanici, che la stampa di Stoccolma collegò alle voci sulla famigerata "V-3" che avrebbe dovuto essere usata per bombardare New York. Nel gennaio del '45 il governo svedese, convinto che le "V-3" partissero dalla vicina base nazista di Peenemunde, protestò formalmente con Berlino per le intrusioni aeree. La Cancelleria del Reich ignorò la protesta e, a guerra finita, si venne a sapere che il fenomeno aveva interessato anche altre nazioni, europee e non.
Il "Corriere della Sera" del 19 settembre 1946, riferendosi ad un strano avvistamento nello spazio aereo romagnolo, scriveva: "Un altro fenomeno simile a quello registrato l'altra sera alle 22 nel cielo di Modena si è verificato a Imola alle 19.34. Un bolide infuocato ha descritto una breve parabola lasciando una scia luminosa di fuoco. Poiché a quell'ora c'era ancora una discreta luminosità, si ritiene che non si tratti di una delle solite meteore frequenti nelle notti estive. Ancora non è possibile stabilire la natura dello strano bolide". Due giorni prima il "Corriere d'Informazione” aveva dato notizia dell'apparizione di un "siluro volante" nel cielo di Belgrado: "Nessuna esplosione è stata avvertita dagli spettatori né durante l'apparizione né dopo la scomparsa della presunta bomba volante. Misteriosi proiettili volanti sono stati osservati più volte nel corso di molti mesi nel cielo della Svezia". Lo stesso giornale denunciava il 21 settembre: "Misteriose meteore anche nei cieli africani, sopra i distretti occidentali dell'Africa settentrionale.
Vengono descritte come globi gialli con lunghi filamenti di fiamme e una luce giallastra in coda". Nonostante le spiegazioni riduttive sulla stampa italiana, fra cui quella di Filippo Eredia, che aveva identificato i bolidi in meteore provenienti dalla cometa di Tuttle, l'Italia venne interessata dal fenomeno a più riprese e in giornate differenti. La stampa dell'epoca riporta diversi avvistamenti: il 17 settembre a Bologna ("proiettili razzo") e Vercelli ("bombe volanti"), il 19 a Torino ("bolidi luminosi"), il 20 a Roma e a Livorno ("segnali luminosi, proiettili"), il 21 ed il 22 a Firenze, il 4 ottobre a Varazze ("un disco infuocato"), il 5 ottobre a Bari, il 12 a Trieste e Cagliari. Il continuo ricorrere del termine "bombe", nel descrivere questi ordigni apparentemente tutti differenti, fornisce un'idea precisa dello stato di allarme che si venne a creare.
Con la guerra finita, accertato che gli avvistamenti dei foo-fighters non avevano origine da armi segrete naziste, i servizi di intelligence americani, evidentemente condizionati dalla paura della Guerra Fredda, iniziavano a vedere nelle apparizioni degli UFO una possibile minaccia aerea sovietica. Ciò è evidente in un documento segreto datato 4 settembre 1946 (oggi declassificato) di un agente del controspionaggio europeo che si firmava Mr. Lyon. Questo documento, riferendosi ad una serie di avvistamenti di oggetti non identificati nei cieli svedesi, informava il Dipartimento di Stato americano, nella persona del responsabile dell'ufficio, Jack Morgan, che "sebbene 800 segnalazioni siano state già ricevute ed altre ne stiano arrivando, gli svedesi non hanno ancora delle prove definitive. Rapporti dettagliati sono stati inviati a Washington dai nostri militari e dai distaccamenti navali.
Il mio informatore personale è convinto che la Russia stia sperimentando un'arma segreta. Ha promesso di avvisarmi per tempo se verrà scoperto qualcosa...". Quest'idea, che ebbe tra i principali sostenitori l'ammiraglio James Forrestal del Ministero della Difesa, fu probabilmente veicolata fino da allora dai servizi segreti USA per coprire la realtà di un fenomeno la cui presenza, con il 1947, stava diventando sempre più tangibile e consistente.
di Antonio Manera