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lunedì 21 febbraio 2011

Macchina del tempo: Buchi Neri, si è scoperta l'entrata!!!


di Massimo Corbucci

Esistono davvero! Da anni la fisica insegue la loro esistenza. Il grande fisico Paul Davies ha lanciato un’idea per costruire al “macchina del tempo”.
Pero’ c’erano dei “problemi”….il piu’ grande era trovare da “dove” si entra per accedere in queste “gallerie”; incredibile ma vero, si e’ scoperta l’entrata!

Dal film alla realtà

II romanzo “Contact” di Carl Sagan, reso celebre dall'omonimo film - che mostra un fantascientifico viaggio - offre un ottimo spunto di riflessione. La realizzazione della "macchina del tempo" di Paul Davies è il sogno più fantastico degli umani.
Entrare in una macchina, accendere i "motori" e agire sui comandi di bordo, per ritrovarsi istanta­neamente su un lontanissimo sistema solare o su un'altra galassia, per ora è stato solo un affascinante argomento di fantascienza e niente più.
Quali sarebbero le implicazioni di ordine antropologico, sociale e politico, se una cosa del genere fosse possibile? Semplicemente inimmaginabili. Non posso sapere se il progetto di Davies è ancora nel limbo delle cose immaginarie e lontane dalla effettiva realizzazione, per motivi politici o concretamente tecnici. Mi pare però di capire che il fatto che manchi totalmente la nozione del dove si entra, per accedere nei cunicoli spazio-temporali, rappresenti un bel problema di fattibilità immediata.

Nel presente articolo il lettore potrà prendere atto di come questo aspetto, ora, sia completamente risolto.
L’astrofisico americano Carl Sagan ha immaginato una storia, dove viene costruito uno speciale veicolo sferico, nel quale poi entra una donna "tempo-nauta", interpretata nella versione cinematografica, da Jodie Foster.
Lo scenario tecnico è quello da rampa di lancio spaziale e tutti quelli che partecipano al lancio nelle sale di comando non hanno la minima idea di come "partirà" l'astronave. Però tutti ritengono ovvio che verrà eiettata verso il ciclo a velocità pazzesca, sebbene il concetto di cunicolo spazio-temporale da qualcuno venga nominato.
Il veicolo sferico è appeso ad un traliccio dove ruotano inclinati su piani diversi un insieme di strutture a cerchio.
Sempre nel film al centro della struttura si forma una luce accecante e in quel momento di massimo folgore l'astronave, tenuta sospesa sopra, si stacca e vi precipita dentro.

A questo punto quello che vede accadere Jodie Poster e quello che vedono gli osservatori esterni è totalmente diverso.
La donna scienziato fa un viaggio "scorrendo" velocissima dentro qualcosa che le appare come una sorta di tunnel strettissimo, viaggio non esente da scossoni e da tremende sollecitazioni al limite estremo della sopportabilità umana, poi si ritrova dolcemente come te le trasportata sulla superficie di un pianeta, dove le cose si "vedono" in tal modo, che sembra di trovarsi in un luogo dove la luce è fortemente "incurvata" e sottoposta a strani fenomeni di rifrazione. Infine la tempo-nauta si ritrova con la faccia sul pavimento del veicolo.
Gli osservatori esterni hanno solo visto la grossa palla metallica staccarsi e cadere in mare. Pertanto ritengono che il lancio nello spazio sia fallito e sono alquanto perplessi nel sentire ciò che racconta di aver visto la donna, che come esperienza si colloca in decine di ore di vissuto.
Il film finisce, non certo lasciando lo spettatore nel dubbio che tale viaggio non sia stato reale, ma facendo sentire fortemente l'inadeguatezza di ciò che è stato mostrato nel tentativo di far comprendere come si possa andare tanto lontani nelle profondità dello spazio, senza percorrere lo spazio che vi è interposto.

II Vuoto Quanto-meccanico

Comprendere come un corpo fisico possa improvvisamente "implodere" e scomparire, per "riemergere" da qualche altra parte, allo stato attuale delle nozioni scientifiche note, non è affatto intuitivo.
La nozione nuova è rappresentata dal concetto di vuoto quanto-meccanico e siccome, come disse Erwin Scrhódinger, “chiunque non riesca a raccontare a tutti quello che ha scoperto o fatto ha compiuto un'opera inutile", mi sto sforzando dopo il 2000, di rendere molto chiaro e semplice, anche per un bambino, che cosa intendo con il termine vuoto quanto-meccanico.
Ora che debbo far capire come il film Contact riveduto e corretto, non è più pura fantascienza ma racconta il futuro della fisica, ho un'altra buona occasione per farlo. Come fa il "veicolo" sferico a cadere "semplicemente" in un bagliore di luce, percorrendo pochi metri e a ritrovarsi ad anni-luce di distanza?
Ricorro al mio "cavallo di battaglia", che è l'auf-bau atomico fatto come un vero Palazzo medievale.

Immaginate un cavaliere del 1200 rincorso da un'orda di scalmanati predatori in una notte di tregenda. Proprio mentre gli stanno per afferrare il bavero della cotta, riesce a guadagnare l'entrata del Palazzo del suo signorotto protettore e in men che non si dica è dall'altra parte della città, a molti chilometri, senza che nessuno lo abbia visto passare negli "scantinati" (nel nucleo) qui viene il bello: gli scantinati non sono tanti quanti gli appartamenti, vale a dire 112, bensì 103.
In altre parole 9 scantinati sono quelli "requisiti" dal Creatore per "scavare" un tunnel, che comunica con TUTTA la rete di tunnel cosmica. È accedendo a quel tunnel, che si può arrivare in qualunque posto lontano o vicino dell'universo.

Come ha Fatto?

È risaputo che nei Palazzi di un certo lignaggio si spendeva grosse cifre per far fare i cosiddetti sotterranei, che mettevano in comunicazione con altri Palazzi o con altri luoghi, dove c'era interesse ad arrivare, senza essere visti dagli osservatori esterni.
Ponendo che l’auf-bau atomico si ispiri ad un vero Palazzo, l'atomo Corbucci ha la scala A con 50 appartamenti e la scala B con 62 appartamenti (per un totale di 112, come spesso reiterato in più occasioni!).
Quattro appartamenti sono abitali dal "progettista" del palazzo, nella compagine di 116 (vedi la figura dove tutti gli elettroni di un atomo, sono messi nel giusto ordine, dal nome: ordine di riempimento dei livelli atomici*).

Quando si scende negli "scantinati" (nel nucleo) viene il bello: gli scantinati non sono tanti quanti gli appartamenti, vale a dire 112, bensì 103. In altre parole 9 scantinati sono quelli "requisiti" dal Creatore per "scavare" un tunnel, che comunica con tutta la rete di tunnel cosmica. È accedendo a quel tunnel, che si può arrivare in qualunque posto lontano o vicino dell'universo.
La gravità già "viaggia" lì, per portare "lontani" i suoi effetti tra "masse" (n. 9 della rivista Scienza e Conoscenza). Se all'interno può viaggiare la gravità, allora può entrarci an­che un veicolo, come quello del Film Contact.
Ecco spiegato molto chiaramente il funzionamento di un wormhole ( buco nero).
Quantomeno è chiaro da dove si entra. Per arrivare a capire anche come si entra, è necessario ancora un piccolo sforzo. Non vi pare?


Werner Heisemberg disse: «La descrizione in un linguaggio semplice, costituisce un criterio per il grado di comprensibilità che è stato raggiunto».
Questo e il metro di misura che ho usato per descrivere a me stesso che cosa sia un buco nero. Vedrete che un wormhole e un buco nero sono la stessa cosa. Il vantaggio che ho avuto rispetto a Stephen Hawking, al quale chiedo venia per l'intrusione in un campo a lui riservato, è che ho trovato all'interno del nucleo atomico, l'area nera tra i 46 barioni a spin 1/2 e i 57 a spin 3/2 e mi sono reso conto che è il "pozzo senza fondo" mattonato di rishoni vavohu e tohu, che sono all'origine del cosmo.
Pertanto sono potuto arrivare ad una visione dell'atomo "senza veli", l'atomo è un "baratro" rivestito di elettroni e di protoni!
E basta niente perché rimanga solo il baratro! Basta che per gravità si avvii il processo di neutronizzazione.
Vale a dire, gli elettroni si spiaccichino sul nucleo, rendendo il protone "neutro".
La fase successiva di "non ritorno" l'ho chiamata "quarkizzazione" (se il termine passa, sarò il primo ad averlo usato, per fortuna le stelle di quark sono state trovate sul serio! Quelle di neutroni erano note a tutti).

I quark che si avvicinano tanto tra loro, fino a spiaccicarsi l'uno contro l'altro, come avevano già fatto elettrone e protone, sapete perché determinano la fine della materia e il "trionfo" del baratro?
Semplice: la forza di "colore", che tiene i quark, e caratterizzata dal fatto che "tira" come un polente autotreno, se i quark tendono ad allontanarsi, mentre si azzererebbe, via-via che si avvicinano.
Il campo di colore a zero, significa che rimane il niente. Attenzione però a questa parola!
Mi sono già imbattuto nella pericolosità epistemologica di questo termine che ha mietuto vittime, ignare di etimologia. Il termine "niente" deriva da nec ens = che non è ente. Ente = Dio.
Perciò, quello che rimane della materia quando sì è neutronizzata e quarkizzata, non è affatto nulla, ma un quid che non e' Dio, piuttosto il luogo dove risiede!

La sorpresa di un luogo così, per i fisici, è che attrae al suo interno la materia, come il gorgo di un lavandino attrae l'acqua. Di concettualmente nuovo c'è da capire che da li la materia viene risucchiata, ma anche partorita!
A parte questa funzione duale, fondamentale è trarne la nozione che il risucchio della materia è un viaggio a sola andata verso un altro universo, parallelo al nostro, ma senza la minima speranza di rapporti col nostro, una volta avvenuto il "tuffo" nel gorgo vorticoso.
Questo punto ha rappresentalo per anni una controversia tra Hawking e Thorne; Peccato che ci siano voluti anni per sancire la vera natura affatto nera, dei buchi neri!
Ora che questo punto è chiarito, potrebbero essere maturi i tempi per l'inizio dell'era dei viaggi nei wormholes.
Vi parlerò della scoperta eccezionale, che li renderà possibili!

Siamo già nel 2004, ma nel 2002 è stata fatta una scoperta straordinaria: l'osservatorio a raggi X Chandra ha sentito il suono di un buco nero. Vi confesso che non avevo la minima idea di come entrare dentro quel nero sub-nucleare, che ho scoperto nel nucleo atomico, di cui avevo tuttavia compreso la funzione. Né avrei potuto mai scrivere questo articolo, se la scoperta non fosse stata fatta. Che cosa è stato scoperto di tanto importante da Andrew Habian all'Istituto di Astronomia di Cambridge?
Dall'osservatorio orbitante della NASA, che ha il nome Chandra e "vede" nella "finestra" dei raggi x, è stato puntato l'obiettivo su un ammasso di galassie del Perseo, distante da noi 250 milioni di anni luce. Al centro si trova la galassia ngc 1275 e nel suo nucleo si annida un buco nero.

Si è scoperto che tutto il gas intergalattico (idrogeno!) che permea l'ammasso è increspato! (vedi increspature nella foto).
La foto e un documento scientifico semplicemente incantevole: onde sonore (!) sono state rilevate dal telescopio Chandra della NASA.. Prodotte dal Buco Nero iper-massiccio situato al centro della galassia del Perseo ngc 1275 , appaiono "visivamente" come increspature nel gas caldissimo che riempie l'ammasso. Un'immagine cosi rimarrà nella storia della fisica e nell' inconscio collettivo. La Bibbia aveva ragione: all'inizio davvero fu il suono!


Per farla breve, sapete a cosa sono dovute le increspature, che si estendono per centinaia di migliaia di anni luce? Sono dovute ad un suono, di potenza pazzesca, che proviene proprio dal buco nero. frequenza del suono? R) La nota musicale do, con "armoniche" in 57 ottave.
Ricorderete che nel primo capitolo della Bibbia, la Genesi, si legge: «All'inizio era il cielo (Vavohu) e la terra (Tohu) e il suono». Voi non ci crederete, ma dopo l'acquisizione di quella nozione, ora so come entrare in un buco nero o in un wormhole.
È d'obbligo ricordare che Nathan Penrose insieme ad Albert Einstein, furono, in assoluto, i primi scienziati ad elaborare un'ipotesi teorica sui canali spazio-tempo (1935).
Vediamo che cosa erano e che cosa sono tuttora e concettualmente questi canali: pratica­mente sono "scorciatoie" che conducono da un punto A ad un punto B; in modo "nascosto'" all'evidenza della continuità spazio-temporale (la fig 1 rappresenta il paradigma concettuale).
Abbiamo un piano nello spazio dove s'immagina che sprofondi lo spazio nei 2 punti rispettivamente A e B e che una "gola di verme" metta in comunicazione le 2 imboccature sprofondate in A e in B.

La lunghezza di tale cunicolo invero è maggiore della distanza diretta visibile esternamente ad occhio nudo tra A e B, pertanto definirlo una "scorciatoia'' non viene naturale.
La fig. 2 è maggiormente espressiva del paradigma "scorciatoia" , che vogliamo illustrare: i due punti A e B vengono a trovarsi sovrapposti, per effetto della curvatura spaziale, determinata dalla gravità.
Pertanto si capisce che per andare da A a B percorrendo la distanza interposta bisogna fare tutto il giro, mentre arrivare da A a B introducendosi nella "gola di verme", che si trova rispettivamente nei punti dove "sprofonda" A e sprofonda B, è fare un tragitto abbreviato, molto privilegiato, da potersi definire giustamente scorciatoia.
Nel 1935 Einstein e Penrose pensarono proprio a quell'immagine (vedi anche fig. 3) e molti fisici si dettero da fare per inventare il tunnel di connessione. Scavare un tunnel sotto una montagna è un'impresa mollo ardua, ma con buona volontà è con trivelle mostruosamente potenti, è cosa fattibile.


Fig. 3: Tavola barionica e funzionamento del wormhole


Per la prima volta al mondo è illustralo il funzionamento del wormhole: l'azione è quella di un cunicolo, che collega due punti lontani dello spazio per la "scorciatoia'' tra questi stessi punti, dove si trova l'imboccatura di entrata e quella di uscita.
Prima del modello atomico Corbucci, sembrava che ci volesse un dilatatore di Casimir per creare un buco, utile ad accedere all'imboccatura dell'entrata; L’evidenza che la simmetria del nucleo è rotta tra 46 barioni a spin 1/2 e 57 a spin 3/2 da un nero, fa comprendere che lutti gli atomi del creato hanno già nel loro nucleo la "porta" comunicante, una vera rivoluzione "copernicana", che rende possibili i viaggi a distanze enormi a tempo zero, come nel celebre film Contact, interpretato da Jodie Foster.

Come si debba "scavare" un tunnel spazio-temporale nessuno ancora lo ha capito.

Dove va applicata la trivella?

Nel 1958 al fisico Casimir sembrò di aver trovalo la soluzione.
Scoprì un effetto, che porta il suo nome, consistente nel fatto che 2 piastre di un condensatore poste l'una contro l'altra e messe sotto altissima tensione, finiscono per respingersi, come se si creasse una forza dal "vuoto".

Star "Gate" sarà una realtà entro il 2010

Ovviamente se la comunità scientifica non si lascerà scappare questa occasione! (Ovvero di mettere insieme i fisici, che separatamente non possono arrivare a tanto, senza badare a blasoni, titoli accademici e convenevoli vari, ma badando alla "sostanza").
Che siano crollate le due "torri" di Galileo e di Newton, ormai non può essere più nascosto.
La fisica moderna attende di incorporare nuovi modelli: uno è l'atomo con auf-bau leptonico a 112 e auf-bau barionico a 103. L'altro è il modello standard senza più la forza di gravità, i gravitoni e i neutrini tauonici e manco a dirlo, senza il bosone di Higgs.
L'unificazione delle forze (quella che diminuisce con la distanza e quella che aumenta con la distanza) è belle fatta! Comincerà una visione del mondo non più atea, foriera di pace tra i popoli e di ricerca del benessere spirituale, non più del benessere (!?) economico.

Il modo di "cacciarsi-den-tro" quel nero sub-nucleare, una volta capito che l'atomo è un baratro, "rivestito", si trova. Basta togliere via il "vestito" (un fortissimo suono nelle ottave del do servirà a "spogliare" gli atomi, con una semplicità sorprendente). Tuttavia è importante capire cosa accadrà una volta "dentro" il nero; ci si ritroverà in ogni luogo contemporaneamente.
Emergere su Marte, anziché su un astro di una galassia lontanissima o semplicemente in una piazza di Parigi, dipenderà da un effetto che si chiama volontà, occorrerà imparare questo "concetto", prendendo spunto dallo stesso fenomeno per cui noi siamo qui e non altrove, che si chiama volontà di Dio.
Quando sarà chiaro a tutti come è possibile l'esistenza, grazie alla volontà di Dio, quel giorno si potrà andare davvero ... oltre la fisica.

By Massimo Corbucci 2004
Tratto da: Scienza & Conoscenza

domenica 20 febbraio 2011

Problemi alle comunicazioni radio per la tempesta solare.


Sta creando notevoli problemi alle comunicazioni radio la tempesta solare che in queste ore sta letteralmente bombardando la Terra.

Si tratta della maggiore eruzione solare degli ultimi 4 anni, mostrata da queste immagini della Nasa. Le radiazioni, fanno sapere dall'ente spaziale americano, stanno colpendo la ionosfera creando problemi anche alle comunicazioni via satelite.

Molte difficoltà sono state registrate già in Cina dove ci sono stati parecchi disagi nelle comunicazioni terra-aria e terra-mare.

L'attuale eruzione solare - che potrebbe evocare suggestioni catastrofiste legate alle profezie maya sul 2012 - dimostra la piena ripresa dell'attivita solare, dopo alcuni anni di abbassamento, secondo cicli di 11 anni. L'apice dell'attivita (calendario Maya permettendo) sarà raggiunto nel 2013.

TMNews.it

giovedì 17 febbraio 2011

Sole: Un flare di classe X2.2. Conseguenze sulla Terra in questi giorni

Il flare del 15 febbraio visto dal satellite GOES nei Raggi X. E' la macchia brillante poco sotto il centro della stella (Cortesia: LMSAL)


Il Sole nell'ultravioletto a 21,1 nanometri. Sono visibili le regioni attive (le zone più chiare) e un buco coronale polare nei pressi del Polo Sud, in basso. (Cortesia: SDO/AIA)


Ecco che cosa ha visto il coronografo LASCO a bordo di SOHO un paio d'ore dopo l'emissione del flare: un'Halo CME associata al flare X2.2 del 15 febbraio. (Cortesia: LMSAL/SOHO/LASCO)


Il telescopio AIA ha ripreso nell'ultravioletto a 21,1 nanometri lo spettacolo del flare e dell'onda d'urto associata, che riassume visivamente tutto quello che si può dire di un flare come meglio non si può. (Cortesia: LMSAL/SDO/AIA)

Sole: Un flare di classe X2.2. Conseguenze sulla Terra in questi giorni


Ai flare sono associati i black-out radio, possibili interruzioni nelle comunicazioni dovute a perturbazioni della ionosfera terrestre all’arrivo della radiazione e delle particelle energetiche lanciate dal Sole. Ovviamente questi disturbi radio sono tanto più marcati quanto più la potenza emessa è elevata.

Nel caso di un flare superiore alla classe X1 il blackout è classificato come R3 (strong), in un scala che va da R1 (minor) a R5 (extreme) secondo la National and Oceanic Atmospheric Administration (NOAA), dove lavora gente che si occupa di queste cose da una vita.

Gli effetti di un R3 possono comportare ampie zone di silenzio radio nella banda HF della durata di alcune ore e degrado dei segnali a basse frequenze, usate soprattutto nella navigazione, della durata di un’ora o poco più. Spesso ai flare sono associate anche Emissioni Coronali di Massa (CME), con aumento della velocità e densità del vento solare. Il nostro X2.2 è stato accompagnato in effetti da un’emissione ad alone (Halo CME), segno che “la cosa” è stata lanciata lungo la linea di vista dell’osservatore.

Quindi punta verso la Terra, dove arriverà fra due o tre giorni, e potrebbe produrre effetti spettacolari come le aurore polari. Ma anche disturbi elettromagnetici che potrebbero generare intense correnti al suolo con possibili danni alle linee elettriche. Tutto al condizionale, sia chiaro.

E per finire il piatto forte: le onde d’urto. Ai flare sono spesso accompagnate delle onde d’urto che viaggiano a velocità stimabili tra 1.000 e 2.000 chilometri al secondo e che perturbano il plasma coronale. La risposta del mezzo al passaggio dello shock coronale è visibile grazie alla radiazione emessa e assomiglia in modo impressionante a quello che si vede lanciando un sasso nelle tranquille acque di un laghetto. Si ha la netta impressione di vedere qualcosa che si allarga verso l’esterno partendo dalla zona dove è stato generato il flare.

Queste onde d’urto coronali, quando ci sono anche delle CME associate al flare, lasciano una “traccia” nella cromosfera (quindi più in basso nell’atmosfera della stella) e sono osservabili come al solito in H-alfa. Sono dette onde di Moreton e si suppone che vengano generate da una perturbazione della cromosfera generata da un’onda di pressione a ritroso (downstream) prodotta dalla CME nella corona.

via altrogiornale

mercoledì 26 gennaio 2011

Quando scoppierà la supernova la Terra avrà due Soli.


Sono gli ultimi giorni di vita per Betelgeuse.
Al momento del suo collasso, ci sarà da divertirsi.


Per il media australiano che racconta questa storia, si tratta di qualcosa che farà diventare matti i fan di Guerre Stellari. Se non altro, perchè se succedesse quello che gli scienziati preannunciano, la terra, per un breve periodo, diventerebbe uguale a Tatooine, il pianeta su cui è cresciuto Luke Skywalker, eroe della saga dei Jedi: caratteristica principale del planetoide desertico, l’avere ben due soli.

BETELGEUSE – La Terra, è noto, ne ha uno: ma per un po’, potrebbero diventare due. Tutto dipenderebbe dalla fase terminale della vita di Betelgeuse, la più luminosa stella di Orione.
La famosa supergigante rossa nella nebulosa di Orione, Betelgeuse, sta per esplodere e la conseguente supernova potrebbe raggiungere la Terra prima del 2012, e quando succederà, tutti i nostri sogni stellari diventeranno verità. La seconda stella più grande nella nebulosa di Orione sta perdendo massa, tipico indice che sta avvenendo un collasso gravitazionale. Quando ciò succederà, avremo il nostro secondo sole, secondo il Dottor Brad Carter, ricercatore in un università australiana.

Il combustibile della stella rossa è li li per finire. Quando succederà, ne vedremo delle belle. Questa benzina mantiene Betelgeuse brillante ed operativa.
Quando questa benzina finirà la stella collasserà letteralmente su se stessa e lo farà molto velocemente. Quando succederà, vedremo una gigantesca esplosione, dieci milioni di volte più brillante del Sole.
E quando la luce arriverà sulla Terra, per pochi attimi ci saranno due Soli ad illuminare il nostro pianeta.

giovedì 23 dicembre 2010

Finalmente è stato svelato il DNA nucleare dello Starchild

Il ricercatore Lloyd Pye tramite la pubblicazione della seguente mail rende note le incredibili scoperte a conferma che l'ormai noto teschio 'Starchild' non è del tutto umano:

La scorsa settimana mi sono incontrato con il genetista che ha lavorato sul DNA dello Starchild. Mi ha spiegato che ora si può provare che il teschio dello Starchild non è interamente umano, come da noi sostenuto per anni. Ora non si tratta di una questione di "se", ma di "quando" e "come" si è sviluppata questa nuova stupefacente realtà.
Nel 2003 riuscimmo ad eseguire l'analisi del DNA per quanto riguarda la parte umana per poi recuperare il DNA mitocondriale dello Starchild, il DNA al di fuori dei nuclei, che proviene dalla madre e dalla sua linea genetica. Ciò significava che la madre era di origine umana. Ma non siamo siamo stati in grado di recuperare il DNA nucleare, che proviene sia dalla madre che dal padre, il che significava che suo padre non era un essere umano. Purtroppo, con la tecnologia del recupero del DNA del 2003 non potemmo dimostrare che cosa era in realtà, lasciandoci in un limbo scientifico. L'assenza del risultato della ricerca nucleare del DNA chiaramente significava che il padre non era umano, ma non potemmo dimostrarlo a pieno.

Ora, nel 2010, ci sono stati profondi miglioramenti nel processo di recupero DNA, e quei miglioramenti sono stati applicati al cranio dello Starchild ottenendo un sorprendente risultato. Il documento qui sotto mostra un chiaro e completo recupero nucleare del DNA, che non poteva essere eseguito nel 2003

Confrontando i risultati con le informazioni della banca dati nazionale del National Institute of Health, che funge da archivio centralizzato di tutte le informazioni genetiche generate dai genetisti in tutto il mondo, e che ora copre essenzialmente tutti gli organismi viventi sulla terra, partendo dai vari virus, batteri, vari tipi di crostacei, pesci e tutti i tipi di animani e piante per concludere le scimmie e gli esseri umani, possiamo avere chiare risposte.
Per molte specie, uomo incluso, esistono già sequenze nucleotidiche che coprono interi genomi. Pertanto, le sequenze del DNA dello Starchild può essere direttamente confrontato con questo vasto database per cercare similitudini.
Facendo un confronto con i dati a nostra disposizione si può notare ad esempio nella figura 1 come dalle 265 coppie base il DNA nucleare dello Starchild si abbina perfettamente con il gene umano del cromosoma 1 - la madre.

Nella figura 2 invece arrivano le incredibili sorprese. Non esiste nessuna rilevante somiglianza paragonate ad una del 342 stringhe base che fungono da riferimento - il padre. Questo risultato è sorprendente in quanto non è possibile recuperare nessuna coppia di tratto base in quanto non ne esiste copia o riferimento nell'archivio del National Institute of Health. Ciò significa che mai fino ad ora è stato trovato un corollario terreno per questa analisi. Questa incredibile anomalia farà entrare il cranio dello Starchild nei libri di storia!

Questo risultato è stato verificato più volte e i diversi frammenti analizzati non possono essere abbinati a nulla di conosciuto. Nonostante ciò, la maggior parte degli scettici, sicuramente non cambiando posizione diranno che si tratta di un qualcosa di terrestre incomprensibile, o frutto di un errore, perché semplicemente nella visione del loro mondo, non può essere vero.

Per fortuna, i loro belati di protesta possono essere facilmente superati eseguendo la ripetizione del risultato, traendo informazioni dai vari frammenti tratti dal cranio dello Starchild. Secondo il genetista che ha ottenuto questi risultati nelle prossime settimane e mesi molti cercheranno di vederci chiaro, ripetendo i test per poi scoprire che il genoma del teschio non proviene dalla terra.

Vorrei aggiungere che per ora non posso rivelare il nome del genetista, né dove lavora fino a quando non saremo pronti formalmente a presentare i suoi risultati al mondo.Tuttavia si tratta di un professionista ben consolidato professionalmente e la struttura in cui opera è di grandi dimensioni ed è molto credibile. Non vogliono essere bombardati dai media fino a quando tutto non sarà preparato, e nemmeno io del resto. Il sogno si sta avverando.
-Lloyde Pye-

Fonte Original Source

La storia del ritrovamento del teschio.

mercoledì 24 novembre 2010

Misteriosi cerchi concentrici nella radiazione cosmica di fondo.

Chiedersi cosa sia successo prima del Big Bang può sembrare una domanda fantascientifica e, secondo il modello standard della cosmologia, il tempo nemmeno esisteva. Oggi, però, i fisici dell'Università di Oxford Roger Penrose e Vahe Gurzadyan del Yerevan Physics Institute in Armenia hanno trovato un effetto nella radiazione cosmica di fondo che potrebbe aprire una sorta di "finestra temporale" per capire cosa sia successo prima del Big Bang.

Le "collisioni" tra i buchi neri si sarebbero ripetute varie volte ed il centro di questa interazione sarebbe rimasto sempre nello stesso punto nella mappa della radiazione cosmica di fondo. L'enorme quantità di energia apparirebbe perciò sotto forma di cerchi concentrici nella mappa della radiazione cosmica di fondo. Credit: Gurzadyan and Penrose.

Penrose e Gurzadyan hanno identificato dei "cerchi concentrici" nella mappa della radiazione cosmica di fondo ottenuta da WMAP le cui variazioni di temperatura sono inferiori di quanto aspettato e questo implica che le anisotropie non sono del tutto causali. Gli scienziati ritengono che queste strutture a forma di cerchi siano il risultato di collisioni tra buchi neri supermassicci che hanno prodotto una enorme quantità di energia in maniera isotropa. Ma la cosa strana è che queste emissioni di energia (burst) a forma di cerchi sarebbero avvenute prima del Big Bang.

Gurzadyan e Penrose


La scoperta non implica che non ci sia stato un Big Bang, piuttosto essa supporta l'idea che ce ne sarebbero stati tanti. Può darsi che viviamo in una specie di "universo ciclico" in cui la fine di uno conduce all'inizio di un altro e il processo si ripete indefinitamente. Dunque, le interazioni tra buchi neri sarebbero avvenute durante le epoche prima che avvenisse il "nostro big bang".
Data l'importanza della scoperta, gli scienziati dovranno analizzare più in dettaglio la mappa della radiazione cosmica di fondo per confermare, o meno, queste ipotesi e verificare quale modello cosmologico sia più adatto per spiegarle.

Fonte

lunedì 15 novembre 2010

Conferenza Nasa del 15 Novembre, svelato il mistero.


Svelato il mistero, niente pianeta X, come era normale, prevedibile e forse intuibile al netto dell'eccitazione mediatica. Gli astronomi utilizzando "Chandra X-ray Observatory" hanno trovato prove dell'esistenza del più giovane buco nero nel nostro vicinato cosmico.

Il buco vecchio di 30 anni, fornisce un'opportunità unica per vedere il tipo di oggetto in questione svilupparsi dalla prima infanzia e potrebbe aiutare gli scienziati a capire meglio come le stelle massicce esplodendo lascino buchi neri o stelle di neutroni. L'oggetto è un residuo di SN 1979C, una supernova nella galassia M100 circa 50 milioni di anni luce distante dalla Terra. I dati di Chandra, il satellite Swift della NASA, l'Agenzia spaziale europea di XMM-Newton e l'osservatorio ROSAT tedesco, hanno rivelato una fonte luminosa di raggi X che è rimasta costante durante l'osservazione 1995-2007. Ciò suggerisce che l'oggetto sia un buco nero alimentato da materiali rientranti in esso dalla supernova o da una compagna binaria.


Come spiega un comunicato dell'Agenzia spaziale statunitense, la Nasa, l'oggetto costituisce quanto rimane della supernova SN1979C, esplosa nella galassia M100 a circa 50 milioni di anni luce dalla Terra (il che significa che la luce dell'esplosione e la successiva radiazione a raggi X ci hanno raggiunto dopo un intervallo di 50 milioni di anni: l'età di trent'anni è quindi relativa).

Le osservazioni di Chandra e degli altri telescopi a raggi X (l'Xmm Newton dell'Esa e il tedesco Rosat) hanno stabilito l'esistenza di una potente fonte a raggi X rimasta stabile dal 1995 al 2007, il che suggerisce trattarsi di un buco nero alimentato dai resti della supernova o da un'altra stella vicina; si tratterebbe della singolarità più vicina mai rilevata fino ad ora.

Una seconda ipotesi possibile è che si tratti di una stella di neutroni in rotazione che emetta un "vento a raggi X", il cui esempio più noto e vicino è la Nebulosa del Granchio, formatasi 950 anni fa dopo l'esplosione di una supernova.

Stelle di neutroni e buchi neri rappresentano il destino finale delle stelle troppo massicce per poter sopportare il proprio peso una volta esaurito il proprio combustibile nucleare: è infatti la pressione di radiazione (verso l'esterno) a controbilanciare la forza di gravità che tenderebbe a far collassare l'astro. Se la massa rimanente - eventualmente dopo l'espulsione del mantello esterno sotto forma di supernova - supera la massa critica di 1,44 masse solari si forma una singolarità, in caso contrario nasce invece una stella di neutroni.

fonte: ufoonline.it

venerdì 12 novembre 2010

NASA: Conferenza Stampa il 15-11-2010 per Scoperta Eccezionale


WASHINGTON - Momenti di grande fermento e tensione alla Nasa! L'agenzia spaziale americana terrà una conferenza stampa alle ore 12:30 locali del prossimo lunedì, 15 novembre, per discutere della scoperta di un oggetto eccezionale scovato dal telescopio a raggi X Chandra, e individuato nel cosmo a noi più vicino (si presume comunque uno spazio cosmico di svariati milioni di anni luce). Nulla di più è anticipato nel loro sito in relazione alla natura dell'oggetto e di quale sia l'eccezionalità della scoperta.

La conferenza stampa avrà luogo presso lo studio televisivo della NASA, a Washington, e sarà trasmessa in diretta su NASA TV.

Tutti i rappresentanti dei media potranno partecipare all'incontro anche in call-conference. Gli scienziati coinvolti nella ricerca saranno disponibili per rispondere alle domande. Ecco i loro nomi:

- Jon Morse, direttore della divisione di astrofisica della Nasa di Washington;
- Kimberly Weaver, astrofisico della Goddard Space Flight Center della Nasa di Greenbelt, nel Maryland;
- Alex Filippenko, astrofisico dell'Università della California, Berkeley.

Cosa mai avranno scoperto? Proviamo a fare qualche previsione ragionando sui modi e i tempi dell'annuncio.

In primo luogo gli amanti ed appassionati delle profezie che trattano di asteroidi, alieni, ufo o le tante annunciate "fine del mondo" potrebbero restare molto delusi. La NASA, infatti, potrebbe "semplicemente" annunciare un'importante scoperta scientifica o un nuovo oggetto cosmico, qualcosa che a noi comuni civili interessa poco. Tra l'altro è bene osservare che la conferenza è su Nasa Tv. Qualora ci fosse in ballo qualcosa che richiami l'attenzione su scala mondiale, la preannunciata conferenza andrebbe in onda quantomeno su una tv nazionale americana, coinvolgendo non solo tecnici e scienziati ma anche figure governative.

Lo scopriremo il 15 novembre, ma si accettano scommesse sull'entità della scoperta.

Ecco comunque i link per la NASA TV in streaming video e ulteriori informazioni: http://www.nasa.gov/ntv.
Per altre info sul telescopio Chandra: http://www.nasa.gov/chandra

Pasquale Gallano

newnotizie.it

lunedì 8 novembre 2010

Allineamento SOLE-VENERE-TERRA concause/effetti collaterali



In questi giorni, Venere si è ritrovato ad essere allineato con la nostra stella che a sua volta stà dando modesti, ma seppur presenti, brillamenti con debole attività magnetica delle macchie solari.
In tal caso è interessante riscontrare che mentre tale allinamento si ritrova a comprendere Venere, che si frappone con una sorta di linea retta tra il Sole e la Terra, vi è stato un particolare aumento dell’attività sismica e vulcanica cosa che si stà avendo anche in queste ore.
In questi ultimi 10 giorni in concomitanza con tutti questi fattori abbiamo visto l’attività sismica e vulcanica risentirne particolari effetti in tutto ciò.
Il meccanismo di tutto ciò non viene minimamente preso in considerazione dalla scienza accademica, in quanto stando per loro, non esisterebbe nessuna correlazione, in realtà non si può negare però lo sbalzo che l’attività sismica ha subito in questi giorni.

Tali eventi sono dovuti al fenomeno delle “correnti di campi allineati” descritte da Alfvén.

“Seguendo la direzione dei campi magnetici indotti, le correnti elettriche si muovono efficientemente, come su linee di trasmissione, attraverso le ampie distanze dello spazio interplanetario, interstellare e intergalattico.

Anthony Peratt, specialista del Plasma, nel suo libro di testo The Physics of the Plasma Universe, inizia la descrizione delle correnti di campi allineati con questa panoramica: "…campi elettrici allineati lungo la direzione del campo magnetico accelerano liberamente le particelle. Elettroni e ioni sono accelerati in direzioni opposte, originando una corrente lungo le linee del campo magnetico."

Donald Scott, professore di ingegneria elettrica in pensione, non va per il sottile parlando della scarsa conoscenza dei fenomeni elettrici di certi astrofisici: "Ogni studente di fisica che abbia sentito parlare di carica elettrica e campi elettrici sa che la maniera più semplice per accelerare delle particelle cariche è di applicare loro un campo elettrico."

Tali correnti influendo sulle dinamiche della tettonica a zolle sono in grado di condizionare pesantemente sia l’attività sismica che quella vulcanica producendo dei veri e propri sciami sismici e aumento del livello dell’attività vulcanica.
Il 20 ottobre nell’area dei Monti Reatini vi è stato un intenso sciame sismico che ha proseguito anche nei giorni successivi.

2214608340 2010/10/21 08:34:49 42.522 13.139 9.4 Ml:2.5 Monti_Reatini

2214606670 2010/10/21 05:47:36 42.536 13.154 10.8 Ml:2.2 Monti_Reatini
2214605950 2010/10/21 04:35:02 42.546 13.151 10.4 Ml:2.1 Monti_Reatini
2214605900 2010/10/21 04:30:42 42.536 13.144 9.8 Ml:2.3 Monti_Reatini
2214604800 2010/10/21 02:40:37 42.543 13.148 11 Ml:2.1 Monti_Reatini

2214602960 2010/10/20 23:36:20 44.595 7.226 13.9 Ml:2.1 Alpi_Cozie

2214600580 2010/10/20 19:38:55 42.542 13.165 10.7 Ml:2.2 Monti_Reatini
2214600420 2010/10/20 19:22:25 42.538 13.222 12.6 Ml:2.9 Monti_Reatini
2214596910 2010/10/20 13:31:29 42.541 13.219 10.7 Ml:2.4 Monti_Reatini
2214595030 2010/10/20 10:23:29 42.53 13.154 10.3 Ml:3.1 Monti_Reatini
2214594610 2010/10/20 09:41:58 42.533 13.155 10.2 Ml:2.1 Monti_Reatini
1214594080 2010/10/20 08:48:01 42.536 13.201 7.7 Ml:2.4 Monti_Reatini
2214593660 2010/10/20 08:06:27 42.536 13.215 10 Ml:2.7 Monti_Reatini
2214593010 2010/10/20 07:03:07 42.526 13.218 8.6 Ml:2.1 Monti_Reatini
2214592970 2010/10/20 06:57:56 42.531 13.157 10.4 Ml:2.3 Monti_Reatini
2214592860 2010/10/20 06:47:12 42.532 13.153 10.1 Ml:3.3 Monti_Reatini

Il giorno successivo, 21 ottobre 2010, un violento sisma di 6.9 ha colpito la bassa California, mentre quello dopo ha visto un incremento dell’attività vulcanica del vulcano Galeras, in Columbia, allo stesso tempo lo sciame sismico dei Monti Reatini raggiungeva le 45 scosse da quando era cominciato il 20 ottobre.

In quello stesso giorno anche il Merapi ha cominciato a farsi sentire incrementando la propria attività.

Il 23 ottobre invece si comincia a ballare di più e si verifica un significativo “sobbalzo” dell’attività vulcanica del vulcano Klyuchevskoy, Kamchatka, Russia.

Il cui codice di allarme passa dal giallo al rosso.

Accelera la crescita di una cupola lavica nel cratere del Merapi, mentre si registra un lieve incremento delle scosse sismiche in Islanda.

Fenomeni simili proseguono fino al 26 ottobre quando si ha una serie di fenomeni a catena della quale il vulcano Merapi, in Indonesia, comincia a eruttare intensificando significativamente la propria attività, e allo stesso tempo un forte tsunami causato da un terremoto di 7.7 gradi Richter causa 400 morti.

Si arriva al giorno d’oggi in cui in Islanda si sono registrate 2 forti scosse di terremoto, una 3.4 Richter, a 2.5 km di profondità nel vulcano Grismovotn, e una di 4.0 Richter nell’area di Blöndulón.

Non è chiaro il perchè tutte queste scosse stiano avvenendo ma è chiaro che uno dei vulcani è in fase di risveglio, probabilmente il Grismvotn o il Katla.

Ma non finisce qui.
Pare che attualmente in tutta l’Indonesia, ben 10 vulcani siano in stato di allerta:

1. Karangetan Mount in North Sulawesi,

2. Ibu Mount in Ternate.

3. Sinabung Mount , Karo, North Sumatra

4. Mount Talang, Solok, West Sumatra

5. Mount Anak Krakatau, Lampung

6. Papandayan Mount Garut, West Java

7. Mount Slamet, Tegal, Central Java

8 Mount Dieng, Wonosobo, Central Java

9. Mount Semeru, Lumajang, East Java

10. Mount Bromo, Probolinggo, East Java

In particolare anche il vulcano Anak Krakatu ha cominciato come il Merapi a espellere rocce e ceneri vulcaniche aumentando la propria attività esplosiva.
Viene da chiedersi: Perchè Venere avrebbe effetti così drastici sul pianeta Terra quando si allinea con il Sole?

La risposta è molto semplice.

Paragonando delle correnti di un elettrone che puntano verso est,e quelle di un protone verso ovest possiamo comprendere come i pianeti siano caricati positivamente o negativamente: la Terra ruota in direzione est e quindi è caricata positivamente; Venere invece è l’eccezione alla regola di tutti i pianeti e ruota in direzione ovest, il che indica che è caricato negativamente e la polarità magnetica rispetto a quella della Terra è esattamente l’opposta.
Questa è la divergenza che lega tali scompensi.
Seguiamo la situazione da vicino…

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martedì 2 novembre 2010

Un pallone gigante nell'Antartico rileva raggi cosmici sorprendenti


Un telescopio per neutrini che sfrutta il ghiaccio Antartico e un pallone gigante sta rilevando inaspettatamente raggi cosmici ad energia ultra elevata.

L'Antartic Impulsive Transient Antenna (ANITA) è un rilevatore di onde radio su un pallone gigante ad una altitudine di 38km. E' progettato per rilevare le onde radio prodotte quando i neutrini cosmici impattano sul ghiaccio.

Bnechè ANITA debba ancora catturare questa firma, ha scoperto un altro tipo di particelle: raggi cosmici ad energia ultra elevata. Questi sono protoni e altri nuclei carichi che arrivano dallo spazio con energie misteriosamente alte. All'inizio, schemi inattesi di onde radio rilevati da ANITA sono stati ritenuti disturbi. Quindi Eric Grashom della Ohio State University di Columbus e colleghi, ha notato che alcune di queste onde radio avevano un simile schema nella loro distribuzione di frequenze.

In quella che Grashorn chiama "scoperta serendipica", il suo team ha compreso che questi segnali sono generati da elettroni accelerati prodotti quando i raggi cosmici collidono con le molecole nell'aria.

Questi elettroni si muovono attraverso il campo magnetico della Terra, emettendo onde radio. "Hanno scoperto un nuovo modo per rilevare raggi cosmici ad alta-energia", dice Francis Halzen dell'University of Wisconsin a Madison.

Halzen è un collaboratore presso IceCube, un telescopio per neutrini gigante sepolto nel ghiaccio Antartico. Fino ad ora ANITA ha catturato la firma di 16 raggi cosmici ad energia ultra-elevata.

Con la capacità di sondare una vasta area, il telescopio sul pallone potrebbe un giorno fare concorrenza al Pierre Auger Observatory in Argentina, costruito specificamente per rilevare raggi cosmici. Halzen riconosce che le rilevazioni di raggi cosmici di ANITA potrebbero divenire importanti come la sua missione originaria per i neutrini.

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sabato 30 ottobre 2010

L'universo è un ologramma? Lo dirà un esperimento


Lo strumento che verrà utilizzato sarà costituito da due sensibilissimi interferometri che dovrebbero fornire "la più sensibile misurazione dello spaziotempo mai eseguita"


Le teorie che prevedono la presenza di dimensioni extra sono numerose: la possibilità che almeno ad alcune scale l'universo possieda solo due dimensioni sono invece più esotiche. Una di queste ipotizza appunto che alle dimensioni di Planck esso sia bidimensionale, essendo la terza dimensione intrinsecamente collegata a quella del tempo. Se così fosse, il nostro universo tridimensionale non sarebbe che un "ologramma" di un universo in due dimensioni.

L'idea non è nuovissima, ma i fisici del Fermilab hanno progettato un esperimento per sottoporre per la prima volta a controllo questa idea. Craig Hoigan e collaboratori hanno infatti costruito un interferometro olografico, o "olometro" nel tentativo di rivelare il "rumore" intrinseco dello spaziotempo, che potrebbe rivelare la presenza di una frequenza massima possibile imposta dalla natura.

(Sfortunatamente, il nome con cui i ricercatori hanno battezzato la loro apparecchiatura - olometro appunto - coincide con quello di un altro strumento, usato per rilievi topografici e architettonici, descritto per la prima volta nel XVI secolo da Abel Foullon.)

Ora è iniziata la costruzione dello strumento - di cui per il momento i ricercatori hanno testato un prototipo in scala della lunghezza di un metro - che una volta ultimato avrà una lunghezza di 40 metri e che dovrebbe entrare in funzione il prossimo anno, fornendo "la più sensibile misurazione dello spaziotempo mai eseguita".

L'interferometro olografico è costituito da due interferometri completamente separati posizionati uno sopra l'altro. In ogni interferometro, un fascio di luce viene separato in due parti che viaggiano lungo direzioni differenti, fino a raggiungere uno specchio che le rimanda indietro, dove viene misurata l'eventuale differenza di fase. Qualsiasi minuscola vibrazione che interferirà con la frequenza della luce nel corso del suo viaggio determinerà quindi un'uscita dallo stato di sincronizzazione dei due interferometri.

Gli interferometri di questo "olometro" sono caratterizzati da una elevatissima precisione alle alte frequenza. I ricercatori dicono che sarà di sette ordini di grandezza più preciso di qualsiasi orologio atomico attualmente esistente su intervalli di tempo ultrabrevi. Disponendo di due interferometri, i ricercatori possono confrontare i risultati per confermare le misurazioni. Inoltre, possono assicurarsi che qualsiasi vibrazione rilevata non sia derivata dall'interferometro olografico stesso. Infine una serie di sensori all'esterno dell'apparecchiatura servirà per rilevare le normali vibrazioni presenti e "cancellarle facendo vibrare alla stessa frequenza gli specchi".

Avendo preso tutte queste precauzioni, osservano i ricercatori, qualsiasi disturbo ad alta frequenza rilevato potrebbe essere una distorsione dello spaziotempo stesso, ossia un disturbo "olografico", osserva Aaron Chou, che partecipa alla ricerca. Se l'esperimento rilevasse effettivamente questo disturbo olografico, si tratterebbe del primo dato in grado di corroborare la teoria secondo cui alla scala di Planck l'universo sarebbe bidimensionale e che quella della tridimensionalità sarebbe in un certo qual modo un'illusione olografica.

Fonte

E se vivessimo in un universo che è un’illusione?


Al Fermilab, il laboratorio di astrofisica del dipartimento per l’energia degli Stati Uniti, il dott. Craig Hogan ha ipotizzato qualcosa davvero sconvolgente. Cioè che l’universo cui ci sembra di vivere non è altro che un ologramma!

Per verificare questa ipotesi gli scenziati stanno mettendo a punto l’orologio più preciso che sia mai stato costruito in grado di rispondere alla domanda se la nostra sia in realtà un’illusione.

Il problema, sollevato anche dal noto astrofisico Stephen Hawking, è il fatto che le “immagini” del l’universo profondo si sgranano. Come quando proviamo ad ingrandire una foto digitale con il computer.

Una possibile prova a questa stravante teoria è l’inspiegabile “rumore” che affligge l’esperimento GEO600 per la ricerca di onde gravitazionali nei buchi neri.

Per Hogan l’esperimento indica che è stato superato il limite di “risoluzione in pixel” dello spazio-tempo.

I buchi neri infatti sono oggetti dove lo spazio-tempo è estremamente compresso.

Un’analisi dei fenomeni dei buchi neri suggerisce che la terza dimensione non può esistere. La nostra realtà, quindi, sarevve come un cartone animato bidimensionale, quello che noi percepiamo come terza dimensione sarebbe in realtà una proiezione del tempo intrecciato con la profondità. L’illusione quindi dipende dalla nostra capacità di osservazione e dagli strumenti che possono raggiungere il limite di questo intreccio spazio-tempo. La discussione è aperta tra gli scenziati, anche perché si basa su ipotesi matematiche e non su riscontri oggettivi. Ma potrebbe rispondere a molti paradossi scientifici che richiedono un universo liscio e non tridimensionale.

I primi studi con l’olometro, un interferomentro olografico speciale, “l’orologio” che si sta costruendo, inizieranno il prossimo anno presso il Fermilab.

Fonte

lunedì 18 ottobre 2010

Un enorme filamento si sta formando sul Sole ITA/ENG Ver.



Cos’è quello strano anello che si sta formando sul sole?

Il sunspot 1112, situato nel quadrante sud-est, è stato il punto di origine di un filamento gigante che si estende attualmente per 400,000 km sulla superficie del sole.

SpaceWeather.com oggi riferisce,

Un vasto filamento di magnetismo passa per l’emisfero meridionale del sole. L’ ‘hot spot’ a nord del punto centrale del filamento è formato dalle radiazioni UV del sun spot 1112. La vicinanza non è una coincidenza, il filamento sembra essere radicato nel sun spot inferiore. Se questo sun spot esplodesse, potrebbe causare l’eruzione dell’intera “struttura”. Tutto ciò merita attenzione.

Il problema è che ora come ora il filmaneto è puntato dritto davanti a noi. Se il sun spot 1112 dovesse eruttare, il filamento esploderebbe in una enorme CME (espulsione di massa coronale)?

Questo particolare fenomeno cesserà fra pochi giorni, ma serve a ricordarci che ci sono sempre più eventi che stanno accadendo sul Sole mentre stiamo transitando verso il prossimo ciclo solare massimo (con un picco tra fine 2012 e inizio 2013 ).

Fonte

MEGA SOLAR FILAMENT: An awesome, monstrous, jaw-dropping, 400,000 km long filament of magnetism is stretched across the sun's southern hemisphere. If it collapses or erupts, as filaments often do, the result could be an Earth-directed coronal mass ejection. Meanwhile it is a fine target for backyard solar telescopes.

FILAMENT UPDATE: Magnetic instabilities in the filament caused an eruption today around 1600 UT. The filament was not destroyed, nor was material hurled toward Earth.
SDO movies:

MPEG

M4V

Source



Link


martedì 12 ottobre 2010

Un asteroide ha "sfiorato" la Terra e non ce ne siamo neanche accorti


Roma, 12 ott. - (Ign) - L’asteroide 2010 TD54 aveva zero probabilità di un impatto sulla Terra, sia per la traiettoria che per le dimensioni. E così è stato. Secondo quanto riporta l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) il TD54 2010 sarebbe stato grande dai cinque ai dieci metri di larghezza. I calcoli del Jonhson Propulsion Laboratory della NASA di Pasadena in California hanno segnalato alle 12.50 ora italiane il passaggio di un piccolo asteroide all’interno del sistema Terra-Luna a un’altitudine di circa 45.000 chilometri in corrispondenza del Sud-Est asiatico.

Asteroidi di queste dimensioni sono milioni e giornalmente, segnala l'INAF, seppur non scoperti, incrociano la traiettoria tra Terra e Luna. Allo stesso tempo, se anche entrassero nell’atmosfera terrestre, finirebbero per disintegrarsi senza produrre danni sulla superficie.

La NASA, con il programma Near Earth Object rileva, traccia e caratterizza gli asteroidi e le comete che passano vicino alla Terra, utilizzando sia telescopi a terra che spaziali. Il Near-Earth Object Program, comunemente chiamato 'Spaceguard' scopre questi oggetti, caratterizza un sottoinsieme di essi, e le loro orbite per determinare se possano essere pericolosi o meno per il nostro pianeta.

Fonte

domenica 10 ottobre 2010

Astronomia: Le Foto dell'Anno.

Il titolo di Astronomy Photographer of the Year 2010 è andato all'americano TOM LOWE e alla sua magnifica fotografia "Blazing Bristlecone".
Lo scatto:
Pino della Sierra Nevada (ha circa 4mila anni), illuminato dalla Via Lattea.

"Photon Worshippers" di Steve Christenson.
Primo classificato, Cat. People & Space.

"Perfect Circle" Ragazzo di 14 anni, Dhruv Arvind Paranjpye,
Vincitore della Categoria Young Astronomy Photographer of the Year.

Vincitore nella Categoria Il Nostro Sistema Solare.
"Siberian Totality" di Anthony Ayiomamitis.

"Orion Deep Wide Field" di
Rogelio Bernal Andreo, vincitore nella Categoria Deep Space.

"The Whirlpool Galaxy (M51)"
Ken Mackintosh, vincitore Best newcoming award.

Larry Andreasen: "Primal Wonder".

Ancora una foto di Anthony Ayiomamitis:
"Solstice Full Moon Over Sounion"

Fredrik Broms: "Surrounded by Space".

domenica 23 agosto 2009

Spazio, arrivano i telescopi che guardano indietro nel tempo


New York, 19 ago. (Apcom) - In attesa che gli scienziati inventino una macchina in grado di viaggiare nel tempo, gli astronomi di tutto il mondo potranno almeno dare una sbirciata indietro di qualche milione di anni. I ricercatori di tutto il mondo stanno infatti lavorando a una nuova generazione di telescopi in grado di guardare nelle profondità del cosmo e vedere come era l' Universo quando aveva "appena" qualche milione di anni. La data fatidica a cui tutti gli astronomi ora guardano è il 2018 quando in Cile sarà assemblato il primo Giant Magellan Telescope, che mostrerà all'uomo come era lo spazio molto prima che ci fosse vita sulla Terra.

Il principio alla base della "visione nel tempo" è che la luce impiega molto tempo a giungere sul nostro pianeta per cui le immagini che vediamo nel cielo ad occhio nudo sono in realtà fotografie di come le stelle erano al momento in cui hanno emesso la propria luce, molte migliaia di anni fa. Con le lenti di nuova generazione le immagini catturate saranno invece molto più antiche di quelle viste finora. Il nuovo sistema sviluppa il principio dei telescopi che si basano sulla riflessione della luce attraverso dei sofisticatissimi specchi. Secondo quanto riportato dagli esperti della Cnn, il Magellan avrà uno specchio primario (quello che incamera per primo l'immagine) di 25 metri, oltre il doppio del più grande mai costruito.

Un settore in cui sembra già essersi aperta una vera e propria gara tra scienziati. Sempre nel 2018 nascerà infatti alle Hawaii un telescopio con uno specchio primario di ben 30 metri. Il più grande di tutti sarà messo a punto dai ricercatori europei con una piattaforma centrale larga addirittura 42 metri. "Un telescopio da trenta metri ci consentirà di scoprire come si sono create alcune delle prime galassie e in quali condizioni si sono sviluppate", ha detto Elizabeth Barton, astronoma che collabora al progetto che sorgerà alle Hawaii. La speranza degli studiosi è di riuscire a vedere stelle finora sconosciute e di scoprire la dinamica di altri pianeti mai fotografati prima che, non è da escluderlo, potrebbero assomigliare in tutto e per tutto alla Terra.

domenica 10 maggio 2009

MISSION TO MARS : Il viaggio simulato verso Marte.



SONO a circa un terzo del viaggio simulato a Marte e tutto si sta svolgendo nel migliore dei modi. Nessuno screzio tra i componenti della missione, armonia nel succedersi nei vari lavori e persino sintonia su quale film scegliere per trascorrere la serata. E' questa la situazione a bordo della navicella spaziale Nek, costruita vicino a Mosca, all'interno della quale dal 31 di marzo sono isolati sei astronauti che simulano un viaggio al Pianeta rosso. Un "viaggio" che durerà complessivamente 105 giorni.

Questa simulazione vede in prima linea anche scienziati italiani impegnati a studiare una delle componenti più importanti di ciò che succede all'organismo umano quando viene costretto in un ambiente dallo spazio ridotto: lo stress. Ricercatori del Centro Extreme, un team multidisciplinare composto da ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna, dell'Università di Pisa e dell'Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (IFC-CNR) sono impegnati nel verificare istante dopo istante lo stato psicofisico dei componenti dell'equipaggio per cogliere ogni più piccola variazione rispetto allo stato con il quale hanno iniziato l'esperimento.

"Il nostro lavoro parte da due elementi fondamentali: il primo riguarda il fatto che la nostra metodologia è già stata sperimentata e funziona perfettamente. Le nostre ricerche infatti, hanno già lavorato da tempo sugli effetti dello stress sull'asse cuore-cervello-polmoni su atleti impegnati in sport estremi, come i recordman dell'apnea profonda (tra questi, Umberto Pelizzari e Carlos Coste) e i triatleti delle competizioni Ironman. Il secondo è la metodologia: riusciamo, infatti, a capire quando una persona è stressata analizzando il sonno", spiega Remo Bedini, dell'Istituto di fisiologia clinica (IFC), Cnr-PI. I ricercatori infatti, studiano le modifiche dell'onda cerebrale chiamata "Sleep Slow Oscillation", che si producono in seguito allo stress. L'onda è prodotta dalla membrana dei neuroni corticali che in alcuni momenti presentano uno stato di silenzio elettrico e in altri uno di intensa attività di scarica che può essere rilevato attraverso un elettroencefalogramma a 128 canali.

Il Centro Extreme sta dimostrando che su alcuni atleti, dopo una performance estrema che fa salire lo stress, la Sleep Slow Oscillation diminuisce o scompare, alterando le proprietà ristoratrici del sonno. Quando una persona viene sottoposta a stress dunque, l'onda assume un aspetto diverso rispetto a quando si trova in uno stato di benessere.

C'è un momento nel quale vi aspettate l'insorgere dello stress in questa missione? "La risposta a questa domanda è proprio al centro della ricerca. Vogliamo capire perché in una persona lo stress arriva prima che in un'altra e, se è possibile, anche quali ne sono gli elementi scatenanti. E' per questo che i ricercatori dell'Agenzia Spaziale russa che stanno svolgendo l'esperimento ci passano non solo i dati dello stato fisico degli uomini impegnati, ma anche lo stato del modulo marziano, quali temperatura, presenza dei gas, qualità dell'acqua e così via", continua Bedini.

La ricerca può avere anche ricadute che vanno al di là del volo a Marte? "Certamente - continua Bedini- in quanto è ormai noto che lo stress produce sostanze che possono interagire negativamente con organi importanti, quali il cuore e il cervello. E poiché lo stress, poco o tanto, colpisce la maggior parte delle persone è importante capire quando è necessario intervenire per frenarne le conseguenze".

Questo primo esperimento sarà seguito da uno che partirà alla fine dell'anno, quando altri sei astronauti percorreranno un vero viaggio simulato a Marte e all'interno della navicella vi rimarranno per 500 giorni.
Intanto uno degli astronauti ha piantato nella serra del modulo marziano un bulbo di un fiore che vuole regalare alla sua fidanzata quando il prossimo mese di agosto diverrà sua moglie. E il fiore sta crescendo "bello e grande", ha fatto sapere.

venerdì 1 maggio 2009

Scoperte le stelle che mangiano pianeti.




A forza di indagare, talvolta si trovano anche delle sorprese sgradevoli. Questo stato d’animo deve aver attanagliato alcuni cacciatori di pianeti extrasolari, verificando con i calcoli e poi trovando riscontro diretto, che alcune stelle dopo essersi formate ed aver generato, in un certo senso, con il materiale circostante dei pianeti , se li sono pure mangiati.

PIANETA «DIVORATO» - Un gruppo di astrofisici dell’Università dell’Arizona (Brian Jackson, in particolare) a parte la constatazione di un influsso reciproco sulla velocità di rotazione e di un trasferimento da orbite lontane ad orbite vicine dei pianeti medesimi, sono arrivati alla conclusione che il pianeta Corot-7b finirà presto, in termini astronomici, (circa 25 milioni di anni) per essere inghiottito dal vicino astro dal quale dista appena 0,017 unità astronomiche (1 unità equivale a 150 milioni di chilometri). Insomma c’è un’attrazione fatale che porta all’annientamento.

PIANETA «CONSUMATO» - Ma non solo. Un'altra ricerca condotta da Helmut Lammer dell’Accademia delle scienze austriaca a Graz, ha dimostrato che c’è un’altra attività non meno divoratrice effettuata dalle stelle-madri. Scrutando il pianeta extrasolare WASP-12b che compie un giro intorno all’astro in un giorno si è reso conto che il corpo planetario era notevolmente dimagrito perdendo il 25 per cento della sua massa nell’arco degli ultimi dei due miliardi di anni di vita presunta. Per fortuna è abbastanza corpulento (è 1,4 volte il nostro Giove, il più massiccio dei pianeti del nostro sistema solare) e quindi anche se l’astro gli strappa continuamente materia con la sua possente forza di gravità ha ancora un’attesa di vita non trascurabile. Insomma, il cannibalismo non c’è solo tra gli animali: si era già visto anche tra le galassie ed ora tra stella e pianeta. La natura, dunque, non fa differenze.

Ritrovate registrazioni lunari del Lunar Orbiter.



In un ristorante McDonald in disuso della base militare di Moffett, in California, sono stati rinvenuti, nell’ottobre del 2008 tantissimi video che riguardano la luna, inediti in alta risoluzione, effettuati da uno dei cinque Lunar Orbiters. Si trattava di scandagliare il terreno allo scopo de scegliere il punto di allunaggio delle future missioni Apollo.

I nastri non sono mai stati resi pubblici perché, all’epoca, quell’immagini erano classificate per via della loro troppo grande precisione, la quale avrebbe permesso di localizzare i satelliti spia americani.
Nella basa militare di Moffett si trova un reparto NASA sin dal 1958.

Sviluppati a bordo del Lunar Orbiter, i filmati erano scannerizzati in alta definizione, prima di essere emessi verso l’una delle tre stazioni terrestri della missione (una in California e due in Australia).
Queste registrazioni furono quindi conservate su nastri magnetici.

Fonte in francese con video:

http://ovnis-usa.com/

giovedì 30 aprile 2009

Pianeti scomparsi.


L'intensa attrazione gravitazionale può deformare, nell'arco di milioni di anni, l'orbita dei pianeti: al di sotto di un certa distanza il pianeta può risultarne distrutto o inghiottito.
Nel corso degli ultimi due decenni gli astronomi hanno trovato centinaia di pianeti extrasolari, ora una nuova ricerca mostra in che modo molti di essi sarebbero stati inghiottiti dalle loro stelle.

"L'ipotesi che le forze gravitazionali possano avvicinare un pianeta alla sua stella è stata confermata da modelli al computer solo recentemente, ed è la prima volta che si documenta che tale processo porta alla distruzione di un pianeta", ha spiegato Rory Barnes, astronomo dell'Università di Washington.

La ricerca di Barnes, che con il collega Richard Greenberg firma un articolo sull'ultimo numero della rivista “Astrophysical Journal”, ha riguardato i pianeti molto vicini alla loro stella, oggetti che possono essere rivelati in modo relativamente semplice misurando la variazione di luminosità quando il pianeta, transitando, si trova lungo la direzione di osservazione.

Proprio in virtù della distanza molto limitata, tra il pianeta e la stella vi è un'intensa forza gravitazionale che deforma la superficie della stella con onde di marea che si sollevano dalla sua superficie gassosa.

"Le maree deformano la stella: quanto maggiore è la distorsione mareale, tanto maggiore è la probabilità che il pianeta venga inghiottito”, ha aggiunto Greenberg.

La maggior parte dei pianeti osservati al di fuori del sistema solare è simile a Giove, tranne per il fatto che si tratta di oggetti molto più massicci. All'inizio di quest'anno è stato scoperto il pianeta extrasolare denominato CoRoT-7 B che, sebbene molto più grande, è più simile alla Terra di qualunque altro pianeta osservato finora. Esso orbita intorno alla sua stella a soli 22 milioni di chilometri di distanza, inferiore a quella che separa Mercurio dal Sole.

“La sua temperatura inoltre raggiunge circa i 1400 gradi Celsius: non si tratta certo di un ambiente accogliente e, in tempi brevi per l'evoluzione del cosmo, cioè in circa un miliardo di anni, CoRoT-7 B sarà consumato.”

“Le orbite di questi pianeti evolvono lentamente, su scale temporali di alcuni di milioni di anni”, ha concluso Jackson. "Alla fine l'orbita del pianeta si restringerà a tal punto che il pianeta ne verrà distrutto, oppure la sua orbita comincerà a intersecare l'atmosfera della stella e a quel punto sarà il calore a distruggerlo."

Gli autori sperano che i risultati del loro lavoro consentano una migliore comprensione di come le stelle distruggano i pianeti e di come l'interazione gravitazionale possa influenzare le orbite planetarie, ora che l'interesse verso l'osservazione dei pianeti extrasolari ha trovano nuova linfa grazie al recente lancio del telescopio spaziale Keplero, progettato specificamente allo scopo di studiare gli oggetti che sono dimensionalmente simili alla Terra.