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sabato 30 maggio 2009

La soluzione alla crisi? LTL X-7000 il fucile non-letale.

Nonostante i segnali tranquillizzanti dei governi e dei ministri economici,(vedi ultime dichiarazioni di Tremonti al G-8 finanziario) sulla crisi globale del sistema capitalistico, l’allarme non cessa anzi, esso si sta spostando sui riflessi di carattere sociale, compreso il rischio dell’innalzamento dello scontro di classe, anche in paesi dove esso sembrava estinto.
Gli analisti disegnano un quadro che, sì, prevede una debole ripresa dei meccanismi di accumulazione capitalistica entro il 2010, ma che non lascia dubbi sui milioni di disoccupati che andranno ad ingrossare le file di coloro che già prima della crisi vivevano ai margini di una società ridente e resa cieca dal bagliore consumista e che poche speranze avranno dallo sfuggire ad un destino di precariato economico, sociale e morale.

UO 2020, LE OPERAZIONI URBANE
Uno scenario ampiamente previsto dagli esperti politico-militari Nato e USA,in studi come l’ U.O. 2020 (Urban Operations nell’anno 2020) dove possibili sommosse in città e megalopoli sempre più degradate e con flussi migratori di proporzioni bibliche, a causa dell’impoverimento di interi continenti come quello africano, richiederanno l’intervento massiccio delle Forze Armate contro i cittadini, abitanti l’ambiente urbano che avrà invaso ormai tutte le aree migliori del pianeta.
In nostri precedenti articoli e segnalazioni sull’argomento, (vedi http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/futuro_militarizzato_2.htm)
spiegavamo che dallo studio dell’UO 2020 e dalle operazioni di peacekeeping / guerra al terrorismo internazionale e da quelle di ordine pubblico( comprese le rituali iniziative antisiSistema e anti G-8) erano scaturite alcune interessanti scelte di carattere militare ed industriale.
Gli esperti inviati dalle forze di polizia e dagli Stati Maggiori degli Eserciti delle nazioni partecipanti all’UO 2020, compreso lo Stato Maggiore della Difesa italiano, avevano inoltrato pressanti richieste di strumenti (armi, mezzi, tecnologie, ecc) e procedure integrate e/o multinazionali, tali da poter essere in grado, entro la data del 2020, di contrastare il nuovo pericoloso nemico: l’Umanità sofferente, abitante nelle Megalopoli in rivolta.
Dal 1998, quindi, il nostro paese partecipava a pieno titolo con suoi delegati militari e consulenti delle diverse industrie armiere al programma UO 2020.

La risposta italiana: il soldato futuro
La presenza italiana nel team UO 2020 era dettata da interessi di carattere industriale , ma anche militare a causa delle esigenze di impiego delle FFAA all’estero.
Su quest’ultimo punto possiamo solo accennarvi che già in due casi le nostre Forze Armate avevano manifestato l’esigenza di dotarsi di materiali più consoni al tenere a freno masse di civili rivoltosi. Parliamo della Somalia, dove a Mogadiscio al famoso Pasta Point si era stati costretti ad usare le mitragliatrici delle jeep contro civili armati, confusi a donne e bambini; successivamente, poi, nell’area balcanica, nella zona serbo-bosniaca, ove vi erano stati momenti di grave tensione in cui le forze di polizia militare MSU NATO si erano trovate in difficoltà in diversi episodi di controllo della folla. In seguito le esigenze erano cresciute con l’intervento in Kosovo e sui teatri Iracheni ed afgani.
In pratica si richiedevano dotazioni di armi non letali e mezzi tali da impedire che i militari usassero contro civili in rivolta , in prima istanza, armi da guerra,con le dovute ricadute di carattere politico interno ed internazionale, ma anche in traumi da stress per i militari coinvolti.

Sui tavoli di studio dell’UO 2020 venivano prospettate, alle diverse delegazioni, un ampio catalogo di armi non letali , sia già esistenti che in sperimentazione, e come le industrie del settore, se adeguatamente e finanziariamente motivate, fossero in grado di produrne in grandi quantità, nel caso che gli scenari apocalittici degli studi strategici si fossero realmente avverati.
Gli statunitensi, forti delle tecnologie spaziali e cibernetiche , grazie al mare di soldi investiti in questo settore dal Pentagono , presentavano alcuni modelli di mezzi robotizzati e piattaforme di lancio di gas, barriere sonore, bombe flash e sonore, sino a missili, teleguidati da videocamere fisse e mobili o altri UAV volteggianti sulle piazze e strade in rivolta, capaci di “neutralizzare” (scusate l’eufemismo, ma i palestinesi di Gaza e gli afgani e pachistani delle zone tribali, vi potrebbero spiegare bene questo termine…) i capipopolo e gli agitatori più pericolosi durante le sommosse di piazza.

In questo nuovo mercato che aveva come target futuro praticamente quasi tutta l’Umanità , le nostre industrie, in particolare la Beretta e consociate ,trovavano spazi interessanti per i loro prodotti, richiedendo però che le FFAA facessero le dovute pressioni sui governi, di centrosinistra e centrodestra che si fossero alternati al potere in Italia, per assicurare prima i fondi necessari per la ricerca e lo sviluppo di prototipi e in seguito l’aiuto nella promozione dei prodotti in Patria e all’Estero.
In Italia nasceva e si sviluppava il programma Soldato Futuro, propagandato come indispensabile per fornire mezzi dignitosi per i nostri uomini in uniforme impegnati nelle missioni di pace e spesso irrisi dai loro colleghi , per le loro dotazioni “antiquate”.
Parlamentari, ministri, commissioni difesa dei diversi governi di centro-destra e centro-sinistra venivano addomesticati ed ammaliati dagli sponsor dei prodotti di fantascienza dei quali superdecorati generali ne spiegavano l’assoluta necessità urgente, senza dir loro che in un non lontano futuro sarebbero stati usati contro gli stessi i cittadini che li avevano eletti
Tra questi prodotti, in bella mostra, nei depliant e nelle presentazioni in Power Point , il pezzo forte del programma Soldato futuro, ovvero l’avveniristico fucile letale/non letale, un fucile capace di sparare proiettili mortali ma anche “ più morbidi” e quindi mettere a suo agio ogni soldato di fronte alle diverse necessità

.

In questo campo la Beretta , negli ultimi dieci anni si è impegnata nello sviluppo di due prodotti di eccezione che in questi primi mesi del 2009, sono oggetto di una mirata campagna pubblicitaria.
Il primo, el quale abbiamo ampiamente parlato, è il fucile ARX 160, (quello capace di sparare dietro i muri) vedi http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/futuro_militarizzato_8.htm
Il secondo è il fucile LTL X-7000 l’arma della soluzione finale contro i Black-Blok , gli ecopacifisti sempre pronti a bloccare l’avvio di centrali nucleari o discariche militarizzate, i migranti che si rivoltano nei quartieri o nei CPT, ma, anche, in pieno panico da crisi globale, quello che dovrebbe tenere a freno masse di civili, in scenari già visti in america Latina, assalterebbero banche e supermercati
Un fucile che ha superato i test per l’Esercito americano nel 2007 e quelli del 2007 e del 2008 per l’Esercito italiano e ora Beretta attende che arrivino ordini dall’Italia e dall’estero per una massiccia produzione.

Il popolo ha fame? Dategli da mangiare proiettili di gomma!
I tagli alle Forze Armate, inseriti in finanziaria, hanno solo in parte ridotto gli stanziamenti per il programma Soldato futuro e come successo già altre volte l’acquisto dei nuovi fucili anti-folla verrà nascosto sotto la voce di finanziamenti per le missioni di pace all’estero e aiuto e cooperazione per le polizie afgane, irachene, ecc...onde evitare imbarazzanti quesiti:
Oscuri scontri nelle stanze del potere, dai tavoli ministeriali a quelli delle quattro forze armate, sempre in lotta tra loro nel contendersi fondi e scaricare agli altri i tagli, stanno in questi giorni rinviando l’agognato ordine di acquisto e l’imbarazzo cresce…
Come farà a giustificare re Silvio di aver parafrasato la sfortunata regina Antonietta (quando in piena crisi economica della Francia disse: -“Se il popolo ha fame e non ha il pane, che mangi le brioches!”-) quando si scoprirà che invece di aiuti per il reddito delle famiglie , si compravano i fucili da usare contro le folle di futuri disoccupati ed affamati?
Il popolo ha fame e si lamenta? Dategli da mangiare un po’ di proiettili di gomma!…

P.S: Immaginiamo dopo il fattaccio che il nostro Silvio reagirà dicendo che era stato frainteso, ovvero:“.-Se il popolo non ha niente da mettere tra i denti dategli una gomma da masticare!”-

FINE PARTE PRIMA

LTL X-7000
UN FUCILE PER TUTTE LE STAGIONI ( e per tutti i bersagli)

Fu con questo logo pubblicitario che il Winchester vinse sui suoi concorrenti, entrando a pieno titolo nella leggendaria conquista del West e relativo sterminio di bufali ed indiani.
Sulla Terra attuale non ci sono più altri territori selvaggi da conquistare e da portare in dono al Capitalismo globalizzatore, ma c’è da difendere i Fort Knox della cittadella imperialista, alla stregua fossero degli Alamo minacciati dall’avanzata delle orde del generale Santana.
Miliardi di esseri umani in un prossimo futuro, reso apocalittico dalle scelte devastanti da qualche secolo di selvaggio capitalismo, si presenteranno quotidianamente nelle piazze, nei quartieri in rivolta suonando il deguejo annunciante la fine di un sistema che ha ridotto il pianeta ad un lercio immondezzaio.

A difendere Fort Alamos in quella prossima guerra urbana (Urban operation) sarà quell’Esercito Mercenario Internazionale ampiamente collaudato sin dagli anni 90 alle cosiddette operazioni di polizia internazionale, in tutte le latitudini e ambienti del Pianeta.
Un esercito di Robocop armati di tutto punto e di un vasto assortimento di strumenti di dissuasione di massa e tra questi un pezzo di eccezione sarà proprio l’ultimo prodotto della Beretta: il fucile LTL X-700
Surclassando i concorrenti la nostra azienda manifatturiera di prodotti al servizio dell’umanità, propone il suo attrezzo multiuso, versatile ed efficace, ma innanzitutto preciso come nessun fucile antisommossa lo è stato sinora.

Un’arma capace di scagliare proiettili di 12,6 grammi a velocità costanti fino a distanze elevate grazie ad un sofisticato sistema di controllo collegato ad un’ottica di eccezione di un’altra delle nostre industrie d’elite: la Galileo di Firenze
Ma perché quest’arma dovrebbe essere preferita a quelle già esistenti?
Innanzitutto essa si basa su un modello di un normale fucile a pompa Vursan Stoeger (una controllata della Beretta) che spara normali (e mortali) proiettili da 12, capaci di fermare un toro in corsa, trasformato in un lanciatore di una munizione di 12,5 grammi , sviluppata dalla americana Defence tecnologies Cor. La munizione ha una testa deformabile in gomma poliuretanica ed il serbatoio dell’arma attualmente contiene 5 colpi

La potenza del colpo, come hanno spiegato i rappresentanti dell’azienda beretta ai Marines nel collaudo del 2007 e nel poligono militare italiano…omissis… sotto la supervisione della Direzione degli armamenti dell’esercito, può essere regolabile a seconda della distanza e del manifestante da colpire.
Praticamente, grazie ad una variazione dei parametri dati dal mirino a led rossi (red dots) in caso si avessero manifestanti che avessero indosso un minimo di protezioni (caschi, occhiali antischeggia, ginocchiere, parastinchi, protezioni in gomma, lastre in plexigass) la potenza del colpo si potrà aumentarla semplicemente sregolando il servomeccanismo ottico (nella funzione distanza del bersaglio) in maniera tale che si possano spezzare ginocchia, rompere costole e sfondare occhiali devastando i globi oculari dei più agitati dei dimostranti e dei capipopolo.
Due soli carabinieri, poliziotti o soldati armati di questo fucile potrebbero falciare a raffica dieci manifestanti alla volta a distanza di 80/100 metri senza remore di essere accusati di voler intenzionalmente ammazzare nessuno
Teoricamente i manifestanti colpiti dovrebbero rialzarsi solo un po’indolenziti, con gambe e costole ammaccate dall’impatto ma chi garantirà che gli agenti armati di questo fucile non modifichino ed impostino la potenza di fuoco di esso nella versione più dolorosa e pericolosa, tenendo conto che i progettisti BERETTA hanno, di default, previsto questa opzione?

L’effetto su un corteo di questo “fucile raddrizzamatti” sarebbe spettacolare:l’equivalente di una falce che miete un campo di grano.
L’arma attualmente si presenta in due versioni:
La prima, finalizzata al mercato americano ed in particolare per il corpo dei Marines, con capacità dual use, ovvero la possibilità di poter variare in tempo reale il munizionamento da non letale a letale. Praticamente l’anticipazione delle regole standard che … dopo la crisi energetica del 2015 e quella alimentare del 2020 furono varate ed approvate in sede ONU nella sessione straordinaria sul mantenimento dell’Ordine pubblico del Pianeta.- Le forze di sicurezza di fronte a saccheggiatori e sobillatori che si ostinino a perseverare in atti teppistici contro le proprietà e le persone, saranno fatti oggetto prima di una salva di avvertimento di proiettili non letali, nel caso si perseverasse nell’ azione delittuosa le forze di polizia saranno autorizzate all’uso delle armi da fuoco
La seconda versione, quella per il mercato italiano e per alcuni mercati mediorientali mantiene il profilo di questo fucile come arma potenzialmente non letale, con scopi antisommossa e da ordine pubblico, ma con potenzialità anche nel campo della sicurezza privata.

Ma basteranno queste geniali trovate militar-poliziesche a frenare Miliardi di esseri umani che anelano di poter vivere in un mondo migliore?
I Winchester di Custer , i cannoni della Bastiglia e i B52 su Hanoi non riuscirono ad evitare la sconfitta dei loro superbi padroni, avrà un diverso destino il nuovo giocattolo della Beretta?
IL NEMICO E’ ALLE PORTE!

www.disinformazione.it

lunedì 23 marzo 2009

EFFETTI DEI MALEDETTI SONAR USATI DAI MALEDETTI MILITARI.



Ci stiamo autodistruggendo, viva la tecnologia, viva la razza umana che per il PROGRESSO UCCIDE ciò che NON serve.
DIO LI MALEDICA.

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80 BALENE SPIAGGIATE, LOTTA CONTRO IL TEMPO.


SYDNEY - Ancora uno spiaggiamento di massa di balene in Australia, stavolta sulla costa occidentale del continente, 300 chilometri a sud di Perth. Decine di volontari sono all'opera a fianco dei ranger per cercare di stabilizzare e poi ricondurre in mare 25 balene sopravvissute, sulle 80 che si sono arenate la scorsa notte nella Hamelin Bay, presso la foce del Margaret River. Le false balene killer, o pseudorca, insieme con alcuni delfini dal naso a bottiglia, sono stati scoperti dai surfisti stamattina, dispersi lungo cinque chilometri di spiaggia. Molti dei mammiferi morti si sono feriti contro gli scogli. Altre 10 sono ancora in acqua, ma rischiano a loro volta di arenarsi. Un portavoce del dipartimento dell'Ambiente ha detto che le operazioni di soccorso sono ostacolate dal maltempo, ma si spera che le balene superstiti possano essere guidate allargo entro la notte.

VEDI ARTICOLO sotto a questo.

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Suoni dal profondo.

I sonar della Marina Usa producono rumori forti come quelli di un jet. E uccidono le balene
La Marina militare Usa aprirà nei prossimi mesi un centro per l'addestramento all'uso del sonar al largo della North Carolina. Un'idea che - letteralmente - non suona affatto bene alle orecchie delle balene dell'Atlantico.
Belene su una spiaggia UsaRumori infernali. I sistemi sonar a frequenze medie emettono onde sonore che percorrono distanze di centinaia di chilometri attraverso la massa acquea, rivelando gli oggetti incontrati lungo il loro cammino. Per far ciò, gli 'speaker' degli apparecchi sonar devono produrre segnali pari all'intensità sonora di un motore di caccia F-15 al decollo. Gli oltre 200 decibel di rumore che investono le orecchie delle balene fanno esplodere i loro timpani e provocano embolie che spesso ne causano la morte. Numerosi esemplari di balene rostrate, orche e megattere sono stati trovati senza vita sulle spiagge di tutto il mondo. Le biopsie hanno rivelato che le cause dei decessi sono le emorragie cerebrali e intorno alle orecchie provocate dai violenti traumi acustici. Il sito scelto dalla Marina Usa ha caratteristiche che lo rendono unico: è vicino a porti nazionali, infrastrutture e basi aeree. Inoltre, le acque sono poco profonde e il clima è ideale per gli esperimenti. Le balene sono solo un 'inconveniente', mentre dovrebbero invece essere una priorità.

L'interno di un sottomarinoEsperimenti militari. Esiste un Trattato internazionale per la protezione dei mammiferi marini che dovrebbe tutelare le specie a rischio di estinzione, come appunto la balena rostrata. Il Dipartimento per la pesca statunitense ha esentato fino al 2007 la Marina Usa dal rispettarne i divieti, come molestare, cacciare, catturare o uccidere qualsiasi mammifero marino. Le prove che il muro sonoro prodotto dai 'sonar militari attivi' costituisce un fastidio non da poco per i cetacei, hanno cominciato a emergere quando almeno 16 balene di quattro specie diverse sono state trovate sulle spiagge delle Bahamas nel 2000, dopo che un sottomarino Usa aveva compiuto esperimenti nell'area. La Marina ha negato ogni responsabilità, mentre gli scienziati hanno provato che tra i sonar e il fenomeno esiste un rapporto di causa-effetto. Purtroppo, quello delle Bahamas è solo la punta di un iceberg. Spiaggiamenti di massa sono avvenuti a Madeira (2000), in Grecia (1996), alle Canarie ('85, '88, '89, 2002, 2004) e nel North Carolina. Nel luglio del 2004 i ricercatori hanno rilevato una straordinaria concentrazione di spiaggiamenti nei pressi di Yokouka, al largo delle coste giapponesi, dove è presente una base militare Usa. Gli scienziati ritengono che le proporzioni del fenomeno siano enormi, se è vero che ancora non esistono studi sulle morti di cetacei in mare aperto.

Effetti collateraliConseguenze letali. Oltre alla morte, gli effetti dei sonar sulla vita dei mammiferi marini hanno una serie infinita di conseguenze. Altrettanto nefaste. Eccone alcune, tratte da 'Sounding the depths' (Suoni dal profondo), lo studio elaborato dal Natural Resource Defense Council, un'organismo ambientalista statunitense. Vi sono conseguenze fisiologiche, come danni ai tessuti, emboli, danni al sistema uditivo, sordità, annientamento del sistema immunitario e vulnerabilità alle malattie. Conseguenze nel comportamento: perdita dell'orientamento, aggressività, calo della fertilità. Conseguenze nella percezione, che vanno dai disturbi nella comunicazione con membri della stessa specie, all'interferenza nell'interpretazione acustica dell'ambiente circostante, fino ad una ridotta efficacia nella ricerca del cibo. Nelle oscurità marine, balene, delfini e altri animali marini utilizzano il suono per orientarsi quando migrano, per localizzarsi l'un l'altro, per accoppiarsi, trovare cibo, difendersi dai predatori e prendersi cura dei loro piccoli. I rumori prodotti dall'uomo possono interferire con ciascuna di queste attività, mettendo a dura prova la loro capacità di sopravvivenza. Mentre l'amministrazione Usa continua a fare orecchie da mercante.

Luca Galassi

lunedì 10 novembre 2008

GRAAL: HITLER & Co.


Nel 1934 Heinrich Himmler, braccio destro di Hitler, realizzò il sogno che aveva accarezzato fin dalla sua infanzia: imitare la corte di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri. Il 27 luglio 1934 affittava pertanto il castello di Wewelsburg (canone annuo: un marco!), una fortezza sassone posta su di un rilievo montuoso sul fiume Alme, dove dette sfogo alla sua fantasia. Qui i suoi 12 Obérgruppenfurer migliori (i comandanti da battaglione delle SS), si riunivano in un salone lungo 35 metri e
largo 15 attorno ad una tavola di quercia massiccia, I seduti su altrettante poltrone rivestite in pelle di cinghiale, recanti ciascuna la targhetta d'ottone con indicato il nome del "paladino". Nei sotterranei, in una stanza dalle pareti spesse un metro e ottantacinque centimetri, si celava il lugubre sacrario dell'Ordine. Al centro della sala, in un pozzetto contornato da 12 colonne, una coppa di pietra serviva a bruciare lo stemma di ogni "paladino" morto sul campo. Ogni allusione al ciclo dei cavalieri della Tavola Rotonda non era casuale.

Il castello divenne anche la sede della scuola di formazione dei Fuhrer SS e della RUSHA, il famigerato ufficio per la razza che dava impulso alle ricerche archeologiche finalizzate alla ricerca dell'eredità dei "Progenitori Tedeschi. Consolidato il suo potere ed il suo ascendente su Hitler, Himmler sguinzagliò "commandos" di studiosi nei paesi occupati militarmente dalla Germania alla ricerca delle "reliquie" legate al Cristianesimo della prima ora.
Si circondò di archeologi e studiosi come Karl Maria von WIligut, suo esperto personale di religioni, specializzato in tradizioni germaniche pagane, ideatore di alcune spedizioni in Scandinavia, nella Polonia del nord e nelle pianure della Russia, alla ricerca di testimonianze archeologiche significative per l'ideologia nazista. Pezzi archeologici, reliquie vere e cianfrusaglie iniziarono così ad affluire nei musei della Germania, perfino la Lancia di Longino (in realtà, una lancia di epoca Carolingia appartenuta a Carlo Magno), portata a Norimberga dalla Weltliche Schatz Kammer 'di Vienna, dov' era stata conservata fino ad allora e dove ancora oggi si trova.

L'ARCHEOLOGIA NAZISTA

Questo interesse dei nazisti per le sante reliquie legate alla "cerca del Graal" , aveva una lunga storia alle spalle. Dopo il Trattato di Versailles, in Germania si era affermata una corrente di studi archeologici detta "Siedlungsarchaeologie", o "archeologia d'insediamento", un metodo che cercava di stabilire le correlazioni tra le "stirpi" e le loro aree d'occupazione, sulla base dei materiali ritrovati nei corredi funerari. L'interesse degli studiosi per il medioevo tedesco risaliva agli umanisti tedeschi, cui si devono scoperte come i corni d'oro di Gallehus a Tondern, tra il 1639 ed il 1734, e la ricca tomba di Childerico a Toumai, in Belgio, nel 1633.
Nei primi anni dell'Ottocento prese il via anche l'indagine sui castelli e sulle tombe dell'alto medioevo, in seguito all'affermarsi del forte sentimento nazionalista pan-germanico. Lo studio dei popoli tedeschi nell'età delle emigrazioni, la preistoria e la protostoria, ebbero comunque un notevole impulso quando la Società Tedesca di Preistoria, nel 1933, fu sovvenzionata dal partito nazional-socialista.
La Società cambiò nome, diventando la "Lega del Reich per la Protostoria tedesca", annoverando tra le file dei suoi studiosi personaggi di risalto dell'archeologia dell'epoca, alcuni dei quali produssero pericolose teorie razziste, come nel caso della disputa sorta sull' origine razziale della Polonia e della Slesia. Kossinna, predecessore dell' archeologia nazista, è considerato l'ideatore dell'Archeologia dell'insediamento. Questo orientamento di ricerca eercava di stabilire delle coincidenze tra "stirpi", le loro aree di occupazione ed i reperti materiali, confrontando i corredi funebri.



LA PREISTORIA EROICA

Ciò non significa che tutta l'archeologia del pèriodo nazista sia da rifiutare in blocco, né che era soltanto finalizzata ed asservita alle idee razziali di partito. Ancora oggi restano fondamentali, nel campo degli studi preistorici, i lavori condotti negli anni '30 da P. Paulsen o quelli di J.Werner nel campo dell'archeologia longobarda, mentre molti altri storici furono sfruttati in buona fede.
Tuttavia, con il nazismo acquistò rilievo la ricerca archeologica sui popoli germanici dell' età delle migrazioni (che nell' ordinamento tedesco fa parte dell' archeologia pre e protostorica). Furono date ingenti sovvenzioni dal Partito alla "Lega del Reich per la Preistoria Tedesca". Lo stesso Himmler fu curatore e presidente dell' associazione "Deutsche Ahnenerbe" ("Eredità dei Progenitori Tedeschz") fondata nel 1937 e sovvenzionatrice di scavi e ricerche. "Durante la seconda guerra mondiale - è stato scritto - l'occupazione dell'Ucraina, della Polonia, della Cecoslovacchia e della Russia spinsero l'efficiente macchina nazista ad unire depredazioni di musei a campagne di scavo nei territori invasi".
Nella sfera della ricerca sul campo si segnalano le indagini di Jankuhn (direttore dell'Istituto di Preistoria di Rostock) e Paulsen (docente di preistoria a Berlino), uno dei maggiori specialisti dell'archeologia delle invasioni barbariche.

Nel 1930 Herbert Jankuhn iniziò a sua volta l'esplorazione della città fortificata di Hedeby, un insediamento abbandonato del nord della Germania (presso Schleswig). La necessità di ingenti capitali per finanziare queste ricerche portò molti archeologi, tra questi Jankuhn, ad aderire all'ideologia nazista. Ed alcuni di loro, in buona o in cattiva fede, cercarono di ottenere risultati da offiire alle richieste di Himmler.

LA TAVOLA ROTONDA DI HIMMLER

A Himmler mancava, infatti, l'oggetto che apparteneva alla più bella tradizione del nord, dopo la saga dei Nibelunghi: il Graal.
Egli voleva dimostrare al Cattolicesimo europeo che anche la tradizione era con la Germania, così come un tempo i Catari della Francia Meridionale s'erano opposti al papato possedendo (almeno si diceva) la santa reliquia.
Diversi studiosi ed archeologi nazisti, prima della guerra, cercarono in Europa il Graal, ambìto oggetto della Cristianità, non facendo caso al fatto che, tutto sommato, la tradizione dei racconti della Tavola Rotonda era stata prodotta da un mito "semita". Studiando il romanzo di Wolfram von Eschenbach (scritto circa nel 1210) ci si accorge, infatti, che molti riferimenti alla "Cerca" portano gli inequivocabili segni di un' origine giudaica. Già nelle prime pagine del suo lavoro Wolfram spiegava d'aver scritto il libro dietro suggerimento di un certo Kyotde Provence, il quale aveva ricevuto a sua volta notizia di questa storia da un misterioso personaggio chiamato Flegetanis, un pagano che si diceva discendente di Salomone.
Kyot de Provence era in realtà Guiot de Provins, un monaco trovatore che godeva della fiducia dei Templari, noto anche per i suoi scritti sarcastici sulla Chiesa e per le sue lodi al Tempio.
Nel 1184 Guiot era a Mayence, in Germania, durante la Pentecoste quando l'imperatore Federico Barbarossa investì cavalieri i suoi figli. E in quest' occasione che Guiot incontrò Wolfram, al quale confidò la storia della "Cerca", scritta forse a "quattro mani".

Ebbene, nel testo di Wolfram, Parsival dichiara d'avere sangue ebreo nelle vene poiché si dice discendente di Giuseppe d' Arimatea. Il Graal, diceva Wolfram, aveva il potere di creare re.
Non a caso Parsifal trova la reliquia nel castello del "Re Pescatore", la cui famiglia era la custode del Graal. Ma le sorprese continuano.
La stessa famiglia del Re Pescatore ha origini ebraiche, poiché in essa compaiono nomi come quello di un certo Laziliez (che fa pensare derivi da Lazzaro, fratello di Marta e Maria) i cui genitori, Mazadan e Terdelaschoye, hanno anche loro nomi sospetti. Mazadan potrebbe essere derivato da Masada, la montagna presso il Mar Morto sulla quale un pugno di Ebrei, nel 68 a.c., combatté l'ultima disperata battaglia per l'indipendenza contro i Romani. Terdelaschoye, invece, pare davvero il nome francesizzato di "Terre de la Choix", la "Terra della Scelta" o la "Terra Prescelta". Parsifal dichiara, infine, d'essere nato nel Waleis, a Scaudone o Sinadon. Si potrebbe pensare che i due luoghi si riferiscano rispettivamente al Galles (Wales) ed a Snowdonia. Ma, a cercare bene negli atlanti, si scopre invece che il riferimento di Wolfram (o di Guiot) indica il Vallese, in Svizzera, mentre Sinadon altro non era che l'antico nome (Sindonensis) dell'attuale Sion, capitale del Vallese, nel Parsifal non ora svizzero, ma ebreo, come tutti coloro che (Artù escluso) avevano a che fare con il Graal! Il mito che la Germania nazista considerava il retaggio della più pura tradizione celtico-germanica era dunque inquinato, sospettato d'essere giudaico.



L'ORIGINE DI UN MITO

Himmler fu dunque tratto in inganno dalle apparenti origini teutoniche del mito. Non a caso, il regista R. Torpe, sceneggiando questa leggenda, l'ambientò in una Inghilterra del XV secolo, ispirandosi ad un' edizione tarda della storia sulla "Cerca" del Graal. Nel 1400, infatti, Thomas Malory rimaneggiò i lavori di Chrétien de Troyes ("Percevalou le conte du Graaf'), di Robert de Boron e di Wolftam von Eschenbach, scrivendo un romanzo che è ancora oggi la versione più letta e ristampata nel mondo anglosassone. La deviazione dai significati primitivi di questo mito nacque, dunque, quando al Graal fu associato Artù, od Artorius, personaggio esistito, pare, nel IV secolo d.c. nel Somerset, dove capeggiò la difesa del sud dell'Inghilterra dall'invasione sassone.

Malory scrisse che a Camelot (il castello di Artù di volta in volta identificato in luoghi diversi nel sud della Gran Bretagna e persino in Francia) s'iniziò la "Cerca" del sacro Graal, nella Pentecoste del 454. Quel giorno, i cavalieri d'Artù trovarono sui loro dodici seggi il proprio nome. Il tredicesimo posto (detto "pericoloso") era destinato a Galahad, cavaliere senza macchia, il quale, quello stesso giorno, riuscì a sfilare una spada da una roccia arenatasi sulle sponde del lago nei pressi di Camelot. Quella sera - continua la storia maloryana - mentre i cavalieri erano riuniti attorno alla tavola rotonda, comparve il Graal in una luce abbagliante. I cavalieri furono investiti da questa luce, poi la misteriosa reliquia scomparve nel nulla così com'era venuta.

Da quel momento, la "Cerca" iniziava. Soltanto tre cavalieri, Galahad, Parsifal e Bohor, potranno rivedere il Graal conservato in un castello dove vivevano due re, il "Re Ferito" ed il "Ricco Re Pescatore". Himmler copiò dunque da questa versione la scenografia per il castello di Wewelsburg, non accorgendosi che anche questo racconto, per quanto "nordicizzato", nascondeva una beffa. Basta notare che la "Cerca" inizia il giorno della Pentecoste, per sospettare l'ennesimo scherzo di Guiot de Province. Forse lui e Wolftan von Eschenbach avevano scelto proprio quel giorno, dopo la Pasqua, perché nella tradizione cristiana in quella data lo Spirito Santo era sceso sugli Apostoli, come il Graal sui Paladini. Ma la Pentecoste è anche una festa ebraica che commemora la legge divina data a Mosè sul Monte Sinai, dopo la liberazione dall'Egitto!

I PROTOCOLLI DI SION

La storia del Graal diventava quindi un documento simile ai famigerati "Protocolli degli Anziani di Sion", un falso documento creato per dimostrare che gli Ebrei, da lungo tempo, "cospiravano per rovinare e dominare il resto del genere umano". Pubblicati e diffusi in tutta Europa, i "Protocolli", come un tempo era accaduto alla storia della "Cerca" del Graal, godettero di un incredibile credito nella Germania nazionalista che andava rispolverando le proprie origini guerriere, essendo anche utilizzati da Goebbels per appoggiare la propaganda antisemita.
I "Protocolli" furono persino causa di delitti politici "ritualizzati". Ad esempio, nel giugno del 1922, a Berlino fu assassinato il Ministro degli esteri tedesco Walther Rathenau perché, oltre ad essere ebreo, era ritenuto uno degli "Anziani di Sion", cioè uno dei capi della presunta cospirazione anti-germanica.

Dal processo agli assassini di Rathenau, emerse che l'uomo era stato ucciso per essere offerto in sacrificio al dio Sole dell' antica religione germanica. Il delitto avvenne, difatti, il giorno del solstizio d'estate, come in un antico rito pagano, ed alla notizia della morte del ministro molti giovani nazionalisti tedeschi celebrarono sulle colline sia la ricorrenza astronomica, sia l'uccisione di un individuo che, a loro dire, "simbolizzava il potere delle tenebre". Giudaica o no, Himmler sapeva che la storia del Graal non era mai piaciuta troppo alla Chiesa, parlando di un oggetto attorno al quale si creavano coalizioni che potevano eclissare il potere del Papa. Basti ricordare che, nonostante gli sforzi di Himmler per indottrinare col neo-paganesimo le sue SS, queste restarono fedeli alla confessione evangelica per il 54,2% ed alla religione cattolica per il 23,7%!
Resta anche il fatto che la lucida follia di Himmler portò nell'Occitania Catara i soldati dell'ennesimo ordine "monastico", l'Ordine Nero delle SS, ancora una volta alla ricerca del Graal. Uno di questi ricercatori della sacra reliquia sarà Otto Rahn, nella cui misteriosa vita, quanto nella sua enigmatica morte, è racchiusa tutta l'essenza di una forsennata ricerca che vedeva l'ombra della svastica allungarsi pericolosamente sulla più esoterica tradizione del mondo cristiano.

di Vittorio Di Cesare

AVVISTAMENTI UFO DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE.


Avvistamenti durante la seconda guerra mondiale

I Foo fighters, i razzi fantasma e le relazioni tra il Nazismo e gli UFO

La definizione UFO sarebbe stata coniata nel 1947 ma già durante la seconda guerra mondiale circolavano notizie di misteriose sfere volanti luminose segnalate un po' dovunque. Questi avvistamenti, che sui giornali passavano in secondo piano rispetto alle vicende del conflitto, avvenivano sia di notte che in pieno giorno, ed erano state segnalate dai piloti americani, dagli inglesi ma anche dai loro nemici giapponesi e tedeschi. Gli oggetti, battezzati dagli aviatori americani "foo-fighters", cioè "caccia infuocati", dimostravano caratteristiche assai superiori a quelle dei loro velivoli. Le credenziali degli osservatori fanno escludere, per la maggioranza dei casi, qualunque spiegazione di ordine naturale; al contrario, sebbene certi aspetti del fenomeno sembrino sfidare la logica, i dati e le testimonianze permettono di inserire simili avvistamenti in una indiscutibile realtà fisica, con precisi e comuni caratteristiche.

Erano corpi volanti di dimensioni generalmente modeste, in genere sferici, spesso irradianti una luminescenza diffusa di colore arancione che a tratti, però, poteva anche assumere dei toni varianti dall'arancione vivo al rosso, e poi al bianco, per riprendere la tipica colorazione giallo-arancione. I testimoni oculari concordavano: gli oggetti avevano una condotta intelligente e sembravano non avere atteggiamenti offensivi, ma diversi rapporti sottolineavano spesso la possibilità che questi apparecchi, più che pilotati, fossero comandati a distanza. La loro forma era, invariabilmente, sferica o sferoidale, ed erano silenziosi.

Avvistamenti su tutti i fronti

L'entrata in guerra degli Stati Uniti, ufficialmente avvenuta dopo l'attacco da parte dell'Aeronautica giapponese il 7 dicembre 1941, nella rada di Pearl Harbor (Hawaii), esponeva l'intera nazione a possibili ed improvvisi bombardamenti da parte dei nemici. Questa paura sembrava essersi concretizzata la notte del 25 febbraio1942, quando, verso le 2.30, Los Angeles fu scossa dal suono delle sirene d'allarme che violò il silenzio notturno. Alle 03:16 le batterie dell'artiglieria antiaerea (AAA) aprirono il fuoco contro alcuni velivoli non identificati, apparsi sul cielo periferico della città. Si trattava di due tipi di aeromobili: piccoli oggetti rossastri, dai riflessi argentei, che procedevano in formazione e ad altissima velocità (calcolata nell'ordine dei 29 mila km/ h), inquadrati dai fari della contraerea; e un velivolo di grandi dimensioni, anch'esso individuato dai riflettori delle postazioni semi-collinari di Culver City. Quest'ultimo veivolo venne centrato più volte ma non sembrava riportare danni, e quindi scomparve, dirigendosi verso Santa Monica e Long Beach, ad una velocità di circa 100 km l'ora. La contraerea rimase in funzione fino alle quattro del mattino.

Furono più di 1400 i colpi esplosi, ma nessun aeromobile risultava abbattuto e nessuna bomba venne sganciata dagli intrusi. Il "Los Angeles Times" riportò le fotografie degli oggetti sotto il fuoco di sbarramento dell'AAA. Il 26 febbraio il Generale Marshall informò il presidente Franklin D. Roosevelt dell'accaduto, precisando che lo spazio aereo degli USA era stato violato da almeno 15 velivoli "nemici", procedenti a quote comprese fra i 2700 e i 5400 metri e ad una velocità di almeno 320km/h. In realtà i dati non erano del tutto esatti, quelli segnalati dai radar non erano certamente aerei giapponesi. L'episodio, comunque, presenta molti lati oscuri. Fino al 1987 il Ministero della Difesa ha sempre negato nel modo più assoluto (nonostante la vasta eco della stampa dell'epoca) l'esistenza del "raid" del 1942 su Los Angeles, confermando implicitamente l'esistenza di risvolti riservati.

Tra il 1940 e il 1942, sul fronte cinese i piloti nipponici registrarono inquietanti presenze aeree, testimoniate da diversi documenti fotografici che mostrano oggetti volanti non identificati, luminosi od opachi. Gli oggetti furono visti e fotografati sulla regione della Manciuria e sul Mar della Cina, sempre in prossimità di formazioni di velivoli dell'Aeronautica Imperiale Nipponica. Sui Monti Suzuka, Giappone centrale, nel 1942 furono fotografati, ai lati di un gruppo di aerei del Sol Levante, due oggetti luminosi, la cui presenza rimase senza spiegazione. La foto più clamorosa fu scattata a Tientain sempre al 1942, provincia di Hopeh, nel nord della Cina. La foto fu scoperta diversi anni dopo da uno studente giapponese, Masujiro Kiryu, fra i ricordi fotografici del padre, allora combattente in Cina, che l'aveva comprata da un fotografo ambulante, testimone del fatto. Nell'immagine si riesce a distinguere un passante, in una strada piuttosto trafficata, probabilmente del centro di Tientsin, che indica un oggetto, dalla forma di disco volante, librato nel cielo.

Difficile pensare ad un fotomontaggio, ad un effetto ottico, ad un “abbaglio" della macchina fotografica. Inoltre, è proprio la dinamica dell'immagine che porta ad escludere qualsiasi spiegazione convenzionale per l'enigmatica manifestazione aerea, che si staglia, perfetta nella sua configurazione, nel cielo della città cinese.

In pieno deserto del Sahara, nell'Adrar-En-Ahnet, a soli 170 krn dal Tropico del Cancro, era situato un piccolo fortino sperduto e circondato da filo spinato: il campo d'Ouallen. Era stato costruito dai francesi sulle rovine di un'antica kasbah utilizzata per i bivacchi delle carovane del Sudan. Il 4 aprile del 1942 vi arrivò il capitano Le Prieur con una piccola guarnigione, proveniente dal sud, composta da truppe indigene, due marconisti ed un meteorologo. Fu proprio quest'ultimo a segnalare all'attenzione del capitano Le Prieur la presenza di un punto luminoso, a suo dire un pianeta, dal colore bianco alluminio, che appariva nel cielo limpido, ad un'altezza stimata fra i cinque e i seimila metri, tanto da poter essere visto facilmente ad occhio nudo da tutti i presenti (circa 40 persone). Osservando l'oggetto in modo più dettagliato, avvalendosi di un teodolite, fu possibile constatare che questo, apparentemente immobile, roteava invece lentamente su se stesso.

Le osservazioni dell'oggetto che manteneva sempre la stessa posizione, furono ripetute nei due giorni seguenfi poi, all'alba del terzo giorno, il corpo non c'era più. Il capitano Le Prieur trasmise queste osservazioni all'Osservatorio Nazionale Meteorologico di Algeri, che rispose identificando l'oggetto in questione con la stella Vega. Questa spiegazione apparve, e la si ritiene ancora oggi, alquanto inverosimile, perché una stella non resta visibile per due giorni consecutivi anche di giorno, tantomeno sospesa nel cielo ad una distanza così vicina da poterne distinguere chiaramente i movimenti con un semplice strumento da campo.

Nel 1943 alcuni piloti di bombardieri americani in missione fra la Birmania e la Cina riferirono di essere stati seguiti e circondati in volo da oggetti "splendenti" e di aver avuto, per tutta la durata di tali episodi, la strumentazione di bordo completamente inefficiente. Il 14 ottobre 1943, alcuni "B-17" americani del 348° Gruppo Bombardieri che svolgevano un'azione di bombardamento su Schweinfurt, in Germania, furono investiti da dozzine di piccoli dischi argentei del diametro di una decina di centimetri e dello spessore di circa 3 cm, che si inserirono nella loro formazione di volo. Il maggiore E.R.T. Holmes osservò un disco entrare in collisione con la coda di uno dei bombardieri, senza riportare né causare danni apparenti.

Il 10 agosto 1944 il capitano pilota Alvah M. Reida, dell'Aeronautica statunitense, decollò ai comandi di un B-29 dalla base di Kharagapur, in India, per una missione di bombardamento sulle installazioni petrolifere di Palembang, nell'isola di Sumatra, occupata dai giapponesi. Il mitragliere destro e il suo copilota notarono una sfera luminosa pulsante, di color arancione e del diametro di un paio di metri, che li seguiva, affiancando l'ala del bombardiere americano, ad una quota di oltre 4000 metri, procedendo ad una velocità di 340 km/h. Nonostante le manovre eseguite da Reida per seminarlo, l'UFO li tallonò senza sosta e solo dopo 8 minuti, con una repentina conversione a 90 gradi, ruppe la formazione di volo con l'aereo statunitense e si allontanò a grande velocità.

Delle "palle di fuoco" furono osservate la sera del 23 novembre 1944 dall'equipaggio di un ricognitore americano del 415° squadrone da caccia a nord di Strasburgo, sull'Alsazia Lorena. Dopo quattro notti, il 27 novembre, una grande sfera irradiante un'abbagliante luce arancione fu avvistata nei pressi della cittadina tedesca di Speyer, a sud di Mannheim, da un caccia americano in missione. Secondo il pilota, tenente Henry Giblin, e il tenente Walter Cleary, radarista di bordo, l'oggetto luminoso li incrociò volando a cinquecento metri al di sopra del loro apparecchio, ad una velocità stimata nell'ordine di almeno quattrocento chilometri orari.

La notte del 22 dicembre 1944 un altro velivolo del 415° Squadrone da Caccia, pilotato dal tenente David McFalls, riferì la presenza dei globi luminosi mentre volava nei pressi di Hagenau, nell'Alsazia Lorena. McFalls li descrisse come "due corpi enormi, fosforescenti, di colore arancione" che seguirono il suo caccia per più di due minuti "dimostrando di essere "sotto controllo intelligente". Due giorni dopo, la notte del 24 dicembre, lo stesso McFalls, come riferisce un suo secondo rapporto ai superiori, avvistò "una sfera rossastra, luminosissima". Il pilota di un bombardiere statunitense rese noto che il suo apparecchio era stato tallonato da una "formazione" di quindici oggetti misteriosi, mentre i piloti di altri due aerei americani "P-47" descrissero dettagliatamente le "sfere luminose".

Uno dei rapporti, riferito ad un avvistamento diurno, recitava testualmente: "...Volavamo a Ovest di Neustadt quando una sfera dorata, che splendeva di un bagliore metallico, ci apparve all'improvviso, librandosi lentamente nel cielo. In quel momento il sole si trovava di poco al di sopra della linea dell'orizzonte, e non ci fu pertanto possibile stabilire con esattezza se quella lucentezza fosse dovuta al riflesso di raggi solari o se, piuttosto, non provenisse dall'interno della sfera stessa...". Il Magg. William D. Leet, pilota di un bombardiere "B-17", si era invece imbattuto nei cieli austriaci, sempre nel dicembre del 1944, in un misterioso corpo volante discoidale "dal colore simile a quello dell'ambra".

Nel luglio del 1944, alle 10:30, mentre l'Ottava Armata Britannica, risalendo l'Italia, si opponeva ai Tedeschi lungo la Linea Gotica, Antoni Szachnowsky, artigliere del Secondo Corpo Polacco, notò un oggetto volante di forma ovoidale e dall'aspetto metallico stazionare proprio sulla linea del fronte. Pochi istanti dopo, sia le batterie antiaeree alleate che quelle tedesche aprirono il fuoco contro il medesimo oggetto, ma in breve (stupite dalla reazione dell'avversario) tacquero entrambe per osservare quello che l'una e l'altra consideravano il rispettivo "nemico" allontanarsi indisturbato, con una brusca conversione a 45 gradi. Nell'ottobre 1944 un paracadutista del Battaglione "N.P." della "Decima MAS" della Repubblica Sociale Italiana vide nel cielo di Milano, in direzione di Piazzale Loreto, una "padella volante" immobile nell'aria. Suonarono le sirene dell'antiaerea ma, da un secondo all'altro, l'oggetto scomparve, lasciando i testimoni senza una spiegazione della sua presenza.

Nel 1945 la portaerei americana Dawson, navigando al largo delle Isole Nansei Shoto (nella zona di Okinawa), rilelò sui radar la presenza di una formazione di 200 velivoli in avvicinamento. Per fronteggiare l'arrivo della presunta squadra aerea nipponica dalla nave furono fatti decollare otto caccia che, però, non incrociarono nessun apparecchio nemico. Gli oggetti, che sorvolarono l'unità navale USA ignorandola, non furono identificati né come appartenenti all'aeronautica giapponese né come aerei alleati e la loro presenza rimase un mistero.

Il quotidiano "New York Herald Tribune" del 2 gennaio 1945 riportò un articolo sui foo-fighters, lasciando intendere che si trattasse di nuovi aerei-civetta nazisti che però non destavano preoccupazione in quanto non erano aerei da rappresaglia. Il giornale descriveva gli oggetti come ordigni teleguidati da terra che però avevano la capacità di restare dietro ai velivoli americani più veloci. Veniva inoltre citata la testimonianza del tenente Donald Meiers che distingueva almeno tre tipi di foo-fighters: un primo tipo costituito dalle sfere rossastre che si ponevano all'altezza delle ali dei velivoli americani, tenendo loro dietro in questo modo; un secondo tipo era costituito di tre 'palle di fuoco' che, in fila indiana, precedevano o seguivano gli aerei che avvicinano; infine, vi erano delle vere e proprie formazioni costituite da almeno una quindicina di punti luminosi che seguivano il velivolo a distanza, e che a tratti sembravano come accendersi e spegnersi.

Relazioni tra gli UFO e il Nazismo?

Oggi sappiamo che anche i piloti nazisti furono protagonisti di simili avvenimenti e ne è testimonianza una fotografia diurna del maggio 1944, che immortala un oggetto volante avvistato su Kamten da un aviatore della "Luftwaffe". Questi oggetti ribattezzati "Kraut" avevano causato nei comandi tedeschi la stessa confusione degli americani. Tuttavia, per lungo tempo un buon numero di segnalazioni di UFO, già a partire dall'immediato dopoguerra, era stato da alcuni interpretato come "armi segrete" naziste, che avrebbero dovuto imporre la svastica in tutto il mondo. In effetti il legame tra la storia del Terzo Reich e i dischi volanti è parte di quel vasto spettro di possibilità che fa capo all'ipotesi terrestre sull'origine degli UFO.

Già dai primi anni Cinquanta, in seguito ad alcune dichiarazioni di ex-ingegneri che avevano lavorato alle dirette dipendenze del Führer, si cominciò ufficialmente a parlare dei numerosi tentativi, attuati dai tedeschi, di realizzare velivoli dall'aspetto e dalle prestazioni molto simili a quelle dei dischi volanti. I servizi segreti inglesi sarebbero stati al corrente, durante la seconda guerra mondiale, di prototipi dalle capacità di volo straordinarie in grado di rovesciare le sorti del conflitto a favore di Hitler. I prototipi, conosciuti con il nome di Fliegender Scheiben o anche come V-7, erano costruiti dalla Siemens e venivano testati a Peenemunde (Norvegia), la base missilistica dove erano stati sperimentali i micidiali ordigni volanti poi utilizzati per bombardare l'Inghilterra.

È opinione dello studioso tedesco Jan Van Helsing che l'idea di costruire velivoli tanto inusuali per l'epoca venne a Hitler dopo che una delegazione di extraterrestri provenienti dal sistema stellare di Aldebaran ebbe preso segretamente contatto con alti gerarchi nazisti. Secondo questa versione i visitatori spaziali avrebbero scambiato il Führer per il dominatore del pianeta e si sarebbero rivolti a lui come primo rappresentante dell'umanità. Questa diceria sarebbe - secondo alcuni - supportata dal fatto che le numerose interpretazioni esoteriche del nazismo fanno sempre riferimento a un gruppo di misteriosi Superiori Sconosciuti, al cui volere Hitler sarebbe stato assoggettato. In base a questa leggenda il Führer sarebbe rimasto affascinato dagli straordinari mezzi volanti degli aldebaraniani, al punto di decidere di creare uno speciale stabilimento incaricato di realizzarne delle copie. Al di là della pittoresca teoria sull'origine di tali prototipi, Van Helsing è convinto che tentativi di costruire mezzi dalle caratteristiche simili a quelle dei dischi volanti siano stati effettivamente compiuti dai nazisti, anche se con scarsi risultati.

I primi prototipi ebbero nomi altisonanti, ricavati dalla mitologia scandinava: Vril, Thule, Haunebu e Odin. Uno dei primi ingegneri del Reich impegnato nella costruzione delle V-7 (dove V sta per vittoria) fu il tedesco Andreas Epp. Questi, nel 1969, rivelò alla stampa di aver ideato un gigantesco piatto volante, il modello Omega, dotato di otto eliche e due motori a reazione. Secondo Epp, l'Omega fu testato nel 1943 a Bremerhaven e raggiunse la discreta velocità di 480 km/h. Al progetto delle V-7 vennero poi chiamati altri quattro ingegneri, i tecnici Habermohl e Miethe, Schriever, che era anche pilota, ed il milanese Giuseppe Belluzzo, grande esperto di motori a turbina. Schriever e Habermohl costruirono un tipico disco volante formato da una cabina centrale di pilotaggio circondata da un anello che ruotava ad una velocità fantastica, mentre Miethe e Belluzzo misero a punto, nella base di Bratislava, un massiccio disco di titanio largo 40 metri, che però, esplose in volo.

In effetti gli esperimenti dei cinque ingegneri ottennero risultati decisamente scarsi, visto che nel corso dei voli di collaudo ben 18 piloti volontari morirono nelle esplosioni dei Fliegender Scheiben. Quando finalmente i tecnici di Bratislava riuscirono a mettere a punto un modello funzionante, l'arrivo dei russi a Berlino li costrinse a distruggere tutto, officine, brevetti e modelli, affinché non cadessero in mani nemiche. Era ormai troppo tardi; la Germania si era arresa e la guerra stava finendo.

Americani e russi, dopo aver scoperto i piani segreti dei nazisti, fecero di tutto per impadronirsi, ognuno a scapito dell'altro, dei brevetti del Terzo Reich. Ovviamente, in piena guerra fredda, queste armi facevano gola alle due superpotenze. Si dice che i sovietici riuscirono a recuperare una serie di carteggi sulle V-7 a Bratislava, a catturare alcuni collaboratori di Miethe. Dopo diversi anni di esperimenti, proprio i sovietici abbiano infine messo a punto, nella città di Ulianovsk, l'Ala 600, un oggetto volante dalla foggia inusitata, pesante ben 9 tonnellate e costruito da Lev Shukin in collaborazione con il padre della missilistica, Serghiej Koroliov. Da parte loro, gli agenti della CIA riuscirono a rintracciare l'ingegner Miethe, il quale dopo la guerra si era rifugiato a Tel Aviv. Per gli Stati Uniti, Miethe mise a punto un disco volante battezzato AVRO Car, un gigantesco cassone dalle prestazioni decisamente deludenti. Secondo lo studioso polacco Robert Lesniakiewicz, contemporaneamente a questi tentativi di imitare le V-7 i servizi segreti americano e russo avrebbero cercato, per molto tempo, anche di recuperare almeno un prototipo integro dei Fliegender Scheiben.

Gli ingegneri nazisti, difatti, avevano lavorato indipendentemente e, da soli, non erano più capaci di ricostruire l'intero brevetto. Un grande centro per la costruzione delle V-7 sarebbe stato situato nella Polonia occupata, fra le montagne di Gory Sowie, nel cui ventre i nazisti avevano scavato una base supersegreta. Ma, con grande disappunto degli agenti del KGB che frugarono la zona, delle installazioni non era rimasto niente. I nazisti avevano distrutto tutto con la dinamite per evitare che brevetti e modelli cadessero nelle mani dei nemici. Col tempo, sempre secondo Lesniakiewicz, l'intera vicenda venne dimenticata o screditata ad arte dai servizi segreti delle due superpotenze, che non avevano interesse a divulgare l'esistenza di simili brevetti.

"Negli anni Sessanta - fa notare lo studioso slovacco Milos Jesenski - uscirono in Italia e all'estero diversi libri in cui si sosteneva che gli UFO altro non erano che armi terrestri. Ora sappiamo che non è così e che i Fliegender Scheiben non raggiunsero mai le prestazioni delle astronavi extraterrestri..." Eppure, in diverse parti del mondo, molti studiosi sono tuttora convinti che gli UFO siano armi segrete naziste e che un gruppo di nostalgici, con diverse basi soprattutto in Sudamerica, stiano testando nuovi prototipi nella speranza di ricreare il Terzo Reich.

I "razzi fantasmi"

Durante e subito dopo la II Guerra Mondiale al fenomeno dei foo-fighters se ne aggiunse un altro, ugualmente sfuggente ed inquietante: i "razzi fantasma" che violavano indisturbati gli spazi aerei europei. Un'ondata di segnalazioni di questo tipo aveva in effetti già interessato il vecchio continente, spingendo una delle potenze non belligeranti, la Svezia, ad istituire tra il 1940 ed il 1946 una massiccia rete di sorveglianza aerea per dare la caccia ai misteriosi intrusi. I "razzi fantasma" erano massicci oggetti sigariformi, non riconducibili a nulla di conosciuto e dalle prestazioni aerodinamiche eccezionali; i militari e i civili, da centinaia di posti di osservazione, osservavano i misteriosi "fusi" sfreccianti a velocità incredibili sopra le città, ma senza attaccare e senza bombardare.

Negli archivi della Difesa vennero catalogate circa 16.000 segnalazioni di "razzi fantasma", 5.890 delle quali non ricollegabili ad armi convenzionali conosciute (per le altre poteva bastare la spiegazione dell'arma segreta nazista o alleata). Il picco più alto negli avvistamenti si ebbe, su tutto il territorio svedese, nell'inverno '44-'45. Tali ordigni non cadevano al suolo esplodendo, come accadeva di solito per i missili tedeschi, così i militari svedesi si convinsero che i razzi fantasma fossero nuovi aerei strategici e segreti germanici, che la stampa di Stoccolma collegò alle voci sulla famigerata "V-3" che avrebbe dovuto essere usata per bombardare New York. Nel gennaio del '45 il governo svedese, convinto che le "V-3" partissero dalla vicina base nazista di Peenemunde, protestò formalmente con Berlino per le intrusioni aeree. La Cancelleria del Reich ignorò la protesta e, a guerra finita, si venne a sapere che il fenomeno aveva interessato anche altre nazioni, europee e non.

Il "Corriere della Sera" del 19 settembre 1946, riferendosi ad un strano avvistamento nello spazio aereo romagnolo, scriveva: "Un altro fenomeno simile a quello registrato l'altra sera alle 22 nel cielo di Modena si è verificato a Imola alle 19.34. Un bolide infuocato ha descritto una breve parabola lasciando una scia luminosa di fuoco. Poiché a quell'ora c'era ancora una discreta luminosità, si ritiene che non si tratti di una delle solite meteore frequenti nelle notti estive. Ancora non è possibile stabilire la natura dello strano bolide". Due giorni prima il "Corriere d'Informazione” aveva dato notizia dell'apparizione di un "siluro volante" nel cielo di Belgrado: "Nessuna esplosione è stata avvertita dagli spettatori né durante l'apparizione né dopo la scomparsa della presunta bomba volante. Misteriosi proiettili volanti sono stati osservati più volte nel corso di molti mesi nel cielo della Svezia". Lo stesso giornale denunciava il 21 settembre: "Misteriose meteore anche nei cieli africani, sopra i distretti occidentali dell'Africa settentrionale.

Vengono descritte come globi gialli con lunghi filamenti di fiamme e una luce giallastra in coda". Nonostante le spiegazioni riduttive sulla stampa italiana, fra cui quella di Filippo Eredia, che aveva identificato i bolidi in meteore provenienti dalla cometa di Tuttle, l'Italia venne interessata dal fenomeno a più riprese e in giornate differenti. La stampa dell'epoca riporta diversi avvistamenti: il 17 settembre a Bologna ("proiettili razzo") e Vercelli ("bombe volanti"), il 19 a Torino ("bolidi luminosi"), il 20 a Roma e a Livorno ("segnali luminosi, proiettili"), il 21 ed il 22 a Firenze, il 4 ottobre a Varazze ("un disco infuocato"), il 5 ottobre a Bari, il 12 a Trieste e Cagliari. Il continuo ricorrere del termine "bombe", nel descrivere questi ordigni apparentemente tutti differenti, fornisce un'idea precisa dello stato di allarme che si venne a creare.

Con la guerra finita, accertato che gli avvistamenti dei foo-fighters non avevano origine da armi segrete naziste, i servizi di intelligence americani, evidentemente condizionati dalla paura della Guerra Fredda, iniziavano a vedere nelle apparizioni degli UFO una possibile minaccia aerea sovietica. Ciò è evidente in un documento segreto datato 4 settembre 1946 (oggi declassificato) di un agente del controspionaggio europeo che si firmava Mr. Lyon. Questo documento, riferendosi ad una serie di avvistamenti di oggetti non identificati nei cieli svedesi, informava il Dipartimento di Stato americano, nella persona del responsabile dell'ufficio, Jack Morgan, che "sebbene 800 segnalazioni siano state già ricevute ed altre ne stiano arrivando, gli svedesi non hanno ancora delle prove definitive. Rapporti dettagliati sono stati inviati a Washington dai nostri militari e dai distaccamenti navali.

Il mio informatore personale è convinto che la Russia stia sperimentando un'arma segreta. Ha promesso di avvisarmi per tempo se verrà scoperto qualcosa...". Quest'idea, che ebbe tra i principali sostenitori l'ammiraglio James Forrestal del Ministero della Difesa, fu probabilmente veicolata fino da allora dai servizi segreti USA per coprire la realtà di un fenomeno la cui presenza, con il 1947, stava diventando sempre più tangibile e consistente.

di Antonio Manera

venerdì 7 novembre 2008

SINDROME DI QUIRRA.

Di recente il gentilissimo Pierpaolo Saba, coordinatore dell'U.S.A.C. Sardegna, mi ha fornito del prezioso materiale relativo alle scie chimiche ed alla sindrome di Quirra nell'isola. E' questa la dicitura con cui sono raggruppate gravi patologie (tumori, leucemie, linfoma non Hodgkin) diffuse nel Sarrabus, "sulla costa sud-orientale della Sardegna, a circa 80 km da Cagliari. Sorge qui la più grande base N.A.T.O. del Mediterraneo, il più vasto poligono sperimentale interforze d'Europa. E' una presenza oscura, lì da più di trent'anni, chiusa e inquietante con i suoi strani bersagli per le esercitazioni sparsi sul litorale o negli altopiani dell'entroterra".

Almeno sin dal 1977, in quest'area, comprendente i comuni di Villaputzu, con la tristemente nota frazione di Quirra, e di Perdasdefogu, sono numerose le morti per malattie tumorali e le nascite di bimbi con malformazioni orribili.
Quasi tutte le vittime operavano all'interno del poligono di tiro per un’azienda, la Vitrociset, che si occupa della manutenzione delle apparecchiature interne, o abitavano nelle campagne circostanti. Le persone colpite, per lo più soldati e pastori, appartengono a tutte le fasce tutte le età. Le analisi ed i prelievi del terreno hanno rilevato la presenza di uranio impoverito, di cesio 136 e tungsteno.

In questi ultimi tempi, è stato accertato che le patologie riscontrate, sono collegabili non alla radioattività degli elementi chimici sopra citati, ma alle nanoparticelle che, non trovando, a causa delle loro ridottissime dimensioni, idonee barriere nell'organismo, penetrano nel cervello, nel fegato, nella milza, nelle ghiandole linfatiche con effetti devastanti.

La sindrome di Quirra è un'atroce dimostrazione di quanto sia immondo l'apparato militare ipocritamente definito "difesa", laddove è strumento di aggressioni, di carneficine e di morte. Eppure questa realtà può solo allungare la già nutrita lista di orrori del nostro pianeta, devastato da generali pazzi e sanguinari, dai folli progetti di dominio del Dottor Stranamore.

La sindrome di Quirra, negata o ignorata o ridimensionata dalle autorità, attribuita dai militari a non meglio precisate tare genetiche, dovrebbe convincere il più strenuo difensore delle istituzioni, il più scalmanato ammiratore delle divise, almeno a tacere o a cambiare discorso. Si trova sempre un avvocato del diavolo, ma qui forse non è così facile. Eppure dove fallisce la malafede di chi celebra i benefici del nucleare, delle emissioni degli inceneritori, degli organismi geneticamente modificati, dei farmaci "anti-tumorali" (è arcinoto che sono dei vari toccasana), riesce l'indottrinamento.

Infatti, tra le vittime dell'uranio impoverito, del tungsteno e del cesio 136, è stato interpellato un soldato che, pur affetto da una sindrome mortale, con incredibile cecità, decanta di fatto i "valori" della "patria", magnifica l’espletamento del servizio. Egli, con intima persuasione pari solo al totale annebbiamento della sua coscienza ottenuto con anni di programmazione e di condizionamento mentale, afferma che è necessario sperimentare i sistemi d'arma, usare proiettili veri e le altre munizioni, per addestrare, in modo efficace, i soldati a combattere sul campo i "nemici". La "patria" va difesa: i nemici vanno neutralizzati. La vittima si identifica in toto con il carnefice e lo ama di un amore infinito, assoluto. Il sottufficiale snocciola, quasi infervorandosi, i luoghi comuni della propaganda bellicista, come fosse un demone che parla attrraverso un posseduto. Sconvolgente!

Questa distorsione della verità, di fronte alla quale il rovesciamento prospettato da Orwell in 1984, sembra quasi ingenuo, è espressa da un alienato che stupra la lingua in modo vergognoso, seppur del tutto inconsapevole. Già: questo stupro è forse più grave delle innominabili nefandezze perpetrate dai militari. Il “dovere" è il carcere mentale che il prigioniero, con le sue stesse mani, ha costruito. I nemici semplicemente non esistono, se non nei deliri di un allucinato. I veri nemici sono quelli che trovano sempre la carne da cannone, carne precedentemente ammollata. Il dovere è autoflagellazione e si potrebbe definire masochismo, se qui in gioco non fosse soltanto una mostruosa tara psichica, ma soprattutto l'inversione satanica del linguaggio, un'inversione antica come il mondo, ma oggi trionfante con il suo nero vessillo.

Dulce et decorum est pro patria mori: è dolce ed onorevole morire per la patria. Questo sventurato, come molti altri, muore contento per Satana e lo venera come fosse Dio.

http://vimeo.com/1786111