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lunedì 25 maggio 2009

21 dicembre 2012: “la fine del mondo” o fine di un incubo? Tra superstizioni, leggende e paure ci si prepara ad un altro “millenarismo”.


di Ennio La Malfa

Non solo in internet abbondano presagi di sventura legati alla fatidica data del 2012, non solo trasmissioni televisive come Voyager ne fanno uno scoop, ora anche il grande cinema esce con un colossal dal titolo proprio 2012. In tutto questo parrebbe rivivere l’anno Domini 999 , in pieno Medioevo, quando santi, santoni e ciarlatani predicavano l’arrivo della fine del mondo terrorizzando la povera gente e un po’ meno i signori e i tiranni di allora.

Oggi la gente non è ingenua e credulona come qualche secolo fa, tuttavia avverte un certo disagio in questa società e quasi un inquietudine per il futuro. Non stiamo all’isteria collettiva, ma in una fase di attesa inconscia per un evento negativo che non sappiamo ancora quale possa essere.

L’effetto serra, i cambiamenti climatici, la grande recessione economica, la bomba atomica iraniana e così via, sono elementi che danno forza a questa nostra paura interiore. E allora perché non credere alla predizione Maya che darebbe per chiusa la storia di questa umanità proprio nel 2012 ? I Maya del resto hanno sempre previsto e mai sbagliato, se non di pochi minuti e secondi, i fenomeni delle eclissi solari e lunari.

La grande eclisse solare del 1991 che interessò il Messico, la più lunga della storia, con quasi 7 minuti di oscuramento totale, era stata prevista molti secoli prima dagli astronomi maya con una imprecisione di appena 30 secondi. Allora perché avevano interrotto il loro calendario proprio al 21 dicembre 2012? Forse avevano visto giusto anche in questo caso?

Ed è proprio la capacità dei Maya a calcolare e predire eclissi ed altri fenomeni cosmici con una certa precisione che preoccupa la gente. Ma c’è chi dice che il 2012 non dovrà essere necessariamente un evento catastrofico, ma una crescita spirituale dell’umanità, un momento in cui la coscienza dell’uomo dovrebbe prevalere sull’istinto. Parole, supposizioni, speranze che qualcosa possa cambiare nella vita collettiva e in quella personale.

Oggi più del passato queste sensazioni di insicurezza e di sfiducia nel futuro si avvertono, “del doman non c’è certezza” diceva spesso Lorenzo il Magnifico nel lontano 1470 ed oggi questo ritornello è tornato di moda.
Ma se guardiamo al passato più recente dovremmo chiederci se a noi italiani in pieno boom economico del 1960 con le aspettative della qualità della vita sempre crescenti, una storia del genere avrebbe fatto breccia.

Forse si, ma in toni minori, allora si sperava di migliorare le proprie condizioni di vita in tempi brevi, il lavoro bene o male lo trovavano tutti, con un solo stipendio una famiglia viveva dignitosamente, non c’era la corsa al consumismo sfrenato, non c’erano criminali d’importazione ad attentare alla nostra incolumità giornaliera, si viveva meglio di oggi.

Tutto questo ora non c’è più, c’è la paura di uscire di notte, di non riuscire a pagare le rate del mutuo di casa, di non trovare lavoro o di perderlo e, infine, c’è la paura di entrare nella sempre crescente schiera dei poveri.
Non si tratta della paura “del mille e non più mille”, questa volta si tratta di avvertire quasi l’esigenza di chiudere questa avventura terrestre troppo difficile e piena di delusioni e amarezze.

E allora il 2012 diventa quasi un’aspettativa di cambiamento, un’occasione a “voltar pagina”.

L’umanità, nonostante le grandi imprese e i grandi messaggi di amore e di fraternità di molti Avatar apparsi nella storia dell’uomo, da Buddha a Cristo, fino a Padre Pio e a Sai Baba, ha sempre disatteso gli insegnamenti di questi illuminati, macchiandosi di crimini orrendi: dallo sterminio degli indios d’America a quello degli Ebrei, dai genocidi di Stalin a quelli di Pol Pot, dalla strage degli Armeni a quelli dei popoli del Darfur.

Ha prevalso sempre il senso dell’egoismo esasperato, a volte mascherato da falso altruismo. Sei è cercato sempre di prevaricare il prossimo, alla faccia dei messaggi dei santi ed illuminati.

Oggi poi il furbo riesce ad avere di più degli altri onesti, a fare carriera ad arrivare prima ovunque a danno della persona corretta, civile e modesta. In più la gente comune, timorosa ed umile, non impegnata in scalate politiche ed economiche rilevanti, si sente di contare poco o niente, di essere solo un numero, una persona sola con le proprie illusioni e delusioni, con i propri mali fisici e psichici, incapace di contribuire a migliorare questa società.

Da tutto questo, ad eccezione dei pochi furbi che vivono sulle aspettative e sui sogni dei più, si ricava un senso di smarrimento, di impotenza, di rassegnazione, qualche volta di rabbia.

Una recente indagine (giugno 2008) effettuata da una rivista inglese relativamente alla prospettiva di cancellare questa umanità e provare a “rifarne” una nuova, le persone hanno risposto per il 67 % favorevolmente a chiudere il capitolo umanità e a provare ad aprirne una nuova.

Il 12% ha dichiarato di non saper decidere, mentre gli altri ( pochi) hanno dichiarato che invece questa umanità doveva proseguire senza ridimensionamenti perché andava bene così. E questa indagine avvalora ancora di più il sentimento di grande disagio che noi tutti da decenni stiamo provando all’interno di questa società.

Ecco allora comprendere la necessità di credere in qualcosa che con un colpo di spugna sappia scrivere la parola fine. Una fine però capace di far rinascere dalle ceneri una nuova umanità, più vicina ai sani valori profondi dell’uomo e non schiava delle esigenze degli altri, di quei pochi che sulle disgrazie degli uomini creano i loro imperi finanziari e politici.

Comunque vadano le cose non ci resta che aspettare il 21 dicembre 2012, sperando che si possano finalmente applicare gli insegnamenti dei grandi Avatar che in tremila anni hanno sempre cercato di darci, ma che noi uomini di un piccolo pianeta chiamato Terra abbiamo sempre disatteso e a volte strumentalizzato per altri fini certamente non nobili.

A questo punto non ci resta che aspettare.

sabato 16 maggio 2009

Possibile ritorno al Medioevo nel 2012 ???


Tra circa tre anni, nel 2012, la Terra dovrebbe essere travolta da una tempesta solare senza precedenti, in grado di danneggiare irrimediabilmente ogni sistema elettrico ed elettromagnetico e di riportare così il mondo all’età del Medioevo.

A sostenerlo è il settimanale britannico New Scientist, il quale riporta un rapporto finanziato dalla Nasa e pubblicato dalla National Academy of Sciences (Nas) americana a gennaio. La società umana, sempre più globalizzata e dipendente dall’elettricità e connessi derivati – tecnologia su tutti – verrebbe rispedita indietro centinaia di anni.

Secondo gli scienziati propugnatori di tale teoria, il 2012 sarebbe un anno di intensa attività del Sole: ciò comporterebbe violente esplosioni della corona solare e la Terra potrebbe essere investita da un’ondata particolarmente violenta di vento solare. Quest’ultimo, a contatto con la magnetosfera terrestre, potrebbe provocare una tempesta geomagnetica tale da far saltare tutte le linee elettriche.

Ne risentirebbero palesemente cellulari e internet, così come la radio, e vi sarebbero problemi di approvvigionamento elettrico e di acqua. In assenza di elettricità non funzionerebbero né le pompe di benzina né le centrali nucleari e a carbone, cosicchè l’intero pianeta potrebbe ritrovarsi senza energia. Gli esperti hanno calcolato che per far ripartire il sistema sarebbero necessari almeno una ventina d’anni.

Paul Kintner, fisico della Cornell University di Ithaca (New York), sostiene che una tempesta solare farebbe danni almeno dieci volte superiori ad una tragedia meteorologica come quella dell’uragano Katrina.

“Ci stiamo avvicinando sempre più ad un possibile disastro” , rammenta Daniel Baker, esperto di meteorologia spaziale dell'università del Colorado e presidente della commissione della Nas che ha redatto il rapporto.

Durante l’ultima tempesta solare particolarmente violenta, la “perturbazione di Carrington” datata 1859, una ciclopica aurora boreale investì il nostro pianeta fino ai Tropici; ne conseguirono alcuni danni alle linee del telegrafo, nulla di particolarmente grave, non essendo ancora il mondo così dipendente dalla tecnologia e industrializzato alla pari di oggi.

La premonizione degli scienziati si aggiunge alle numerose profezie antiche legate al 2012, anno che vanta oscuri appellativi quali “l’epoca dei cataclismi”, “la fine del mondo”, oppure semplicemente “l’anno del cambiamento materiale e spirituale” e “la fine di un’era” ipotizzata dai Maya.

Stando al computo del tempo del calendario Maya, il 21 dicembre 2012 si verificherebbe la fine di un’era e l’inizio del ciclo dell’Acquario, in base alla “precessione degli equinozi”. In codesta data, infatti, terminerebbe il periodo di 12960 anni indicato dall’evoluto popolo centroamericano.

Da un punto di vista astrologico-scientifico, tale teoria sarebbe suffragata dalla previsione secondo cui il 21 dicembre 2012 la rotazione della Terra sul proprio asse subirebbe una fermata di 72 ore per poi riprendere a ruotare in senso inverso, con la conseguente inversione dei poli magnetici.

Il nostro pianeta avrebbe iniziato la fase del rallentamento già negli anni ’60 del Novecento. La lenta “frenata”, inizialmente di portata infinitesimale, avrebbe adesso un andamento esponenziale e non lineare, e questo giustificherebbe l’ignoranza di quasi tutta l’umanità in proposito.

Si può facilmente dedurre che il tutto si esperirebbe con eventi di carattere meteorologico e sismico, per via dell’anomalo riscaldamento e raffreddamento della crosta terrestre, dovuto ai giorni e alle notti più lunghe; il clima dovrebbe subire un temporaneo stravolgimento a causa del quale potremmo avere pioggia e venti di grande entità – cosa che in piccola parte si sta già verificando. L’assestamento della crosta terrestre, originato dalla repentina frenata della rotazione, darebbe luogo a eventi tellurici di notevoli proporzioni.

La suddetta teoria sul 2012 trova misteriosamente riscontro in tutte le civiltà antiche, dai Maya agli Aztechi, dagli Egizi alle culture indoeuropee, popoli inspiegabilmente progrediti che ci hanno lasciato in eredità oscuri moniti inintelligibili e profezie spesso divenute reali.

Alessio Stilo http://www.laspecula.com

sabato 25 aprile 2009

I MITI DEI MAYA QUICHE'.


Il complesso archeologico di Palenque Imponenti montagne torreggiano al di sopra della lussureggiante giungla messicana. Tra il verde, incredibili bassorilievi e statue in pietra si ergono maestose, illustrando favolosi miti del passato e future profezie. Il Messico possiede una narrativa folkloristica e un corpus mitologico unici al mondo, corroborati dalla più impressionante serie di città, monumenti e bassorilievi mai sviluppati da una civiltà occidentale non europea.

Nell'epoca precolombiana il Messico aveva visto la fioritura di importanti gruppi etnici, come quelli degli Olmechi, dei Chichimechi, dei Toltechi e degli Aztechi. Nella penisola dello Yucatàn si era anche sviluppato il "Nuovo Impero" Maya, strutturato in una sorta di federazione denominata Mayapàn. Ancora oggi, il Messico sembra avvolto da un'aura mistica, in cui sacro e profano, realtà e leggenda si fondono. E tutto diventa possibile. "La superficie della Terra non era ancora apparsa. V'erano solo il placido mare e la grande distesa di Cielo... tutto era buio e silenzio". Così inizia il Popol Vuh, il libro sacro dei Maya Quiché che narra degli albori dell'umanità. Solo il Creatore (Gucumatz) e la Creatrice (Tepeu) erano nell'acqua, "circondati dalla luce". Essi si incontrarono e parlarono a lungo, e alla fine presero la decisione di creare l'uomo prima dell'alba, aiutati dal dio supremo Huracàn, il Cuore del Cielo. Gucumatz e Tepeu - verosimilmente delle entità extraterrestri - fecero emergere la terraferma dalle acque, e presto le montagne e le valli si ricoprono di boschi ed erba. Poi vennero creati anche gli animali, e Gucumatz e Tepeu chiesero loro di lodare e benedire i nomi degli déi, del Cuore del Cielo e del Cuore della Terra. Ma gli animali, ahimé, difettavano di linguaggio: "essi non possono pronunciare i nostri nomi, questo non è un bene". Gli ET decisero allora di creare l'uomo, probabilmente attraverso un intervento di ingegneria genetica: "proviamo ancora! L'alba si avvicina, facciamo colui che ci nutrirà e ci sosterrà. CMaya e Aztechi avevano una lunga tradizione scrittareiamo degli esseri obbedienti". In queste parole traspare il vero intento - tutt'altro che generoso - dei "Creatori" alieni: quello di costruirsi degli abili schiavi. Così dalla Terra e dal fango fecero la carne dell'uomo, ma non andava bene: si squagliava, era molle, non si muoveva bene, non aveva forza e cadeva spesso. La sua testa era ciondolante e la sua vista confusa. Inoltre, benché parlasse, era privo di intelligenza. "Le nostre creature non sono in grado di camminare né di moltiplicarsi. Proviamo ancora", dissero i creatori. Così distrussero gli esseri di fango. Allora per realizzare le nuove entità usarono il legno (probabilmente è un simbolismo dei diversi materiali chimici usati negli esperimenti genetici). Le creature lignee si muovevano e procreavano, ma non avevano intelligenza. La loro pelle era gialla, la carne secca, non avevano sangue né sudore, erano privi di forza e, non ricordando chi fossero i loro creatori, si rifiutavano di adorarli. Questi "furono i primi uomini che popolarono la Terra in gran numero". Ma l'Iras Dei non si fece attendere: "un diluvio fu suscitato dal Cuore del Cielo, che si abbatté sulle teste delle creature di legno". Una pesante resina cadde dal cielo, la faccia della Terra si oscurò e tutti gli esseri lignei perirono sommersi dal diluvio. Infine, appena prima dell'alba (perché il Sole ancora non c'era), la razza umana venne creata usando del mais bianco e mais giallo. "Non nacquero da donna... Essi furono generati dalla Creatrice e dal Creatore. Solo per un miracolo, per mezzo dell'incantesimo, furono creati...". È chiaro che il Popol Vuh vuole sottolineare il fatto che non si trattò di una nascita "naturale". Statuine Olmeche rinvenute nei pressi di Città del Messico: erano questi i 'primi uomini' fatti col legno?Finalmente l'ingegneria genetica aliena dà i risultati sperati. Furono quattro i primi uomini creati dagli déi: Balam-Quitzé, Balam-Acab, Mahucutah, Iqui-Balam. Questi poi si unirono carnalmente a quattro donne, create artificialmente per loro: da esse nacque la stirpe degli uomini. Il Popol Vuh descrive questi primi esseri umani come davvero speciali: "furono dotati di intelligenza, potevano vedere lontano, riuscivano a sapere tutto quel che è nel mondo. Quando guardavano, contemplavano ora l'arco del cielo ora la rotonda faccia della Terra..." (i Maya sapevano anche che la Terra era sferica, dunque). Contrariamente ai loro predecessori, gli esseri umani ringraziarono sentitamente gli dei per averli creati. Ma anche stavolta i creatori si indispettirono. "Non è bene che le nostre creature sappiano tutto, e vedano e comprendano le cose piccole e le cose grandi". Gli dei tennero dunque consiglio: "Facciamo che la loro vista raggiunga solo quel che è vicino, facciamo che vedano solo una piccola parte della Terra! Non sono forse per loro natura semplici creature fatte da noi? Debbono forse anch'essi essere dei? Debbono essere uguali a noi, che possiamo vedere e sapere tutto? Ostacoliamo dunque i loro desideri... Così i creatori mutarono la natura delle loro creature. Il Cuore del Cielo soffiò nebbia nei loro occhi, e la loro vista si annebbiò, come quando si soffia su uno specchio. I loro occhi furono coperti, ed essi poterono vedere solo quello che era vicino, solo quello che ad essi appariva chiaro".

LA CREAZIONE DELL'UOMO

La piramide della Luna a Città del MessicoEsistono nel Popol Vuh moltissimi paralleli con le leggende sumere riportate da Zecharia Sitchin, e persino con i racconti biblici. Secondo i Sumeri, gli "dei" Nephilim provenienti dal pianeta Nibiru tentarono di creare geneticamente degli uomini che li servissero e li adorassero. Dopo alcuni tentativi vi riescono, ma l'uomo è troppo simile a loro, troppo intelligente: come recita il Popol Vuh, possono "vedere le cose lontane" (una specie di remote viewing?) e "comprendere la natura delle cose", forse una sorta di telepatia o capacità di visualizzare le aure energetiche degli esseri viventi. Persino le leggende bibliche inerenti la cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden si riferirebbero a questo: il "peccato originale" sarebbe stato l'essere diventati troppo simili agli "dei", che invece li volevano schiavi. Dopo che Adamo ed Eva assaggiarono il frutto proibito, "il Signore Dio disse: ecco, l'uomo è diventato come uno di noi". A parte il plurale (l'originale recava "gli Elohim" e non "Dio"), dal testo traspare la preoccupazione di chi vede la propria supremazia messa in discussione. I Nephilim allora tolsero agli uomini tali capacità, rendendoli mentalmente "limitati", malessere che ci affligge tutt'ora. Per il contattato Alex Collier, gli alieni ci resero "stupidi" modificando il nostro DNA per poterci controllare meglio e per impedire eventuali ribellioni. Secondo il Popol Vuh, molti uomini vennero generati, ed essi si moltiplicarono nell'oscurità e nel freddo. Infatti non erano ancora stati fatti né il Sole né la luce: "non ci abbandonate, o dei che siete in Cielo e in Terra! Fate venire l'alba, fate venire il giorno!"; pregavano i Maya Quiché. Ci furono delle lotte per il possesso del fuoco tra gli uomini, poiché il segreto della sua accensione era noto a pochi. Bassorilievo OlmecoProbabilmente la Terra era collocata in un'orbita tanto distante dal Sole che esso non era neppure visibile, oppure il tempo di rivoluzione del pianeta era uguale a quello della sua rotazione, al che una parte di esso (incluso il Sud America) era sempre in ombra. Questa teoria sembrerebbe confermata da una leggenda delle isole della Melanesia (Oceania), dove evidentemente avevano il problema opposto: secondo i miti locali, infatti, "in principio sulla terra c'era la luce perenne. Poi un eroe, Quat, si recò ai confini del cielo per strappare un pò di oscurità alla notte e e farne dono agli uomini, oppressi da un gioprno senza fine". Insomma, sempre giorno su un lato del globo e sempre notte nell'altro dove risiedevano Aztechi e Maya. Poi, narrano i Quichè, "infine sorse il Sole, e l'umida e fangosa superficie della Terra si asciugò all'istante. Il suo calore era insopportabile: certamente non era lo stesso Sole che vediamo ora". Un mondo senza Sole, un mondo buio e freddo, in cui il possesso del fuoco conferiva un'autorità quasi divina: ecco il mondo primevo dei Maya Quiché. Si comprende dunque perché i popoli amerindi avessero una tale adorazione per il Sole, e perché compissero, sulle loro piramidi, rituali così crudeli e elaborati per mantenerlo acceso. Nella loro memoria ancestrale permaneva la consapevolezza che la presenza dell'astro diurno nel cielo non era scontata o certa. Ma chi o cosa provocò tali sconvolgimenti planetari? Fu forse l'arrivo nelle nostre vicinanze del 10° pianeta del sistema solare, quello che i Sumeri chiamavano Nibiru? Forse. Anche la fine dei quattro patriarchi Maya fa pensare: i primi esseri creati dall'ingegneria genetica extraterrestre, sentendo che la loro ora era giunta, salirono sulla cima del monte Hacavitz. Ma non morirono: svanirono invece nel nulla, una volta in cima. "Non furono sepolti dalle mogli né dai figli, perché non furono più visti quando disparvero". Chi li prese? Forse un teletrasporto alieno? Certo, dopo tante fatiche in laboratorio, gli ET avranno voluto tenersi il frutto del loro lavoro.

GLI UOMINI PESCE
Oannes, dio-pesce sumerico, collegabile ai Vinac-car, gli uomini pesce maya
Il parallelo tra mitologia sumerica e Maya non finisce qui: alcune divinità Maya venivano definite Vinac-car, ossia uomo pesce, dato che sorgevano dalle acque. E ancora oggi, nei bassorilievi sumerici, sono visibili i loro dei, mezzi uomini e mezzi pesci. Gli Aztechi, un popolo che nel 16° secolo vantava eserciti di migliaia di uomini, in salute e armati di lance e frecce, nonché una civiltà sofisticata ed evoluta, con città dotate di impianti fognari e acqua corrente, furono annientati da un centinaio di soldati spagnoli o poco più, malati, sporchi e male armati. Come fecero? Semplice: gli Aztechi erano convinti che Hernàn Cortés fosse la reincarnazione del loro dio Quetzalcoatl, alla cui descrizione corrispondeva perfettamente. Molte leggende locali infatti parlavano di Quetzalcoatl, un dio che anticamente insegnò ai loro antenati i rudimenti della civiltà (scrittura, semina, riti) e che al momento di ritornare in cielo giurò loro che un giorno sarebbe tornato. E Quetzalcoatl doveva somigliare davvero agli uomini di Cortés: era barbuto, aveva la pelle bianca ed era rivestito da un'armatura brillante color argento. È un dato statistico che i testimoni di incontri ravvicinati con alieni (siano essi Grigi, Nordici o EBE) nel 50% dei casi affermano che gli ET indossavano una tuta argentea simile a metallo leggero. Era questo il vero aspetto di Quetzalcoatl? E se qualcuno obbiettasse che di extraterrestri barbuti oggi se ne vedono pochi, ricordiamo che nei bassorilievi sumeri di cui parlavamo prima gli dei venivano rappresentati sempre con fluenti barbe. Altro punto di riflessione sono le caste guerriere di Aztechi e Maya. Nel Messico precolombiano vigevano i clan dei guerrieri-aquila e dei guerrieri-giaguaro, mentre per quanto ci è dato sapere i culti legati al serpente arcobaleno (il dragone) o agli insetti non sfociarono nell'instaurazione di caste guerriere.

DIVINITA' ZOOMORFE

Raffigurazione di un dio-giaguaro mesoamericanoChi erano gli Uomini-Giaguaro e gli Uomini- Aquila? Erano loro i guerrieri che combattevano secondo l'antica tradizione sciamanica dell'"agguato"di cui parlava Castaneda? Raffiguravano così forse loro i guerrieri-sciamani scolpiti nei bassorilievi mesoamericani chiamati "Danzantes"? Secondo il Popol Vuh, i quattro patriarchi creati "per incanto" dagli dei avevano altrettanti simboli totemici dipinti sui loro mantelli: un Giaguaro, un'Aquila, e Insetti (Calabroni e Vespe). Il mito non parla di simboli associati al quarto uomo, ma in un passo successivo del Popol Vuh, Balam-Quitzé crea un quarto mantello che lascia in eredità ai figli: il Pizom-Gagal, la "Forza Legata", la cui forma "era invisibile perché il manto era avvolto e non poteva essere aperto". Animali incredibilmente simili a quelli che, secondo i racconti biblici, apparivano raffigurati sui "carri di fuoco" di Jahvé: Leone, Aquila, Toro, Uomo. Simboli che sono precisi riferimenti alle costellazioni. Dividendo lo zodiaco in 360°, le costellazioni di Leone, Aquila, Toro e Acquario (che simboleggia l'uomo) risultano distanziate fra loro di 90°, formando una specie di croce celeste. Che si trattasse di un sistema di mappatura stellare usato da alcune razze ET? Ancora oggi i nativi americani, durante le loro cerimonie, salutano le quattro direzioni, mentre in oriente i Cinesi dividevano il cielo notturno in settori, governati da altrettanti animali: Tigre, Fenice, Drago e Guerriero Nero. Il Messico rimane ancora oggi una terra ricca di fascino e mistero. Nei cieli di Mexico City vengono sovente avvistati e filmati oggetti volanti, mentre a Tepoztlan Carlos Diaz afferma di avere avuto diversi incontri con creature di altri mondi. Le sue foto di UFO restano fra le più affascinanti. "A vederli, gli ET sembrano uomini e donne come noi: statura media, capelli castani - afferma Diaz - anche questi esseri sono stati molto vicini all'autodistruzione in passato, ma sono riusciti a correggere il tiro e a compiere i passi decisivi per evitare il disastro. Mi hanno detto che noi possiamo imitare il loro esempio, per il bene nostro e delle generazioni future". Ascoltando queste parole viene da pensare che forse, dopo millenni, Quetzalcoatl è tornato davvero dal suo popolo.

venerdì 27 febbraio 2009

I 13 TESCHI DELLA "SAGGEZZA".


Secondo una leggenda esisterebbero ben 13 teschi di cristallo, detti "della saggezza", che una volta riuniti avrebbero il potere di rivelare all'umanità il suo destino. Tredici come le divinità del mondo superiore e gli idoli del Katun.

Sembra ne siano stati ritrovati alcuni:

Un pezzo unico ricavato nell’ametista, da cui il nome, scoperto nel 1915 in un nascondiglio di reliquie maya in Messico.
Un teschio tagliato in un solo pezzo di quarzo trasparente fu rinvenuto nel 1912.
Una famiglia maya del Costa Rica nel 1906 ne ritrovò un altro, arando il terreno di sua proprietà. L’attuale proprietaria del pezzo, Joke Van Dieten, lo reperì in una libreria di Vancouver dove era esposto.
In Texas, nella fattoria dei Parks a Huston, si trova un unico pezzo di quarzo di 18 Kg. di peso; lo avrebbero avuto in regalo nel 1981 da un tibetano come ringraziamento per dei servigi resi. È stato anche pubblicato un libretto nel quale si parla del teschio, ribattezzato "Max".

Presso il museo Smithsoniano di Washington è custodito un esemplare di ben 20 kg., alto e largo 13 cm. (per la gioia degli esoterici il tredici ricorre spesso) e lungo 18.
Joshua Shapiro autore di un libro riguardante i teschi di cristallo, racconta che durante una conferenza a Las Vegas nel 1989, fu avvicinato da un uomo, tale Josè Iniguez, in possesso di un teschio di cristallo, rinvenuto nella sua fattoria nel 1942, sul quale erano incisi simboli maya e un disegno a spirale con un circolo doppio nella parte superiore.
Sempre Shapiro fornisce altri dati sui teschi sopra descritti e segnala un teschio di colore azzurro nel Perù, simile a quello nominato ET per la forma particolare, con la mandibola appuntita.

Le guide messicane mostrano ai turisti, che si recano in gita nel Messico, le foto di un teschio modellato nel quarzo che indicano conservato nel Museo del Belize. Dicono siano occorsi dai trenta ai quaranta anni per ottenerlo.
Esiste un teschio di quarzo rosa con la mandibola mobile, rinvenuto vicino al confine fra Honduras e Guatemala, simile a quello scoperto da Anna Hedges (1), non molto limpido nel colore e leggermente più grande, ma di un artigianato di livello incomparabile.


Solo pochi sono considerati autentici.

Gli esami condotti per stabilire la loro autenticità avrebbero evidenziato tracce circolari lasciate da utensili rotanti, in particolare sui teschi conservati allo Smithsonian e al British. Non abbiamo notizie in questo senso riguardo al teschio ritrovato da Hedges. Comunque prima di affermare o negare la loro veridicità dobbiamo considerare che possono essere i prodotti di una civiltà più avanzata, dal punto di vista tecnologico, di quella cui si vogliono attribuire.

Un notevole esemplare è custodito nel Museo Trocadero, ed è stato citato da G.F. Kunts nel suo libro "Gemme e pietre preziose del Nord America"; proporzionato ma di fattura rudimentale datato all’incirca intorno al XV secolo, attribuito al popolo Azteco come la riproduzione del Dio della Morte. È caratterizzato da un solco che lo percorre lateralmente da destra a sinistra e si ipotizza possa essere stato incastrato fra due legni, o addirittura in una croce.
Due Teschi si trovano presso il dipartimento di Etnografia del Museo Britannico, uno in miniatura e uno a grandezza naturale, quest'ultimo in un blocco di particolare purezza.

Nel 1927, Anna Hadges, figlia di F.A. Mitchell Hedges, avventuriero, teosofista, membro della commissione per i Maya del Museo Britannico, riportò alla luce, nella città di Lubaantun appena scoperta, un teschio di cristallo di rocca di rara perfezione e abilità con mascelle mobili. Grava il sospetto che tale manufatto sia stato, in realtà, rinvenuto in altro luogo o frutto di loschi traffici specialità dell'avventuriero.

Nel 1964 Anna Hedges conobbe l’antiquario Frank Dorland, un appassionato dei misteri archeologici. Dorland studiò il teschio per sei anni e poi incaricò l’Helwett Packard di continuare gli esami in un sofisticato laboratorio. Non fu però possibile duplicare il pezzo che era stato intagliato senza seguire il segno naturale, ma esattamente al contrario.
Sembrava avesse all’interno una serie di lenti e prismi che riflettevano la luce in modo particolare quando questa vi passava attraverso, proprietà non presente nel quarzo allo stato naturale. Nessuno fino a adesso è stato in grado di riprodurre un pezzo con le stesse proprietà del teschio di Hedges.

Il teschio conservato al Britsh Museum è un manufatto artigianale di notevole e raffinata fattura in un unico blocco. Passato attraverso molte mani, G.F.Kunz dichiarò che originariamente era stato portato dal Messico da un ufficiale spagnolo e venduto ad un collezionista inglese; in seguito pervenne a E. Boban, antiquario parigino che nel 1884, si trasferì a New York, qui Tiffany lo acquistò nel 1890. Nel momento in cui fu inserito nella collezione del Museo Britannico, che lo acquistò per 120 sterline nel 1898, fu considerato come proveniente dal Messico pre-ispanico.
Non si è potuto accertare su basi tecnologiche, ma lo stile delle fattezze sono in accordo con altri esempi accettati come genuine sculture azteche o mixteche.

Il Laboratorio di Ricerca del Museo Britannico, quando lo esaminò, concluse che alcune incisioni, come quelle riproducenti la dentatura, sembrano effettuate con un tornio da gioielliere piuttosto che secondo la tecnica acquisita dai lavoratori della pietra Aztechi.
È stato suggerito che l’origine del cristallo di rocca sia brasiliana ed il lavoro eseguito in data pre-ispanica. È possibile infatti che artigiani pre-ispanici abbiano potuto ottenere cristalli di rocca dal Nord America, ma non esistono prove archeologiche di un commercio con il Sud America e il Brasile. Sembra, inoltre, che le miniere siano state sfruttate solo in tempi recenti.
Si è pensato che il teschio del Museo Britannico possa essere un esempio di arte coloniale messicana in uso nelle chiese; ossia un lavoro eseguito da un nativo (indio-americano) influenzato dallo stile europeo.

Esiste infatti un teschio di cristallo incorporato in un crocifisso opera di un artigiano europeo eseguito in stile pre-ispanico.
Molte sono le speculazioni circa l'origine e l'uso del teschio di cristallo; la questione rimane ancora aperta.
Il Dottor G.M. Morant ha avuto la possibilità di poter toccare, misurare e comparare, sia il teschio del museo britannico, sia quello di Hedges, chiamato dal Dr. Morant "teschio di Burney", dal nome di colui che lo fece esaminare da esperti del British nel 1936. Il confronto rende evidente la simmetria perfetta, l'assenza di qualsiasi sutura. I risultati degli studi evidenziano che la regione frontale dell'esemplare Burney è più sporgente. La differenza più evidente consiste nella conformazione della regione basale facciale, in quanto il teschio del Museo Britannico è in un solo pezzo, mentre l'altro ha la mandibola mobile. I denti sono completi in entrambi i casi.

Il cristallo Burney è stato giudicato anatomicamente migliore, più "vivo" dell'altro considerato una cruda rappresentazione.
In relazione alle misure, dando prima i dati del Britannico, si notano alcune differenze materiali nella lunghezza degli occipiti, nell'ampiezza calvarial, nell'indice cefalico; nella larghezza nasale e quella delle orbite.
Una sovrapposizione delle linee dei contorni evidenzia che nel Burney il profilo destro non è perfetto, sia visto dai mastoidi che dai lati dell'apertura nasale; il teschio del Britannico mostra invece un profilo esatto; ma la divergenza dalla norma è scarsa. Gli studi sono stati condotti con metodi meticolosi, per mezzo di foto a grandezza naturale, senza lasciare niente al caso è stato dedotto che rappresentino una sola razza. Ovviamente disconosciuta la tecnica usata anticamente per realizzarli.

È logico pensare che i Maya conoscessero tecnologie idonee a levigare il cristallo di rocca, cosa molto ardua tutt'oggi perché, se avessero usato della sabbia come abrasivo nel lungo lavoro di levigazione, sarebbero occorsi centocinquanta anni di lavoro.

Gli esperti del British non sanno fornire una datazione certa del teschio in mostra nel Museo, alcuni lo valutano antico di tremilaseicento anni; altri lo ipotizzano originario di Atlantide e risalente a dodicimila anni fa.
È nel periodo che va dal 7000 al 3114 che si adora il Dio del fuoco e si può spiegare il ritrovamento del Teschio a Lubaantun, edificata come una città peruviana, forse con l'aiuto degli stessi peruviani.
Hedges il 10 febbraio 1935 pubblicò un articolo sul New York America in relazione alle tracce di una civiltà sulle isole al largo della costa dell'Honduras secondo cui, Atlantide, non era un mito ma la culla delle razze Americane.
Secondo quanto asserito dall'archeologo Le Plongeon Brasseur de Bourbourg la civiltà Maya, e con essa il cristallo, può essere venuta dal mare.

Quetzalcoatl secondo una leggenda venne da "una terra del sole nascente", insegnò le scienze i costumi e le leggi e ritornò da dove era venuto con la sua nave.
I Maya di Palenque asserivano di discendere da un popolo giunto dal mare al comando di Votan, un uomo dalla pelle bianca che compiva spesso viaggi nella sua vecchia patria, come è scritto nelle cronache spagnole.

Un uomo che aveva visitato la terra ove si innalzava una torre verso il cielo. Padre Ordonez asseriva di aver letto in un libro dei Maya che Votan arrivò da una terra chiamata "Chivim" attraverso il mare e si stabilì a Palenque con il suo popolo.
Secondo altre versioni un certo Itlar, nominato Zamma padre degli Dèi, nel 10.500 a.C., scampato dalla distruzione di Atlantide, raggiunse lo Yucatan diffondendo l'agricoltura, l'astronomia, la geometria, e la medicina.
Datare il cristallo di quarzo è estremamente difficile, non esiste un metodo affidabile, ci si basa solo sul risultato dell’esame al carbonio 14 del materiale organico trovato unito al teschio.

Circa lo scopo di queste macabre sculture, il teschio rappresentava per i Maya il Dio della Morte, della guerra, dei sacrifici umani; il Signore degli Inferi. Alcune leggende indicano che il sommo sacerdote usava un teschio nei suoi riti esoterici. Mitchell asseriva che serviva per focalizzare energia e rifrangere la luce, nonché un raggio di sole attraverso la bocca aperta; in tal modo assumeva la funzione di una particolare lente ustoria nella cerimonia del nuovo fuoco. Tale cerimonia consisteva nel bruciare "qualcosa", si dice un cuore ancora palpitante su di un piano sorretto dalle mani di una statua: il Chac-Mool (zampa di giaguaro), di origine esclusivamente Tolteca e tipica dei siti Maya dello Yucatan.

Tezcatilpoca, chiamato specchio fumante, dio del male, viene spesso descritto come un "teschio splendente".
La cerimonia avveniva quando le Pleiadi raggiungevano lo zenit e segnavano l'inizio di un nuovo ciclo. Il ciclo attuale sembra sia iniziato nel 3114 a.C. con la nascita di Venere. Il teschio è descritto come l'incarnazione di ogni male, quando il sacerdote evocava la morte per mezzo del teschio, questa arrivava puntualmente.
Oggi adoperiamo il quarzo negli apparati elettronici, nei micro-chips, perché ha la proprietà di amplificare la corrente che vi passa attraverso. Viene inoltre notoriamente utilizzato per i suoi effetti terapeutici, per amplificare il campo elettromagnetico del corpo umano e modificare la stato vitale.

I sensitivi che hanno lavorato con i teschi assicurano di aver sentito emanare da essi una poderosa energia; molti hanno dichiarato di aver avuto visioni del passato.
È stato appurato che durante la proiezione di queste immagini alcune persone distinguono, al suo interno, figure olografiche ben riconoscibili. In alcuni casi la sola foto del teschio di Hedges avrebbe curato alcune infermità.
La proprietaria del teschio chiamato E.T., Joke Van Dieten, alla quale era stato diagnosticato un tumore al cervello ebbe la gradita sorpresa di svegliarsi una mattina completamente guarita e osservare all’interno del teschio una macchia nella stessa area del cervello, come se la pietra avesse assorbito il male.

La medium Carrel Advise alla presenza del teschio di Hedges entrò in trance e disse che il teschio rappresentava un magazzino di conoscenze programmato da una razza in un passato remoto. Affermò anche cose non molto credibili per la verità, ma contribuì a materializzare l’idea che i teschi possano rappresentare, per alcuni, anche un sistema di informazioni canalizzate per via telepatica, da una civiltà, extraterrestre o no, con l’intenzione di aiutare l’umanità o incrementare il suo livello di conoscenza.

Tante le storie che parlano di cristalli dai quali si sprigionerebbero potenti energie.
L'occultista e studioso John Dee, autore dell'alfabeto angelico, un giorno, mentre lavorava nel suo studio, vide manifestarsi un entità luminosa, qualificatasi come l'angelo Uriel, che gli fece dono di un cristallo convesso, simile ad una pietra scura tramite la quale avrebbe potuto conversare con gli angeli concentrandosi su di esso.

Ettore Cipollaro, ricercatore di fenomeni paranormali del gruppo di ricerca "l'Arca" di Roma (2), dichiarò che l'entità "Magister", spirito guida del gruppo, parlò di "cristalli" come concentrazione energetica alla base della struttura dell' universo e, dai quali si può ottenere energia attraverso metodi scientifici ben conosciuti dal mondo antico.
"Magister" affermò, tramite Cipollaro, che civiltà Atlantidee e Pre-Atlantidee utilizzarono un raro cristallo chiamato "Ion" esistente in natura. Aggiunse che esistono molti cristalli ma noi abbiamo perduto la scienza che ci permetterebbe, attraverso la loro manipolazione, di avere una fonte di energia inesauribile. Il loro cattivo uso rappresenterebbe un enorme pericolo. Secondo "Magister" sarebbero conosciuti e usati dagli "esseri" degli altri pianeti, anche per il funzionamento di quei mezzi noti come "dischi volanti".

Quanto appartenga a Magister e quanto a Cipollaro, non conta molto, simili affermazioni vanno prese per quelle che sono; ma non si può fare a meno di registrare che lo scomparso veggente Edgar Cayce, in una delle sedute durante le quali parlava del continente perduto, effettuate tra il 1922 e il 1944, fece riferimento ad un’ energia superiore di quella nucleare, all'epoca non ancora scoperta, che Cayce, quindi, non poteva conoscere. Questa energia sarebbe stata ricavata, secondo il veggente, attraverso la manipolazione di misteriosi cristalli all'interno dei quali si concentrava. I cristalli che fornivano l' energia sarebbero stati isolati in un edificio "foderato di pietra non conduttrice".

La descrizione fornita ricorda le torri di vetro girevoli di cui disponevano i Thuata de Danan, rivestite appunto di un materiale isolante a protezione delle radiazioni emanate dalle armi nemiche.
I documenti con le descrizioni per costruire tali "pietre" verrebbero custoditi in tre posti diversi: nei templi di Atlantide sommersi a Bimini, in un tempio in Egitto e nel tempio di Itlar nello Yucatan.
Con essi sarebbero conservati i libri che parlano della storia di Atlantide e del suo immenso sapere scientifico.

Cayce parlò anche di Faser e Maser, l' energia derivante dalla luce polarizzata, e disse che proprio il cattivo uso di tale energia scatenò forze incontrollabili che causarono la distruzione del continente.

Secondo Cayce quelle fonti di energia potrebbero essere ancora attive, imprigionate nelle costruzioni dell'antica isola e causare i fenomeni che hanno tristemente distinto la zona delle Bermude.
Nel 1970 il Dottor Ray Brown durante un’immersione nelle acque del triangolo delle Bermuda, vicino alle isole Bari, nelle Bahamas, vide, a quaranta metri di profondità, una piramide con un'apertura sulla sua sommità.

"La costruzione era in pietra liscia, le giunzioni fra i blocchi si distinguevano appena. L'apertura era una specie di pozzo che immetteva in una stanza interna rettangolare. Completamente priva di alghe e coralli e stranamente ben illuminata senza che ci fosse nessuna luce diretta. Vidi qualcosa che riluceva. Dal soffitto pendeva un’asta metallica con incastonata una pietra rossa sfaccettata e affusolata in punta. Sotto di essa un basamento in pietra sono sopra una piastra sempre di pietra, sulla quale due mani di bronzo, annerite da evidenti bruciature, sorreggevano una sfera di cristallo. Non riuscendo a smuovere l’asta e la pietra rossa, afferrai il cristallo e venni via. Mentre uscivo da quel luogo mi parve di avvertire una presenza. All'interno di questo cristallo rotondo vi era una serie di forme piramidali, tre per l’esattezza e tenendolo in mano si avvertiva una vibrazione."

Pervaso dal timore che la sfera gli fosse confiscata non ne ha rivelata l’esistenza fino al 1975 nel corso di una conferenza a Phoenix. Brown non ha mai rivelato a nessuno il punto esatto del suo ritrovamento e cosa ne è stato del cristallo.
Il particolare delle mani metalliche che sorreggono un cristallo, mi rammentano le mani degli isolatori che sostengono le "lampade" rappresentate sulle pareti di Dendera. Il fatto che siano state viste annerite e bruciate significa che erano sottoposte ad un fortissimo calore, quindi la piramide catalizzava una sorta d’ energia indirizzandola, attraverso l’asta, nella sfera di cristallo. La pietra rossa poteva essere un rubino, pietra solitamente usata nei laser per concentrare e proiettare l’ energia.

In quanto alla sfera si racconta che causi fenomeni paranormali; i metalli in contatto con essa si magnetizzano temporaneamente; l’ago della bussola gira prima in senso orario e poi ruota in senso opposto. Vi sono anche casi di guarigione dopo aver toccato la sfera. Un collegamento al teschio di cristallo. Speculazioni?
Le piramidi sotto l’oceano sono state rilevate più volte anche dal sonar.

Edgar Cayce parlò degli Atlantidei come una civiltà che disponeva di un’ energia simile a quella nucleare; l’ energia che fu causa della scomparsa di quel continente. Veniva raccolta utilizzando i cristalli racchiusi nelle piramidi.
C’è chi crede che ogni tanto i cristalli del perduto continente si attivino e formino tempeste magnetiche, campi di forza e d’ energia pura, causando i ben noti fenomeni del Triangolo delle Bermuda.

Speculazioni. Certo. Il cristallo della sfera, però, testimonia l’esistenza di civiltà in possesso di una tecnologia avanzatissima perché perfino gli esperti dell’Istituto Smithsoniano di Washington hanno dichiarato che solo dopo il 1900 siamo stati in grado di usare tale tecnologia per tagliare il quarzo e ricavarne una sfera perfetta.
Secondo una profezia sotto la zona di Giza vi sarebbero dodici camere, una per ogni segno zodiacale, in comunicazione fra loro per mezzo di corridoi. Al centro una camera più grande detta: "sala dei documenti".

In quel punto si troverebbe un enorme cristallo sfaccettato simboleggiante l'uovo cosmico. La sala sarebbe stata costruita da Enoc con lo scopo di conservare le scienze conosciute.
Simile alla storia che vuole re Surid, o Saurid Ibn Salhouk, autore del progetto delle tre piramidi e camere sotterranee per conservare le "scienze segrete".

È ben noto che sotto la piana di Giza vi siano numerosi sotterranei, e che un gruppo archeologico dell'Università di Stanford, ha praticato l'apertura di una delle tre camere situate sotto le zampe della Sfinge. Avrebbe scattato anche alcune foto dell'interno, mai rese pubbliche, ma ben note al sovrintendente agli scavi Dr. Hawass. Quest'ultimo avrebbe anche impedito a West di procedere con gli scavi che miravano ad aprire un passaggio per entrare nei sotterranei.
La presenza dei cristalli viene menzionata nella vicenda dei presunti alieni catturati dopo l'incidente di Roswell, attualmente indicati nella base di Nellis, conosciuta come Area 51, e nella storia dei piatti di pietra di Bayan Kara Ula, o Bayan Har Shan, non a caso definita la Roswell Cinese. In entrambi i casi si fa riferimento al ritrovamento di un cristallo in grado di mostrare immagini della terra com’era nel passato, concentrandosi su di esso.

Questo ci porta alle strane storie che circolano sul teschio di cristallo, sia quello in mostra al British, definito un vero e proprio porta sfortuna, che al manufatto trovato da Hedges. Alcuni addetti alla vigilanza del Museo affermano di aver visto strane emanazioni prodotte dal teschio in particolari momenti. C'è chi dice di aver provato una strana sensazione in sua presenza, come dominato da una forza misteriosa. Forse solo suggestione, ma l'oggetto è stato cambiato di sala più volte in seguito al verificarsi di misteriosi e curiosi fenomeni.

Sembra che nessuno dei custodi voglia trascorrere molto tempo nella stanza ove si trova esposto.
Anche il teschio appartiene a quei cristalli che racchiuderebbero misteriose energie?

Semplici storie da raccontare la notte delle streghe, o "verità incredibili"?

Note:
1. Figlia di Mitchell, avventuriero del quale si parla più avanti.
2. Vedi articolo Giornale Misteri giugno-luglio 1994 a cura della Dr.ssa Massa.

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mercoledì 28 gennaio 2009

Una tempesta solare ci spegnerà???



Nel 2012 minaccia di ripetersi il potente fenomeno magnetico che nel 1859 mandò in tilt le telecomunicazioni: dall'elettricità al telefono ai sistemi di sicurezza, sono a rischio blackout tutti i servizi essenziali.

La notizia è di quelle che faranno tremare, in primo luogo, i rappresentanti duri e puri della generazione “always on”: quelli sempre connessi, via web - ovviamente wireless -, via cellulare, via bluetooth, via satellitare. Ma le conseguenze dell’allarmante scenario dipinto dalla Nasa per il 2012 minacciano, in realtà, la vita quotidiana di tutti e, addirittura, la sicurezza nazionale di qualsiasi paese dotato anche di un minimo sistema di telecomunicazioni: fra tre anni, infatti, potrebbe ripetersi l’intensa tempesta solare che nel 1859 “spense” completamente le tecnologie di comunicazione negli Stati Uniti e in Europa.

Ma se 150 anni fa ad andare in tilt furono “soltanto” le reti del telegrafo, in un mondo in cui le telecomunicazioni sono base fondante di innumerevoli attività, “una replica attuale di quell’evento potrebbe causare una devastazione economica e sociale significativamente più ampia e potenzialmente catastrofica”, affermano i ricercatori dell’Accademia nazionale delle scienze, che hanno condotto lo studio commissionato dall’ente spaziale americano.
La colpa è della cosiddetta “fase attiva”, che il Sole attraversa ogni 11 anni: durante questo particolare periodo, la nostra stella può generare tempeste magnetiche più o meno potenti, capaci, a seconda della minore o maggior intensità, di mettere fuori uso i satelliti, di minacciare la sicurezza degli astronauti o addirittura, in casi eccezionali come quello previsto per il 2012, di distruggere i sistemi di telecomunicazione e quelli di distribuzione dell’ energia.

Quando uno di questi sistemi salta, le conseguenze a cascata sono rapide e gravi: “L’impatto della tempesta potrebbe ricadere su strutture interconnesse, con effetti devastanti: la distribuzione dell’ acqua potabile in tilt in poche ore, cibi e medicine deperibili persi nel giro di 12-24 ore, interruzione immediata o potenziale del riscaldamento o del condizionamento dell’aria, dello smaltimento delle acque nere, dei servizi telefonici, dei trasporti, dei rifornimenti di carburante e così via”, prevede la Nasa.

Ma quel che è peggio, scrive l’équipe diretta da Daniel Baker, direttore del Laboratorio di fisica atmosferica e spaziale dell’Università del Colorado, è che “i servizi d’emergenza potrebbero essere interrotti e il controllo sul paese completamente perso”: l’unico modo di evitare che questo avvenga è cercare di arrivare preparati all’appuntamento con questa “Katrina spaziale”, studiando in modo ancor più approfondito le tempeste magnetiche e intervenendo per rafforzare le difese delle tecnologie più delicate. “Un fallimento catastrofico delle infrastrutture commerciali e governative, nello spazio e sulla Terra, può essere mitigato incrementando la preparazione della gente su questi temi, rafforzando le strutture vulnerabili e sviluppando sistemi avanzati pre la previsione delle tempeste”, conclude la ricerca, “Senza azioni o piani di prevenzione, l’accresciuta dipendenza da tecnologie avanzate, ma sensibili ai fenomeni spaziali potrebbe rendere la nostra società molto vulnerabile in futuro”.

http://it.youtube.com/watch?v=Dx3XJpL3wTo
http://it.youtube.com/watch?v=8EjrVwh_IkQ
http://it.youtube.com/watch?v=VHwNO4x9Drg

foxnews.com
lastampa.it

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venerdì 14 novembre 2008

ROLAND EMMERICH : 2012


Roland Emmerich è uno di pochi registi a cui basta dire "ho un nuovo progetto" e gli studio gli approvano budget colossali. Nei giorni scorsi il regista di Indipendence Day ha proposto a diverse case di produzione una nuova idea, e nel giro di poche ore la Sony ha avuto la meglio e si è aggiudicata i diritti di produzione, promettendo a Emmerich ben duecento milioni di dollari di budget.terra

Il film è 2012. Secondo molte profezie Maya e di altre popolazioni il mondo, come lo conosciamo noi, finirà nel 2012. Per i Maya in quell'anno sarebbe terminato il calendario e sarebbe iniziata una nuova Era. Alcuni pensano si tratterà soltanto di cambiamenti radicali nell'ordine mondiale. Altri sostengono che le macchie solari causeranno cataclismi terrificanti sulla Terra. Altri ancora dicono che sarà una cometa a cancellare il nostro Pianeta. Roland Emmerich svelerà quale di queste ipotesi è, secondo lui, quella vera, e ci mostrerà cosa succederà il 21 dicembre 2012.


New entry nel cast di 2012, il nuovo disaster movie di Roland Emmerich. Si aggiungono a John Cusack, Thandie Newton, Oliver Platt, Danny Glover anche due attori d'eccezione: Woody Harrelson e Amanda Peet.

Harrelson avrà un ruolo da comprimario, molto simile a personaggi di altri film di Emmerich:

Non ho ben chiaro cosa hanno in mente per me, ma mi piace l'idea. La mia parte è quella di un uomo che ha parlato per molto tempo, ma che tutto il Mondo crede che sia pazzo. In realtà parlava dell'Inferno che si sarebbe creato se non si fosse rispettata la natura e così via...

La Peet invece sarà la protagonista femminile del film: interpreterà la ex-moglie di Cusack, ora sposata con un uomo molto facoltoso. Cusack interpreta un padre divorziato che sta tentando di diventare uno scrittore mentre lavora come autista (in un primo momento si pensava interpretasse un ricercatore).

LatinoReview intanto ha pubblicato una valanga di spoiler sul film: se non volete vedervi rovinata la trama, non proseguite nella lettura dell'articolo. I dettagli arrivano dal primo script del film in circolazione, letto e recensito proprio da Latinoreview che sostiene che il budget sia di circa 200 milioni.

Il film inizia nel 2009, quando il Professor West (uno scienziato americano) incontra un collega che ha fatto una inquietante scoperta: sembra che ci siano state delle tempeste solari stranamente forti, il che avrà un effetto tremendo sulla Terra. Si cerca di comunicare la scoperta al Presidente USA, ma qualsiasi tentativo viene fermato dal capo dello staff Andheuser.

Si passa al 2010: il presidente ora sa cosa sta per accadere e organizza un G8 in Spagna per parlare di questa cosa agli altri capi della Terra. Nel frattempo in Tibet i cinesi iniziano a costruire una enorme diga; e si passa al 2011, quando nuovi misteriosi eventi accadono: si scopre, ad esempio, che la figlia del presidente USA sta gestendo una fondazione d'arte che sta rimpiazzando i capolavori dell'arte con delle repliche, e li sta accumulando in segreto in un luogo nascosto sotto le Alpi.

Arriva il 2012. I segnali della fine imminente si accumulano. La costa Ovest degli USA viene colpita da una serie di piccoli terremoti, il terreno si riempie di fessure. La gente tuttavia continua la vita di tutti i giorni, ignara di quello che sta accadendo.

Qui arriva il nostro protagonista, Jackson Curtis, un aspirante scrittore che in realtà fa l'autista di limousine. Egli corre a prendere i due figli piccoli (Lilly e Noah) a casa della ex-moglie a Los Angeles in modo da portarli al campeggio al Parco di Yellowstone. Dopo un battibecco con il nuovo facoltoso compagno di lei, il trio parte per questa avventura.

A questo punto incontriamo il musicista Jazz Harry, padre di Adrian Helmsley (che aveva scoperto le tempeste solari), che si sta imbarcando su una nave da crociera per intrattenere gli ospiti. La nave viene colpita da una terribile onda nell'Oceano.

Torniamo a Washington: la figlia del Presidente, Laura, riceve una chiamata da un direttore di un museo francese che riesce a dirle che la sua Fondazione è una messinscena per poi esplodere assieme alla sua auto un secondo dopo. Aveva scoperto troppo sui reali obiettivi della fondazione per poter sopravvivere. Laura è orripilata dalla scoperta, soprattutto quando poco dopo viene a sapere che il padre era a conoscenza di tutto.

Arrivati al parco, Jackson e i figli incontrano Helmsley, alcuni militari e scienziati, che hanno preso possesso di parte del parco senza alcuna ragione, ma poco dopo scoprono tutti la verità: una catastrofe è imminente, partirà dalla California, si spingerà fino al parco di Yellowstone per poi distruggere l'intero pianeta. Le piccole fratture nel terreno a Los Angeles si espandono di molto.

Le cose vanno molto più velocemente del previsto, e scopriamo cosa intendono fare i Grandi della Terra: sono state costruite delle normi astronavi che ospiteranno loro e l'elite più facoltosa del Globo, mentre il resto della popolazione rimarrà a morire. Gli ospiti delle astronavi poi torneranno sul Pianeta finita la catastrofe e lo ripopoleranno: insomma, una sorta di Arca di Noè.

Mentre la moglie di Jackson e il suo attuale compagno tentano di non morire a Los Angeles, lui e i figli cercano di tornare in città per salvarli: arrivano giusto in tempo per portarli via, visto che qualche minuto dopo una serie di terribili terremoti spazza via la città. Tornati a Yellowstone, scoprono che si sta trasformando rapidamente nel vulcano attivo più grande del Pianeta.

I Nostri riescono a scampare alla morte e a raggiungere le astronavi: sfuggendo a terremoti, tempeste di sabbia, tsunami e così via, riescono finalmente a salvarsi. Le astronavi, ovviamente, si trovano in Tibet: i cinesi non stavano costruendo una diga...

Ovviamente lo script non entra nei dettagli del finale, comunque questi dettagli bastano a farci capire che Emmerich sta preparando uno dei suoi soliti film catastrofici, questa volta però ancora più spettacolare.

Scritto da Emmerich stesso e da Harald Kloser, 2012 è stato venduto alla Sony a febbraio: le riprese sono iniziate da poco a Los Angeles.

2012 uscirà il 10 luglio 2009.


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lunedì 10 novembre 2008

ATLANTIDE.


La presente lezione tocca l'argomento, forse, più misterioso ed affascinante dell'intera letteratura esoterica. L'avvento dell'uomo sulla terra. Un argomento che ha dato, non per colpa sua, ghiotto cibo a menti piene di amore per la superstizione, il mito oscuro e contorto, l'annebbiamento spirituale. Chi ha seguito con attenzione la natura dei concetti fin qui spiegati, avrà notato che l'origine di ogni cosa, secondo le conoscenze esoteriche, non è da attribuirsi ad un dio isolato e cristallizzato in un simbolo di evoluzione fissa ed eterna, nèad una caotica serie di sobbalzi cosmici istintivi. La "Nobile via di mezzo", di Gotamo Buddha, anche nel nostro caso, è la chiave necessaria per svelare il mistero.

Sette sono i Pianeti che bilanciano il proprio flusso benefico, in senso solare, incrociando le loro Vite, innanzi alla candida Coscienza del rogo di amore sublime che è il nostro Logos. E gli spazi che tanta danza divina intreccerà, ad un certo punto dell'Evoluzione, formano, nel tempo, sulla nostra terra, l'insieme delle coscienze umane. Il nostro pianeta, come abbiamo accennato nella precedente lezione, in seguito ad una rarefazione progressiva lungo le epoche, acquistò, durante un lunghissimo periodo, una certa consistenza plastica, dall'inizio del suo apparire fluidico in seno al sistema.

Dice l'esoterismo che, da quel momento, vi fu un susseguirsi, sulla terra, di tentativi messi in opera, da parte delle gerarchie inferiori creatrici, per popolare di vita cosciente la terra. Si volle, addirittura, pervenire, da parte di tali "costruttori", che l'esoterismo chiama "impreparati spiritualmente", alla "creazione degli uomini". Molti ricordi che la mitologia umana possiede sui mostri dell'epoca antica, sulle chimere, sugli uomini metà animale, si riferiscono agli aborti continui che gemettero in quel periodo, nei luoghi, ora, da noi abitati. Molti milioni di anni trascorsero ed i tentativi della razza di dei infantili esortarono il Gruppo Planetario del nostro sistema solare a incidere le lettere infuocate del Loro Diretto Intervento sul gemebondo pianeta, che stava per offrirsi a patria dell'uomo. Il quinto Raggio (spiegheremo, più avanti, di che si tratta) creò la condizioni adatte alla manifestazione dell'umanità.



La Gerarchia Planetaria prese posto sulla terra e, in un processo vastissimo e molto intricato a seguirsi (anche nel piano dell'orizzonte mentale) da chi non è iniziato, i primi esseri divini, frutto della catena precedente la nostra, presero possesso del globo, sotto la dolce guida dei Signori di Venere, insediatisi, da allora, nel luogo sacro verso cui è, ora, polarizzato magneticamente ogni granello di coscienza del globo stesso: SHAMBALLA, nei sottopiani eterici (spiegheremo, pure, questo termine, più avanti) del deserto di Gobi. La prima razza umana apparve, semplicemente astrale, estroversa dal corpo fluidico dei Pitri, o Signori Lunari, divisa in sette grandi branchie, su di ognuna delle sette distinte lingue di terra lussureggiante, che si aprivano, a fiore, dal Luogo Benedetto, che abbiamo appena menzionato: Shamballa.

La proliferazione avvenne per semplice scissione dell'entità diafana che, più tardi, molto più tardi, sarebbe stata l'uomo. La seconda razza fu eterica; la terza razza apparsa nei nostri territori fu la Lemuriana. Ed i meravigliosi giganti, dalle splendide forme statuarie, gli angeli che, in musica e dolci accenti di saggezza, colloquiavano con gli uomini, le radiazioni iniziatiche pure, che si perpetuavano, da re a re, di quella meravigliosa razza, creano una eco di nostalgia in ogni poeta che si volga verso le lontane regioni del nostro passato dimenticato. L'animale-uomo viveva in mezzo agli Dei e non ne comprendeva la natura, come un artigiano, dalla mano rozza e pesante, il quale fosse costretto a vivere in un castello pieno di finissimi broccati, di sete trasparenti, di quadri, statue, opere d'arte.

Il Lemuriano dovette pensare, 21 milioni di anni fa, a sviluppare la coscienza del corpo fisico. Ad esempio, come, adesso, lo studente esoterico si sforza di mettere in cosciente attività i muscoli del suo strumento superiore, la mente, allora, il Lemuriano doveva mantenere il movimento ritmico degli organi del corpo (ora, mossi dal sistema neuro-vegetativo), o ne sarebbe sopravvenuta, non la morte, ma la mancanza di controllo esistenziale di quell'organismo plastico, che è strutturato, sì meravigliosamente, nei testi di anatomia. Passarono le età ed il corpo si rassodò, la padronanza del fisico fu pienamente raggiunta, ma l'abuso deturpò la plastica linea evolutiva che le Guide dell'umanità volevano imprimere al germe umano in evoluzione; la malattia venerea conosciuta, oggi, sotto il nome di sifilide ebbe origine dagli eccessi licenziosi di quel tempo; anche se privi di una vera e propria colpa, perché compiuti senza intelligenza.



La razza delle scimmie risale all'atto che la Dottrina Segreta chiama "il peccato dei senza mentale", dell'uomo animale, il quale, scavalcando la linea sottilissima che lo separava dal regno animale di allora, si unì, fisicamente, ad essi. Il fuoco, elemento purificatore, unico simbolo fisico della divinità, straripando dai vulcani e dalle zone sotto la crosta terrestre, lavò via tale umanità, in successivi e necessari interventi. E, lentamente, apparve la rezza Atlantidea. L'uomo doveva sviluppare il corpo emotivo, il secondo dei suoi corpi di manifestazione. La ricchezza materiale a cui pervenne quella umanità è talmente possente, che solo piccoli sprazzi se ne possono rintracciare, nei rivoli o residui di razza, che noi studiamo come le tribù del Perù, il ceppo etnico dei Maya, il popolo degli Egizi. Quell'arte, nobile soltanto quando è servita con un sovrumano sacrificio di sè stessi e della propria anima, a favore dell'Essere Universale, cioè la Magia, fu adoperata in una maniera del tutto pratica e potente ed a fini egoistici. Ci riporta la tradizione esoterica che la razza Atlantidea, il cui unico desiderio di ogni singolo ad essa facente parte era di depredare e possedere i beni altrui, giunse a tale padronanza delle forze magiche inferiori che, con la stessa scioltezza con la quale l'uomo del tempo presente mette la chiave nel quadro di accensione della propria "Alfa 164", così, allora, si recitavano versetti magici, o si faceva uso di mezzi occulti, per scopi egoistici.

Gli eccessi di vibrazioni dei corpi sottili ed anche l'estrema tenacia a mantenere sotto controllo i medesimi, fino a giungere alla sterilità, per timore di avventurarsi nel puro altruismo, sono, tra l'altro, le cause del male che noi conosciamo come cancro e che ha le sue radici in una cattiva funzione dei chakras astrali, o elementi vitali del secondo nostro corpo invisibile di manifestazione, a partire dal basso. L'acqua, l'elemento in sintonia cosmica con il corpo astrale, fu adoperata per distruggere quella razza debole e cieca. Il fenomeno che, in termini occulti, è chiamato "annebbiamento astrale" o "glamour" (parleremo, anche, di ciò, più avanti) nacque nell'alveo delle coscienze di quel tempo.

La razza Ariana, la quinta razza, l'attuale, è in fase di fissazione definitiva. In essa, l'uomo sta sviluppando il corpo mentale, con tutte le qualità meravigliose che originano dal medesimo. E, ancora, la luce che scaturirà dall'uomo, luce di completo genio e di sublimale e celeste bontà, deve apparire, nel suo pieno fulgore. L'"illusione mentale" ha le radici in tale razza, come il Maya eterico - il male attinente alle energie dense biologiche - le ha nella Lemuriana.
È d'uopo, giunti sin qui, avvisare lo studente, ancora una volta, che non è possibile rispettare una stretta organicità, in un Corso di Lezioni come il presente, e, nel medesimo tempo, mantener fede alla sintesi che vogliamo seguire. Tutta l'evoluzione che precede il nostro tempo non è stata un gioco; l'incrocio degli interventi divini ed il sapiente intercalare delle Forze Planetarie (altrove, autorevolmente, chiamato dei Sette Raggi) non ha cessato un attimo di seguire, passo a passo, l'intricato arazzo di tutte e sette le evoluzioni, di cui una è l'umana. Soltanto studiando un'opera importante come il "Trattato dei Sette Raggi", di Alice Bailey, il cultore potrà capire qualcosa di quello che è l'astrologia esoterica, in connessione all'evoluzione umana ed al Piano che essa sta gradatamente servendo, ma in maniera sempre più efficace. Altre due razze dovranno nascere, e noi ne vediamo già l'inizio in molti tratti decisivi che appaiono attorno a noi, specialmente in alcune zone dell'America.

Il seme della Sesta Razza, che svilupperà l'intuizione amorevole, o il quarto dei corpi umani, il buddico, sta sbocciando, quale vigile frutto dei continui sforzi dei nostri Fratelli Divini. Questo, sia detto per inciso, è uno degli scopi per cui, ora, le presenti cognizioni vengono date al pubblico; al di là del velo si invita, chi sia, per Karma, destinato a tale compito, a tendere tutte le proprie forze in simile direzione. La Settima Razza sarà la Razza della volontà, la Razza di Atma, il quinto dei corpi umani; ma, è prematuro parlare di essa.
Gradualmente, all'esoterico, il Proposito del Logos inizia ad apparire: l'uomo non si trova più, solo ed inerme, davanti ad una natura ostile, che non capisce; egli suddivide in tre parti quella che lo concerne, nel suo aspetto di uomo; quella che concerne il ciclo storico che vive, incassato come un pinolo nella pigna, in tanti altri cicli precedenti e susseguenti; e vede un più vasto ciclo cosmico, da cui ogni cosa deriva. Egli possiede tre corpi di manifestazione, con tre specifiche funzionalità, dei quali, uno soltanto, al momento dell'attuale evoluzione, è normalmente visibile.

Essi sono, a partire dall'alto:
1.il corpo causale-mentale (dove prendono nascita le astrazioni pure del pensiero, e l'inquadramento intellettuale delle stesse),
2.il corpo astrale (o delle emozioni, in senso generale),
3.il corpo eterico-denso (o delle funzioni fisiche e biologiche, propriamente dette).

Dietro ad essi vi è il piano buddico, da cui ogni cosa è sorretta, come manifestazione del Secondo Raggio, e dove appare la Gerarchia Planetaria. L'uomo fa parte di una Razza che, come unica Entità, si incarna successivamente, sorretta, per le ali celate, dalle sublimi Guide Divine, per acquistare, nel complesso, degli attributi sublimali che saranno, poi, la risorsa di ogni sua singola cellula. Razza che gli esoterici sono abituati a considerare un solo Essere e che chiamano il Quinto Raggio, il discepolo mondiale, il vero Salvatore del mondo, di cui il Cristo non è che simbolo. Infine, in un meraviglioso sgranarsi di leggi macrocosmiche, chiamate delle Catene e delle Ronde, l'uomo realizza di far parte di un piano ancor più vasto, che concerne i rapporti che il nostro Sole ha verso Vite Possenti, che lo guidano e tutelano d'appresso.

Meta dell'uomo è di pervenire a quella che, solitamente, è chiamata iniziazione; processo che si svolge nei piani mentali e buddici ed ha per scopo di rendere capace la struttura fisico-eterica a reggere, continuamente e coscientemente, il flusso della Potenza e della Luce dei piani superiori. Ma, quello delle iniziazioni, è un'altro degli affascinanti e vitali argomenti che preghiamo lo studente di coltivare con il proprio studio e con la propria pratica. A tal proposito pensiamo di dargli un efficace consiglio, indirizzandolo verso il libro di testo: "Iniziazione umana e solare", di Alice Bailey.
Una via, la via del Sentiero senza fine, ma che ha una sintesi, ferma e definitiva, nel concetto cardinale, che è la stessa essenza vitale e lo stesso tessuto egoico di ogni illuminato: IL MOVIMENTO, ENERGIA ETERNA, È L'UNICA VITA.