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venerdì 1 maggio 2009

Scoperte le stelle che mangiano pianeti.




A forza di indagare, talvolta si trovano anche delle sorprese sgradevoli. Questo stato d’animo deve aver attanagliato alcuni cacciatori di pianeti extrasolari, verificando con i calcoli e poi trovando riscontro diretto, che alcune stelle dopo essersi formate ed aver generato, in un certo senso, con il materiale circostante dei pianeti , se li sono pure mangiati.

PIANETA «DIVORATO» - Un gruppo di astrofisici dell’Università dell’Arizona (Brian Jackson, in particolare) a parte la constatazione di un influsso reciproco sulla velocità di rotazione e di un trasferimento da orbite lontane ad orbite vicine dei pianeti medesimi, sono arrivati alla conclusione che il pianeta Corot-7b finirà presto, in termini astronomici, (circa 25 milioni di anni) per essere inghiottito dal vicino astro dal quale dista appena 0,017 unità astronomiche (1 unità equivale a 150 milioni di chilometri). Insomma c’è un’attrazione fatale che porta all’annientamento.

PIANETA «CONSUMATO» - Ma non solo. Un'altra ricerca condotta da Helmut Lammer dell’Accademia delle scienze austriaca a Graz, ha dimostrato che c’è un’altra attività non meno divoratrice effettuata dalle stelle-madri. Scrutando il pianeta extrasolare WASP-12b che compie un giro intorno all’astro in un giorno si è reso conto che il corpo planetario era notevolmente dimagrito perdendo il 25 per cento della sua massa nell’arco degli ultimi dei due miliardi di anni di vita presunta. Per fortuna è abbastanza corpulento (è 1,4 volte il nostro Giove, il più massiccio dei pianeti del nostro sistema solare) e quindi anche se l’astro gli strappa continuamente materia con la sua possente forza di gravità ha ancora un’attesa di vita non trascurabile. Insomma, il cannibalismo non c’è solo tra gli animali: si era già visto anche tra le galassie ed ora tra stella e pianeta. La natura, dunque, non fa differenze.

giovedì 30 aprile 2009

Pianeti scomparsi.


L'intensa attrazione gravitazionale può deformare, nell'arco di milioni di anni, l'orbita dei pianeti: al di sotto di un certa distanza il pianeta può risultarne distrutto o inghiottito.
Nel corso degli ultimi due decenni gli astronomi hanno trovato centinaia di pianeti extrasolari, ora una nuova ricerca mostra in che modo molti di essi sarebbero stati inghiottiti dalle loro stelle.

"L'ipotesi che le forze gravitazionali possano avvicinare un pianeta alla sua stella è stata confermata da modelli al computer solo recentemente, ed è la prima volta che si documenta che tale processo porta alla distruzione di un pianeta", ha spiegato Rory Barnes, astronomo dell'Università di Washington.

La ricerca di Barnes, che con il collega Richard Greenberg firma un articolo sull'ultimo numero della rivista “Astrophysical Journal”, ha riguardato i pianeti molto vicini alla loro stella, oggetti che possono essere rivelati in modo relativamente semplice misurando la variazione di luminosità quando il pianeta, transitando, si trova lungo la direzione di osservazione.

Proprio in virtù della distanza molto limitata, tra il pianeta e la stella vi è un'intensa forza gravitazionale che deforma la superficie della stella con onde di marea che si sollevano dalla sua superficie gassosa.

"Le maree deformano la stella: quanto maggiore è la distorsione mareale, tanto maggiore è la probabilità che il pianeta venga inghiottito”, ha aggiunto Greenberg.

La maggior parte dei pianeti osservati al di fuori del sistema solare è simile a Giove, tranne per il fatto che si tratta di oggetti molto più massicci. All'inizio di quest'anno è stato scoperto il pianeta extrasolare denominato CoRoT-7 B che, sebbene molto più grande, è più simile alla Terra di qualunque altro pianeta osservato finora. Esso orbita intorno alla sua stella a soli 22 milioni di chilometri di distanza, inferiore a quella che separa Mercurio dal Sole.

“La sua temperatura inoltre raggiunge circa i 1400 gradi Celsius: non si tratta certo di un ambiente accogliente e, in tempi brevi per l'evoluzione del cosmo, cioè in circa un miliardo di anni, CoRoT-7 B sarà consumato.”

“Le orbite di questi pianeti evolvono lentamente, su scale temporali di alcuni di milioni di anni”, ha concluso Jackson. "Alla fine l'orbita del pianeta si restringerà a tal punto che il pianeta ne verrà distrutto, oppure la sua orbita comincerà a intersecare l'atmosfera della stella e a quel punto sarà il calore a distruggerlo."

Gli autori sperano che i risultati del loro lavoro consentano una migliore comprensione di come le stelle distruggano i pianeti e di come l'interazione gravitazionale possa influenzare le orbite planetarie, ora che l'interesse verso l'osservazione dei pianeti extrasolari ha trovano nuova linfa grazie al recente lancio del telescopio spaziale Keplero, progettato specificamente allo scopo di studiare gli oggetti che sono dimensionalmente simili alla Terra.

sabato 21 febbraio 2009

SAREMMO GIA' ESTINTI, COME RAZZA UMANA ?



Nassim Haramein mostra un video della NASA sulla Cometa V1 durante una conferenza di fisica e astronomia di 8 ore, un ogetto di dimensioni doppie rispetto a Giove che avrebbe dovuto causare degli squilibri disastrosi per il genere umano nel sistema solare, nelle orbite della Terra e di Mercurio e che secondo le predizioni avrebbe dovuto colpire il sole con delle conseguenze devastanti, ma inspiegabilmente non è accaduto assolutamente nulla e per di più sembra che il Sole stesso con una eruzione solare diretta esattamente verso la cometa e al momento esatto, abbia deviato l'orbita di una delle comete più grandi che abbiano mai attraversato il nostro sistema solare.

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