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giovedì 30 aprile 2009
Pianeti scomparsi.
L'intensa attrazione gravitazionale può deformare, nell'arco di milioni di anni, l'orbita dei pianeti: al di sotto di un certa distanza il pianeta può risultarne distrutto o inghiottito.
Nel corso degli ultimi due decenni gli astronomi hanno trovato centinaia di pianeti extrasolari, ora una nuova ricerca mostra in che modo molti di essi sarebbero stati inghiottiti dalle loro stelle.
"L'ipotesi che le forze gravitazionali possano avvicinare un pianeta alla sua stella è stata confermata da modelli al computer solo recentemente, ed è la prima volta che si documenta che tale processo porta alla distruzione di un pianeta", ha spiegato Rory Barnes, astronomo dell'Università di Washington.
La ricerca di Barnes, che con il collega Richard Greenberg firma un articolo sull'ultimo numero della rivista “Astrophysical Journal”, ha riguardato i pianeti molto vicini alla loro stella, oggetti che possono essere rivelati in modo relativamente semplice misurando la variazione di luminosità quando il pianeta, transitando, si trova lungo la direzione di osservazione.
Proprio in virtù della distanza molto limitata, tra il pianeta e la stella vi è un'intensa forza gravitazionale che deforma la superficie della stella con onde di marea che si sollevano dalla sua superficie gassosa.
"Le maree deformano la stella: quanto maggiore è la distorsione mareale, tanto maggiore è la probabilità che il pianeta venga inghiottito”, ha aggiunto Greenberg.
La maggior parte dei pianeti osservati al di fuori del sistema solare è simile a Giove, tranne per il fatto che si tratta di oggetti molto più massicci. All'inizio di quest'anno è stato scoperto il pianeta extrasolare denominato CoRoT-7 B che, sebbene molto più grande, è più simile alla Terra di qualunque altro pianeta osservato finora. Esso orbita intorno alla sua stella a soli 22 milioni di chilometri di distanza, inferiore a quella che separa Mercurio dal Sole.
“La sua temperatura inoltre raggiunge circa i 1400 gradi Celsius: non si tratta certo di un ambiente accogliente e, in tempi brevi per l'evoluzione del cosmo, cioè in circa un miliardo di anni, CoRoT-7 B sarà consumato.”
“Le orbite di questi pianeti evolvono lentamente, su scale temporali di alcuni di milioni di anni”, ha concluso Jackson. "Alla fine l'orbita del pianeta si restringerà a tal punto che il pianeta ne verrà distrutto, oppure la sua orbita comincerà a intersecare l'atmosfera della stella e a quel punto sarà il calore a distruggerlo."
Gli autori sperano che i risultati del loro lavoro consentano una migliore comprensione di come le stelle distruggano i pianeti e di come l'interazione gravitazionale possa influenzare le orbite planetarie, ora che l'interesse verso l'osservazione dei pianeti extrasolari ha trovano nuova linfa grazie al recente lancio del telescopio spaziale Keplero, progettato specificamente allo scopo di studiare gli oggetti che sono dimensionalmente simili alla Terra.