lunedì 10 novembre 2008

GRAAL: HITLER & Co.


Nel 1934 Heinrich Himmler, braccio destro di Hitler, realizzò il sogno che aveva accarezzato fin dalla sua infanzia: imitare la corte di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri. Il 27 luglio 1934 affittava pertanto il castello di Wewelsburg (canone annuo: un marco!), una fortezza sassone posta su di un rilievo montuoso sul fiume Alme, dove dette sfogo alla sua fantasia. Qui i suoi 12 Obérgruppenfurer migliori (i comandanti da battaglione delle SS), si riunivano in un salone lungo 35 metri e
largo 15 attorno ad una tavola di quercia massiccia, I seduti su altrettante poltrone rivestite in pelle di cinghiale, recanti ciascuna la targhetta d'ottone con indicato il nome del "paladino". Nei sotterranei, in una stanza dalle pareti spesse un metro e ottantacinque centimetri, si celava il lugubre sacrario dell'Ordine. Al centro della sala, in un pozzetto contornato da 12 colonne, una coppa di pietra serviva a bruciare lo stemma di ogni "paladino" morto sul campo. Ogni allusione al ciclo dei cavalieri della Tavola Rotonda non era casuale.

Il castello divenne anche la sede della scuola di formazione dei Fuhrer SS e della RUSHA, il famigerato ufficio per la razza che dava impulso alle ricerche archeologiche finalizzate alla ricerca dell'eredità dei "Progenitori Tedeschi. Consolidato il suo potere ed il suo ascendente su Hitler, Himmler sguinzagliò "commandos" di studiosi nei paesi occupati militarmente dalla Germania alla ricerca delle "reliquie" legate al Cristianesimo della prima ora.
Si circondò di archeologi e studiosi come Karl Maria von WIligut, suo esperto personale di religioni, specializzato in tradizioni germaniche pagane, ideatore di alcune spedizioni in Scandinavia, nella Polonia del nord e nelle pianure della Russia, alla ricerca di testimonianze archeologiche significative per l'ideologia nazista. Pezzi archeologici, reliquie vere e cianfrusaglie iniziarono così ad affluire nei musei della Germania, perfino la Lancia di Longino (in realtà, una lancia di epoca Carolingia appartenuta a Carlo Magno), portata a Norimberga dalla Weltliche Schatz Kammer 'di Vienna, dov' era stata conservata fino ad allora e dove ancora oggi si trova.

L'ARCHEOLOGIA NAZISTA

Questo interesse dei nazisti per le sante reliquie legate alla "cerca del Graal" , aveva una lunga storia alle spalle. Dopo il Trattato di Versailles, in Germania si era affermata una corrente di studi archeologici detta "Siedlungsarchaeologie", o "archeologia d'insediamento", un metodo che cercava di stabilire le correlazioni tra le "stirpi" e le loro aree d'occupazione, sulla base dei materiali ritrovati nei corredi funerari. L'interesse degli studiosi per il medioevo tedesco risaliva agli umanisti tedeschi, cui si devono scoperte come i corni d'oro di Gallehus a Tondern, tra il 1639 ed il 1734, e la ricca tomba di Childerico a Toumai, in Belgio, nel 1633.
Nei primi anni dell'Ottocento prese il via anche l'indagine sui castelli e sulle tombe dell'alto medioevo, in seguito all'affermarsi del forte sentimento nazionalista pan-germanico. Lo studio dei popoli tedeschi nell'età delle emigrazioni, la preistoria e la protostoria, ebbero comunque un notevole impulso quando la Società Tedesca di Preistoria, nel 1933, fu sovvenzionata dal partito nazional-socialista.
La Società cambiò nome, diventando la "Lega del Reich per la Protostoria tedesca", annoverando tra le file dei suoi studiosi personaggi di risalto dell'archeologia dell'epoca, alcuni dei quali produssero pericolose teorie razziste, come nel caso della disputa sorta sull' origine razziale della Polonia e della Slesia. Kossinna, predecessore dell' archeologia nazista, è considerato l'ideatore dell'Archeologia dell'insediamento. Questo orientamento di ricerca eercava di stabilire delle coincidenze tra "stirpi", le loro aree di occupazione ed i reperti materiali, confrontando i corredi funebri.



LA PREISTORIA EROICA

Ciò non significa che tutta l'archeologia del pèriodo nazista sia da rifiutare in blocco, né che era soltanto finalizzata ed asservita alle idee razziali di partito. Ancora oggi restano fondamentali, nel campo degli studi preistorici, i lavori condotti negli anni '30 da P. Paulsen o quelli di J.Werner nel campo dell'archeologia longobarda, mentre molti altri storici furono sfruttati in buona fede.
Tuttavia, con il nazismo acquistò rilievo la ricerca archeologica sui popoli germanici dell' età delle migrazioni (che nell' ordinamento tedesco fa parte dell' archeologia pre e protostorica). Furono date ingenti sovvenzioni dal Partito alla "Lega del Reich per la Preistoria Tedesca". Lo stesso Himmler fu curatore e presidente dell' associazione "Deutsche Ahnenerbe" ("Eredità dei Progenitori Tedeschz") fondata nel 1937 e sovvenzionatrice di scavi e ricerche. "Durante la seconda guerra mondiale - è stato scritto - l'occupazione dell'Ucraina, della Polonia, della Cecoslovacchia e della Russia spinsero l'efficiente macchina nazista ad unire depredazioni di musei a campagne di scavo nei territori invasi".
Nella sfera della ricerca sul campo si segnalano le indagini di Jankuhn (direttore dell'Istituto di Preistoria di Rostock) e Paulsen (docente di preistoria a Berlino), uno dei maggiori specialisti dell'archeologia delle invasioni barbariche.

Nel 1930 Herbert Jankuhn iniziò a sua volta l'esplorazione della città fortificata di Hedeby, un insediamento abbandonato del nord della Germania (presso Schleswig). La necessità di ingenti capitali per finanziare queste ricerche portò molti archeologi, tra questi Jankuhn, ad aderire all'ideologia nazista. Ed alcuni di loro, in buona o in cattiva fede, cercarono di ottenere risultati da offiire alle richieste di Himmler.

LA TAVOLA ROTONDA DI HIMMLER

A Himmler mancava, infatti, l'oggetto che apparteneva alla più bella tradizione del nord, dopo la saga dei Nibelunghi: il Graal.
Egli voleva dimostrare al Cattolicesimo europeo che anche la tradizione era con la Germania, così come un tempo i Catari della Francia Meridionale s'erano opposti al papato possedendo (almeno si diceva) la santa reliquia.
Diversi studiosi ed archeologi nazisti, prima della guerra, cercarono in Europa il Graal, ambìto oggetto della Cristianità, non facendo caso al fatto che, tutto sommato, la tradizione dei racconti della Tavola Rotonda era stata prodotta da un mito "semita". Studiando il romanzo di Wolfram von Eschenbach (scritto circa nel 1210) ci si accorge, infatti, che molti riferimenti alla "Cerca" portano gli inequivocabili segni di un' origine giudaica. Già nelle prime pagine del suo lavoro Wolfram spiegava d'aver scritto il libro dietro suggerimento di un certo Kyotde Provence, il quale aveva ricevuto a sua volta notizia di questa storia da un misterioso personaggio chiamato Flegetanis, un pagano che si diceva discendente di Salomone.
Kyot de Provence era in realtà Guiot de Provins, un monaco trovatore che godeva della fiducia dei Templari, noto anche per i suoi scritti sarcastici sulla Chiesa e per le sue lodi al Tempio.
Nel 1184 Guiot era a Mayence, in Germania, durante la Pentecoste quando l'imperatore Federico Barbarossa investì cavalieri i suoi figli. E in quest' occasione che Guiot incontrò Wolfram, al quale confidò la storia della "Cerca", scritta forse a "quattro mani".

Ebbene, nel testo di Wolfram, Parsival dichiara d'avere sangue ebreo nelle vene poiché si dice discendente di Giuseppe d' Arimatea. Il Graal, diceva Wolfram, aveva il potere di creare re.
Non a caso Parsifal trova la reliquia nel castello del "Re Pescatore", la cui famiglia era la custode del Graal. Ma le sorprese continuano.
La stessa famiglia del Re Pescatore ha origini ebraiche, poiché in essa compaiono nomi come quello di un certo Laziliez (che fa pensare derivi da Lazzaro, fratello di Marta e Maria) i cui genitori, Mazadan e Terdelaschoye, hanno anche loro nomi sospetti. Mazadan potrebbe essere derivato da Masada, la montagna presso il Mar Morto sulla quale un pugno di Ebrei, nel 68 a.c., combatté l'ultima disperata battaglia per l'indipendenza contro i Romani. Terdelaschoye, invece, pare davvero il nome francesizzato di "Terre de la Choix", la "Terra della Scelta" o la "Terra Prescelta". Parsifal dichiara, infine, d'essere nato nel Waleis, a Scaudone o Sinadon. Si potrebbe pensare che i due luoghi si riferiscano rispettivamente al Galles (Wales) ed a Snowdonia. Ma, a cercare bene negli atlanti, si scopre invece che il riferimento di Wolfram (o di Guiot) indica il Vallese, in Svizzera, mentre Sinadon altro non era che l'antico nome (Sindonensis) dell'attuale Sion, capitale del Vallese, nel Parsifal non ora svizzero, ma ebreo, come tutti coloro che (Artù escluso) avevano a che fare con il Graal! Il mito che la Germania nazista considerava il retaggio della più pura tradizione celtico-germanica era dunque inquinato, sospettato d'essere giudaico.



L'ORIGINE DI UN MITO

Himmler fu dunque tratto in inganno dalle apparenti origini teutoniche del mito. Non a caso, il regista R. Torpe, sceneggiando questa leggenda, l'ambientò in una Inghilterra del XV secolo, ispirandosi ad un' edizione tarda della storia sulla "Cerca" del Graal. Nel 1400, infatti, Thomas Malory rimaneggiò i lavori di Chrétien de Troyes ("Percevalou le conte du Graaf'), di Robert de Boron e di Wolftam von Eschenbach, scrivendo un romanzo che è ancora oggi la versione più letta e ristampata nel mondo anglosassone. La deviazione dai significati primitivi di questo mito nacque, dunque, quando al Graal fu associato Artù, od Artorius, personaggio esistito, pare, nel IV secolo d.c. nel Somerset, dove capeggiò la difesa del sud dell'Inghilterra dall'invasione sassone.

Malory scrisse che a Camelot (il castello di Artù di volta in volta identificato in luoghi diversi nel sud della Gran Bretagna e persino in Francia) s'iniziò la "Cerca" del sacro Graal, nella Pentecoste del 454. Quel giorno, i cavalieri d'Artù trovarono sui loro dodici seggi il proprio nome. Il tredicesimo posto (detto "pericoloso") era destinato a Galahad, cavaliere senza macchia, il quale, quello stesso giorno, riuscì a sfilare una spada da una roccia arenatasi sulle sponde del lago nei pressi di Camelot. Quella sera - continua la storia maloryana - mentre i cavalieri erano riuniti attorno alla tavola rotonda, comparve il Graal in una luce abbagliante. I cavalieri furono investiti da questa luce, poi la misteriosa reliquia scomparve nel nulla così com'era venuta.

Da quel momento, la "Cerca" iniziava. Soltanto tre cavalieri, Galahad, Parsifal e Bohor, potranno rivedere il Graal conservato in un castello dove vivevano due re, il "Re Ferito" ed il "Ricco Re Pescatore". Himmler copiò dunque da questa versione la scenografia per il castello di Wewelsburg, non accorgendosi che anche questo racconto, per quanto "nordicizzato", nascondeva una beffa. Basta notare che la "Cerca" inizia il giorno della Pentecoste, per sospettare l'ennesimo scherzo di Guiot de Province. Forse lui e Wolftan von Eschenbach avevano scelto proprio quel giorno, dopo la Pasqua, perché nella tradizione cristiana in quella data lo Spirito Santo era sceso sugli Apostoli, come il Graal sui Paladini. Ma la Pentecoste è anche una festa ebraica che commemora la legge divina data a Mosè sul Monte Sinai, dopo la liberazione dall'Egitto!

I PROTOCOLLI DI SION

La storia del Graal diventava quindi un documento simile ai famigerati "Protocolli degli Anziani di Sion", un falso documento creato per dimostrare che gli Ebrei, da lungo tempo, "cospiravano per rovinare e dominare il resto del genere umano". Pubblicati e diffusi in tutta Europa, i "Protocolli", come un tempo era accaduto alla storia della "Cerca" del Graal, godettero di un incredibile credito nella Germania nazionalista che andava rispolverando le proprie origini guerriere, essendo anche utilizzati da Goebbels per appoggiare la propaganda antisemita.
I "Protocolli" furono persino causa di delitti politici "ritualizzati". Ad esempio, nel giugno del 1922, a Berlino fu assassinato il Ministro degli esteri tedesco Walther Rathenau perché, oltre ad essere ebreo, era ritenuto uno degli "Anziani di Sion", cioè uno dei capi della presunta cospirazione anti-germanica.

Dal processo agli assassini di Rathenau, emerse che l'uomo era stato ucciso per essere offerto in sacrificio al dio Sole dell' antica religione germanica. Il delitto avvenne, difatti, il giorno del solstizio d'estate, come in un antico rito pagano, ed alla notizia della morte del ministro molti giovani nazionalisti tedeschi celebrarono sulle colline sia la ricorrenza astronomica, sia l'uccisione di un individuo che, a loro dire, "simbolizzava il potere delle tenebre". Giudaica o no, Himmler sapeva che la storia del Graal non era mai piaciuta troppo alla Chiesa, parlando di un oggetto attorno al quale si creavano coalizioni che potevano eclissare il potere del Papa. Basti ricordare che, nonostante gli sforzi di Himmler per indottrinare col neo-paganesimo le sue SS, queste restarono fedeli alla confessione evangelica per il 54,2% ed alla religione cattolica per il 23,7%!
Resta anche il fatto che la lucida follia di Himmler portò nell'Occitania Catara i soldati dell'ennesimo ordine "monastico", l'Ordine Nero delle SS, ancora una volta alla ricerca del Graal. Uno di questi ricercatori della sacra reliquia sarà Otto Rahn, nella cui misteriosa vita, quanto nella sua enigmatica morte, è racchiusa tutta l'essenza di una forsennata ricerca che vedeva l'ombra della svastica allungarsi pericolosamente sulla più esoterica tradizione del mondo cristiano.

di Vittorio Di Cesare