sabato 25 aprile 2009

I MITI DEI MAYA QUICHE'.


Il complesso archeologico di Palenque Imponenti montagne torreggiano al di sopra della lussureggiante giungla messicana. Tra il verde, incredibili bassorilievi e statue in pietra si ergono maestose, illustrando favolosi miti del passato e future profezie. Il Messico possiede una narrativa folkloristica e un corpus mitologico unici al mondo, corroborati dalla più impressionante serie di città, monumenti e bassorilievi mai sviluppati da una civiltà occidentale non europea.

Nell'epoca precolombiana il Messico aveva visto la fioritura di importanti gruppi etnici, come quelli degli Olmechi, dei Chichimechi, dei Toltechi e degli Aztechi. Nella penisola dello Yucatàn si era anche sviluppato il "Nuovo Impero" Maya, strutturato in una sorta di federazione denominata Mayapàn. Ancora oggi, il Messico sembra avvolto da un'aura mistica, in cui sacro e profano, realtà e leggenda si fondono. E tutto diventa possibile. "La superficie della Terra non era ancora apparsa. V'erano solo il placido mare e la grande distesa di Cielo... tutto era buio e silenzio". Così inizia il Popol Vuh, il libro sacro dei Maya Quiché che narra degli albori dell'umanità. Solo il Creatore (Gucumatz) e la Creatrice (Tepeu) erano nell'acqua, "circondati dalla luce". Essi si incontrarono e parlarono a lungo, e alla fine presero la decisione di creare l'uomo prima dell'alba, aiutati dal dio supremo Huracàn, il Cuore del Cielo. Gucumatz e Tepeu - verosimilmente delle entità extraterrestri - fecero emergere la terraferma dalle acque, e presto le montagne e le valli si ricoprono di boschi ed erba. Poi vennero creati anche gli animali, e Gucumatz e Tepeu chiesero loro di lodare e benedire i nomi degli déi, del Cuore del Cielo e del Cuore della Terra. Ma gli animali, ahimé, difettavano di linguaggio: "essi non possono pronunciare i nostri nomi, questo non è un bene". Gli ET decisero allora di creare l'uomo, probabilmente attraverso un intervento di ingegneria genetica: "proviamo ancora! L'alba si avvicina, facciamo colui che ci nutrirà e ci sosterrà. CMaya e Aztechi avevano una lunga tradizione scrittareiamo degli esseri obbedienti". In queste parole traspare il vero intento - tutt'altro che generoso - dei "Creatori" alieni: quello di costruirsi degli abili schiavi. Così dalla Terra e dal fango fecero la carne dell'uomo, ma non andava bene: si squagliava, era molle, non si muoveva bene, non aveva forza e cadeva spesso. La sua testa era ciondolante e la sua vista confusa. Inoltre, benché parlasse, era privo di intelligenza. "Le nostre creature non sono in grado di camminare né di moltiplicarsi. Proviamo ancora", dissero i creatori. Così distrussero gli esseri di fango. Allora per realizzare le nuove entità usarono il legno (probabilmente è un simbolismo dei diversi materiali chimici usati negli esperimenti genetici). Le creature lignee si muovevano e procreavano, ma non avevano intelligenza. La loro pelle era gialla, la carne secca, non avevano sangue né sudore, erano privi di forza e, non ricordando chi fossero i loro creatori, si rifiutavano di adorarli. Questi "furono i primi uomini che popolarono la Terra in gran numero". Ma l'Iras Dei non si fece attendere: "un diluvio fu suscitato dal Cuore del Cielo, che si abbatté sulle teste delle creature di legno". Una pesante resina cadde dal cielo, la faccia della Terra si oscurò e tutti gli esseri lignei perirono sommersi dal diluvio. Infine, appena prima dell'alba (perché il Sole ancora non c'era), la razza umana venne creata usando del mais bianco e mais giallo. "Non nacquero da donna... Essi furono generati dalla Creatrice e dal Creatore. Solo per un miracolo, per mezzo dell'incantesimo, furono creati...". È chiaro che il Popol Vuh vuole sottolineare il fatto che non si trattò di una nascita "naturale". Statuine Olmeche rinvenute nei pressi di Città del Messico: erano questi i 'primi uomini' fatti col legno?Finalmente l'ingegneria genetica aliena dà i risultati sperati. Furono quattro i primi uomini creati dagli déi: Balam-Quitzé, Balam-Acab, Mahucutah, Iqui-Balam. Questi poi si unirono carnalmente a quattro donne, create artificialmente per loro: da esse nacque la stirpe degli uomini. Il Popol Vuh descrive questi primi esseri umani come davvero speciali: "furono dotati di intelligenza, potevano vedere lontano, riuscivano a sapere tutto quel che è nel mondo. Quando guardavano, contemplavano ora l'arco del cielo ora la rotonda faccia della Terra..." (i Maya sapevano anche che la Terra era sferica, dunque). Contrariamente ai loro predecessori, gli esseri umani ringraziarono sentitamente gli dei per averli creati. Ma anche stavolta i creatori si indispettirono. "Non è bene che le nostre creature sappiano tutto, e vedano e comprendano le cose piccole e le cose grandi". Gli dei tennero dunque consiglio: "Facciamo che la loro vista raggiunga solo quel che è vicino, facciamo che vedano solo una piccola parte della Terra! Non sono forse per loro natura semplici creature fatte da noi? Debbono forse anch'essi essere dei? Debbono essere uguali a noi, che possiamo vedere e sapere tutto? Ostacoliamo dunque i loro desideri... Così i creatori mutarono la natura delle loro creature. Il Cuore del Cielo soffiò nebbia nei loro occhi, e la loro vista si annebbiò, come quando si soffia su uno specchio. I loro occhi furono coperti, ed essi poterono vedere solo quello che era vicino, solo quello che ad essi appariva chiaro".

LA CREAZIONE DELL'UOMO

La piramide della Luna a Città del MessicoEsistono nel Popol Vuh moltissimi paralleli con le leggende sumere riportate da Zecharia Sitchin, e persino con i racconti biblici. Secondo i Sumeri, gli "dei" Nephilim provenienti dal pianeta Nibiru tentarono di creare geneticamente degli uomini che li servissero e li adorassero. Dopo alcuni tentativi vi riescono, ma l'uomo è troppo simile a loro, troppo intelligente: come recita il Popol Vuh, possono "vedere le cose lontane" (una specie di remote viewing?) e "comprendere la natura delle cose", forse una sorta di telepatia o capacità di visualizzare le aure energetiche degli esseri viventi. Persino le leggende bibliche inerenti la cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden si riferirebbero a questo: il "peccato originale" sarebbe stato l'essere diventati troppo simili agli "dei", che invece li volevano schiavi. Dopo che Adamo ed Eva assaggiarono il frutto proibito, "il Signore Dio disse: ecco, l'uomo è diventato come uno di noi". A parte il plurale (l'originale recava "gli Elohim" e non "Dio"), dal testo traspare la preoccupazione di chi vede la propria supremazia messa in discussione. I Nephilim allora tolsero agli uomini tali capacità, rendendoli mentalmente "limitati", malessere che ci affligge tutt'ora. Per il contattato Alex Collier, gli alieni ci resero "stupidi" modificando il nostro DNA per poterci controllare meglio e per impedire eventuali ribellioni. Secondo il Popol Vuh, molti uomini vennero generati, ed essi si moltiplicarono nell'oscurità e nel freddo. Infatti non erano ancora stati fatti né il Sole né la luce: "non ci abbandonate, o dei che siete in Cielo e in Terra! Fate venire l'alba, fate venire il giorno!"; pregavano i Maya Quiché. Ci furono delle lotte per il possesso del fuoco tra gli uomini, poiché il segreto della sua accensione era noto a pochi. Bassorilievo OlmecoProbabilmente la Terra era collocata in un'orbita tanto distante dal Sole che esso non era neppure visibile, oppure il tempo di rivoluzione del pianeta era uguale a quello della sua rotazione, al che una parte di esso (incluso il Sud America) era sempre in ombra. Questa teoria sembrerebbe confermata da una leggenda delle isole della Melanesia (Oceania), dove evidentemente avevano il problema opposto: secondo i miti locali, infatti, "in principio sulla terra c'era la luce perenne. Poi un eroe, Quat, si recò ai confini del cielo per strappare un pò di oscurità alla notte e e farne dono agli uomini, oppressi da un gioprno senza fine". Insomma, sempre giorno su un lato del globo e sempre notte nell'altro dove risiedevano Aztechi e Maya. Poi, narrano i Quichè, "infine sorse il Sole, e l'umida e fangosa superficie della Terra si asciugò all'istante. Il suo calore era insopportabile: certamente non era lo stesso Sole che vediamo ora". Un mondo senza Sole, un mondo buio e freddo, in cui il possesso del fuoco conferiva un'autorità quasi divina: ecco il mondo primevo dei Maya Quiché. Si comprende dunque perché i popoli amerindi avessero una tale adorazione per il Sole, e perché compissero, sulle loro piramidi, rituali così crudeli e elaborati per mantenerlo acceso. Nella loro memoria ancestrale permaneva la consapevolezza che la presenza dell'astro diurno nel cielo non era scontata o certa. Ma chi o cosa provocò tali sconvolgimenti planetari? Fu forse l'arrivo nelle nostre vicinanze del 10° pianeta del sistema solare, quello che i Sumeri chiamavano Nibiru? Forse. Anche la fine dei quattro patriarchi Maya fa pensare: i primi esseri creati dall'ingegneria genetica extraterrestre, sentendo che la loro ora era giunta, salirono sulla cima del monte Hacavitz. Ma non morirono: svanirono invece nel nulla, una volta in cima. "Non furono sepolti dalle mogli né dai figli, perché non furono più visti quando disparvero". Chi li prese? Forse un teletrasporto alieno? Certo, dopo tante fatiche in laboratorio, gli ET avranno voluto tenersi il frutto del loro lavoro.

GLI UOMINI PESCE
Oannes, dio-pesce sumerico, collegabile ai Vinac-car, gli uomini pesce maya
Il parallelo tra mitologia sumerica e Maya non finisce qui: alcune divinità Maya venivano definite Vinac-car, ossia uomo pesce, dato che sorgevano dalle acque. E ancora oggi, nei bassorilievi sumerici, sono visibili i loro dei, mezzi uomini e mezzi pesci. Gli Aztechi, un popolo che nel 16° secolo vantava eserciti di migliaia di uomini, in salute e armati di lance e frecce, nonché una civiltà sofisticata ed evoluta, con città dotate di impianti fognari e acqua corrente, furono annientati da un centinaio di soldati spagnoli o poco più, malati, sporchi e male armati. Come fecero? Semplice: gli Aztechi erano convinti che Hernàn Cortés fosse la reincarnazione del loro dio Quetzalcoatl, alla cui descrizione corrispondeva perfettamente. Molte leggende locali infatti parlavano di Quetzalcoatl, un dio che anticamente insegnò ai loro antenati i rudimenti della civiltà (scrittura, semina, riti) e che al momento di ritornare in cielo giurò loro che un giorno sarebbe tornato. E Quetzalcoatl doveva somigliare davvero agli uomini di Cortés: era barbuto, aveva la pelle bianca ed era rivestito da un'armatura brillante color argento. È un dato statistico che i testimoni di incontri ravvicinati con alieni (siano essi Grigi, Nordici o EBE) nel 50% dei casi affermano che gli ET indossavano una tuta argentea simile a metallo leggero. Era questo il vero aspetto di Quetzalcoatl? E se qualcuno obbiettasse che di extraterrestri barbuti oggi se ne vedono pochi, ricordiamo che nei bassorilievi sumeri di cui parlavamo prima gli dei venivano rappresentati sempre con fluenti barbe. Altro punto di riflessione sono le caste guerriere di Aztechi e Maya. Nel Messico precolombiano vigevano i clan dei guerrieri-aquila e dei guerrieri-giaguaro, mentre per quanto ci è dato sapere i culti legati al serpente arcobaleno (il dragone) o agli insetti non sfociarono nell'instaurazione di caste guerriere.

DIVINITA' ZOOMORFE

Raffigurazione di un dio-giaguaro mesoamericanoChi erano gli Uomini-Giaguaro e gli Uomini- Aquila? Erano loro i guerrieri che combattevano secondo l'antica tradizione sciamanica dell'"agguato"di cui parlava Castaneda? Raffiguravano così forse loro i guerrieri-sciamani scolpiti nei bassorilievi mesoamericani chiamati "Danzantes"? Secondo il Popol Vuh, i quattro patriarchi creati "per incanto" dagli dei avevano altrettanti simboli totemici dipinti sui loro mantelli: un Giaguaro, un'Aquila, e Insetti (Calabroni e Vespe). Il mito non parla di simboli associati al quarto uomo, ma in un passo successivo del Popol Vuh, Balam-Quitzé crea un quarto mantello che lascia in eredità ai figli: il Pizom-Gagal, la "Forza Legata", la cui forma "era invisibile perché il manto era avvolto e non poteva essere aperto". Animali incredibilmente simili a quelli che, secondo i racconti biblici, apparivano raffigurati sui "carri di fuoco" di Jahvé: Leone, Aquila, Toro, Uomo. Simboli che sono precisi riferimenti alle costellazioni. Dividendo lo zodiaco in 360°, le costellazioni di Leone, Aquila, Toro e Acquario (che simboleggia l'uomo) risultano distanziate fra loro di 90°, formando una specie di croce celeste. Che si trattasse di un sistema di mappatura stellare usato da alcune razze ET? Ancora oggi i nativi americani, durante le loro cerimonie, salutano le quattro direzioni, mentre in oriente i Cinesi dividevano il cielo notturno in settori, governati da altrettanti animali: Tigre, Fenice, Drago e Guerriero Nero. Il Messico rimane ancora oggi una terra ricca di fascino e mistero. Nei cieli di Mexico City vengono sovente avvistati e filmati oggetti volanti, mentre a Tepoztlan Carlos Diaz afferma di avere avuto diversi incontri con creature di altri mondi. Le sue foto di UFO restano fra le più affascinanti. "A vederli, gli ET sembrano uomini e donne come noi: statura media, capelli castani - afferma Diaz - anche questi esseri sono stati molto vicini all'autodistruzione in passato, ma sono riusciti a correggere il tiro e a compiere i passi decisivi per evitare il disastro. Mi hanno detto che noi possiamo imitare il loro esempio, per il bene nostro e delle generazioni future". Ascoltando queste parole viene da pensare che forse, dopo millenni, Quetzalcoatl è tornato davvero dal suo popolo.