domenica 26 aprile 2009

Influenza, 10 casi in Nuova Zelanda liceali in quarantena dopo viaggio in Messico.



ROMA - La paura di un contagio diffuso da influenza suina è sempre più forte. Dopo l'allarme in Messico e Stati Uniti, il virus sembra aver raggiunto la Nuova Zelanda. Un gruppo di liceali di ritorno dal Messico è stato messo in quarantena in Nuova Zelanda, dopo avere accusato sintomi dell'influenza da suini: lo riferisce oggi la stampa locale. Tre insegnanti e 22 studenti del collegio Rangitoto di Auckland sono rientrati sabato da un soggiorno di tre settimane in Messico, dove la febbre suina ha già provocato almeno 20 morti accertate e altre 60 sospette. Secondo i servizi sanitari della regione di Auckland, alcuni di loro presentano sintomi dell'influenza da suini e sono stati posti in isolamento per tutti gli accertamenti del caso. Il risultato degli esami, che confermerà o meno se si tratti dello stesso virus, dovrebbero essere disponibili nella serata odierna.

La Farnesina, intanto, sconsiglia i viaggi in Messico, negli stati colpiti dalla malattia, a meno che non siano strettamente necessari. "Abbiamo consigliato di non venire, chi può farlo, a Città del Messico, e in altre due stati, quello confinante con la capitale, Messico, e a San Luis di Potosi", ha riferito l'ambasciatore italiano nel paese latinoamericano, Felice Scauso. L'allarme, al momento, non riguarda le zone maggiormente turistiche del Paese, come la riviera Maya.

Il Messico oggi si ferma. Le autorità hanno sospeso tutte le attività previste oggi, funzioni religiose comprese, per tentare di arginare il virus dell'influenza suina, che ha causato 20 decessi confermati nel paese su 81 "presunti". Fino ad oggi, 1.324 malati sono stati messi o sono ancora sotto attento controllo medico. Il nuovo virus "potrebbe chiaramente provocare una pandemia", secondo l'Organizzazione mondiale della sanità. Non può essere arginato, hanno aggiunto le autorità sanitarie americane. Che poco dopo, hanno annunciato di aver scoperto due nuovi casi in Kansas, che si aggiungono ai 16 registrati fra California, Texas e New York. E a quello dello steward londinese della British Airways, ricoverato con i sintomi influenzali dopo un viaggio in Messico. Un gruppo di esperti americani sono arrivati oggi nel Paese per lavorare con le autorità sanitarie locali. Il primo obiettivo è quello di contenere il più possibile il dilagare dell'epidemia.

Il Messico ha confermato che tutti i casi registrati nel paese provengono dal contagio umano, cosa che preoccupa particolarmente l'Oms. Sebbene non sia stato registrato nessun nuovo caso nella capitale nelle ultime 24 ore, il Messico ha rafforzato le misure anti-contagio con un decreto presidenziale: isolamento dei malati, diritto delle autorità a entrare in qualsiasi locale, a controllare i viaggiatori, i bagagli e le merci.

Scuole e università, feme da venerdì, non saranno riaperte fino al 6 maggio. Oggi, i due incontri della prima divisione di calcio previsti nel paese saranno disputati a porte chiuse. L'aeroporto della capitale resta aperto, ma dei team medici sono sul posto per occuparsi dei passeggeri.