sabato 9 ottobre 2010

Aggiornamento Completo: Sarah Scazzi.....

E' arrivata ieri sera ad Avetrana, accolta da un migliaio di persone, la bara bianca all'interno della quale si trova il corpo di Sarah Scazzi. Il feretro e' stato collocato nella sala gialla dell'auditorium del Comune dedicato ai caduti di Nassriya e adibito a camera ardente. Oggi alle 15,30 nello stadio comunale, si terranno i funerali. La bara di Sarah è stata accolta da un applauso. Non ci sono state invettive o altre manifestazioni all'indirizzo dello zio che ha confessato il delitto. Attorno al feretro solo i parenti più stretti, il padre Giacomo, il fratello Claudio e la madre Concetta Serrano Spagnolo. Alle 15.30 i funerali saranno celebrati dal parroco di Avetrana don Dario De Stefano che ha lanciato un appello contro ogni forma di violenza.


"Ormai la sognavo di notte, ero a pezzi mi diceva: coprimi che ho tanto freddo"

"A un certo punto si è affacciata Sabrina, ma non ha visto il cadavere. Poi l´ho caricata nel bagagliaio della mia Panda rossa
Quel pomeriggio nel garage non so che cosa mi è scattato, lei mi intrigava L´ho toccata, ha reagito e io ho perso la testa"
di GIULIANO FOSCHINI

Da quasi due ore i carabinieri del comando provinciale di Taranto lo stavano ascoltando su quel 26 agosto, inchiodandolo davanti a una serie di contraddizioni e omissioni. Misseri ha prima negato anche l´evidenza, cercato di sminuire le intercettazioni ambientali (tre) nelle quali persino le sue figlie adombravano sospetti su di lui. Poi, anche per evitare ingiusti sospetti sulle sua famiglia, è crollato e ha raccontato tutta la verità.
«Quel giorno - ha spiegato in sintesi, il verbale è stato secretato - ero nel mio garage, come sempre. Aggiustavo il trattore che aveva avuto un problema. Ero molto arrabbiato, nervoso perché non riuscivo a metterlo in moto. Saranno state le 14,30 e ho visto Sarah che si è affacciata alla porta del garage».

L´ingresso è venti passi dalla porta di casa: si può accedere o dalla strada oppure direttamente dall´appartamento. Sarah si era affacciata dall´alto, il pantaloncino e la maglietta rosa, l´infradito, l´asciugamano. «Mi ha detto che aspettava Sabrina, era leggermente in anticipo. Mia figlia era ancora in casa, l´amica Mariangela non era ancora arrivata in macchina. Le ho fatto segno di scendere. Non so che cosa mi è scattato, all´improvviso Sarah mi intrigava, è successo tutto in un momento».
Ha provato a toccarla, da dietro, probabilmente le ha sfiorato un seno. Sarah ha reagito immediatamente. Forse lo ha colpito, tanto che oggi il medico legale ha visitato anche Misseri riscontrandogli un ematoma sul braccio che potrebbe essere frutto di quella colluttazione. «A quel punto ho perso la testa». Ha afferrato una corda che era lì in quella cantina maledetta, dove lui passava le intere giornate tanto che le ragazzine della strada la chiamano la casa dei fantasmi, «perché è sempre buio e lui è sempre lì sotto, fa una paura». «Ho preso quella corda e ho stretto. Sarah è morta».

«Non ha sofferto» spiega il procuratore capo Franco Sebastio. Non è una consolazione. Misseri ha giurato che era la prima volta, che mai in precedenza aveva provato ad abusare della nipote. Il fratello Claudio ieri ha raccontato in televisione che sapeva di precedenti molestie. Ai carabinieri non lo ha mai detto. Così come non ci sono segnali in questo senso sui diari di Sarah, dove invece la ragazza appuntava tutto. C´è però un particolare che aveva messo in allarme gli investigatori. Lo aveva raccontato mamma Concetta il 29 settembre scorso: «Sarah mi ha raccontato che lo zio le aveva regalato cinque euro in due occasioni, non chiedendole nulla in cambio ma facendole promettere che non avrebbe raccontato nulla né a me né alla zia».

Gli investigatori hanno immediatamente obbligato Concetta a non raccontare a nessuno questo elemento, soprattutto con sua sorella, perché avrebbe potuto compromettere le indagini. Concetta ha tenuto il segreto.
«Poco dopo - ha ricostruito ancora l´assassino - questione di minuti, si è affacciata mia figlia Sabrina. Lei era in casa, non ha visto niente. Mi ha chiesto di Sarah, mi ha detto se la vedi dille che la stiamo cercando. È andata via. Sarah era accanto a me, morta. Poco dopo l´ho caricata in macchina, l´ho messa dietro, con una coperta e sono andato verso i terreni a San Pancrazio». In questo passaggio ci sono due degli elementi che lo hanno inchiodato: ai carabinieri aveva raccontato di essere rimasto tutto il giorno ad aggiustare il trattore. E invece un testimone, un suo parente, ha raccontato di averlo visto in auto intorno alle 17 e soprattutto i tabulati telefonici hanno dimostrato che era nella zona di Nardò alle 16,45. «È vero. Con la macchina sono andato nel campo verso San Pancrazio. Sono arrivato, non mi ha visto nessuno. Ho tirato fuori Sarah, l´ho spogliata: ho abusato di lei, è stato un attimo era nuda e l´ho presa. Soltanto in quel momento mi sono accorto di cosa avevo fatto».

Ha bruciato i vestiti, buttato il corpo nella fossa-cisterna da una fessura strettissima. «L´ho coperto con i filari del vigneto e sono andato via». Misseri l´aveva fatta liscia. Aveva lasciato poche tracce, difficilmente gli investigatori sarebbero arrivati a lui. Poi, il ritrovamento del telefonino. «In quel periodo l´avevo portato sempre con me. Tre giorni prima del 29, se non sbaglio, lo avevo messo in una campagna nella speranza che lo trovaste voi. Niente. Allora ho pensato di darvelo io».

Perché? La risposta è arrivata dalla relazione del Rac, il Reparto analisi criminologiche dei carabinieri: i tecnici dell´Arma hanno delineato già nel pomeriggio di martedì, quando Misseri era solo un sospettato, il profilo di chi avrebbe potuto far ritrovare il cellulare, parlando di un assassino pentito, non di un criminale che si era macchiato di un delitto in prenda a un raptus e che inconscia mente voleva essere scoperto. «Vi ho detto tutta la verità, ve lo giuro. Se volete vi porto anche in quel posto». Sono le 10 e cinque della sera. Il procuratore e il comandante Giovanni Di Blasio saltano su un auto in borghese. Davanti c´è Misseri. Arrivano in campagna, la pozza, «scoprite, scoprite lì», insiste lo zio. Basta accendere una luce e chinare la testa per vedere un pezzo di una vita, quel che resta di Sarah.


Urla in carcere contro Misseri

i detenuti: "Datelo a noi"

Da ieri, da quando è entrato in carcere, non mangia e a malapena beve un pò d'acqua. E' stato violentemente insultato dagli altri detenuti: "Datelo a noi", hanno urlato tra l'altro. Michele Misseri, reo-confesso dell'omicidio della nipote, Sara Scazzi, a tratti piange e ripete che vuole farla finita: sembra distrutto dal peso dell'orrore compiuto il 26 agosto scorso, quando ha stretto quella corda intorno al collo della 15/enne che rifiutava le sue avances sessuali e poi, prima di buttarla nel pozzo, ha abusato del corpo senza vita della ragazzina. Ma sono così orride le azioni che Misseri ha confessato che persino il più acceso fautore della castrazione chimica, il ministro Roberto Calderoli, giunge a ritenere che sia troppo poco, "troppo leggera per il responsabile" di atti di questa gravità.
Il contadino di Avetrana, quello che tutti ora chiamano "l'orco", è controllato a vista, 24 ore su 24, nel carcere di Taranto. E' rinchiuso in una piccola stanza del reparto infermeria, che funge da "isolamento sanitario e giudiziario".

In quel reparto si trovano pochi detenuti e la sua stanza è distante da tutte le altre. Quando è entrato nel penitenziario i detenuti hanno cominciato a battere oggetti, gridandogli contro frasi come "bastardo", "a morte", "ammazzatelo", "datelo a noi".

Forse perchè si temono gesti di autolesionismo ma anche possibili aggressioni e violenze da parte di altri reclusi, Misseri potrebbe essere spostato nelle prossime ore in un altro carcere, fuori regione. Nel frattempo è stata disposta una vigilanza 'a vista' con due-tre agenti per ogni turno che devono controllare ogni suo movimento. Michele Misseri non vuole mangiare. Non ha toccato cibo. Ogni tanto beve un sorso d'acqua. A tratti piange e ripete: "Mi ammazzo, la faccio finita".
Il contadino di Avetrana indossa gli abiti di quando è entrato nel penitenziario, con sè ha portato un cambio. Quando è arrivato nel carcere ha trovato ad attenderlo il direttore della casa circondariale, Luciano Mellone. E' stato quindi sottoposto a tutte le formalità di rito, secondo l'ordinamento penitenziario, ed è stato perquisito; quindi è stato portato nel reparto infermeria del carcere dove è stato visitato dal medico di guardia e da uno psicologo.


L'avvocato di Misseri: zone d'ombra nella ricostruzione del delitto:


"Ritengo che il mio assistito sia credibile quando parla della fasi successive all'omicidio". Lo ha detto l'avvocato Daniele Galoppa, difensore di Michele Misseri, l'uomo che ha confessato di aver ucciso la nipote Sara Scazzi il 26 agosto scorso ad Avetrana. "Le grosse incongruenze - ha aggiunto all'uscita dal carcere dove si è tenuta l'udienza di convalida del fermo di pg di Misseri - si hanno soprattutto quando parla del momento in cui ha commesso l'omicidio. Oggi ha detto anche in qualche circostanza di non ricordare". "L'ho visto meglio", ha detto poi il legale riferendosi alle condizioni di Misseri. "Ha chiesto anche di poter leggere i giornali, ma ovviamente non gli è stato concesso". Misseri resta isolato dagli altri detenuti, anche se il legale ha negato che il suo assistito abbia ricevuto minacce.

si ringrazia Repubblica.it sezione di Bari.