E' giunto il momento della Nuova Parola. Non c'è più tempo per dormire. Ricerche, denunce, abusi, e tutto ciò che la Televisione ritiene di non mostrare. Dal N.W.O, alle scie chimiche, passando per gli U.F.O., gli O.G.M., e la Recessione Mondiale.
mercoledì 31 dicembre 2008
Botti di Fine Anno: CANI e GATTI.
ROMA - Per cercare un riparo finiscono sotto le auto, si strangolano con le loro catene e in alcuni casi si lanciano anche dal balcone. Ogni anno nella notte di San Silvestro solo di gatti ne muoiono 1000, e altrettanti cani perdono la vita, terrorizzati dai boati delle esplosioni delle feste.
Per questo motivo le associazioni animaliste anche quest'anno si sono attivate per fornire consigli su come comportarsi, come l'Ente nazionale protezione animali(Enpa), la Lega anti vivisezione(Lav), la Lega italiana protezione uccelli(Lipu), e l'Associazione italiana difesa animali e ambiente(Aidaa) che, anche per il 2008, ha stilato un decalogo per cani e gatti contro i botti.
La Lega anti vivisezione(Lav) invece, oltre ad invitate tutti a riflettere sugli effetti che i botti hanno sugli animali domestici, si è concentrata sulle conseguenze nei volatili, affermando "gli uccelli selvatici si alzano istintivamente in volo per fuggire ai rumori e, a causa del buio e del panico, vanno a sbattere contro edifici e strutture urbane.
Molti purtroppo muoiono sul colpo o poco dopo, a causa dei traumi subiti". "Il nostro decalogo contiene delle regole molto semplici e facili da seguire da chiunque abbia a cuore i propri amici a quattro zampe. Inoltre, quest'anno vogliamo protestare pubblicamente con una petizione online per chiedere che una volta per tutte vengano messi fuori legge i botti di capodanno", ha spiegato Lorenzo Croce, presidente nazionale dell'associazione Aidaa, nel ricordare che sia il 31 dicembre che il primo dell'anno sarà attivo il telefono amico al numero 3926552051 per chiunque avesse bisogno di informazioni o aiuto.
Ecco nel dettaglio il decalogo per aiutare Fido:
1 - Non mostrarsi troppo protettivi, alimenta le loro paure.
2 - Minimizzare l'impatto dei botti accendendo la musica.
3 - Non tenerli legati alla catena potrebbero strozzarsi.
4 - Passeggiare con il cane saldamente al guinzaglio.
5 - Assicurarsi per tempo che siano facilmente identificabili.
6 - Se l'animale fugge cercatelo in canili e fate la denuncia.
7 - Non rafforzare la loro paura dei botti agitandovi.
E questi i consigli per chi ha un gatto in casa.
1 - Non guardarli negli occhi, potrebbero diventare aggressivi.
2 - Manifestare indifferenza accendendo musica o tv.
3 - Non lasciarli soli in giardino ed in balcone.
4 - Preparargli un rifugio alternativo, magari sotto il letto.
5 - Anticipare l'orario dei bisogni e chiedere un blando sedativo.
6 - Assicurarsi che siano identificabili per tatuaggio.
7 - Se il gatto scompare cercarlo subito in zona.
8 - Preparare una locandina con foto e numeri telefonici.
X X X
lunedì 29 dicembre 2008
Una dedica per chi pratica...uno "sport" :
Poche parole, Signori Cacciatori, munitevi di arco e frecce, e venite a prendermi.
V I G L I A C C H I .
X X X
giovedì 25 dicembre 2008
31/12/2008 : Buona fine e buon principio....ma...IL PRINCIPIO DOV'E' ?????
ROMA - "Una vita senza futuro, senza progetti. Del resto, chi si può permettere dei progetti, quando non puoi comprare un mobile a rate o fare un mutuo per la casa? Sei appesa al nulla". Giovanna, quarantenne, precaria all'ufficio cassa di un ospedale abruzzese, campa da dodici anni di proroghe di tre, sei mesi del contratto: il presente le offre molto poco. Ma è molto, molto meglio del futuro, che è diventato un incubo.
L'incubo della tagliola: "Il contratto scade a fine gennaio. Chi sa cosa succederà? Io ho paura". Gianluca, 29 anni, laureato in Scienze della comunicazione, tre anni nel call center di una grande azienda, il contratto l'ha già perso. Scade a fine dicembre e sa già che non glielo rinnoveranno. "Cosa faccio? Torno dai miei. Non ne ho nessuna voglia e la sento come una sconfitta. Ma non posso stare in mezzo alla strada. E poi? Boh. Ho provato a chiedere in giro, ma i miei amici stanno come me".
La crisi economica, la recessione, stanno arrivando in queste settimane. Ma questa non è una crisi come le altre che l'hanno preceduta. E' diversa, perché ha delle vittime predestinate. I sindacati lanciano un allarme a tutto campo. La cassa integrazione è cresciuta del 25% questa estate. In Lombardia è raddoppiata. I posti di lavoro a rischio, nei prossimi due anni, sono 900 mila solo nell'industria. Compresi commercio e servizi, potrebbero arrivare a un milione e mezzo.
Sono cifre enormi per un paese con 17 milioni di lavoratori dipendenti. Ma questa è la parte forte del mercato del lavoro, protetta da sussidi e garanzie che attutiscono l'impatto del taglio dei posti di lavoro. La mattanza dell'occupazione comincerà altrove, nella parte più debole ed esposta delle maestranze. Le vittime predestinate sono gli apprendisti, collaboratori, meglio noti come cococò, somministrati, interinali, a tempo determinato. L'esercito dei tre milioni di precari, che hanno monopolizzato il mercato del lavoro degli ultimi anni e per i quali non è necessario il licenziamento o l'anticamera della cassa integrazione: basta non rinnovare il contratto.
Perché questa è la prima crisi dell'era della flessibilità e tutto sta funzionando come prevedono i manuali. Flessibilità significa che è più facile assumere. Il problema è che, adesso, stiamo vedendo il rovescio della medaglia: è più facile anche licenziare. In teoria ? dicono sempre i manuali ? questo è un bene. Le imprese sono in grado di alleggerire rapidamente i costi, tagliando il personale. Così sgravate, reggono meglio la crisi e, non appena il vento dell'economia girerà, potranno riprendere più velocemente la corsa, tornando ad assumere. La teoria funziona, quando la crisi riguarda un'impresa o un gruppo di imprese. Quando è generale, l'impatto sociale è devastante, perché gente come Giovanna e Gianluca deve riuscire a galleggiare senza salvagente.
I numeri non sono facili da mettere insieme. Nel caso degli interinali (oggi si chiamano somministrati), Ebitemp, l'ente bilaterale per il lavoro temporaneo, calcola che il personale gestito dalle agenzie del lavoro in affitto, fra luglio e settembre sia calato del 7,6%. Soprattutto, sono scese di oltre il 21% le richieste di personale. Stefano Sacchi, Fabio Berton, Matteo Richiardi, in un articolo per lavoce.info stimano che solo metà degli interinali abbia qualche forma di protezione, quando resta senza lavoro.
Questa percentuale scende sotto il 40% per il milione e mezzo di lavoratori a tempo determinato: oltre 600 mila dipendenti a contratto rischia di restare in mezzo alla strada. Lo stesso vale per mezzo milione di cococò. In totale, oltre un milione di persone, per cui la crisi significa solo un buco nero. "Senza indennità, senza pensione, senza liquidazione: se non mi rinnovano il contratto, come mangio il prossimo mese" si domanda angosciata Giovanna?
Il momento della verità arriverà nei prossimi giorni, a spegnere, per molti, il Natale. Un precario su dieci balla, infatti, proprio adesso, sulla corda. Dicembre è un mese come tutti gli altri, ma, a fine anno, per motivi burocratici, viene a scadenza il 40% in più dei contratti, rispetto agli altri mesi. Sacchi e i suoi colleghi hanno calcolato che, il 31 dicembre, oltre 300 mila precari, sui 3 milioni totali, si troveranno a rinnovare i loro contratti: 193 mila tempi determinati, 10 mila apprendisti, 16 mila interinali, 64 mila cococò. In tempi normali, l'84% degli interinali e il 50% dei collaboratori coordinati ottiene automaticamente il rinnovo. Ma questi non sono tempi normali. Ancora: in tempi normali, un interinale aspetta 9 mesi per trovare un nuovo posto, un cococò anche 19. Ma ora? "Boh" come dice Gianluca.
Questa è una crisi diversa dalle altre perché non colpisce, come avviene di solito, alcuni settori, alcune categorie più di altre. Questa crisi colpisce una classe di età, come ai tempi del militare. E' la crisi dei "bamboccioni", per dirla con Padoa-Schioppa. O, meglio, di quelli che, in questi anni, hanno trovato un lavoro. E' la crisi dei giovani, perché è la crisi dei precari e il precariato è l'unica forma di lavoro che i giovani hanno trovato. L'interinale tipo ha 32 anni. Uno su due ha meno di 30 anni. Se la crisi sarà dura come dicono, un'intera generazione rischia di essere ributtata indietro, espulsa dal mercato del lavoro.
In affitto come interinali o somministrati, collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, a tempo determinato, questi, e non altri, sono i lavori che hanno trovato ragazzi e ragazze usciti, negli ultimi anni, dalla scuola. "Almeno due terzi dei nuovi ingressi nel mondo del lavoro ? dice Sacchi ? in questi anni sono avvenuti con contratti atipici". All'Istat sono appena più prudenti: "sia nel 2006, che nel 2007 ? spiega Mario Albisinni ? il 45% delle nuove assunzioni è stato a carattere temporaneo".
I numeri, qui, aiutano a raccontare la storia di questi anni. Fra il secondo trimestre del 2004 e il secondo trimestre del 2008, gli occupati sono aumentati del 5% e, fra questi, i lavoratori dipendenti dell'8%. Quanti, di questi ultimi, con un contratto a tempo indeterminato, di quelli normali, con pensione, Cig e liquidazione? Ci sono state oltre 800 mila assunzioni di questo tipo: i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti di quasi il 6%. Ma, attenzione, è una faccenda da adulti. Quanti di questi nuovi contratti permanenti riguardano, infatti, giovani under 35? La risposta è che il numero di lavoratori sotto i 35 anni con un contratto a tempo indeterminato è, in realtà, diminuito. I bamboccioni in rotta per la pensione, rispetto a quattro anni fa, sono quasi mezzo milione in meno: un taglio del 9%.
E dove sono finiti? Fra i precari. I lavoratori dipendenti a carattere temporaneo sono cresciuti, negli ultimi quattro anni, da 1 milione 900 mila a quasi due milioni e mezzo. Oltre metà di questo aumento è dovuto agli under 35. Poi c'è poco meno di mezzo milione di cococò, formalmente lavoratori indipendenti, ma, lo dice anche l'Istat, in concreto dipendenti a tutti gli effetti. Tre milioni di precari. Sei su dieci hanno meno di 35 anni. Saranno loro i primi a subire l'impatto di una crisi che, dicono gli economisti, può essere la più grave degli ultimi settant'anni.
X X X
martedì 23 dicembre 2008
EDITORIALE DI X X X :
Buon Natale in tutte le lingue del mondo.
Soprattutto un Buon Natale a chi ha bisogno, a chi vedendo questa festività non vede l'ora che finisca, a chi è senza famiglia, a tutti quelli che sono in ospedale, a tutti quelli che MUOIONO di fame costantemente giorno dopo giorno e i capi dei vari Governi cercano con qualsiasi stratagemma di aumentarsi il loro PICCOLO stipendio.
Buon Natale a tutti gli anziani soli, Buon Natale a chi deve per forza fare un regalo, avendo una pensione di 500 euro, o uno stipendio di 800... Buon Natale anche a me, che odio con tutte le forze le festività, forse perchè avendole vissute da persona normale, mi sono sempre sentito diverso da tutti gli altri che vanno in montagna, negli chalet con la puttana di turno, che vanno all'estero perchè non va di moda passarlo girando per la nostra bella Italia.
Buon Natale anche a me, anche se non mi posso permettere di passare il Natale insieme ad una compagna, perchè non ho i soldi per potermela noleggiare, o forse perchè il mio babbo (pace all'anima sua), non mi ha lasciato il Mercedes/BMW di turno per usarlo come prolunga fallica.
Buon Natale anche a me, perchè sono fiero di passarlo in casa con mia madre, invalida al cento per cento, e festeggiare insieme a lei tutto quello che ABBIAMO DOVUTO COMBATTERE per ottenere quella merda di accompagnamento che non serve ad un cazzo e ti arriva se va bene, entro sei mesi...forse speravano che nel frattempo mia madre moriva.....no non è morta, pezzi di merda e mi avete dato anche gli arretrati.
Buon Natale anche a me, che dal primo dell anno incomincerò a combattere per avere un sussidio dallo Stato, perchè badando a mia madre e non avendo ancora il dono dell ubiquità, non posso lavorare.
Buon Natale anche allo Stato ed agli Enti, perchè gli scasserò i maroni fino alla morte. (loro).
OK
Riassumendo Buon Natale anche a tutte quelle persone felicissime di andare in cassa (da morto) integrazione, o semplicemente liquidate dall inizio del prossimo anno.
Un consiglio, non andate giù di testa, non prendetevela con la Vs famiglia.
LO STATO VUOLE QUESTO.
Cercate di stringervi tutti insieme.
SONO I GOVERNI CHE HANNO PAURA DEI POPOLI.
il VOSTRO sempre INCAZZATO X X X
V per VENDETTA
ricordatevelo.
FONTE: LA MIA MENTE.
domenica 21 dicembre 2008
La civiltà perduta.
di Mauro Paoletti
Esiste una teoria avvincente, dedotta da Sitchin in seguito a una nuova interpretazione dei Testi delle Piramidi e di altri miti Egizi e ripresa da Alan Alford, che considera Atlantide come un pianeta esploso e non un continente perduto.
Secondo Sitchin gli egiziani avrebbero vissuto accanto agli Annunaki, una razza in possesso di una elevata tecnologia spaziale. Questa razza aliena avrebbe costruito un centro spaziale nel Sinai, nella terra di Dilmun, la terra dei razzi, e due Piramidi a Giza come punti di riferimento nella navigazione aerea.
Baalbek, in Libano, sarebbe stato un loro centro di controllo, un punto di riferimento lungo i cosiddetti "corridoi di volo" citati proprio da Sitchin.
Nel libro "Il Dodicesimo Pianeta" e nel poema epico babilonese "Enuma Elish", è descritta una battaglia planetaria.
Secondo le credenze egizie Seth apparirebbe come un pianeta che giunge dalle profondità dello spazio per incontrare uno dei pianeti interni al sistema solare.
Tale corpo celeste chiamato anche Nibiru, identificato dai Babilonesi in Marduk, nel suo percorso intorno al Sole in senso contrario a quello degli altri pianeti impatta più volte con Tiamat, un pianeta situato fra Giove e Marte, il pianeta delle Acque, il Grande Drago. L'urto è violento e il pianeta viene spaccato in due. Con una parte forma la Terra ponendola in un orbita più vicina al Sole; sbriciola l'altra originando la fascia di asteroidi.
L'Enuma Elish babilonese elaborata da Zacaria Sitchin si ritrova nei versetti del libro della genesi che descrivono come il vento del Signore aleggiava sulle acque di Theon, l'abisso delle acque e come il fulmine del Signore (in lingua babilonese Marduk) rischiarò le tenebre dello spazio quando colpì Tiamat creando la Terra e il "Rakia", parola che letteralmente significa "braccialetto martellato", detto anche Cielo, ossia Shamaim (Genesi 1,8).
La Terra ebbe una nuova orbita intorno al Sole, vennero originate le stagioni e la rotazione assiale stabilendo il giorno e la notte.
È la descrizione di un evento cosmico naturale non di una creazione divina intenzionale.
Possiamo tranquillamente discutere se tutto rientra nelle leggi che regolano l'intero universo, ma non possiamo parlare di un'entità superiore che decide e dispone le cose a suo piacimento per premiare o punire. Si può parlare di una "Forza", creatrice o distruttrice, un' Energia Creatrice che controlla l' universo, ma la mente razionale intende una forza fisica.
Dopo aver constatato che gli antichi popoli adoravano il Sole come divinità suprema dobbiamo concludere che un evento cosmico può essere stato raccontato personificando i pianeti coinvolti nel fenomeno divinizzandoli. Quindi Marduk è il nome dato al Re dei Re, il Dio degli Dei, ma non sappiamo quale fosse il suo vero nome. Lo stesso dicasi per Tiamat e del popolo che certamente vi abitava.
La collisone dei pianeti, che richiama alla mente la teoria di Velikovsky, diviene una saga popolare, un mito, da cui prende origine l'umanità; la versione modificata di un ricordo di un popolo costretto a scappare dal suo luogo originario, che poi tramanda ai posteri costruendovi sopra un intero sistema di credenze che influenzeranno l'intera esistenza nel corso dei secoli.
Ciò non toglie che lo studioso segnalò il ritrovamento di palme nella Groenlandia, coralli in Alaska, ossa non fossilizzate di ippopotami in Inghilterra, resti di orsi polari e foche artiche schiacciati insieme in una massa informe con ostriche e coccodrilli.
Sembra in seguito ad una catastrofe avvenuta migliaia e migliaia di anni fa, quando il livello degli oceani si abbassò d'improvviso per poi risollevarsi di molti metri alterando violentemente il clima, estinguendo annegandole intere civiltà.
Quindi Velikovsky, in "Mondi in Collisione", offre evidenze di tremendi cataclismi verificatisi durante la preistoria. Un evento avvenuto in un tempo remoto, forse troppo per essere ricordato esattamente.
Ma come può essere stato un evento per così dire naturale, regolato dalle leggi dell' universo, può anche essersi trattato di un evento bellico, una guerra cosmica fra pianeti, dando forma e consistenza a quella "Guerra del cielo" nominata nei testi sacri di molti popoli. La guerra fra le schiere celesti del bene e quelle del male. Due pianeti che si guerreggiano per il dominio di una parte di cielo; impiegando una terribile tecnologia di morte che procura la distruzione, non solo dei pianeti coinvolti nel conflitto, ma anche di quelli vicini.
Uno dei pianeti coinvolti potrebbe essere stato Marte, dove sembra che vi sia stata vita in un tempo remoto. Almeno da quanto documentato dalle foto scattate dalle sonde.
La cosa diviene intrigante, affascinante e abbastanza credibile. Quantomeno spiegherebbe alcuni misteri e alcuni eventi il cui ricordo viene tramandato sotto forma di mito o leggenda.
Sembra non manchino, a confermare tali tesi, prove fisiche di un eventuale esplosione dovuta a mondi in collisione. Nel deserto libico si trovano un infinità di sassolini scuri, indicati come resti di una pioggia di meteoriti avvenuta nel passato.
La caduta di meteore nella zona del Sahara, tre pezzi considerevoli accompagnati da uno sciame di più piccoli esemplari, avrebbe prodotto l'evaporazione del grande mare interno trasformando la zona nell'attuale deserto.
Le rilevazioni satellitari del Columbia nel 1981 mostravano letti di fiumi sepolti di notevole grandezza nei territori del Sudan e nell' Egitto, ponendo in risalto che migliaia di anni fa la zona era ricca di foreste, pascoli e terreni idonei ad un'agricoltura avanzata. I fiumi convogliavano in un grande bacino interno, vasto come il Mar Caspio sulle cui rive si affacciavano Libia, Ciad, Sudan, Egitto, Tunisia. Una zona florida, popolata da uomini ed animali, rifornita di acqua, soggetta a frequenti precipitazioni, almeno fino a diecimila anni fa, data in cui prende vita il deserto del Sahara e la civiltà egiziana.
Attraverso le antiche scritture Sitchin avrebbe trovato altre prove riguardo al verificarsi dell'evento che diede vita al deserto.
Uno dei pochi astronomi convinti che un pianeta intruso ha modificato il nostro sistema solare distruggendo due pianeti e una luna, i cui resti hanno dato vita alla cintura di asteroidi, è Tom Van Flandern. La formazione della cintura rimane un mistero che ha originato molte teorie.
Johann Bode, astronomo del 1700, basandosi su una elaborata formula matematica per determinare le distanze dei pianeti dal Sole, ha dedotto che doveva esistere un altro pianeta fra Marte e Giove, proprio dove adesso si trova la cintura degli asteroidi.
Secondo Bode il pianeta esplose per cause sconosciute, ma potrebbe essere entrato in collisione con un enorme asteroide.
Qui può venire in aiuto una seconda teoria, quella prospettata da Immanuel Velikovsky, anche questa descritta in "Mondi in Collisione". Egli stabilì una connessione fra i disastri e le catastrofi verificatesi sul nostro pianeta con l'apparizione del pianeta Venere. Questo "pianeta" sarebbe infatti giunto in un secondo momento nel nostro sistema solare, invadendolo come una cometa e provocando mutamenti anche sulla Terra, causando repentini cambiamenti climatici e cataclismi.
In effetti antichi documenti presentano Venere come un pianeta recente, non antico quanto il sistema solare; viene descritto come una stella provvista di corna, o coda, caratteristica di una cometa.
In Mesopotamia e in America Centrale, Venere non viene inclusa fra i nove pianeti conosciuti; nei documenti se ne parla come una stella vagante nel cielo, che incute terrore e alla quale si offrono sacrifici. Viene descritta come una minaccia e si contano i periodi di tempo riferendosi al suo passaggio. Si scopre in tal modo che compie il suo percorso intorno al Sole in quaranta anni formando nel cielo una stella a cinque punte. Alla fine del suo strano percorso, Venere occuperà rispetto al Sole la stessa posizione di quarant'anni prima con una decina di giorni di scarto. Fatto che ha influenzato il calendario di molte popolazioni antiche.
Il contatto elettromagnetico di Venere con la Terra avrebbe provocato uno spostamento dell'orbita, dell'asse magnetico, alterato il corso delle stagioni, provocato colossali maremoti e terremoti causando l'inabissamento di vaste regioni a causa delle fratture nella piattaforma tettonica.
Una apocalisse descritta anche nella Bibbia e in altri libri sacri dei popoli antichi che hanno popolato il pianeta e conservato vivo il ricordo di tali tragedie.
Ma non è tutto, secondo tale teoria, dopo aver sfiorato la Terra e prima di assestarsi sull'attuale orbita, Venere, si scontrò con Marte alterandone il percorso e sconvolgendone superficie e clima.
L'ipotesi di Velikovsky fu derisa e attaccata dalla scienza ufficiale, solo Einstein mantenne verso di essa un atteggiamento aperto, forse perché non tutto quello che lo scrittore aveva asserito era errato; oggi difatti possiamo constatarlo.
Senza avere i mezzi idonei per stabilirlo Velikovsky calcolò la temperatura di Venere oltre i 400°, come è in effetti. Attraverso la sonda Mariner 10 è stato anche accertato che il "pianeta" presenta tracce simili a quelle presenti nelle code delle comete; inoltre ruota in direzione inversa rispetto agli altri pianeti, come ha sostenuto Velikovsky.
Su Marte sono stati rilevati l'Argo e il Neon, menzionati in "Mondi in collisione" e la superficie marziana ha subito un repentino cambiamento da quella che era inizialmente.
La più recente prova è il ritrovamento di una grande massa di acqua ghiacciata sotto circa sessanta centimetri della superficie dei poli.
Da queste teorie, ai miti e alle leggende dei popoli, alla scomparsa di un continente oceanico, all' estinzione della vita su di un lontano pianeta come Marte, ad una migrazione forzata verso un altro pianeta dalle simili caratteristiche, ad una immane catastrofe cosmica, il passo è breve e tutto diviene possibile.
Torniamo alla teoria di Zacaria Sitchin. Una nuova interpretazione della saga di Osiride smembrato da Seth e dei resti del suo corpo sparsi e sepolti per tutto l' Egitto, fornisce il suggerimento che Osiride fosse un pianeta esploso i cui frammenti colpirono la Terra.
Il mito narra che Osiride cadde in mezzo al fuoco e spaccò la Terra infiltrandosi in profondità.
Osiride, nei Testi delle Piramidi, era posto nell'acquitrinoso abisso dello spazio ed è scritto che, quando i pianeti esplosero, cadde sulla terra un diluvio di acqua. Proprio come citato nella genesi: "l' acqua del diluvio cadde sulla Terra da una apertura dei cieli". Riferendosi all'Enuma Elish vediamo l' acqua di Tiamat inondare i cieli. Nei Testi di Coffin è scritto: "Questa è la cosa sigillata che contiene il flusso di Osiride. Essa è posta in Rostau; nascosta fin dalla sua caduta, è quanto caduto da lui sul deserto di sabbia". Facilmente collegabile alla pietra conservata ad Abido, al Ben Ben custodita ad Eliopoli. In pratica una meteorite conica.
Da quanto scrive Alan Alford per gli egizi l'atto catastrofico era conosciuto come "il giorno dell'uccisione dell'antico Uno" (di uno degli antichi) un giorno in cui numerosi Dèi furono decapitati e ascesero al cielo, quando questo fu separato dalla Terra e "ci fu un forte grido e un fuoco di luce".
Tutte metafore creative riferite a un esplosione di pianeti avvenuta decine di milioni di anni fa che gli egizi chiamarono "Primo Tempo", lo "Zep Tepi".
Alan Alford si chiede cosa poteva aver ispirato questi riferimenti ad una terra natia planetaria nel lato orientale del cielo, dove il re ascendente dovrebbe regnare sull'Enneade di nove Dèi, da un trono fatto di ferro.
La risposta potrebbe emergere dalla leggendaria battaglia fra Seth e Orus che, per gli egittologi, è un ricordo di guerra nella valle del Nilo, mentre per Alford, prende posto nel cielo o nelle acque dello spazio e si può collocare nel "primo tempo", e si collega alla teoria del pianeta intruso di Van Flanders.
Teoria controversa e non accettata dalla maggioranza dei moderni astronomi in quanto esistono prove fisiche dell'esistenza di una grande civiltà situata su di un'isola in mezzo all'Atlantico. Scomparsa forse a causa dell'invasione di Venere, ma può anche essere solo la precedente civiltà che popolava la Terra nel momento della catastrofe, e non è detto che si chiamasse Atlantide.
Il racconto di Platone descrive un cataclisma terrestre che causa l'affondamento di una terra nell'oceano ed è seguito da un terremoto e una alluvione.
Gli egiziani usavano la parola "isola" come metafora di "pianeta", quindi l'oceano diviene lo spazio di acqua nel quale emergevano i primi mondi quando il tempo aveva inizio. Di conseguenza i pianeti divengono "isole" fluttuanti nelle acque cosmiche.
Era dunque " Atlantide" un pianeta esploso?
Ricordiamo le teorie che parlano della caduta della Luna sulla Terra causa della scomparsa di Atlantide.
Denis Saurat e H.S. Bellamy sono i fautori di una teoria ricavata dalle deduzioni di Horbiger secondo cui la Luna non sarebbe il primo satellite della Terra, ma vi sarebbero state molte lune, una per ogni periodo geologico. Vi sarebbero stati periodi geologici ben distinti da altri perché alla fine di ogni periodo un satellite sarebbe caduto sulla Terra.
La Luna non descriverebbe intorno alla Terra un'ellisse chiusa, ma una spirale che va restringendosi e che finirà per farla cadere sul nostro pianeta.
Una conferma potrebbe venire da Sir George Darwin astronomo, figlio del celebre naturalista; egli afferma che il nostro satellite è destinato a perire in un disastroso cataclisma:
"La Terra al momento della creazione aveva una rotazione molto veloce tanto che il giorno durava cinque ore. Gradatamente rallentò attraverso la frizione delle maree che si manifesta in modo contrario a quello in cui il globo volge il proprio asse - un secondo ogni milione e duecentomila anni - e frena la Terra anche nello spazio in modo tale che la Luna si allontana. Fra cinquanta miliardi di anni quando la Luna disterà 550.000 km il giorno durerà quanto quarantasette giorni attuali; la Luna volgerà sempre la stessa faccia. I giorni saranno caldi, le notti rigide.
Quando la rotazione diventerà più lenta della rivoluzione lunare le maree si manifesteranno in senso contrario accelerando il moto rotatorio. Il nostro satellite inizierà ad avvicinarsi e niente potrà arrestarlo. Una volta in prossimità della Terra inizierà a sgretolarsi formando un anello simile a quello di Saturno, una parte dei frammenti cadrà sulla Terra come una pioggia di meteore. Vi saranno terremoti, maremoti disastrosi. I vulcani esploderanno, alcune zone saranno sommerse dai mari. Nella migliore delle ipotesi pochi sopravvivranno e si troveranno a lottare contro gli animali sopravvissuti, o mostri creati in seguito alle mutazioni ambientali."
Se in effetti nel passato sono esistite altre lune, come qualcuno prospetta, lo spettacolo della loro caduta e distruzione non deve essere stato molto diverso da quello descritto da Darwin; per qualcuno è già stato esposto nell' Apocalisse di san Giovanni (IV 12,14).
Secondo Saurat tutto sarebbe già avvenuto.
Miti, leggende, rinvenimenti e rigorose deduzioni scientifiche concorrerebbero a confermare tali avvenimenti.
La strada che conduce alla verità è un sentiero immerso nelle tenebre, ove l'uomo procede a tentoni, tastando centimetro per centimetro nell'intento di identificare le cose che incontra nel suo procedere. Viene alla mente quella teoria che indica la presenza di numerosi occhi situati sulla nostra pelle, che ci permettono di vedere anche quando gli occhi sono chiusi, utilizzando le proprietà della mente. La capacità di ragionare ci permette di vagliare e avvicinarsi alla fiamma della verità.
La storia ci dice che l'uomo non ha mai pensato a divulgare la conoscenza per il timore di perdere potere.
Un solo esempio: Alonso Pinzon trovò dettagliate indicazioni sulla terra del Nuovo Mondo nei testi contenuti nella biblioteca di papa Innocenzo VIII. Documenti che portò con sé e consultò con Cristoforo Colombo detentore del progetto che contemplava una spedizione mirata alla scoperta di quelle terre.
Quindi qualcuno ha sempre saputo e negato la verità.
Platone scrisse che Zeus decise di punire l'umanità perché degenerata, gretta e presa dalla brama del potere. La cosa più triste è che da allora, dopo tutti questi secoli, nulla sembra cambiato.
La verità è una strada dissestata dalla distruzione dei documenti antichi, essenziali per tracciare le storia umana, e dall'ipocrita censura imposta dalle religioni.
Se Dio è conoscenza, conoscere significa avvicinarsi a Dio.
Il califfo ordinò ad Amru di bruciare i volumi della biblioteca di Alessandria in quanto era sufficiente il Corano e non c'era bisogno di libri permissivi e nocivi. D'altro canto fanatici cristiani bruciarono antiche biblioteche durante il medioevo. Il vescovo spagnolo Diego de Landa bruciò i documenti Maya perché considerati opere del Maligno.
Se le opere antiche non fossero state distrutte o nascoste, oggi avremmo certamente riferimenti ad Atlantide e la strada verso la verità sarebbe più chiara. Ma la storia e la verità non si celano a lungo, ne si sotterrano.
Le antiche iscrizioni, gli stessi monumenti, le pietre, comprese quelle ancora sotto l'oceano, narrano di un antico popolo e di conoscenze perdute e in parte ritrovate. Raccontano una storia più antica di quella divulgata; riaffiorano conoscenze matematiche ed astronomiche note da millenni, concetti e fenomeni cosmici, riscoperti solo negli ultimi quattrocento anni, che hanno influenzato la scienza moderna e dettato le regole di vita di una società che appare più antica di migliaia e migliaia di anni.
Le "pietre delle serpi" a Dendera, per esempio, insieme a molti altri reperti, illuminano una parte della strada che conduce alla verità; ancora molto lunga e cosparsa di domande che esigono risposte certe ma che, purtroppo, nessuno di noi è in grado di fornire. Almeno per adesso.
sabato 20 dicembre 2008
Conferenza di Genova con PierFortunato Zanfretta.
a cura di Raffaele Di Nicuolo
Finalmente a Genova in una conferenza per pochi invitati si e' tornato a parlare del caso dell'ex-metronotte Zanfretta. Questo evento organizzato presso l'associazione culturale "LA FINESTRA SUL MONDO", e' stato presentato dal noto ufologo e biologo Giorgo Pattera ed da Emy Balbi. Due esponenti del Centro Ufologico Nazionale.
Naturalmente non potevo mancare. Abito a circa un'ora o poco piu' di autostrada, ma le condizioni del traffico per via delle vacanze in corso hanno raddoppiato il tempo di arrivo.
Ma ne e' valsa la pena, per prima cosa perche', il sentire Pier Fortunato dal vivo e poterlo da pochi passi guardare negli occhi e' tutt'altro che leggere le sue vicende su di un buon libro, o di vederlo in quelle trasmissioni" farsa" al quale ha partecipato.
Emy Balbi e Giorgio Pattera puntualissimi hanno intrattenuto gli ospiti prima dell'arrivo di Zanfretta per un quarto d'ora facendo il punto della situazione sul panorama mondiale circa gli avvistamenti e si e' accennato ai recenti fatti accaduti a Cardiff.
Pier Fortunato non ha tardato ad arrivare e salutando un pubblico alquanto incuriosito si e' accomodato. Devo dire che Zanfretta lo vidi parecchi anni fa in un'altra occasione nella localita' a Torriglia e quello che mi era rimasto impresso all'epoca erano i suoi occhi magnetici. Il tempo passa per tutti ed anche per Piero, che ormai ha i capelli bianchi e una simpatica pancetta. Gli stessi occhi di allora mi hanno lasciato interdetto.
La conferenza dunque ha potuto iniziare. Emy Balbi leggendo su alcuni appunti ha ripercorso un po' tutta la travagliata vita di Pier Fortunato. Ci si e' soffermato soprattutto sugli episodi nei quali Piero e' stato prelevato e rapito da questi esseri. Mentre l'ottima lettura della signora Balbi era in atto osservavo le espressioni di Zanfretta nei momenti piu' drammatici del racconto. Da quanto ho potuto capire egli ha ancora delle profonde cicatrici e traumi dentro di se, glielo si leggeva nelle espressioni e negli atteggiamenti.
Nel mentre la relazione proseguiva su di uno schermo Giorgio Pattera faceva passare in rassegna i disegni e le fotografie che hanno caratterizzato un po tutta la vicenda.
Al termine dell'esaustiva informativa, fatta piu' che altro alle persone poco informate sul caso Zanfretta finalmente e' arrivato il momento di far parlare l'ospite principale.
Pier Fortunato ha voluto ripercorrere i fatti concentrandosi soprattutto sulla prima sera dell'incontro, la notte tra il 6 e il 7 dicembre 1978. Con la semplicita' che lo contraddistingue ha raccontato nei particolari l'accaduto. Per uno strano motivo quella sera Piero inverti' il suo giro di pattuglia e giunto nei pressi della villa "Casa nostra" noto' alcune luci che lo insospettirono e che gli fecero comunicare tempestivamente alla centrale che un possibile furto era in atto. Ma invece di trattarsi di volgari ladri di ville, qualcosa di incredibile stava accadendo. Secondo il suo racconto, quella sera capendo che qualcosa non andava tiro' fuori la sua pistola, e con un po di paura si e' diretto nel retro dell'abitazione per cogliere sul fatto i ladri, ma un'enorme essere alto 3 metri gli si e' presentato davanti facendo spaventare a morte e svenire il povero metronotte. Dopo poco tempo riprendendosi e' tornato verso la sua auto-pattuglia dicendo "Non sono di questo mondo"..... Insomma il racconto continua con la storia che conosciamo.
Le rivelazioni
Al termine di cio' Pier Fortunato ha fatto un'affermazione alquanto strana e sorprendente. Infatti soffermandosi sulla sua "missione" che da piu' di trent'anni ha voluto correggere alcune sue affermazioni tenute in passato.
Tanto per cominciare, durante il commento iniziale di Pattera, Zanfretta ha detto " vi sto guardando tutti non vi preoccupate e per questo mio comportamento c'e' un motivo particolare".
Devo dire che questa affermazione mi ha accompagnato fino a che non e' stata spiegata dallo stesso.
Zanfretta racconta che non esiste nessuna grotta nel quale viene custodita la famosa scatola che contiene la sfera con la piramide all'interno. Due volte al mese richiamato da una forza misteriosa che lo porta in trance si reca in un posto segreto sopra le alture di Genova ed attende in un punto particolare per alcuni minuti. Piero dice che in quei momenti non sente nulla, riesce a raggiungere il luogo di notte completamente al buio e senza l'ausilio di alcuna torcia. Attratto da questa forza misteriosa si arrampica su di alcuni costoni e precipizi, riuscendo a vedere la strada nonostante il completo buio. Arrivato nel luogo dopo poco da terra inizia a sprigionarsi una luce bianca misteriosa che piano piano aumenta fino ad avvolgerlo completamente e lo porta all'interno di un tunnel che percorre fino a giungere in una misteriosa stanza.
Questa stanza pare sia completamente fuori dal mondo. Al centro vi e' la scatola misteriosa, che e' inglobata in un tunnel di luce verticale che l'avvolge completamente. Sul soffitto Zanfretta conta 12 luci di colore blu. Una volta arrivato nei pressi della scatola, l'oggetto inizia ad aprirsi, e dalle fessure esce una luce molto forte(come scintille di una saldatrice, queste sono le parole esatte usate da PierFortunato). La scatola in breve tempo si apre e appare la misteriosa sfera blu, che contiene il tetraetro. Il tetraetro e' immerso in un liquido celeste che piano piano cambia colore e diventa bianco, come una luce accecante. Il tetraetro nel frattempo inizia a girare ed a ruotare in ogni direzione emettendo delle evidenti scariche elettriche dai vertici.
Ora Zanfretta inizia a cambiare atteggiamento e dice che vuole rivelare un qualcosa che dall'inizio dell'anno sta avvenendo. Al di sotto della sfera esistono una serie di 12 simboli sistemati in due file in orizzontale e da Gennaio 2008 fino ad oggi regolarmente si stanno accendendo in sequenza, come se un timer o un qualcosa che periodicamente registra il passare del tempo stia scadendo. Al termine dell'apertura della scatola dalla Piramide scaturisce un raggio che colpisce la testa di Pier Fortunato e in quei momenti egli rivede molto dettagliatamente tutto il mese passato. Questo meccanismo secondo Pattera sarebbe una sorta di HardDisk nel quale viene scaricato tutto il contenuto della memoria dell'ex-metronotte.
Zanfretta e' sicuro qualcosa di grosso,, accadra' alla fine del 2008 queste le sue parole, ne e' piu' che convinto. Dopo trentanni di attesa finalmente attende il ritorno degli Alieni. Devo dire che questo concetto l'ha ripetuto piu' volte cercando, di avvertire i presenti, ma senza entrare nei dettagli in quanto neppure lui ne sa molto. Sa di per certo che un'evento importante avverra!
Al termine dell'intervento di Piero e' venuto il momento delle domande. Devo dire che non sono state di molto interesse, in quanto a mio giudizio molte delle persone presenti che hanno voluto interloquire con lui non avevano una profondoa conoscenza del caso, ma erano piu' che altro delle delucidazioni sulla storia.
Ho chiesto personalmente a Zanfretta se nell'arco degli anni e' mancato al duplice appuntamento con la scatola e mi ha raccontato un'anedoto di qualche anno fa. Infatti lo stesso essendosi rotto un ginocchio si fece accompagnare nel luogo da un taxi spendendo circa 700,000 mila lire per farsi attendere nel mentre compiva il suo incarico. Il taxista incuriosito chiese allo stesso delle spiegazioni in quanto era strano il comportamento del passeggero.
Zanfretta ricorda che qualche anno fa una medium di Milano, lo ha contatto' per fargli mettere un foglio A4 e una biro all'interno della stanza per far eseguire la cossidetta scrittura automatica. Inizialmente Pier Fortunato essendo un po' infastidito da questo contatto disse che non avrebbe garantito nulla. Col passare del tempo un tarlo lo attanagliava, fino a quando un giorno decise di eseguire il consiglio della medium. Posiziono' la biro e il foglio vicino alla scatola e al termine dell'operazione quando poi la oggetto si riposiziono' in chiusura lo lascio' per riprenderlo la volta successiva.
Dopo una quindicina di giorni incredibilmente vide che sul foglio erano stati scritti molti simboli sconosciuti che potevano ricordare i simboli riportati sotto scatola e questo lo meraviglio' parecchio.
Si e' parlato inoltre di Hynek, di come Zanfretta contatto' il famoso ricercatore al quale la scatola doveva essere consegnata, poi scomparso di tumore prematuramente. Si e' accennato all'episodio della lepre che fu trasportata all'interno del portale per sbaglio e poi uccisa e vetrificata dallo strana forza misteriosa. E in quella occasione Piero ricorda di essere stato fregato da un personaggio americano che volle a tutti i costi l'animale per analizzarolo. Poi scomparve assieme alle prove, senza farsi sentire piu' dallo stesso.
La serata si stava concludendo e quasi alle 10,45 Zanfretta sotto gli applausi degli spettatori se ne va. E' chiaro che e' un personaggio schivo e che non ama tanto le domande incalzanti dei curiosi. Naturalmente mi sono precipitato verso di lui per stringergli la mano e per farmi fare una foto assieme a lui.
Pattera nei successivi venti minuti prima di concludere l'incontro ha risposto molto cortesemente alle domande delle persone.
La bella serata e' finita ed assieme a Pradotti Alessandro membro del CUN Sicilia, conosciuto in quell'occasione. Ci siamo fermati assieme ad Alessandto circa un quarto d'ora per scambi di punti vista con Giorgio Pattera e la signora Balbi.
Aquistato il libro "UFO: ventanni di indagini e ricerche (...e qualcosa abbiamo scoperto)" redatto da Pattera sul quale mi viene fatta,dallo stesso, una dedica la serata e' giunta al termine.
RISCATTIAMO UN'UOMO.
qua sotto il link del video della "misteriosa scatola":
http://www.youtube.com/watch?v=PV5_ZLtEn30
X X X
venerdì 19 dicembre 2008
NOBEL???????
Sospetti di corruzione e l'ingombrante presenza delle lobby farmaceutiche: la magistratura apre un'inchiesta.
Cosa succede se anche una delle più nobili istituzioni viene colpita dal sospetto di corruzione?
Se le indagini avviate dal procuratore di Stoccolma Nils Erik Schulz dovessero giungere a una conclusione nefasta, il primo effetto sarebbe il rivoltamento nella tomba di Alfred Bernhard Nobel, il chimico svedese inventore della dinamite che istituì il Premio a lui intitolato, il secondo lo screditamento della più prestigiosa premiazione in ambito scientifico.
Il Nobel e le lobby farmaceutiche. Gli agenti svedesi della squadra anti-corruzione stanno lavorando sulla possibilità che il gigante farmaceutico Astra Zeneca possa aver influenzato la decisione della commissione del Karolinska Institute nell'assegnazione del Premio Nobel per la Medicina al tedesco Harald zur Hausen, meritevole di aver contribuito alla ricerca sull'Hpv, lo human papilloma virus, che può causare il cancro del collo uterino e, guarda caso, la Astra Zeneca è detentrice del brevetto per i vaccini contro il virus: il profitto che deriverebbe dalla vendita di due farmaci, il Gardasil e GlaxoSmithKline Cervarix, raggiunge milioni e milioni di euro.
Secondo l'impianto accusatorio, Bernard Fredholm, presidente della commissione che nomina i candidati al Nobel è stato, nel 2006, sul libro paga del colosso farmaceutico come consulente; Bo Angelin, membro della commissione dei 50 che elegge il vincitore, ha ugualmente servito per la Multinazionale anglo-svedese.
Le indagini del procuratore sono state stimolate dalla stampa europea che poneva la questione di un conflitto di interessi dal momento che la Astra Zeneca sponsorizza due società legate al Premio Nobel, la Nobel Media e la Nobel Web. Contratti da centinaia di migliaia di dollari che possono implicitamente influenzare le scelte della commissione.
Il Viaggio in Cina. Un altro filone dell'inchiesta riguarda il Viaggio e la permanenza in Cina, interamente a carico del ministero dell'Istruzione, di alcuni membri della commissione. Il governo cinese avrebbe chiesto informazioni sui criteri della nomina dei candidati e sull'attribuzione del Premio.
È dal 1957 che uno scienziato cinese non si aggiudica il prestigioso Premio che Pechino, nella sua lotta di conquista, anche nel campo scientifico, vorrebbe vedere assegnato a uno dei suoi. I vertici della Royal Swedish Accademy of Sciences, sono seriamente preoccupati per la ricaduta che l'inchiesta potrebbe avere sulla integrità e il prestigio del riconoscimento accademico che ogni anno viene attribuito ai migliori ricercatori nel campo della fisica, chimica, medicina, economia, letteratura e a chi si sia particolarmente distinto nel garantire la pace nel mondo.
Il Segretario permanente dell'Accademia Reale, Gunnar Oquist ha riconosciuto che il viaggio in Cina dei membri della commissione, i cui nomi non sono stati resi noti, sia stato "assolutamente inopportuno".
Polemiche e veleni. Non è la prima volta che il Premio Nobel viene attraversato da polemiche o scandali. Una delle più gravi colpe che viene attribuita all'Istituto è quella di non aver mai premiato, nonostante le cinque nomination, il grande leader indiano Mahatma Gandhi.
Nel 1995, il quotidiano russo Izvestia, gettò delle ombre sul premio per la Medicina a Rita Levi Montalcini sostenendo che Francesco Della Valle, direttore generale della Fidia avesse "sponsorizzato" l'assegnazione del Nobel alla Montalcini, perché ciò avrebbe comportato grossi profitti derivanti dalla vendita del Gronassial.
Nell'affaire avrebbe avuto un ruolo rilevante anche Duilio Poggiolini, all'epoca direttore generale del servizio farmaceutico nazionale e membro della Loggia P2.
Magna tu, che non magno io. BUON NATALE!
riporto qua il post che ho scritto nel sito di Nibiru2012.it.
Ragazzi, ragazze, simbionti, trolls, viaggiatori del tempo, admin, mods, semplici utenti, etcetera etcetera
il vostro polemico incazzoso irruento strafottente X X X alias Fabrizio, Vi vuole augurare a TUTTI un Buon
Natale.
Augurio molto astratto, perchè di concreto non posso fare proprio un bel niente.
Ho postato questa mitica foto del mitico ALBERTO SORDI, che, per me, è
molto più rappresentativa dell'alberello tutto illuminato dove centinaia di pirla portano oggetti
per creare un surreale mega uomo di neve, vedi pubblicità VODAFONE.
Non siamo tutti così coglioni da credere a queste immagini così "belle"????
A me da molto fastidio vedere ora in TV pubblicità così arroganti nei nostri confronti, ma
sdolcinate e buoniste allo stesso tempo.
Cazzo vuol dire la canzoncina A NATALE SI PUO' DARE DI PIU'
ma che volete da NOI anche il sangue?????
Poi cè chi ha inventato la legge del NON abbandono del cliente.....
presumo che per Natale, ci reputino tutti ancora più stupidi del solito.
Bhè, ma tanto ci sono le mini rate..........
RAGAZZUOLI UN VERO AUGURIO DI BUON NATALE CON RELATIVO ABBRACCIO.
ps.
vorrei che in questo tread elencaste, sotto forma di letterina al BABBO, cosa vorreste
per il nuovo anno in regalo.
il vostro X X X
fonte: http://www.nibiru2012.it
giovedì 18 dicembre 2008
X X X SI STA ROMPENDO I COGLIONI.
posti di lavoro in crescente calo.
stipendi MAI aumentati.
Chi ora lavora, ma è precario, è letteralmente terrorizzato e pur di non stare a casa, spala pure la merda.
Calo pazzesco di vendite di automobili.
La Honda stessa, che è una potenza, non garantirà la sua presenza nella MotoGP
Sony ha lasciato a casa migliaia di persone
La GM ormai fa il botto.
Qui a Reggio Emilia, sto già incominciando a contare i negozi "storici" che danno forfait.
Aumento della criminalità.
POSSIBILE CHE RIUSCIAMO AD ACCETTARE UNA SITUAZIONE DEL GENERE
E SAPPIAMO DI VIVERE NEL TERRORE MA NON FACCIAMO NIENTE?
Io penso che il 2009 una novità la porterà.
La gente incomincerà ad associarsi.
La disperazione oramai è al limite.
Guerra Civile?
Io mi auguro di no.
Ma che prospettiva abbiamo?
Che prospettiva ha una famiglia che ora non lavora più??????
Lo Stato non può sperare che noi diamo sempre di matto e ci suicidiamo.
X X X
Confindustria: 600.000 posti di lavoro in meno.
(AGI) - Roma, 16 dic. - Per la prima volta nel Dopoguerra l'Italia vive un biennio di recessione che portera' alla perdita di 600 mila posti di lavoro. E' l'allarme lanciato da Confindustria, che prevede una flessione del Pil dello 0,5% nel 2008 e dell'1,3% nel 2009. Che siamo in un "momento critico" lo conferma anche il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che annuncia: e' necessario un nuovo pacchetto di misure fiscali. Secondo il Centro studi di Confindustria la "lenta" ripresa si iniziera' a delineare dalla seconda meta' dell'anno prossimo, grazie al rilancio del commercio mondiale e al prevalere delle forze espansive gia' oggi evidenti, e portera' ad una crescita media annua dello 0,7% nel 2010, con un ritorno sopra l'1% tendenziale nell'ultimo trimestre. Le possibilita' di rilancio dell'economia sono pero' strettamente legate, puntualizza il Csc, al ripristino della fiducia e al dissiparsi dell'incertezza che attanaglia la spesa di famiglie e imprese. Altrimenti "si avra' una recessione piu' lunga e profonda nel 2009, seguita da una stagnazione nel 2010. Il Centro studi di Confindustria, inoltre, nelle sue previsioni, stima un rapporto deficit/pil pari al 2,6% nel 2008 e al 3,3% nel 2009, contro il 3,4% del 2006 e l'1,6% del 2007. Gli industriali evidenziano anche che l'inflazione si dimezzera' nella media 2009 rispetto al 2008: 1,7% contro il 3,4%. In retromarcia i consumi degli italiani, in calo dello 0,5% nel 2008 (dal +1,4% nel 2007) e dell'1,4% nel 2009, e che torneranno a crescere nel 2010 (+0,7%). La crisi penalizzera' fortemente il mercato del lavoro: Confindustria prevede che il tasso di disoccupazione avra' un incremento sostanzioso nel 2009, pari a un +8,4% contro il +6,8% del 2008. Secondo il centro studi di viale dell'Astronomia, tra il secondo trimestre del 2008 e la seconda meta' del 2009 si avra' una perdita di 600mila posti di lavoro. Da Confindustria arriva quindi la richiesta di un confronto: la crisi e' "molto dura" e per questo chiediamo che il Governo convochi al piu' presto un tavolo, ha detto il presidente di Viale dell'Astronomia, Emma Marcegaglia.
mercoledì 17 dicembre 2008
CANILI E GATTILI.
Tra le varie iniziative intraprese dall’OIPA nel corso del 2008 vi sono anche gli aiuti e i sostegni dati ai canili e gattili privati in evidenti difficoltà economiche. L’OIPA è attiva sul territorio Nazionale attraverso le proprie sezioni, molte di queste quotidianamente si prendono cura degli animali in difficoltà fornendo sostegno e aiuti concreti.
Oltre agli aiuti portati dalle singoli sezioni OIPA, quest’anno la sede Nazionale ha provveduto, grazie alle offerte dei sostenitori, ad inviare una notevole quantità di cibo per tutte quelle situazioni per le quali è stato possibile verificare la reale necessità d’aiuto.
Più di 10 tonnellate di cibo per cani e gatti sono state fatte recapitare presso le seguenti strutture:
- Canile di Mirabello Sannitico (Campobasso) – Kg. 3.118
- Associazione AIVA - Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) – Kg. 390
- Canile di Poggio Sannita (Isernia) – Kg. 1.659
- Rifugio per gatti Valderice (Trapani) – Kg. 653
- Rifugio La Cuccia (Palermo) – Kg. 2.918
- Associazione Cane Amico (Palermo) – Kg. 1.459
L’OIPA ringrazia tutti coloro che hanno contribuito, anche con una piccola offerta, al sostentamento di questi animali!
Aiutaci ad aiutarli, sostieni l’OIPA!
L’OIPA CONTATTA STRISCIA LA NOTIZIA SUL CANILE DI CICERALE.
Mercoledì 10 dicembre è andato in onda sul programma televisivo “Striscia la Notizia” un servizio riguardante la drammatica situazione del canile di Cicerale in Contrada San Leo (SA), sulle montagne di Cicerale del Cilento. Parte del canile è al momento sotto sequestro e della situazione giudiziaria se ne stanno occupando i Nas dei Carabinieri. La situazione del canile di Cicerale è una realtà comune a molte altre realtà in Italia dove molti Comuni piuttosto che costruire nuove strutture come ad esempio quelle di Milano e Roma preferiscono convenzionarsi con privati che hanno come unico scopo quello di lucrare sui cani, spesso cercando d’impedire le adozioni. Ci auguriamo che con il servizio di Striscia la Notizia, le istituzioni si preoccupino finalmente della grave questione del randagismo e della gestione dei cani nei canili italiani. L’invito che rivolgiamo a tutti voi è quello di far sempre pressione sui vari organi di stampa, così come è avvenuto con Striscia, affinché si giunga ad una concreta soluzione del problema.
Da parte nostra continueremo a far pressione sulle istituzioni, anche attraverso li sito www.appelliperglianimali.it, e a coinvolgere quando possibile i mass media.
QUESTO E' IL BACIO D'ADDIO, CANE!
BAGHDAD - Il giornalista iracheno che ha scagliato le sue scarpe contro il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, atto visto come un enorme insulto, è diventato improvvisamente famoso in Iraq.
Il giornalista televisivo Muntazer al-Zaidi, sciita, che era già finito una volta sui giornali per essere stato rapito per breve tempo nel 2007, ha detto di provare rabbia nei confronti di Bush per le migliaia di iracheni morti dall'invasione nel 2003 delle forze guidate dagli Usa.
Zaidi è stato arrestato oggi dal governo iracheno, che lo accusa di aver compiuto un "atto vandalico" e sarà processato per aver insultato lo stato iracheno.
Il canale televisivo indipendente per cui lavora, al-Baghdadiya television, ha chiesto il suo rilascio, mentre manifestazioni in suo sostegno sono state organizzate anche a Sadr City a Baghdad, a Bassora, roccaforte meridionale sciita, e nella città santa di Najafa, dove alcuni dimostranti hanno lanciato scarpe contro un convoglio Usa.
"Grazie a Dio l'atto compiuto da Muntazer riempie gli iracheni d'orgoglio", ha detto a Reuters Television suo fratello, Udai al-Zaidi, chiedendo che il governo lo rilasci.
"Sono sicuro che molti iracheni vorrebbero fare quello che ha fatto Muntazer. Lui diceva sempre agli orfani che avevano perso il padre che la colpa era di Bush".
Zaidi ha urlato a Bush "questo è un addio dal popolo iracheno, cane", durante una conferenza stampa in cui il presidente uscente Usa, in una visita inattesa di addio a Baghdad, stava incontrando il primo ministro Nuri al-Maliki.
Il giornalista ha poi lanciato una scarpa contro Bush, costringendolo ad abbassare la testa, e poi un'altra, che gli è passata sopra ed è andata a finire contro il muro dietro di lui. Lanciare le scarpe contro qualcuno è uno dei peggiori insulti nella cultura araba.
Zaidi dopo l'episodio, è stato trascinato fuori dalla stanza scalciante e urlante dalle guardie di sicurezza, e dopo un attimo di interruzione la conferenza stampa è proseguita, con le urla del giornalista che si sentivano ancora da fuori.
UN ATTO BARBARICO
Il governo ha detto che Zaidi ha compiuto un "atto barbarico e infamante" e ha chiesto al canale televisivo per cui lavora di scusarsi pubblicamente.
Al-Baghdadiya Television ha mandato in onda a lungo della musica patriottica con la faccia di Zaidi proiettata sullo schermo.
Un giornalista televisivo ha letto solennemente una richiesta per il suo rilascio, "in conformità ai valori democratici e alla libertà d'espressione che le autorità Usa hanno promesso agli iracheni".
La richiesta aggiungeva che qualunque misura severa nei confronti del giornalista sarebbe una rievocazione "della dittatura".
Il sindacato iracheno dei Giornalisti ha dichiarato di trovarsi in una posizione "critica e imbarazzante" a causa della condotta "molto poco professionale" e irresponsabile di Zaidi, ma nonostante questo, ha chiesto a Maliki la liberazione del giornalista per questioni umanitarie.
"E' stato il lancio del secolo. Credo che Bush se lo sia meritato, perché non ha mantenuto le promesse che aveva fatto agli iracheni", ha detto Abu Hussein, 48enne residente a Baghdad.
La reazione del Parlamento è stata ambivalente, infatti mentre qualcuno ha commentato che Zaidi ha scelto il luogo sbagliato per la sua protesta, altri hanno esultato.
"La scarpa di al-Zaidi è la più famosa di tutto il mondo", ha detto Fawzi Akram, un avvocato fedele all'anti-americano sciita Moqtada al- Sadr.
Un gruppo di beneficenza libico guidato dalla figlia di Muammar Gaddafi, Aicha Gaddafi, ha assegnato a Zaidi un premio per il suo coraggio.
Zaidi era stato rapito a novembre del 2007 e tenuto due giorni con gli occhi bendati da uomini armati che lo avevano interrogato a proposito del suo lavoro, ma senza chiedere un riscatto.
I suoi colleghi hanno detto che l'uomo prova rabbia nei confronti di Bush, ritenendolo responsabile degli spargimenti di sangue in Iraq, anche se sembra che non abbia perso nessun parente stretto nelle insurrezioni che negli ultimi mesi avevano iniziato finalmente a calmarsi.
Fonte: Reuters
martedì 16 dicembre 2008
UNA FORESTA SU MARTE.
Opinione ormai condivisa tra gli scienziati è che se si trovasse la vita su Marte, sicuramente non potrebbe essere ad uno stadio evolutivo superiore a quello di un batterio. E' un'opinione che col tempo è diventata un dogma, sostenuta persino davanti a documenti fotografici tuttora senza spiegazione che potrebbero invalidarla.
E' il caso di una fotografia scattata dal MOC (Mars Orbiter Camera), un satellite per la mappatura fotografica di Marte che, a latitudine -82.02°, longitudine 284.38° (vicino al polo sud marziano) ha ripreso qualcosa di assolutamente incredibile, ma tuttora ignorato: si tratta di una qualche forma di vegetazione su Marte. L'identificativo della fotografia è M08-04688.
Dettaglio della fotografia M08-04688 scattata dal satellite MOC che ritrae la superficie di Marte (6.79 m/pixel)
Come è possibile vedere dall'immagine, si osservano forme in tutto e per tutto simili a grandi alberi (con tanto di ramificazioni) ripresi dall'alto. Confrontiamo ad esempio l'immagine del MOC con quest'altra fotografia, che ritrae un albero terrestre: le somiglianze sono veramente molte.
Ecco la "striscia" completa ripresa dal MOC, che mostra le piante che si rendono via via più fitte, sino a formare una foresta. Non esiste un fenomeno geologico anche solo lontanamente paragonabile a questo. L'immagine ad alta risoluzione è visibile cliccando qui (259Kb)
Ma allora, qual è la spiegazione? La spiegazione più semplice è che forme di vita vegetali (forse risalenti a quando ancora su Marte l' acqua era abbondante) continuino a crescere sul pianeta, probabilmente affondando le radici in uno strato semi-ghiacciato di acqua ed in grado di sopportare i forti sbalzi termici.
Per quanto riguarda le dimensioni, gli alberi più grandi visibili nell'immagine hanno un diametro di circa 1 chilometro. Può ovviamente sembrare troppo, se riferito ad un albero terrestre. Ma se teniamo conto del fatto che:
1. l'atmosfera è più rarefatta di quella terrestre
2. la gravità è solo un terzo di quella del nostro pianeta
3. probabilmente non c'è nessun parassita che possa attaccarli
4. è una specie aliena sicuramente a noi sconosciuta, con differente metabolismo
ecco che le dimensioni giganti diventano molto più plausibili. E comunque nella fotografia si vedono anche alberi di dimensioni molto più "normali".
Purtroppo nessuno scienziato si è occupato di studiare a fondo questo documento, perché la "scienza ufficiale" dice che lì di alberi non ce ne devono essere. Punto e basta. Ma la "foresta marziana" continua a crescere lo stesso.
Link all'immagine ufficiale del MOC:
Questa non è l'unica evidenza di vita vegetale sul pianeta rosso, esistono altre immagini riprese dal MOC che mostrano quelli che potrebbero essere dei cespugli che sono cresciuti tra le dune.
Confrontiamola con questa foto da satellite di una regione desertica dell'Australia:
In quest'altra immagine del suolo marziano si può osservare quello che appare come un bosco visto dall'alto:
Qui vediamo quello che sembra essere a tutti gli effetti un lago (fotografia MOC m0901354, 2,75m/pixel):
Ed anche qui (MOC m0902042):
Ed anche in queste fotografie (clicca per visualizzarle): e0801033, e0900020, e0900304 (quest'ultima con una risoluzione di 3.5 m/pixel).
Di seguito un'immagine acquisita dalla sonda Opportunity il 19 dicembre 2004 che non ha bisogno di commenti (a destra l'ingrandimento del box giallo). La foto originale è visibile cliccando QUI.
Ecco altre due eloquenti immagini che mostrano la crescita di vegetazione sul pianeta rosso (MOC m1001442):
Da notare che purtroppo il Mars Global Surveyor ha una telecamera (il MOC) che mostra solo il rosso ed il blu, ma non il verde. Probabilmente è l''unica telecamera mai costruita ad avere questa caratteristica, e lascio immaginare a voi quale può essere il motivo di questa scelta tecnologica....
Nota finale: forse non tutti sanno che su Marte è stata trovata nell'atmosfera una discreta quantità di metano (rilevato dal Mars Express, dall'Infrared Telescope Facility dellaNasa nelle Hawaii, dall'International Gemini South observatory in Cile, dal Mars Express Planetary Fourier Spectrometer (PFS) etc...).
Il metano non è una molecola stabile dell'atmosfera, dopo poche centinaia di anni scompare. Da questo ne deriva che se è ancora presente, esso deve essere in qualche modo rigenerato. Le possibilità sono due: o fenomeni vulcanici o produzione da parte di batteri.
Esiste anche una terza ipotesi, cioè che il metano sia dovuto all'impatto di una cometa su Marte, ma non è stato trovato alcun segno recente di collisione sulla superficie, e comunque non avrebbe potuto produrre effetti di lunga durata.
Per quanto riguarda la prima ipotesi, è difficile pensarlo dal momento che il TES del Mars Global Surveyor e il Themis del Mars Odyssey (sensori termici con una risoluzione di 100 metri) non hanno mai rilevato alcuna attività vulcanica su Marte.
La seconda ipotesi rimane a questo punto la più probabile, cioè sembra esserci un qualche tipo di attività biologica su Marte.
AGGIORNAMENTO 6 ottobre 2006: attualmente esiste la concreta possibilità di osservare foreste e laghi a colori e nel minimo dettaglio, ne è prova la fotografia scattata dall'orbita dal Mars Reconnaissance Orbiter che mostra perfettamente la sonda Opportunity sulla superficie del pianeta rosso, e pure le tracce che le ruote hanno lasciato sulla sabbia. A questo punto ci si chiede: che cosa aspetta la Nasa a fotografare le zone più interessanti e risolvere finalmente alcuni misteri?
N.d.r. Ringrazio il Prof. Corrado penna per la segnalazione
FONTE: http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.4013
Usando.......La LUNA.
La conoscenza delle fasi lunari e delle forze che queste evocano di volta in volta nei segni zodiacali, sono uno strumento prezioso per vivere in armonia con i ritmi della natura.
Nella vita tutto ha il suo tempo. Nessun fiore sboccia prima della gemma, nessun bambino viene al mondo prima della gravidanza, nessuna foglia cade prima del tempo. La conoscenza del ‘momento giusto’ e delle forze evocate nei segni zodiacali di volta in volta dalle diverse fasi lunari sono uno strumento prezioso alla portata di tutti per dare una svolta positiva al corso delle cose.
Fino a poco tempo fa il lunario era indispensabile in molti ambiti professionali, dai guaritori ai boscaioli.
Successivamente, durante alcuni decenni turbolenti, il suo uso è andato smarrito, perché esso non si adattava alla vorticosa velocità delle nuove conquiste del progresso: al posto del letame i concimi chimici, al posto di semina e raccolto al momento giusto i pesticidi, al posto dell’autentica pratica medica una medicina che aveva perduto di vista l’uomo nel suo complesso. Anche la saggezza intorno alla Luna venne relegata superficialmente nell’ambito della superstizione.
Negli ultimi anni, al contrario, moltissime persone si sono convinte di quanto fosse vantaggioso aver riscoperto questa antica disciplina. La conoscenza dei ritmi lunari rende più facili e a volte determina addirittura il successo in molti ambiti della vita umana. Un’alimentazione sana, un’efficace cura del giardino, l’uso di rimedi naturali, la programmazione di interventi chirurgici, la pratica di agricoltura e cure forestali senza ricorrere a pesticidi, con un maggiore rispetto per la natura e l’uomo, un’edilizia rispettosa dell’uomo, essere sani e diventare sani con le proprie forze, tutto ciò è reso più semplice conoscendo il momento giusto per ogni cosa. Quello che occorre è un’informazione onesta, un po’ di pazienza, fiducia in se stessi e un calendario della Luna.
La conoscenza intorno alla Luna è ricchissima e si basa su poche regole fondamentali. I cinque ‘stati’ più importanti della Luna sono:
• Luna crescente (l’intervallo tra Luna nuova e Luna piena): tutto ciò che è destinato al
corpo umano per irrobustirlo e rigenerarlo, ha un’efficacia doppia con la luna crescente. Tutte le carenze fisiche vengono amplificate in questi quattordici giorni, soprattutto quelle di minerali e vitamine. Con il crescere della Luna, la convalescenza da ferite e operazioni diventa più sfavorevole.
• Luna piena: nelle poche ore di Luna piena, le ferite sanguinano più del solito. Le erbe medicinali raccolte in questo giorno hanno maggiori proprietà terapeutiche. La potatura di piante e alberi può provocarne la morte. Una giornata di frutta e succhi con la Luna piena è particolarmente efficace.
• Luna calante (l’intervallo tra Luna piena e Luna nuova): gli interventi chirurgici con la Luna calante riescono meglio del solito. Quasi tutti i lavori domestici risultano più facili, il bucato si pulisce con l’uso di una minore quantità di detersivo. Anche chi mangia più del solito in questo periodo ingrassa di meno. Questa fase è indicata anche per i lavori in giardino e nell’orto, come la semina e il trapianto di ortaggi sotterranei. L’applicazione di otturazioni, corone e ponti dentali dovrebbe avvenire con la Luna calante, che ne aumenta la durata. La rimozione della placca dura più a lungo con la luna calante.
• Luna nuova: chi digiuna in un giorno di Luna nuova, allontana da sé molte malattie, perché l’organismo ha un’elevata capacità di disintossicarsi. Gli alberi malati possono riprendersi dopo una potatura in questo giorno.
Durante la rotazione della Terra intorno al Sole, quest’ultimo entra nel corso di un anno per un mese in un segno zodiacale. Anche la Luna entra negli stessi segni zodiacali durante la sua rotazione di circa 28 giorni intorno alla Terra, con la differenza che resta in ciascuno di essi solo due giorni e mezzo circa. Le dodici diverse forze vegetali, animali e umane indicate dalla Luna nello zodiaco sono chiaramente avvertibili, in particolare i loro effetti su corpo e salute e nel giardino e in agricoltura (portata dei raccolti, lotta contro le erbacce, concimazione).
Ecco qualche esempio tra tanti: quando la Luna è nel segno zodiacale della Vergine (elemento terra), tutte le misure adottate per aumentare la crescita delle radici sono più efficaci che negli altri giorni. In questi giorni è possibile trapiantare con successo anche gli alberi più vecchi, senza causare loro danni. Le erbe contro i dolori cervicali, come le foglie di salvia, raccolte nel segno del Toro sono più efficaci. Un raffreddamento nella zona del collo, al contrario, ha effetti più dannosi sulla salute se avviene in un giorno Toro. Chi annaffia le piante da appartamento solo quando la Luna è in Cancro, Scorpione o Pesci, ottiene piante più sane e forti. Se l’annaffiatura invece avviene nei giorni Gemelli, Bilancia o Acquario, la pianta si indebolisce e diventa più facilmente attaccabile dai parassiti.
NONSOLOANIMA.TV
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lunedì 15 dicembre 2008
ESSERI VIVENTI NON STRENNE.
12 dicembre 2008 - Arriva il Natale e sotto l’albero un bambino si troverà un cucciolo di cane o di gatto.
Non importa neanche se dopo poco tempo il bambino o voi vi stufate e ve ne liberate, con qualche scusa per voi stessi come “lavoriamo tutta la settimana, e tra la casa ed i bambini non abbiamo tanto tempo da dedicargli”. Interessante scoprire di lavorare ed avere figli solo quando avete un animale da gestire!
Io non penso. E allora fermatevi e pensate. Un animale è un grosso impegno giornaliero e per tutta la sua vita. Quando si adotta un animale vi rendete responsabili della sua intera esistenza, ed è vostro preciso compito rispettare la sua natura. Se non lo farete potrà avere problemi fisici o di comportamento che voi avrete contribuito a sviluppare.
tratto dal Corriere del Trentino/Corriere dell'Alto Adige
FONTE: GATTOPOLI.IT
Il vostro X X X.
CANILE LAGER di CICERALE. - AGGIORNAMENTO-
Vi posto la risposta alla mia mail, riguardante gli sviluppi di questo LAGER canino:
| mostra dettagli 15.31 (4 ore fa) |
Carissimo Fabrizio,
la ringrazio per aver seguito la vicenda.
Il filmato lo conosciamo bene anche perché Striscia la Notizia è stata contattata da noi e tutto ciò che accadeva all'interno di questo canile lager è diventato finalmente pubblico.
Ad oggi il canile è sotto sequestro dei NAS e attendiamo che giustizia sia fatta.
Ad oggi una petizione sarebbe inutile perché essendo sotto sequestro la decisione spetta al PM e al giudice.
Continui a seguirci perché pubblicheremo ogni eventuale aggiornamento.
Grazie e a presto,
Isabella Dalla Vecchia
Segreteria OIPA Italia OnlusROBOTS: DONNA o DINOSAURO?????
Entrambi obbediscono alla terza legge ("un robot deve proteggere la propria esistenza") in modo piuttosto soddisfacente: se messo su un tavolo a camminare, Pleo "vedrà" dov'è il bordo ed eviterà di cadere nel vuoto. Aiko invece si lamenta se viene toccata in un modo che non le piace e diventa giustamente ostile.
Il dinosauro Pleo è disponibile sul mercato italiano da qualche mese al prezzo non proprio popolare di 299 euro. Giustificati però dall'elevato livello tecnologico del prodotto. Aiko è invece una realizzazione abbastanza sconcertante dell'inventore vietno-canadese Le Trung, non ancora prodotta in massa ma che, costi permettendo, potrebbe esserlo entro pochi anni. Lo sconcerto viene dall'incredibile comportamento relazionale dell'androide, ancora lento ma sconvolgente per qualità di interazione con il mondo esterno e con le persone. Qui sotto trovate alcuni video per avere un'idea.
Anche se Aiko non è ancora in vendita, un gioco ci ha sfiorato la mente: se aveste intenzione di acquistarne uno, senza limite di spesa, quale scegliereste? Il Pleo, puramente ricreativo/educativo, con cui entrare in contatto con il mondo della robotica e dell'elettronica autocosciente, o quello più conturbante di Aiko, un vero replicante umano capace, se opportunamente programmata (lo dichiara il suo inventore) di provare addirittura un orgasmo? Il top della simulazione, almeno questo è una certezza.
Per chi volesse ampliare l'argomento con dei video, cliccando qui si aprirà un indice Youtube su Aiko e qui uno su Pleo. Certo le applicazioni e le finalità dei due automi sono completamente differenti, ma il livello di autocoscienza raggiunto già con il dinosauro era impensabile solo un decennio fa. La stessa imponderabilità vale per il futuro da qui a dieci anni: ora come ora, immaginare cosa sarà la robotica "civile" tra due lustri è un esercizio difficile ma entusiasmante.
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11 SETTEMBRE 2001: IL NEMICO INTERNO.
ARTICOLO DI PABLO AYO (ANNO 2006)
Nella costituzione giuriamo di difendere il paese "da tutti i nemici esterni ed interni": ma cosa succede se a diventare nemici sono i nostri rappresentanti eletti? A che ordini obbediremo? La risposta è che c'e' una coscienza in ogni soldato, in ogni americano, in ogni essere umano.
- Scott Ritter, ex Marine, ex ispettore ONU in Iraq
È l’11 Settembre 2006: ben cinque anni sono passati da quel tragico giorno in cui, negli Stati Uniti, 2.986 persone trovarono la morte negli attacchi contro le Torri Gemelle e il Pentagono, e nell’esplosione del volo United 93, caduto nella Pennsylvania. L’onda emozionale causata da questo odioso misfatto, convinse la popolazione degli Stati Uniti a sostenere la decisione di Bush a entrare in conflitto contro l’Afghanistan (accusato di finanziare e sostenere i terroristi coinvolti), e poi contro l’Iraq di Saddam Hussein.
Ora, dopo cinque anni, l’America continua un braccio di ferro contro l’Iran per l’uso del nucleare, appoggia Israele nei suoi attacchi contro i guerriglieri Hezbollah di Libano e Siria, incita l’Onu a mandare migliaia di soldati dall’Europa per mantenere sullo scacchiere le posizioni consolidate, e trova sostegno in questa politica globale nel suo alleato di sempre, il Regno Unito.
Fin qui, il copione presentato dai governi e dai mass media. Ma basta uno sguardo indiscreto, seppur furtivo e breve, dietro la cortina di notizie presentate a gran voce da giornali e tv, per scoprire qualche piccola defaiances.
Negli stessi minuti dell’attentato, una prima velocissima analisi degli esperti dei servizi segreti avevano indicato Osama Bin Laden come “possibile mandante degli attacchi terroristici”. Attenzione alle parole usate dalla CIA e riportate dai media: “possibile” mandante. Non “sicuro”.
Il Primo Ministro britannico Blair, in quei giorni concitati seguenti l’attentato, ebbe a dire: "Non ci ritireremo, non ci fermeremo fino a quando il terrorismo non sarà sradicato. Per farlo, per distruggere la rete terroristica legata a Osama Bin Laden, dobbiamo distruggere la rete di Stati e governi che la appoggia''.
Il discorso sulle prime apparve logico e quanto meno giustificato. Ma ancora oggi, a 5 anni di distanza dagli attentati, nel sito ufficiale dell’FBI, alla lista dei Most Wanted, Osama bin Laden viene ricercato “in connessione con le esplosioni del 7 Agosto 1998 dell’ambasciata americana di Dar Er Salaam, Tanzania, e di Nairobi, Kenia, dove morirono oltre 200 persona. Inoltre, è sospettato di aver partecipato ad altri attacchi terroristici in tutto il mondo.” Nessuna indicazione su prove che lo coinvolgano con l’11 Settembre o con gli attentati che vi accaddero. Ma allora, perché perseguitare i Talebani afghani, rei di aver protetto e sostenuto Osama bin Laden? Qual è la connessione diretta tra le due cose?
Tempo dopo, una volta annientati i feroci guerrieri talebani (che rammentiamolo, all’epoca della guerra fredda erano alleati degli USA perché combattevano contro i Russi), fu il momento dell’Iraq di Saddam Hussein, responsabile secondo l’intelligence USA/UK di possedere armi di distruzione di massa. Inoltre, il segretario di stato USA Condoleeza Rice sostenne allora che esistevano prove del coinvolgimento di Saddam con gli attentati dell’11 Settembre, le cui prove a tempo debito sarebbero state rese pubbliche.
La guerra in Iraq (detta anche seconda guerra del Golfo) iniziò ufficialmente il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione formata inizialmente da Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Polonia. Essa fu preceduta da una lunga ostilità armata (iniziata con la Prima guerra del Golfo del 1990-91) fra l'Iraq del dittatore Saddam Hussein e molti altri stati (USA in primis). Le truppe della coalizione prevalsero facilmente sull'esercito iracheno, tanto che il 1º maggio 2003 il presidente americano Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Il 13 Dicembre dello stesso anno Saddam Hussein venne arrestato dai militari USA, a Tirkit.
Anni dopo, le armi di distruzione di massa di Saddam non sono mai state rinvenute, e si contano ormai a decine i rapporti pre-bellici degli ispettori ONU che sostenevano la non necessità di un intervento armato in Iraq. Ancora il pubblico attende dalla Rice o da altri esponenti dell’amministrazione Bush le prove che collegherebbero Saddam all’11 Settembre.
Poi, emergono le notizie inquietanti dalla BBC, che rivelano come l'amministrazione Bush avesse preparato dei piani per la guerra e per il petrolio iracheno prima degli attacchi dell'11 settembre, scatenando una battaglia politica tra i neo-conservatori e Big Oil. I giornalisti della BBC rivelano che quando il presidente George Bush annuncio' che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e le forze alleate avrebbero iniziato a bombardare Baghdad, alcuni manifestanti sostennero che gli USA avevano un piano segreto per il petrolio iracheno, una volta che Saddam fosse stato sconfitto.
Ora emerge che esistevano ben due piani, conflittuali tra loro, che scatenarono una guerra politica (tenuta nascosta) tra i neo-conservatori al Pentagono ed un misto di dirigenti "Big Oil"(1) e "pragmatisti" del dipartimento di stato statunitense. "Big Oil" sembra aver vinto. L'ultimo piano, ottenuto da Newsnight proprio dal dipartimento di stato statunitense, era stato redatto, come abbiamo appreso, con l'aiuto dei consulenti dell'industria petrolifera americana. Alcuni "interni" hanno rivelato a Newsnight (programma serale della BBC) che la pianificazione inizio' "nel giro di qualche settimana" dalla prima entrata in carica di Bush nel 2001, molto prima degli attacchi dell'11 settembre agli USA. Il consulente di industrie petrolifere iracheno Falah Aljibury afferma che prese parte ai meeting segreti in California, a Washington e in Medio Oriente. Ha descritto un piano del dipartimento di stato per attuare un golpe. Aljibury ha anche detto a Newsnight di aver intervistato dei potenziali successori di Saddam Hussein per conto dell'amministrazione Bush. Il piano sostenuto dall'industria era stato scartato a favore di un altro progetto segreto, steso appena prima dell'invasione nel 2003, che prevedeva la vendita di tutti i campi di petrolio. Il nuovo piano fu scritto dai neo-conservatori con l'intento di usare il petrolio iracheno per distruggere il cartello dell'Opec mediante degli aumenti massicci di produzione. Secondo Robert Ebel, alla vendita fu dato l'ok durante un meeting segreto tenuto a Londra da Ahmed Chalabi poco prima dell'ingresso statunitense a Baghdad. Ebel, un ex analista petrolifero della CIA, ed ora insegnante al centro per gli studi strategici internazionali di Washington, volò al meeting di Londra su richiesta del dipartimento di stato, come ha rivelato a Newsnight. Aljibury, che un tempo era il canale tra Ronald Regan e Saddam, richiese i piani per la vendita del petrolio iracheno, spinse in questa direzione il consiglio governativo insediato dagli USA nel 2003, aiutò ad istigare l'insorgenza e gli attacchi sulle forze d'occupazione statunitensi e britanniche.
"Gli insorti fanno cosi'... Vedi, immagina di star perdendo il tuo paese e di star perdendo le tue risorse, che finiscono nelle mani di una banda di ricchi miliardari intenzionati a comandarti e a rendere miserabile la tua vita" ha detto Aljibury dalla sua casa vicino a San Francisco
"Vediamo un aumento dei bombardamenti sulle installazioni petrolifere e sugli oleodotti, basati sul presupposto che la privatizzazione stia arrivando".
Philip Carroll, l'ex direttore generale della Shell Oil USA, prese il controllo della produzione petrolifera irachena a nome del governo statunitense un mese dopo l'invasione e sospese il piano di vendita. Carroll ci ha detto di aver chiarito a Paul Bremer, il capo dell'occupazione statunitense che arrivo' in Iraq nel maggio 2003, che non ci sarebbero dovute essere privatizzazioni delle risorse petrolifere irachene o degli impianti finche' lui fosse rimasto in carica. Il successore scelto di Carrol, un dirigente di Corroco Oil, ordino' un nuovo piano per la creazione di una compagnia petrolifera statale, proprio come voluto dall'industria. Ari Cohen, della neo-conservatrice Heritage Foundation, ha dichiarato a Newsnight che era stata persa un'opportunita' per privatizzare i giacimenti petroliferi dell'Iraq. Sostenne che il piano era un mezzo degli USA per sconfiggere l'Opec e che l'America avrebbe dovuto andare avanti con quella che lui stesso ha definito una decisione "priva di cervello".
Carroll colpi' ancora, dicendo a Newsnight "Sarei d'accordo con quest'affermazione. Privatizzare sarebbe una decisione priva di cervello. Solo una persona persona priva di cervello l'avrebbe pensata. Nuovi piani, ottenuti da Newsnight e da Harper's Magazine grazie all'atto statunitense sulla liberta' d'informazione, richiedevano la creazione di una compagnia petrolifera statale, come voleva l'industria statunitense. In base all'inchiesta di Harper's, l'istituzione di questa compagnia ebbe termine nel gennaio del 2004 sotto la guida di Amy Jaffe dell'istituto Baker in Texas. L'ex vice-segretario di stato James Baker e' ora un legale. Il suo studio, Baker Botts, sta rappresentando ExxonMobil e il governo saudita.
In altri termini, esisteva una precisa volontà da parte dell’amministrazione Bush di mettere le mani sul petrolio di Saddam e di distruggere il cartello dell'Opec, assicurando agli Stati Uniti un’egemonia planetaria globale indiscussa nel settore energetico. Il piano sarebbe perfezionabile, mettendo le mani sull’Iran, quinto produttore mondiale di petrolio e il secondo tra i membri dell'Opec: stiamo parlando di un paese capace di produrre 800.000 barili di greggio al giorno.
Se i giornalisti della BBC hanno ragione, ed esisteva un piano preciso per dare agli Stati Uniti l’egemonia mondiale energetica ben prima dell’11 Settembre, e tale piano aveva solo bisogno di un pretesto per essere attivato, come si giustificano allora la mancanza di prove contro Saddam Hussein e contro Osama bin Laden? Possibile, pensera qualcuno, che gli Stati Uniti abbiano organizzato una messinscena di stampo internazionale con l’attentato dell’11 Settembre? Qualsiasi persona razionale in un primo momento penserà che il tutto è di dimensioni troppo titaniche per essere stato architettato e inscenato a tavolino. Eppure, chi volesse perder tempo ad analizzare le prove reali e non la messinscena creata dai media, inizierà inevitabilmente a nutrire sospetti sempre più forti, che possono essere sintetizzate da una frase di Adolf Hitler: “Più una bugia è grande e più il popolo ci crederà”.
Autoattentato: termine noto ai servizi segreti
"Non posso credere che se lo siano fatti da soli", "Non si può arrivare a tanto". Queste sono alcune delle obiezioni legittime che chiunque dalla mente sana opporrebbe all'idea della cospirazione governativa. Ma in questo caso stiamo parlando di esperti di intelligence e della Difesa, gli stessi che in caso di guerra ti ordinano di bombardare e sparare missili sui tui stessi soldati in mischia col nemico, e le definiscono “perdite accettabili”. In senso militare, una “perdita accettabile” è quando, in uno scontro, una perdita subita è molto inferiore alle perdite del nemico, o al valore di un qualcosa che deve essere conquistato. Per questi esperti della difesa, le vite umane sono considerate quotidianamente come una moneta, necessaria per ottenere benefici di vario tipo. Militari e politici hanno una visione diversa di ciò che è giusto e di ciò che utile, da quella che hanno le persone "comuni", i civili. E, come disse qualcuno, l’opporto di “civile” non è “militare”, ma “incivile”. Analizzando i libri di storia, scopriamo che gli Stati Uniti non sono nuovi a certo tipo di manovre per legittimarsi ad entrare in guerra, mantenendo così, si noti bene, l'appoggio della cittadinanza e della stampa mondiale, dipingendo ogni guerra come santa e giusta. Menzogne consapevoli, usate strumentalmente per ingannare la gente, sono state usate per l’aggressione USA contro Cuba nel 1898, per l’intervento americano nella prima guerra mondiale, e per l’intervento in Vietnam. Le conseguenze di queste menzogne di guerra sono state: terribili perdite umane, soppressione dei diritti civili, restrizioni della libertà, disastri economici.
Il pretesto per l’entrata in guerra degli USA contro Cuba fu l’affondamento della nave americana Maine. All’epoca gli abitanti di Cuba, Porto Rico e delle Filippine si erano sollevati contro l’ormai debole impero spagnolo. L’allora magnate della stampa Randolph Hearst, equivalente dell’odierno Rupert Murdoch, desiderava una guerra per poter vendere più giornali e favorire gli sciovinisti di casa. Gli spagnoli furono ben presto dipinti come barbari violentatori e anche peggio. In nome della democrazie e della libertà Hearst e fanatici guerrafondai come Teodoro Rooselvet chiedevano un intervento americano. Il presidente repubblicano William McKinley, eroe personale dell’attuale mestatore della Casa Bianca Karl Rove, inviò acconciamente la nave da battaglia Maine nel porto di Avana. All’improvviso ci fu un’esplosione e la nave affondò con 250 marinai. La colpa fu addossata alla Spagna, e così Hearst ebbe la guerra che voleva. Gli americani, che avevano appena conquistato, annettendole, le Hawai, si presero anche Puerto Rico, e installarono dei regimi coloniali a Cuba e nelle Filippine. Di recente, la nuova tecnologia subacquea ha dimostrato che il Maine affondò per un’esplosione interna. Analisi scientifiche definitive hanno dimostrato che gli spagnoli non potevano aver causato l’affondamento. Molto probabilmente l’esplosione che fece affondare la nave era stata provocata da una caldaia difettosa o dalla riservetta delle munizioni, in ogni modo non poteva essere stata nè una mina nè un siluro spagnoli. La guerra Ispano-americana, con le sanguinose stragi che ne derivarono, era fondata su una montatura.
Lo stesso si può dire per l’intervento USA nella prima guerra mondiale. Nel 1915, mentre i tedeschi esercitavano il blocco della Gran Bretagna, fu affondata la nave passeggeri americana Lusitania, durante il suo tragitto da New York a Liverpool. Ci furono più di mille morti, tra cui molti americani. Il presidente Wilson subito si mise a strillare che i tedeschi avevano violato le leggi internazionali. Come aveva fatto Hearst anche Wilson dipinse i tedeschi come “barbari”, selvaggi, spietati e assetati di sangue. I tedeschi si difesero dicendo che il Lusitania trasportava armi, e che erano nel loro diritto di affondarla. In America molti si opposero alla guerra, temendo che i soli a trarne vantaggio sarebbero stati solo i banchieri e gli industriali, e che la guerra avrebbe impedito cose più importanti come la formazione dei sindacati, la lotta alla povertà e al il predominio di un capitalismo di rapina. Di fronte a una maggioranza anti imperialista Wilson fece ritirare le truppe dal Messico e nel 1916 si presentò alle elezioni come “candidato della pace” sotto lo slogan “Ci ha tenuti fuori dalla guerra.” Ma nel 1917, riesumando i sanguinosi ricordi del Lusitania, Wilson riuscì a trascinare gli Stati Uniti nel conflitto. I morti americani furono più di 100.000. Con la scusa della guerra le autorità incendiarono o fecero saltare le camere del lavoro del Partito Socialista e le sedi di sindacati radicali come gli Industrial Workers of the World. Wilson fece carta straccia della costituzione e fece imprigionare, deportare o uccidere migliaia di organizzatori. Eugene V. Debs, l’amato leader del movimento sindacale americano, fu gettato in prigione. La sinistra ideologica fu schiacciata. L’intervento americano fu decisivo nel far volgere a favore della Gran Bretagna e della Francia l’esito della guerra. Ma la retorica idealistica di Wilson sulla Società delle Nazioni e su una pace equilibrata cadde nel caos. Gli alleati chiesero delle riparazioni tali da provocare la nascita del movimento nazista che provocò stragi ancora maggiori nella seconda guerra mondiale. Wilson fu colpito da un infarto e lasciò un paese in rovina. Recenti esplorazioni subacquee attorno al Lusitania hanno trovato che la sua stiva era piena di armamenti illegali. Proprio come avevano reclamato i tedeschi, la nave aveva violato le leggi internazionali. Come McKinley anche Wilson aveva ingannato l’America portandola a un intervento bellico sulla base di “informazione spionistica errata.”
Altri pretesti sono stati creati artificiosamente per l'entrata in guerra nella 1° conflitto mondiale (altra nave, stavolta mercantile, affondata da un u-boot tedesco a cui era stato fatto filtrare appositamente, vero o non vero, che trasportasse armi segrete per l'Inghilterra), per l'entrata in guerra nel 2° conflitto mondiale (pare che Pearl Harbor non fosse stato un attacco "di sorpresa", ma che l'altro Roosevelt, Franklin Delano, avesse parlato personalmente con Yamamoto, il quale lo aveva chiaramente minacciato di attaccare la sua flotta a Pearl Harbour, almeno una settimana prima che ciò accadesse.
Con il Vietnam avvenne la stessa cosa, all’epoca i fautori della guerra fredda dichiaravano che si trattava della battaglia principale per evitare un effetto domino nella lotta mondiale contro il comunismo. Gli USA annullarono le elezioni del 1956, che avrebbero consentito a Ho Chi Minh di controllare un Viet Nam unificato, però i guerriglieri nazionalisti erano già pronti a strappare all’Occidente il Sud del Vietnam. Secondo la versione ufficiale americana, nel 1964 i Vietnamiti del Nord avrebbero assalito due navi americane che navigavano nel golfo del Tonkino. L’incidente servì a Lyndon Johnson, che stava facendo campagna elettorale a favore della pace, per convincere il Congresso ad approvare un intervento militare incondizionato. Nel 1967 nel sud-est asiatico c’erano 550.000 soldati americani. Copia speculare della guerra nelle Filippine il VietNam può essere considerato la più grande tragedia moderna degli Stati Uniti. Divise un’intera nazione, si alienò una generazione, avvelenò la politica americana, e seminò nel paese un gruppo di imbroglioni senza scrupoli, diede inizio anche al declino dell’economia americana. La “Grande Società”, vagheggiata da Johnson, fu distrutta, e gli americani divennero tutti sensibilmente più poveri. Probabilmente l’incidente del golfo del Tonkino non è mai accaduto. Secondo l’allora segretario alla difesa, John McNamara, i vietnamiti non hanno mai tirato un colpo contro le navi americane, la Maddox in particolare. Comunque, anche se lo avessero fatto, si sarebbe trattato di un attacco militare di nessun significato militare. Come per il Maine e il Lusitania, l’attacco del Tonkino non è stato nient’altro che un pretesto menzognero per iniziare una guerra.
Come vedete, la storia parla chiaro: è una abitudine ben consolidata e di vecchia data, per gli americani, ideare a tavolino un ‘casus belli’ che, da una parte, esaspera e fomenta gli animi dei cittadini statunitensi, e dall’altra crea consenso nella comunità internazionale contro il vile che ha colpito per primo, e a tradimento. Ma è andata proprio così l’11 Settembre 2001? Possibile che uno scenario che ha coinvolto New York, Washington e la Pennsylvania, miliaia di persone e diverse compagnie aeree, l’intero apparato di difesa degli Stati Uniti, sia fittizio? Si pensa che, se ciò fosse vero, sarebbero emerse di sicuro delle indiscrezioni, errori, discrepanze nei fatti e nelle testimonianze, dati non corrispondenti nei rapporti e via discorrendo. E in effetti, è proprio così.
Le domande di Jim Marrs
Jim Marrs in America è un giornalista di Ft. Worth, Texas, molto noto in America, dato che è proprio dal suo libro-indagine sull’omicidio di John Kennedy, “Crossfire” (fuoco incrociato), che il regista Oliver Stone ha tratto il film denuncia “JFK”. In seguito agli attentati dell’11 Settembre, Marrs ha svolto alcune indagini personali, giungendo alle seguenti conclusioni:
“Superficialmente tutto è sembrato abbastanza chiaro. Secondo la versione ufficiale, circa 19 terroristi mediorientali suicidi, col cuore gonfio di odio nei confronti della libertà e della democrazia americane, hanno dirottato quattro aerei di linea, ne hanno fatti schiantare due contro le torri gemelle del World Trade Center di New York ed un terzo contro il Pentagono. Il quarto a quanto viene riferito è precipitato nella Pennsylvania occidentale dopo che i passeggeri hanno tentato di contrastare i terroristi.
Tuttavia sono emersi molti quesiti inquietanti, fra cui:
- Perché i militari americani stavano predisponendo piani di guerra contro l'Afghanistan già da mesi prima degli attentati dell'11 settembre? Stavano soltanto cercando qualche evento che spingesse il pubblico americano, generalmente disinteressato, verso una guerra, come avvenuto in passato?
- Come è possibile che documenti cartacei che incriminavano bin Laden siano stati trovati infatti presso il WTC mentre le scatole nere degli aerei - progettate per resistere ad eventuali incidenti - erano danneggiate al punto da risultare inutilizzabili?
- Perché anche a distanza di giorni e persino di settimane dagli attentati al WTC agli operatori video è stato proibito di riprendere o fotografare le macerie da determinate angolazioni, così come lamentato dal corrispondente della CBS Lou Young, il quale ha chiesto: "Cos'hanno paura che vediamo?"
- Perché, come riferito dal New York Times del 16 ottobre, la relazione della polizia di New York al FBI è stata spedita con l'imballaggio "rischio per la sicurezza"? La sicurezza di chi è a rischio? Quella del FBI? Cos'è che il FBI non vuole che il Dipartimento di Polizia di New York sappia?
- Un piano terroristico palesemente sofisticato, che ha implicato almeno 100 persone e una preparzione di almeno cinque anni, come ha fatto a sfuggire ai nostri servizi di intelligence, in particolare CIA ed FBI? E perché, invece di destituire i responsabili di questo fallimento dell'intelligence e di ristrutturare completamente queste agenzie, stiamo raddoppiando il loro budget?
- Perché la Torre Sud del WTC è crollata per prima, quando non era così estensivamente danneggiata quanto la Torre Nord, che è bruciata per quasi un'ora e mezza prima di crollare?
- Perché molti testimoni affermano di aver sentito ulteriori esplosioni all'interno degli edifici? E perché la distruzione delle torri è sembrata più una implosione controllata che un tragico incidente?
- Perché il Direttore del FBI Robert Mueller ha ammesso che la lista dei nomi dei dirottatori potrebbe non contenere i loro nomi reali? Non deve forse chiunque mostrare una foto di identità per richiedere la carta d'imbargo? Che fine hanno fatto le normali misure di sicurezza?
- Perché c'è stata una discrepanza di 35 nomi fra le liste dei passeggeri pubblicate e il resoconto ufficiale dei morti su tutti e quattro i voli sfortunati? Il cronista di internet Gary North ha riferito che i "nomi pubblicati non collimano in nessun caso con il totale elencato per il numero delle persone a bordo". Qual è il motivo di questa discrepanza?
- Visto che nessuno di questi passeggeri elencati aveva un nome dal suono arabo coma ha fatto il governo a sapere quali erano i dirottatori?
- Perché i numeri dei sedili dei dirottatori, comunicati tramite una conversazione con cellulare dalla hostess di bordo Madeline Amy Sweeney al Controllo del Traffico Aereo di Boston, non coincidevano con i numeri dei sedili occupati dagli uomini che il FBI afferma siano stati i responsabili?
- Visto che il Mistero degli Esteri dell'Arabia Saudita ha comunicato che cinque dei presunti dirottatori non si trovavano a bordo degli aerei della morte e di fatto sono tuttora in vita, mentre è stato riferito che un sesto uomo della lista è vivo ed in buona salute in Tunisia, perché questi nomi si trovano ancora sulla lista del FBI?
- Perché su nessuna delle liste passeggeri non era riportato nemmeno uno dei nomi dei dirottatori citati? Se hanno usato tutti quanti degli pseudonomi, come ha fatto il FBI ad identificarli così in fretta?
- Perché uno dei dirottatori citati si è portato un bagaglio per un volo suicida e lo ha poi lasciato nella sua macchina all'aeroporto assieme ad un foglio che lo incriminava?
- Secondo il New York Times, per quanto riguarda le indagini complessive sugli attentati di settembre, verso la fine di ottobre le autorità americane hanno riconosciuto che la maggior parte dei loro promettenti indizi per scovare i complici e parte dei loro sospetti di lunga data relativi a svariati indiziati si sono chiariti; dal momento che sono state arrestate più di 800 persone e sono state ricevute da parte della popolazione più di 365 mila segnalazioni come mai, nella più grande indagine criminale nella storia degli USA, non è venuto fuori nulla di rilevante?
- Perché delle quasi 100 persone tuttora ricercate dal FBI nessuna viene considerata uno dei principali indiziati?
- Perché stiamo bombardando l'Afghanistan, quando apparentemente nessuno dei dirottatori elencati era afgano bensì erano arabi provenienti da vari paesi mediorientali? Visto che l'Iraq era coinvolto nell'attentato al WTC del 1993, perché non stiamo bombardando quello stato "canaglia"?
- Come hanno fatto i terroristi ad ottenere i segretissimi codici e segnali della Casa Bianca e dell' Air Force One - pretesto per sballottare il Presidente Bush per tutto il paese l'11 settembre? Ciò costituiva la prova del lavoro di un infiltrato oppure, come riportato da Fox News, la prova che l'ex dipendente del FBI ed agente doppiogiochista Robert Hanssen aveva consegnato una versione aggiornata del software trafugato Promis ai suoi manipolatori Russi i quali, a loro volta, lo hanno passato a bin Laden? Forse che questo software, che durante l'amministrazione Reagan venne sottratto ad una società americana da funzionari del Dipartimento di Giustizia presieduto dal Procuratore generale Ed Meese, permette ad esterni la libera penetrazione dei nostri computer più segreti?
- Se l'aereo del Volo 93 della United Airline è precipitato in seguito ad un'eroica lotta dei passeggeri con i dirottatori, perché dei testimoni hanno parlato di un secondo aereo che lo seguiva, di detriti infuocati che cascavano, di nessun cratere profondo e di relitti sparsi per un'area di sei miglia, cose che indicano un'esplosione in volo?
- Perché i notiziari hanno descritto passeggeri del Volo 93 mutilati e a cui è stata tagliata la gola con dei taglierini, mentre la rivista Time del 24 settembre ha riportato che uno dei passeggeri ha chiamato a casa col cellulare per riferire che "Siamo stati dirottati, ma ci stanno trattando gentilmente"?
Le sacrosante domande di Marrs, pubblicate in Italia da Nexus (edizione italiana nr.36), non hanno ancora trovato risposta. Al contrario, altri interessanti quesiti si sono affastellati nel dossier riguardante l’11/9.
Se qualcuno può obiettare che Marrs è un ricercatore indipendente, andrebbe osservato che le critiche a quanto avvenne quel fatidico giorno di settembre giunsero anche da personaggi di un certo rilievo, professionisti nei campi dell’avionica, dei settori militari, di intelligence e del controspionaggio. Uno di essi è Andreas von Bülow, ex ministro tedesco della tecnologia.
Il 13 gennaio 2002 il giornale berlinese «Der tagesspiegel» pubblica con rilievo la seguente intervista ad Andreas von Bülow. «Dopo gli orrendi attentati dell’11 settembre», attacca von Bülow senza esitare, «constato che l’intera opinione pubblica viene forzata a credere a una versione che credo sbagliata» E segnala: «Ci sono in USA ventisei agenzie di controspionaggio che costano trenta miliardi di dollari l’anno: più dell’intero bilancio tedesco per la Difesa. E non sono state capaci di prevenire gli attacchi (…) Non un sospetto, prima. E per sessanta decisivi minuti, le agenzie militari e di intelligence hanno lasciato a terra i caccia; però quarantotto ore dopo l’FBI presenta una completa lista dei dirottatori suicidi. Ma dieci giorni dopo risulta che sette di loro sono ancora vivi. E perché i capi dell’FBI non spiegano queste contraddizioni? Da dove veniva la lista, e perché era falsa?Se fossi nei panni del responsabile dell’indagine, io terrei informato regolarmente il pubblico». Il che non è avvenuto e non avviene in USA, sottolinea l’ex ministro tedesco. Poi torna sullo strano profilo dei «suicidi». «Si lasciano dietro tracce come una carica di elefanti. Fanno pagamenti con le loro carte di credito, danno i loro veri nomi agli istruttori di volo. Si lasciano dietro auto noleggiate con manuali di volo in arabo. Portano con sé, nel loro viaggio verso il suicidio, ultime volontà e lettere d’addio, che cadono nelle mani dell’FBI perché le hanno messe nel posto sbagliato, con indirizzi sbagliati. Andiamo! Sono segnali lasciati sul percorso come in una caccia al tesoro per bambini». Von Bülow non esita a parlare di «lavaggio di cervello collettivo» a cui «le democrazie di massa vengono sottoposte». «L’immagine del nemico come comunista non funziona più; deve essere sostituita con l’Islam. Non è un’idea mia. Essa viene da Zbigniew Brzezinski e Samuel Huntington, due strateghi che formano l’intelligence e la politica estera americana. «Già a metà degli anni ’90, Huntington (uno dei fondatori del CFR: Council on Foreign Relations) diceva: “la gente in USA e in Europa ha bisogno di un nuovo nemico da odiare, ciò rafforzerà la loro identificazione con la propria società. Brzezinski, il cane matto, già consigliere di Jimmy Carter, teorizza il diritto esclusivo degli Stati Uniti a impossessarsi delle materie prime del mondo, anzitutto greggio e gas. E questo coincide perfettamente con i desideri dell’industria degli armamenti, delle agenzie d’intelligence, del cosiddetto “complesso militare-industriale”. «(…) Posso affermare questo: la progettazione dell’attacco è stato un capolavoro dal punto di vista tecnico e organizzativo. Dirottare quattro grossi aerei di linea in pochi minuti e lanciarli sui bersagli entro un’ora con complicate manovre di pilotaggio! Questo è impensabile, senza l’appoggio, e per anni, di apparati segreti dello Stato e dell’industria». Ma queste sono le cose che dicono i teorizzatori di complotti!, esclama l’intervistatore. Von Bülow replica: «Ah sì, sì: in questo modo coloro che preferiscono seguire la versione ufficiale e politicamente corretta ridicolizzano così chi pone certe questioni. Chiunque dubita delle versione ufficia, non ha le rotelle a posto» Eppure von Bülow non è un complottista paranoide. Nel 1993, è stato relatore per la SPD (il Partito Socialdemocratico tedesco) nella commissione parlamentare d’inchiesta sulla Stasi, la polizia segreta della Germani Orientale. E’ in quella veste che l’ex ministro s’è fatto un’idea precisa dei «servizi» occidentali. «Né dal BND (il servizio segreto tedesco-occidentale) né dalla CIA abbiamo avuto altro che ostacoli. Nessuna informazione, nessuna collaborazione. Niente»
Le prove generali prima dell’attentato
Tra il febbraio 2000 e il giugno 2001 il NORAD, North American Aerospace Defense Command, mise in opera una serie di esercitazioni e manovre sulla difesa aerea “contro-terrorismo”.
Le manovre hanno coinvolto velivoli a reazione pilotati a distanza, piccoli aerei pilotati per simulare i missili cruise e velivoli dirottati con un profilo d’attacco a bassa quota verso grandi città. Per queste simulazioni vennero impiegate molte risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Venne messo a punto un software speciale per poter integrare i dati dei radar appartenenti a differenti servizi. Attacchi simulati su Savannah, in Georgia e su Panama City, in Florida, vennero visualizzati su sofisticati diagrammi messi a punto specificamente nei quali una combinazione di drones a reazione e microjet monoposto rappresentavano missili cruise e aerei suicidi che attaccavano a bassa quota. Il primo giugno 2001, giorno decisivo per la simulazione, il capo di Stato Maggiore diramò “l’Aircraft Piracy order CJCSI-3610.10” a tutti gli equipaggi degli aerei militari per “resistere ai dirottatori con tutta la forza necessaria incluso l’utilizzo delle armi da fuoco.” Copie di questo ordine vennero inviati anche a Donald Rumsfeld, Colin Powell, George Tenet, Robert Mueller e al National Security Council, ma apparentemente il Consigliere Condoleza Rice, durante la sua testimonianza davanti alla Commissione d’Inchiesta sull’11 settembre, non se l'è ricordato! Ma analizziamo in maniera specifica come si svolsero i fatti inerenti l’attacco al Pentagono, l’edificio militare più sorvegliato e sicuro del mondo.
Motori, ali e carburante: i pezzi mancanti del Pentagono
L'11 settembre 2001, poco meno di un'ora dopo l'attacco al World Trade Centre, il Pentagono viene colpito. La versione ufficiale afferma che a colpire il Pentagono sia stato il terzo aeroplano dirottato. Ecco una consecuzio temporis che rende l’idea della tragedia:
9.45: il Pentagono è colpito.
10.28: "si diffonde la voce di un'autobomba esplosa davanti al dipartimento di Stato a Washington che provoca un incendio."- la Repubblica
alle 10.32 l'«ABC News» parla del dirottamento del volo di linea ma non dice nulla circa il suo ritorno a Washington in coincidenza con l'attacco terroristico;
poco dopo la Fox TV, diramando la notizia dell'attentato, parla di un apparecchio dell'US Air Force (“Minute by Minute with the Broadcast News”);
11.36: "un funzionario del dipartimento di Stato smentisce che una autobomba sia esplosa davanti alla sede del ministero."la Repubblica
L'attribuzione ufficiale dell'attacco al volo civile AA 77 non è stata immediata. Le uniche dichiarazioni ufficiali sulla natura dell'apparecchio utilizzato nell'attentato appartengono a fonti militari del Pentagono stesso, e ancora oggi non sono suffragate da alcun documento probatorio. La fonte stessa dell'informazione, come dichiarato dal “Los Angeles Times”, fu un ufficiale che parlò a condizione di rimanere anonimo.
Danielle O'Brien, controllore di volo dell'aeroporto di Dulles, disse allora: «Per la velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha eseguito la virata, ognuno di noi nella sala radar, tutti controllori di volo esperti, pensava si trattasse di un aereo militare». Un altro testimone oculare, abitante al 14° piano di un edificio di Pentagon City, affermò: «sembrava poter trasportare otto-dodici persone (…) faceva il rumore stridente di un caccia». Lon Rains, direttore di “Space News”: «ero convinto che fosse un missile. È arrivato così veloce che non sembrava davvero un aeroplano».
In seguito all'attentato il Pentagono rilasciò alcune immagini dell'esplosione catturate da una telecamera di sicurezza dell'edificio; tuttavia nelle immagini è visibile chiaramente soltanto l'esplosione. Il 16 Maggio 2006, grazie alla forte pressione del gruppo Judicial Watch, il Pentagono pubblica sul proprio sito Internet altri due filmati di pochissimi fotogrammi a bassa definizione catturati da altre due telecamere di sicurezza. I video mostrano una forte esplosione "preceduta da una nuvola bianca che, per gli esperti, rappresenta la scia lasciata dall'aereo toccando il terreno sul prato fuori dall'edificio. Nei fermo-immagine si intravede quello che appare essere il 'naso' del Boeing. " la Repubblica. Le immagini "saranno analizzate dagli esperti e non dovrebbero contenere rivelazioni clamorose ma, secondo il Pentagono, potrebbero mettere a tacere le mille teorie di complotto che hanno condizionato a lungo la dinamica dello schianto del volo dell'American Airlines." Corriere della sera. Tutta la problematica attualmente oggetto di discussione e interpretazione riguarda la forte discrepanza tra le dichiarazioni e le ricostruzioni ufficiali dei comandi militari, e le numerose foto di dominio pubblico che testimoniano dei danni subiti dall'edificio del Pentagono in seguito all'attentato.
Nel sito Luogocomune.net, è presente una dettagliata ricostruzione dello scenario dell’attentato al Pentagono, tramite le foto fatte da un Marine e diffuse via internet prima che l’Intelligence USA potesse fermarle. Le foto mostrano la scena quando il muro era ancora in piedi.
“Le foto in questione sono state scattate dal caporale dei marines Jason Ingersoll, fotografo del Pentagono, e furono inizialmente messe in circolazione, insieme a tutte le altre, dallo stesso Dipartimento della Difesa. Sulla loro autenticità non è mai stata sollevata la minima obiezione, nè nessuno si azzarderebbe mai a ritoccarle, visto che esistono in rete moltissime copie degli originali.
In reatà, ecco a destra le misure effettive del Boeing 757: l'apertura alare è di circa 38 metri, la ali di coda superano i 15 metri di larghezza, e la pinna verticale misura circa 14 metri da terra. L'aereo pesa, a pieno carico, circa 100 tonnellate. Utilizzando come riferimento il modello di autopompa accanto alla parete, che è lungo 12 metri, è stato possibile costruire un'unità di misura approssimativa, per misurare in qualche modo la larghezza della sezione crollata. Risultano circa 20 metri - uno più uno meno - e cioè la metà circa dell'apertura alare del 757. Ma per quanto sia già molto difficile immaginare un 757 che scompare in quel poco spazio, ricordiamo che quello che abbiamo visto finora era il Pentagono "del giorno dopo". Nella prima delle 3 foto di Ingersoll di cui parlavamo, Il piano terra è coperto dal getto d'acqua, mentre si vede la facciata, praticamente intatta, che presenta solo un foro di una certa dimensione nella zona centrale. Nella seconda invece il foro è coperto dal fumo, mentre il piano terra si vede molto meglio: le macerie fuoriescono fra le colonne - o pareti portanti - che sembrano essere rimaste tutte in piedi. Il prato è intatto, i grandi rulli di cavo elettrico erano già presenti prima dell'impatto, e dell'aereo non si vede un solo pezzo. Sotto infine la terza foto di Ingersoll, che copre tutta la parte inferiore dell'edificio, mentre ne mostra con più chiarezza quella superiore. La facciata risulta praticamente intatta, con moltissime finestre che conservano addirittura intatti i vetri e gli infissi. Utilizzando le tre foto, abbiamo fatto un fotomontaggio con la parte migliore di ciascuna, per avere un'idea complessiva di come risultasse la facciata del Pentagono dopo l'impatto. Semplicemente, l'aereo non c'è. Anche volendo supporre che un motore si sia infilato in quel buco, mancano sempre 96 tonnellate di aereo, fra cui il secondo motore. (Notare la posizione dei grandi rulli di cavo elettrico, al centro, e la posizione della recinzione metallica, sulla destra, proprio sopra le luci dell'auto della polizia: serviranno in seguito da punto di riferimento).Rulli elettrici, calcinacci, e nient'altro. Teoricamente lì in mezzo, fra una colonna e l'altra, dovrebbero essere passate le ali dell'aereo, insieme alla fusoliera, mentre non si capirebbe assolutamente dove sia finita la coda, che è alta da sola quasi quanto l'edificio stesso. Contro quale parte della parete avrebbe sbattuto la coda? E i motori? Dove hanno sbattuto? Dove sono andati a finire? Inizialmente, chi difendeva la versione ufficiale sosteneva che l'intero aereo si fosse completamente disintegrato, come "polverizzato" contro la "solidissima" parete del Pentagono, a causa della forte velocità. Ma in realtà, le leggi della fisica dicono una cosa un pò diversa: fra due oggetti che si scontrano, si rompe prima quello più fragile, ma se la solidità di un aereo non è sufficiente ad abbattere un edificio, l'aereo si spezza in più parti e rimane al suo esterno. Ma perchè mai di fronte ad una casa ipoteticamente "più dura" delle altre dovrebbe frantumarsi in pezzi microscopici e sparire del tutto? Una volta che un'ala ha ceduto all'impatto, ad esempio, ha ceduto e basta. Rotola dove vuole lei, rimbalza e si rompe secondo la dinamica di quell'evento, ma sempre all'esterno rimane. Anzi, più dura è la parete, più probabilità ci sono che le varie appendici si stacchino di netto, casomai. Quando un aereo si schianta contro una montagna, che è la cosa più dura che si possa immaginare, per caso si vaporizza e scompare completamente alla nostra vista? A giudicare dalle foto rinvenibili su internet, sembrerebbe proprio di no. Fino al Settembre 2002, non era mai esistita una versione ufficiale riguardo a cosa fosse avvenuto di preciso al Pentagono, anche perchè le scatole nere "non sono mai state trovate". A quel punto però, probabilmente preoccupate dal fatto che i dubbi si stavano allargando a macchia d'olio in Internet, le autorità hanno deciso di offrire la loro risposta ufficiale anche a questo quesito. Allo scopo, è stata commissionata alla prestigiosa Purdue University dell'Indiana una sofisticata simulazione al calcolatore dello schianto, in cui la tesi della "polverizzazione" (che cominciava a vacillare seriamente) è stata completamente smentita, per fare posto ad una teoria completamente diversa.” (Da Luogocomune.net)
Riportiamo a questo punto gli interrogativi che David Ray Griffin elenca nella sua analisi sui fatti qui trattati.
“Un pilota in grado di effettuare l'acrobazia che portò il Boeing a schiantarsi – da più di 2000 metri d'altezza – in netta rotta di collisione sulla facciata inferiore dell'edificio governativo, avrebbe potuto tranquillamente scegliere un bersaglio molto più devastante, centrando con molta facilità il tetto e causando molte più vittime. Come scrive il “Los Angeles Times”: «l'ala ovest era l'unica ala del Pentagono dotata di sistema antincendio automatico e ristrutturata con una fitta maglia di pilastri e travi d'acciaio (e finestre antideflagrazione) per resistere alle esplosioni di eventuali bombe. Nell'area più colpita normalmente avrebbero lavorato 4.500 dipendenti, mentre quel giorno, a causa dei lavori non ancora terminati, non ne erano presenti più di 800» (LAT, 16 settembre 2001). Tra le vittime si contò un solo generale; tutti gli altri erano civili, molti dei quali operai addetti ai lavori edili.
Quei piloti scarsi che superarono gli esperti
Nila Sagadevan, ingegnere aeronautico e pilota qualificato di aeromobili, ha una sua visione del discorso sui piloti arabi che si sarebbero specializzati al volo guidando dei piccoli aerei commerciali.
“C’è qualcuno che continua a sostenere che i “mitici” dirottatori del 9/11, benché sia stato provato che fossero troppo incompetenti per pilotare un piccolo Cessna 172, tuttavia riuscirono ad acquisire la straordinaria abilità loro necessaria per pilotare dei jet di linea, addestrandosi tramite simulatori di volo.Una comune concezione sbagliata che hanno i non piloti sui simulatori è che sia “facile” utilizzarli. Sono sì relativamente facili da usare se lo scopo è fare qualche virata pazza e divertente in cielo aperto. Ma se lo scopo è eseguire una qualsiasi manovra, anche con la minor precisione possibile, la missione diventa immediatamente abbastanza scoraggiante. E se il fine è dirigere un aereo verso una specifica locazione geografica, distante centinaia di chilometri, mentre si vola a oltre 800 km all'ora, a 9.000 metri di altezza, allora la sfida diventa quasi impossibile per un pilota non addestrato. E questo è precisamente ciò che i quattro dirottatori, che non erano in grado di pilotare un Cessna intorno all’aeroporto, si suppone abbiano realizzato con jet commerciali ad alta velocità, pesanti più di 100 tonnellate, l’11 Settembre. Per una persona non abituata alla complessità pratica del pilotaggio, un moderno simulatore di volo può rappresentare un’esperienza confusa e disorientante. Questi complicati mezzi di addestramento non sono nemmeno paragonabili ai videogame che uno vede nelle sale giochi e nemmeno alle versioni software disponibili per computer. Nei simulatori professionali, il pilota è completamente alla mercé di un insieme di complessi strumenti di navigazione e di volo per ricevere le indicazioni sullo status dell’aereo (altitudine, direzione, velocità, stato, etc.) Nel caso di un Boeing 757 o 767 il pilota avrebbe avuto di fronte un pannello EFIS (Sistema di strumentazione elettronica di volo) costituito da 6 grossi monitor LCD multifunzionali intervallati con pacchetti di “complicata” strumentazione assortita. Quando si vola “ciechi”, cioè senza riferimenti a terra, serve un pilota molto navigato per interpretare, e quindi applicare, queste informazioni in modo intelligente. Se uno non è in grado di tradurre le informazioni velocemente, in modo preciso ed accurato (e per farlo serve un pilota esperto di volo strumentale), allora viene a trovarsi nella condizione di ZERO SITUATIONAL AWARENESS. (cioè il pilota non avrebbe indizi su dove si trova in relazione alla Terra). Un volo in queste condizioni è definito come “IFR” o Norme di Volo Strumentale.
E la regola IFR n. 1 è: Mai staccare gli occhi dalla tua strumentazione, perché è tutto ciò che hai!
Corollario alla Regola n. 1: Se non sei in grado di interpretare la strumentazione in modo veloce, preciso, disciplinato e completo sei praticamente morto. Registrazioni da tutto il mondo sono pieni di rapporti di un numero qualunque di buoni piloti, piloti con esperienza professionale di volo strumentale, che hanno “concluso la loro carriera” perché hanno commesso errori irreparabili mentre volavano in condizioni di IFR.
Riguardo i piloti/dirottatori del 9/11: questi uomini erano stati ripetutamente giudicati incompetenti a pilotare in volo solitario un Cessna-172, un esercizio elementare che implica far volare questo piccolo aereo da addestramento “intorno al cortile” in un giorno di sole. Il primo volo in solitaria di uno studente consiste in un semplice circuito: decollo, seguito da quattro dolci virate a sinistra e si conclude tornando indietro ed atterrando nella pista. Questo è il volo più semplice che uno possa fare. Non uno dei dirottatori era stato giudicato idoneo ad eseguire da solo questo esercizio elementare. Ecco cosa ebbero da dire gli istruttori di volo riguardo le capacità di questi aviatori in erba:
Riguardo Mohammed Atta: “Il suo grado di attenzione è zero.”
Riguardo Khalid Al-Mihdhar: “Non l’abbiamo buttato fuori a calci ma non ha raggiunto i nostri standard.”
Riguardo Marwan Al-Shehhi: “L’abbiamo mollato per il suo inglese limitato e la sua incompetenza ai comandi.”
Riguardo Salem Al-Hazmi: “Gli abbiamo consigliato di andarsene dopo due lezioni.”
Riguardo Hani Hanjour (il pilota dell'aereo schiantatosi sul Pentagono che avrebbe effettuato una manovra rasoterra giudicata pressochè impossibile anche per piloti con decenni di volo sulle spalle): “Il suo inglese era orribile, e la sua abilità “meccanica” era anche peggio. Era come se fosse a stento capace di guidare anche solo un'automobile. Non riesco ancor oggi a credere che possa aver pilotato un aereo contro il Pentagono. Non era affatto in grado di volare.”
Ora diamo uno sguardo al volo American Airlines 77 (il volo schiantatosi sul Pentagono). Il passeggero/dirottatore Hani Hanjour si alza dal suo sedile più o meno a metà del volo, si apre la via per l’abitacolo combattendo diabolicamente con le sue coorti, riesce a sopraffare il Capitano Charles F. Burlingame ed il primo ufficiale David Charlebois, ed in qualche maniera riesce a buttarli fuori dall’abitacolo (cosa molto difficile da ottenere in un ambiente stretto senza urtare inavvertitamente la cloche, disattivando così il pilota automatico). Si potrebbe, correttamente, presumere che questa cosa presenti delle difficoltà considerevoli per un ragazzino armato di taglierino – Burlingame era un duro, corpulento pilota di F4, veterano del Vietnam che aveva alle spalle oltre 100 missioni di combattimento. Ogni pilota che l’ha conosciuto ha detto che piuttosto che mollare educatamente i controlli, Burlingame avrebbe istantaneamente capovolto l’aereo in modo di far rompere il collo ad Hanjour non appena questi fosse caduto a terra.
Immaginiamo pure che Hanjour riesca a sopraffare i membri dell’equipaggio del volo, li rimuova dall’abitacolo e prenda posto sul sedile del capitano. E, benché i rapporti contraddicano questa affermazione, assumiamo che Hanjour sia stato talmente fortunato da sperimentare un giorno CAVU (visibilità ottima, illimitata). Se Hanjour guardava diritto davanti a sé attraverso il parabrezza, o tutto alla sua sinistra verso terra, al meglio avrebbe potuto vedere, 10.500 metri sotto di lui, un paesaggio grigio/brunastro/verde scuro, virtualmente privo di dettagli in superficie, mentre l’aereo che stava ora pilotando si stava muovendo, quasi impercettibilmente e in un silenzio irreale, a circa 225 metri al secondo.
In uno scenario reale, e considerati i rapporti meteo sulle condizioni di quel giorno, avrebbe probabilmente visto nuvole sotto di se, che gli impedivano di vedere il terreno che stava sorvolando. Con questo tipo di “non consapevolezza della situazione”, Hanjour avrebbe potuto star sorvolando l’Argentina o la Russia o il Giappone allo stesso modo; non avrebbe avuto indizi su dove, con precisione, si trovasse.
Per aggirare questo piccolo problema, la versione ufficiale suggerisce che questi uomini hanno pilotato manualmente i loro aerei verso gli obiettivi rispettivi (NB: questo non solleverebbe da loro il peso della navigazione). Ma assumiamo che Hanjour abbia disinserito il pilota automatico ed abbia pilotato manualmente l’aereo verso il suo prestabilito, ed invisibile, obiettivo, basandosi soltanto sulla strumentazione fino a quando non avesse potuto avere una chiara visuale. Questo l’avrebbe costretto a volare indietro attraverso il West Virginia e la Virginia verso Washington DC. (Questa porzione del tracciato di volo dell’AA77 non può essere corroborata da nessuna prova radar perché si dice che l’aereo sia improvvisamente scomparso dagli schermi radar sopra l'Ohio; ma non soffermiamoci su questo piccolo questione!) Secondo i controllori delle FAA, il “Volo 77” è quindi riapparso improvvisamente sul radar sopra Washington DC ed ha eseguito una virata in picchiata, alla velocità angolare di 360 gradi/minuto mentre scendeva a oltre 1.000 metri al minuto, alla fine della quale “Hanjour” si presume abbia raggiunto il livello del suolo. Oh, avevo quasi dimenticato: ha anche avuto la presenza di spirito di spegnere il transponder nel mezzo di questa manovra incredibilmente difficile (uno dei suoi istruttori più tardi ha commentato che il poveretto non avrebbe potuto nemmeno farne lo spelling se la sua vita fosse dipesa da quello).
La manovra fu, in sostanza, eseguita in modo così preciso che i controllori del traffico aereo di Dulles rifiutarono di credere che il blip sul loro schermo fosse un jet commerciale. Danielle O’Brian, una dei controllori di volo di Dulles che fece rapporto di aver visto l’aereo alle 9:25 disse: “La velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha virato, tutti nella stanza radar, tutti noi che eravamo controllori di traffico aereo con esperienza alle spalle, pensammo che fosse un aereo militare.”
E quindi, tutto d’un tratto Hanjour trova il Pentagono che se ne sta adagiato lì, in vista, proprio davanti a lui.
Ma anche questo non era abbastanza per il fanatico pilota suicida musulmano. Vedete, trovò che il suo “missile” si stava dirigendo verso una delle ali più densamente popolate del Pentagono - ed una occupata dagli alti papaveri dell’apparato militare, incluso il Segretario della Difesa, Rumsfeld. Presumibilmente per salvare queste vite umane, esegue allora una virata di 270 gradi ed approccia l’edificio dalla direzione opposta, allineandosi con l’unica ala del Pentagono che era pressochè deserta a causa delle estensive operazioni di rinnovamento che erano in corso (c’erano 120 operai di costruzione civili in quell’ala che furono uccisi... il loro lavoro ironicamente includeva dotare il muro esterno di quell’ala di protezioni anti-missile, di cui era quindi ancora sprovvista, alla faccia di chi insinua che le pareti del Pentagono fossero incredibilmente corazzate e resistenti, tanto da sbriciolare completamente l'aereo). Non sto a menzionare l’impossibilità aerodinamica di far volare un jetliner commerciale a meno di 6 metri da terra a 700 km/h. Una discussione sull'energia dovuta all'effetto suolo, sulla compressione dei tip vortex, sulla reazione downwash sheet, la wake turbolence e gli effetti jetblast sono oltre lo scopo di questo articolo (già soltanto i jetblast da circa 40 tonnellate avrebbero dovuto spazzar via interi semiautocarri dalle strade.)
Sia sufficiente dire che è fisicamente impossibile far volare un aereo di linea da 100 tonnellate a 6 metri da terra a 700 km/h.
Sfido qualunque pilota nel mondo a farlo con un grande aereo ad alta velocità che abbia un carico alare relativamente basso (come un jet commerciale). Cioè far volare l’aereo a 700 km/h a 6 metri dal suolo con una traiettoria piatta per una distanza di un miglio (1.600 metri). Perché dico 6 metri ed un miglio (1.600 metri)? Ci sono diversi pali della luce localizzati fino ad un miglio lontano dal Pentagono che furono tranciati dall’aereo durante il suo approccio; questo suggerisce una traiettoria bassa e piatta durante la fase finale di approccio pre-impatto. Inoltre, si sa che l’aereo ha impattato contro il piano terra del Pentagono. Per avere un riferimento: se un 757 viene piazzato a terra appoggiato sui suoi motori (carrello alzato come nel profilo di volo), il suo muso sarebbe al quasi 6 metri di altezza dal suolo! Ergo, perché l’aereo impattò al piano terra del Pentagono, Hanjour avrebbe dovuto volarci dentro con i motori seppelliti a 3 metri di profondità nel prato del Pentagono. Un pilota qualunque! (Nel prato ovviamente non ci sono segni di nessun tipo.) Ad ogni modo, perché volare ad una quota così bassa è impossibile aerodinamicamente? Perché la forza di reazione del downwash sheet, tremendamente elevata, accoppiata con gli effetti di compressibilità dei tip vortex, semplicemente non avrebbero permesso all’aereo di abbassarsi al suolo più di approssimativamente metà della sua ampiezza alare (cioè non più di 19 metri) – fino a che la velocità non fosse stata ridotta drasticamente; che poi è ciò che, ovviamente, capita durante i normali atterraggi (paragonare un atterraggio alla manovra che avrebbe compiuto Hanjour è quindi assurdo). In altre parole se ci fosse stato veramente un Boeing 757 come riportato, l’aereo non avrebbe potuto volare al di sotto dei 19 metri da terra alla velocità di 700 km/h. (Una manovra simile è invece interamente nel novero delle prestazioni di un aereo con un elevato carico alare, come i caccia di attacco a terra, il bombardiere B1-B, i missili cruise ed il Global Hawk). La stessa identica sfida di navigazione che ho menzionato sopra avrebbe dovuto essere affrontata anche dai piloti che guidarono due 767 contro le Twin Towers; in questo anche loro, avrebbero dovuto prima trovare i loro obiettivi. Di nuovo anche questi chaps miracolosamente trovarono il loro obiettivo durante il tragitto. E di nuovo la loro manovra di “approccio finale” a più di 800 km/h è semplicemente troppo incredibile per essere stata eseguita da piloti che non erano in grado di pilotare in solitaria un aereo da addestramento base. Nella realtà dei fatti un non-pilota senza indicazioni avrebbe incontrato difficoltà praticamente insormontabili nel cercare di navigare e far volare un aereo da 100 tonnellate contro un edificio al suolo, oltre 11 km sotto di lui, lontano centinaia di km e non in vista, e in una direzione ignota, a più di 800 km/h – e tutto questo in circostanze oltretutto estremamente stressanti.”
La demolizione controllata delle Torri Gemelle
Alcuni ricercatori, dal sito Serendipity.it, hanno svolto delle indagini interessanti, e quanto hanno scoperto va decisamente riportato. A loro giudizio, le torri non collassarono soltanto a causa dell’impatto degli aerei, in quanto rimasero in piedi da 45 a 90 minuti dopo l’impatto. La spiegazione ufficiale, riportata pari pari dai mass media, dice che le torri collassarono in quanto l’incendio del carburante del jet causò la fusione delle strutture di supporto in acciaio. Esaminiamo questa ipotesi. Molto (forse nel caso del secondo impatto quasi i 2/3) del carburante del jet si consumò immediatamente nelle palle di fuoco che si sprigionarono quando gli aerei colpirono le torri. Inoltre in accordo all’investigatore Jonathan Barnett del FEMA (Federal Emergency Management Agency), la maggior parte del carburante che riuscì ad entrare nelle torri si consumò nel giro di 10 minuti. Dalle Torri gemelle uscì molto fumo nero ma c’era poco fuoco visibile. Ma per fondere l’acciaio si ha necessità di alte temperature come si possono ottenere ad esempio con la torcia ad ossiacetilene. Tali condizioni non si determinano con il carburante del jet che brucia in aria (e in particolare in ambienti chiusi, dove c’è molto fumo e poco ossigeno disponibile). E se le colonne di acciaio si fossero fuse avrebbero prodotto un collasso implosivo come si è verificato? Se le colonne si fossero fuse è improbabile che la risultante debolezza strutturale sarebbe stata completamente simmetrica (come invece avviene quando una costruzione collassa su stessa in una demolizione controllata). In un collasso non controllato le strutture sarebbero crollate giù spargendosi in una vasta area (causando danni importanti alle costruzioni vicine e ai loro occupanti). Questo non è accaduto. Queste considerazioni (e altre che diremo dopo) mostrano che la possibilità che le migliaia di litri di carburante incendiato abbiano determinato un calore infernale e causato la fusione dell’acciaio è un fatto estremamente dubbio e non spiega il collasso delle torri. L’esame dei tempi degli eventi dell’11 Settembre fornisce un’ulteriore prova che il fuoco non causò il crollo delle torri. La Torre a Nord fu colpita per prima alle 8:45. L’aereo (o qualche oggetto, non necessariamente il grosso jet passeggeri) urtò direttamente la torre, nel centro, e una forte esplosione immediatamente seguì l’impatto. Dopo alle 9:03 la Torre a Sud fu colpita, ma chi stava controllando l’aereo non determinò un urto diretto, ma piuttosto l’aereo colpì la torre verso un angolo e ad angolo acuto, e, in paragone all’altro, poco carburante entrò nella costruzione, consumandosi in una palla di fuoco. Poiché l’aereo e il suo carburante proseguono in una comune traiettoria, questa nella torre Sud avvenne attraverso un angolo. Poichè le strutture in acciaio che portavano la maggior parte del carico erano localizzate nel centro della torre, e poichè le parti metalliche dell’aereo non urtarono tali colonne d’acciaio, centrali e portanti, si può affermare che la torre Sud rimase in gran parte non danneggiata dall’impatto. Così né l’urto dell’aereo né l’incendio del carburante danneggiarono sufficientemente la Torre Sud da determinarne il crollo, che pertanto avvenne per altre cause. Il fuoco nella Torre Sud era meno intenso rispetto alla Torre Nord. Ma la Torre Sud collassò prima, alle 9:59, 56 minuti dopo l’impatto, mentre la Torre Nord collassò alle 10:29, 1 ora e 44 minuti dopo l’impatto. Se il fuoco fosse stata la causa del crollo allora la Torre Nord, con il fuoco più intenso, sarebbe dovuta collassare prima. O, messo in un altro modo, se il fuoco è la causa del crollo, allora la Torre Sud, colpita dopo la Torre Nord, e soggetta ad un fuoco meno intenso, avrebbe dovuto collassare dopo (non prima) della Torre Nord.
Una dimostrazione convincente che le Twin Towers non collassarono a causa delle fiamme è stata fornita da J. McMichael:
“Usare carburante per sciogliere l’acciaio è una scoperta sbalorditiva, veramente. Gli operai della siderurgia perdono tempo con le torce di acetilene, con le bombole di ossigeno, con le fornaci elettriche e altri elaborati congegni, mentre invece questi brillanti terroristi che cosa fanno? Usano carburante da jet, che costa circa 80 cent a gallone. Il calore non appena viene condotto alle parti più fredde dell’acciaio, raffredda la parte che tu stai cercando di scaldare... Devo credere che l’incendio divampò a lungo, tanto da far raggiungere all’acciaio la temperatura di fusione (1538°C, non 800°C come riportato)? O che il carico di combustibile di un jet è bruciato costantemente fino a riscaldare al punto di fusione 200.000 tonnellate di acciaio (quantità di acciaio contenuta in una Torre)?... I Musulmani sospendono le leggi della fisica!”
Tutte le opinioni dei cosiddetti esperti che cercano di spiegare il collasso delle Twin Towers come conseguenza degli impatti degli aerei e dei successivi incendi sono congetture (a causa della distruzione della prova) per cercare di offrire delle ragioni alla storia ufficiale. Per alcuni esempi sull’ignoranza di alcuni esperti e sulla mancanza di consenso relativamente alle "spiegazioni", vedi Eric Hufschmid nell’articolo “Quando nessuno sa niente, tutti sono esperti”.
Il "rapporto ufficiale" sul collasso delle Torri Gemelle venne presentato circa a metà del 2002 da un gruppo che aveva condotto l’"inchiesta" sotto la direzione del FEMA. Qusto rapporto può convincere coloro che credono a quello che leggono ma non è convincente per chi legge in modo critico. Il Capitolo 2 di questo rapporto, con le relative obiezioni, è consultabile a Il rapporto WTC: WTC 1 e WTC 2:
“... è ben noto che la massima temperatura che può essere raggiunta dalla combustione di un idrocarburo non-stechiometrico (come nel caso degli idrocarburi del combustibile degli aerei che bruciano nell’aria) è 825 gradi Centigradi (1520 gradi Fahrenheit). ... [Gli] incendi del WTC erano pieni di carburante (come evidenziato dal denso fumo nero) e così non si è mai avvvicinato al limite di 825 gradi…”
La storia ufficiale dice che le torri collassarono perché (a) il solo collegamento fra il muro perimetrale esterno e la struttura centrale era rappresentato da travature reticolari deboli e di scarso peso, (b) l’impatto dell’aereo indebolì queste travature e il calore del fuoco le deformò finchè (c) le travature stesse cedettero e (d) gli impiantiti persero il loro supporto cadendo su quelli inferiori determinando così lo schiacciamento di tutti i piani.
Che questa "teoria del trave" è falsa è stato dimostrato in La Demolizione del World Trade Center .
Prima di tutto, vi doveva essere uno stretto collegamento tra il muro perimetrale e la struttura centrale di modo che il carico del vento fosse trasmesso alla struttura centrale. Se la forza del vento non fosse trasmessa, la struttura perimetrale con il vento forte si muoverebbe molto mentre quella centrale rimarrebbe praticamente ferma il che causerebbe scollamento degli impiantiti, ma questo non è mai accaduto. E allora dovevano esserci delle robuste travi d’acciaio che collegavano le struttere perimetrali con le centrali e non solo delle semplici travi. Queste travi non possono, in conseguenza dell’impatto o delle fiamme, aver determinato un indebolimento catastrofico di tutta la struttura.
In secondo luogo, credere che vi erano solo travi di scarsa importanza porta a calcolare la quantità di acciaio a 2/3 di quella che si dice essere stata impiegata nella costruzione (rimarrebbero cioè fuori 32.000 tonnellate di acciaio). Così anche questa supposizione è falsa. Quelle 32.000 tonnellate sono quelle impiegate nella costruzione delle travi d’acciaio che collegavano i muri perimetrali con la struttura centrale.
In terzo luogo, esiste la prova fotografica di queste strutture orizzontali. La teoria delle travi è una fabbricazione che è stata diffusa per dare un aspetto plausibile alla storia ufficiale su come sono collassate le Torri Gemelle. Una altro problema con la storia ufficiale è il modo con cui le torri sono collassate e cioè in modo uniforme, simmetrico e senza interruzioni.
Se l’incendio avesse fuso le strutture degli impiantiti, il collasso sarebbe iniziato dal 60° piano in giù, i piani superiori sarebbero rimasti sospesi in aria, sorretti solo dalle strutture centrali. Questa situazione sarebbe divenuta presto instabile e i 30 piani superiori sarebbero crollati... come mai allora i piani superiori sono scomparsi, invece di crollare a terra come un blocco di migliaia di tonnellate di cemento e acciaio? Quandi i vari piani sono caduti, sarebbero dovute rimanere in piedi le colonne di acciaio centrali come pilastri alti ¾ di miglio (dal terreno all’incendio, almeno), denudati e senza supporto, e quindi essi sarebbero dovuti cadere intatti o in sezioni sul terreno circostante, coinvolgendo le costruzioini vicine decine di metri dal WTC, come alberi giganti che cadono nella foresta. Ma io non ho visto una sola foto di queste colonne che si ergevano, o che cadevano o che giacevano sul terreno. Né ho sentito di danni causati dalla loro caduta.
Quale che sia stato il danno, gli incendi non sono stati uniformemente distribuiti (specie nel caso della Torre sud, colpita dall’aereo solo in un angolo della costruzione). Se il collasso fosse dovuto agli incendi, esso sarebbe stato allora irregolare, con parti delle Twin Towers che rimanevano intatte e collegate mentre altre cadevano. Ma entrambe le torri sono collassate in modo completo e simmetrico, con i piani che si schiacciavano uno sull’altro, esattamente come si vede nelle demolizioni controllate di alte costruzioni.
E’ interessante notare che la società appaltatrice i cui uomini furono per primi sulla scena del collasso del WTC per portare via le macerie è la stessa società che demolì e portò via lo scheletro dell’edificio distrutto da ordigni di Oklahoma City. Il nome della società è Controlled Demolition (Demolizione controllata)!
E' noto come le Torri Gemelle fossero state progettate per reggere all'impatto di mutlipli aerei commerciali, grazie alla poderosa serie di piloni centrali di acciaio di supporto, ed alla particolarissima struttura esterna, a maglie in acciaio incrociate, che permetteva di redistribuire il carico sulle quelle restanti, in caso che una parte di esse fosse venuita a mancare. Ed infatti, ambedue gli edifici avevano retto egregiamente agli impatti, oscillando, scricchiolando e vibrando per qualche minuto, prima di ritornare stabili e immobili, con il carico redistributo ben sotto i margini di tolleranza. E gli incendi stessi, sviluppatisi a causa della fuoriuscita di kerosene, erano durati molto poco, senza mai raggiungere, nemmeno al momento delle esplosioni, le temperature necessarie ad indebolire l'acciaio delle strutture portanti. Svariati studi di architettura hanno respinto con decisione l'ipotesi dell'indebolimento progressivo dell'acciaio, ricordando che prima dei crolli il fumo di ambedue gli incendi era addirittura diventato nero, segno evidente... che le fiamme avevano ormai finito di consumare il materiale disponibile. Eppure, inspiegabilmente, misteriosamente, improvvisamente, dopo aver retto per più di un'ora ciascuna, le Torri sono ambedue crollate, accartocciandosi su se stesse, in maniera praticamente identica, tanto rapida quanto simmetrica, e senza minimamente danneggiare gli edifici circostanti. Il solo fatto che due Torri di 400 metri cadano, nel centro di Manhattan, senza colpire uno solo degli edifici circostanti, è certo da Gunness dei primati. Stessa sorte, ancora più inspiegabile, è toccata nel pomeriggio al WTC7, un grattacielo in cemento armato di 40 piani, che aveva subito solo un incendio limitato, e non era stato nemmeno sfiorato dagli aerei. Un grattacielo molto simile ha bruciato di recente, a Madrid, per oltre 48 ore, sviluppando temperature decisamente superiori, senza che la struttura di acciaio cedesse minimamente in alcun punto.
Dall'inizio della storia dell'ingegneria civile, nessun grattacielo in cemento armato era mai crollato per effetto del fuoco. L'11 Settembre 2001, nello stesso luogo, e nell'arco di poche ore, ne sono caduti addirittura tre fra i più moderni e robusti del mondo.
Il valzer di aerei di Cleveland
Qualcono ha suggerito che quello che si è schiantato in Pennsylvania non è veramente il volo United 93, ma un altro aereo. In tal caso, che fine ha fatto il vero volo UA-93?" Nel caos delle ore successive agli attacchi dell'11 settembre, fra le 10 e le 11, un aeroplano fu costretto ad un atterraggio d'emergenza all'Aeroporto Hopkins di Cleveland. Circolava la voce che fosse stato dirottato o che ci fosse una bomba a bordo. L'aereo fu evacuato dall'FBI, che, con cani addestrati, si mise alla ricerca di esplosivo al suo interno. Il tutto si rivelò un falso allarme. L'aereo - il Volo Delta 1989 - non era stato dirottato né vi erano ordigni a bordo.
Ma, un più attento esame dell'accaduto porta alla luce una serie di dati discordanti. Così, in pratica, non risulta chiaro né il momento dell'atterraggio, né il numero dei passeggeri, né la localizzazione dell'aereo dirottato. Per ogni particolare aspetto della vicenda ci sono 2 diverse versioni. Non 1 o 3 o 4, ma solo due versioni. Non uno, ma due furono gli aerei costretti ad un atterraggio d'emergenza a Cleveland - uno dopo l'altro, in stretta successione. La prova è fondata su giornali locali e sulle notizie radio dell'11 e 12 settembre (in particolare dall'Akron Beacon Journal e dal Cleveland Plain Dealer), sulle dichiarazioni di testimoni e messaggi inviati via internet la mattina dell'11 settembre (persone che ascoltavano la radio e immediatamente postavano le notizie). Uno dei due voli fu effettivamente il Delta 1989. Noi non sappiamo l'identità dell'altro volo, e così lo chiamiamo "Flight X".
A Cleveland alle 10 l'aeroporto venne evacuato. Senza dubbio, questo fatto si lega bene con la notizia che un aereo dirottato doveva atterrare. Ai passeggeri fu permesso di lasciare l'aeroporto ma non di usare le proprie auto. Essi dovettero andarsene a piedi o farsi trasportare verso l'autostrada. Agli autobus non fu permesso lasciare l'aeroporto. Fu una situazione molto tesa. Questi fatti sono irrefutabili. Michael White, sindaco di Cleveland, tenne una conferenza televisiva alle 11 (dopo l'atterraggio). Secondo il Cleveland Plain Dealer, egli affermò che c'era un rapporto non confermato che parlava di dirottamento o di bomba a bordo. Ma nel prosieguo della conferenza comunicò che non era stato dirottato, e più tardi dichiarò che non vi erano bombe a bordo. Ma questa non fu la sola "variante" della versione durante la giornata. Al mattino White dichiarò che i controllori di volo avevano udito grida a bordo dell'aereo, ma nel pomeriggio non si fece più menzione delle grida. Esaminiamo ora alcuni aspetti di questo atterraggio d'emergenza, dato che per ognuno dei soprascritti parametri vi sono due versioni diverse, il che suggerisce, come già detto, che si stia parlando di 2 aerei.
1) Il momento dell'atterraggio
AP e due giornali dell'Ohio riportano le 10 e 45 (versione 1A). La Delta Airlines registra invece le 10 e 10 come momento dell'atterraggio e i vigili del fuoco di Cleveland confermano che l'atterraggio è avvenuto prima delle 10 e 30 (versione 1 B). Poiché la Delta Airlines non ha mai perso la traccia del proprio veicolo, l'aereo atterrato alle 10 e 10 non poteva che essere il Delta 1989. Allora, secondo la nostra ipotesi, l'aereo delle 10 e 45 era il Flight X.
2) L'inizio dell'evacuazione dei passeggeri
L'Akron Beacon Journal scrive in una edizione straordinaria dell'11 settembre che i passeggeri lasciarono l'aereo alle 11 e 15. Questo è confermato dai post su internet in tempo reale (2A). Ma una passeggera del Delta 1989 afferma che è dovuta rimanere insieme agli altri nell'aereo per 2 ore prima che l'FBI finisse di svolgere le indagini. Il Plain Dealer riferisce che l'aereo è stato evacuato alle 12 e 30, confermando quanto dichiarato dalla testimone. (2B).
Grazie soprattutto a quella testimonianza possiamo concludere che il Delta 1989 atterrò alle 10 e 10 e venne evacuato alle 12 e 30. Il Flight X atterrò alle 10 e 45 e fu evacuato alle 11 e 15.
3) Il numero dei passeggeri
Il primo rapporto della stampa ci dice che l'aereo trasportava 200 passeggeri. Il sindaco White riferì lo stesso numero alla conferenza delle 11 (3A). Non disse comunque come aveva ottenuto quella cifra. La passeggera del Delta 1989 fornì invece una cifra di "circa 60" passeggeri". E questo numero è confermato da successivi articoli e segnalazioni - la storia cambiava dunque rapidamente. Ora, 69 passeggeri divenne la cifra fornita, molto vicina a quel "quasi 60" (3B).
Possiamo allora concludere che il Delta 1989 atterrò alle 10 e 10 e che 69 passeggeri vennero evacuati alle 12 e 30. Il Flight X atterrò alle 10 e 45 e i suoi 200 passeggeri furono rilasciati alle 11 e 15.
4) Il luogo dove furono intervistati i passeggeri
In quasi tutti i resoconti si legge che la maggioranza dei passeggeri venne trasferita ad una vicina sede della NASA (4A). Esattamente al NASA Glenn Research Center, situato vicino alla estremità ovest dell'aeroporto, che era già evacuato. La testimone del Delta 1989 afferma invece di essere stata trasferita in un "edificio della sicurezza nell'aeroporto". Questo è confermato da un rapporto secondo cui i passeggeri del Delta 1989 vennero intervistati nella postazione principale dell'Ente Federale Aeronautico (FAA) (4B). E sicuramente l'FAA non è situato all'interno della postazione della NASA.
Possiamo allora concludere che il Delta 1989 atterrò alle 10 e 10, e alle 12 e 30 i suoi passeggeri vennero trasferiti nella sede dell'FAA. Il Flight X atterrò alle 10 e 45, e, alle 11 e 15, i 200 passeggeri vennero portati nel Centro della NASA, evacuato.
5) L'esatta localizzazione dell'aereo.
Questa è la prova finale dell'esistenza di due aerei. Entrambi vengono segnalati in pista, ma a miglia di distanza l'uno dall'altro. Un aereo è segnalato all'estremo occidentale della pista 28/10 e, guarda caso, vicino al Centro della NASA (punto 10 della mappa). Questo è confermato dall'Associated Press e da una testimone (5A). L'altro aereo si trova fermo all'estremo sud della pista 18/36 vicino al Centro I-X (punto 36 della mappa), come confermato anche da 2 testimoni (5B). La situazione geografica dell'aeroporto ci suggerisce che i passeggeri all'estremo occidentale furono trasportati al Centro della NASA mentre i passeggeri all'estremità meridionale alla postazione FAA.
I 69 passeggeri del volo Delta 1989 sono (si spera) sani e salvi. Rimane però la domanda: da dove veniva il Flight X, chi erano i 200 passeggeri e che cosa è accaduto loro?
White disse che un altro aereo era stato fatto deviare verso Toledo. Akron Beacon Journal 9/11/01
Egli ha affermato che secondo i funzionari dell'aeroporto un secondo aereo in difficoltà aveva sorvolato lo spazio aereo di Cleveland diretto a Toledo. Le autorità del Toledo Express Airport non hanno avuto al momento alcuna informazione di un aereo proveniente da Cleveland. Associated Press, 9/11/01. A questo punto abbiamo un altro oscuro aereo in una situazione di emergenza, e, alla luce delle nuove prove, potremo domandarci se l'aereo di Toledo è identico al Flight X. Sembra comunque che il sindaco White non sia la persona più informata a Cleveland in quanto ha cambiato versione almeno un paio di volte nel corso della stessa giornata.
La dichiarazione di Virginia Buckingham fa riflettere. Virginia Buckingham non era solo la responsabile della sicurezza all'aeroporto di Boston l'11 settembre, ma era anche il direttore della Autorità Portuale. Dalle 9 e 40, secondo i dettami dell'Ente Federale Aeronautico (FAA) tutte le operazioni di volo erano cessate. Mentre veniva valutata la situazione generale dei voli, giungeva la segnalazione che un volo Delta, a largo di Logan, diretto verso la costa occidentale, aveva perso i contatti radio con la torre di controllo. Quando esattamente il Delta 1989 perse i contatti radio? Alle 9:36, il Centro Cleveland aveva avvertito l'aereo di mantenersi distante dall'UA 93, mentre sull'USA Today si conferma che il pilota chiese ai controllori di atterrare a Cleveland subito dopo le 9:45. Quindi alle 9:45 circa il Delta 1989 era in contatto con la torre di controllo. Victoria Buckingham: «Sentii un groppo alla stomaco. Ci sarebbe voluto più di un'ora per avere finalmente la notizia che l'aereo era atterrato senza incidenti a Cleveland.» Così ci volle più di 1 ora prima che la Buckingham venisse a sapere dell'atterraggio dell'aereo: quindi alle 10:45-11:00 (esattamente il tempo dell'atterraggio del Flight X). La Buckingham stava parlando del Flight X? Il Delta 1989 era infatti già atterrato alle 10:10 a Cleveland e risulta del tutto improbabile che il pilota permettesse ai passeggeri di effettuare chiamate dai propri cellulari, senza avvertire la sua compagnia dell'atterraggio riuscito. Se viceversa la Buckingam sta parlando del Delta 1989 perché avrebbe dovuto aspettare più di 1 ora prima di ricevere il messaggio che per l'aereo e i passeggeri era tutto a posto?
Gli Aerei Fantasma
Secondo la versione ufficiale sui fatti dell’11 settembre 2001, “terroristi arabi” dirottarono quattro aerei commerciali, due dei quali vennero condotti contro le Torri Nord e Sud del World Trade Center e un terzo contro il Pentagono. Secondo il ricercatore Peter Meyer, esisterebbero prove, ricavate da documenti forniti dal governo americano, secondo cui quanto detto potrebbe non essere vero.
Riepiloghiamo gli aeroporti di partenza e i numeri di volo degli aerei:
Newark Liberty International (Newark, NJ) – UA93
Logan International (Boston, MA) - UA 175 e AA 11
Dulles International (Washington, DC) – AA 77
Le statistiche dell’agenzia statunitense dei trasporti (BTS) sono mostrate nel loro sito web http://www.bts.gov/. L’Agenzia riporta ogni volo interno in programmazione negli aeroporti americani, anche se non effettuato, a meno che il volo non sia stato cancellato almeno sette giorni prima della data stabilita per la partenza. L’Agenzia ha una pagina relativa alle statistiche delle partenze. Per comprendere l’articolo, chi legge dovrebbe collegarsi a quella pagina e selezionare "Scheduled departure time". Quindi selezionare l’aeroporto "Newark, NJ", poi "United Airlines", infine "September 10, 2001" (non 11). Si vede che il volo UA 93, diretto a San Francisco, era programmato per le ore 08:00, e che il numero di coda dell’aereo assegnato per quel volo era N570UA. Ora ripetiamo le operazioni per l’11 settembre e ritroveremo gli stessi risultati, eccetto che il numero di coda dell’aereo designato era N591UA. Ritorniamo indietro alla pagina "Departure Statistics" e selezioniamo “Actual departure time". Scegliendo i dati come sopra (aeroporto, ecc.), troviamo che l’UA 93 partì alle 7:57 il 10 settembre e alle 8:01 l’11 settembre.
Possiamo fare le stesse operazioni per tutti i voli. I risultati (ove, per numero di coda “UNKNOW” si intende ‘non noto’ per quanto riportato dall’agenzia) sono:
DATA - N. VOLO - DESTINAZIONE - ORARIO - N. CODA - ORA DECOLLO
10 sett. - UA93 - San Francisco - 08.00 - N570UA - 07.57
11 sett. - UA93 - San Francisco - 08.00 - N591UA - 08.01
10 sett. - UA175 - Los Angeles - 08.00 - N618UA - 07.59
11 sett. - UA175 - Los Angeles - 08.00 - N612UA - 07.58
10 sett. - AA11 - Los Angeles - 07.45 - N321AA - 07.41
11 sett. - AA11 - Los Angeles - 07.45 – IGNOTO – 00.00
10 sett. - AA77 - Los Angeles - 08.10 - N632AA – 08.09
11 sett. - AA77 - Los Angeles - 08.10 - IGNOTO – 00.00
Così secondo queste informazioni i voli AA 11 e AA 77 sarebbero stati in programma l’11 settembre. Ci si potrebbe domandare perché non ci sono numeri di coda per i voli programmati? Se gli aerei erano assegnati per quei voli, allora i numeri di coda dovevano essere noti prima dell’11 settembre, ma come si vede i numeri di coda sono segnati come “ignoto”. E se quei voli sono realmente avvenuti, perché l’orario di partenza è segnato con “00.00”? Ma, cosa ancor più importante, quest’informazione non è quella che lo stesso sito aveva fornito in precedenza. Fino al 2004, le richieste di informazioni al sito, fornivano risultati diversi; questi risultati sono stati riportati da Gerard Holmgren nel novembre 2003. Altre persone, che hanno letto i suoi dati, salvarono a loro volta le più importanti pagine direttamente dal sito BTS. (I dati sono già stati discussi in un articolo sul sito ww.serendipity.li).Ma i ricercatori sull’11 settembre sembrano non ricordarsi questi dati, per questo appare necessario ridiscuterli con maggiore dettaglio, e rendere esplicito ciò che essi implicano. Vediamo ciò che dicevano le pagine web originali BTS. Clicchiamo sui link sottostanti per vedere le copie (salvate nel novembre 2003) delle pagine "Departure Statistics" per l’11 settembre 2001 per i voli United Airlines (UA) e American Airlines (AA) negli aeroporti selezionati:
UA: Newark, NJ — Newark International
UA: Boston, MA — Logan International
AA: Boston, MA — Logan International
AA: Washington, DC — Washington Dulles International
Da cui otteniamo per il giorno 11 settembre:
Volo UA 93, destinazione San Francisco, orario previsto 8.00, N. coda N591UA, orario decollo 8.01
Volo UA 175, destinazione Los Angeles, orario previsto 8.00, N. coda N612UA, orario decollo 7.58
Volo AA 11, nessun dato per destinazione, orario previsto, N. coda, orario decollo.
Volo AA 77, nessun dato per destinazione, orario previsto, N. coda, orario decollo.
Quindi, per l’11 settembre 2001, e per i voli UA 93 e UA 175, la destinazione, il numero di coda, la data di partenza sono le stesse di quelle fornite sopra. Ma per i voli AA11 e AA77 la situazione è totalmente differente – questi voli non erano assolutamente programmati. L’implicazione è che, l’11 settembre 2001, i voli AA 11 e AA 77 non sono esistiti.
Nelle statistiche Airline On-Time Statistics andiamo a questa pagina sul sito web BTS e selezioniamo "United Airlines", numero di volo "0093" e l’estensione di data dal 10 all’11 settembre 2001. Ci appare una pagina che fornisce i dati per il volo UA 93 il 10 settembre 2001, ma sopra c’è la seguente nota:
“L’11 settembre 2001, i voli #11 e #77 dell’American Airlines e i voli #93 e #175 dell’United Airlines sono stati dirottati da terroristi. Così, questi voli non sono inclusi nelle statistiche”
Ma questa nota è stata aggiunta dopo il novembre 2003. Prima, la stessa richiesta (ma solo per il giorno 11 settembre 2001) forniva la pagina mostrata qui. Simili richieste al database BTS originale fornivano le seguenti pagine per UA 93, AA 11 e AA 77. Così il sommario delle statistiche (per quel periodo specificato) per i 4 voli è diverso nella versione attuale del database rispetto a quella che esisteva fino al 2004. Nella versione originale il sommario includeva dati per i voli UA 93 e UA 175 l’11 settembre 2001, mentre quelli per i voli AA 11 e AA 77 sono esplicitamente esposti come non esistenti. E nella corrente versione sono esclusi i dati per tutti e quattro i voli dell’11 settembre. Questo cambiamento è stato eseguito presumibilmente per nascondere il fatto che i voli AA 11 e AA 77 non sono esistiti l’11 settembre 2001.
Che dire dei passeggeri sui voli AA 11 e AA 77?
Naturalmente, se questi voli non sono esistiti, allora non c’erano passeggeri (o membri dell’equipaggio). La domanda allora diventa: Che dire delle liste di passeggeri dei due voli? Dobbiamo trarre un’ovvia conclusione: le liste dei passeggeri erano false. Esse furono fornite alla CNN, al Newsweek, ecc., presumibilmente dagli organizzatori (ancora una falsa prova per sostenere la storia ufficiale). Ci possono essere reali persone i cui nomi sono stati inclusi nelle liste, e, se è così, allora dovremmo domandarci chi di loro è ancora vivo e che cosa è accaduto a quelli che non lo sono più.
Il buio oltre l’arbusto
In spagnolo, la seconda lingua del Texas, si dice «arbusto». In inglese si traduce «bush». Ed è proprio formando la compagnia petrolifera Arbusto Energy che il giovane George W. Bush, attuale presidente degli Stati Uniti, fa il suo debutto ufficiale nel mondo degli affari. E’ il 1978. Sono passati tre anni da quando ha terminato gli studi alla Harvard Business School. Fra i compagni d’avventura imprenditoriale c’è anche James Bath, suo vicino di casa, compagno di Air National Guard e amico intimo. Ma soprattutto Bath è un collaboratore di lungo corso della Cia e uomo di fiducia in America della famiglia reale saudita. Nella Arbusto Energy, non a caso, investono direttamente due fedelissimi della corona di Riad. I loro nomi: lo sceicco Salem Bin Laden, fratellastro di quell’Osama Bin Laden che sarebbe diventato più tardi il principe nero del terrorismo islamico, e Khaled Bin Mahfuz, uomo chiave dello scandalo Bcci e oggi ritenuto uno degli alleati chiave di Osama.
Ma quella fra i Bush e i Bin Laden è una saga che in realtà comincia a prendere forma molto prima. In Texas lo sceicco Muhammad Bin Laden, il patriarca, inizia a fare affari fin dai ’60. E nel 1968 muore in un misterioso incidente aereo. Poi il testimone passa al figlio Salem. Arriva in Texas nel 1973, costituisce ad Austin la compagnia aerea Bin Laden Aviation ed entra presto nei circoli che contano, fra alta finanza e politica locale. L’obiettivo è di stringere i legami necessari per arrivare a influenzare la politica Usa a favore degli interessi sauditi. La chiave d’accesso è George Bush, padre dell’attuale presidente, uomo collegato alla Cia fin dai tempi della Baia dei Porci nel ’61, poi nominato a capo della Cia nel ’76, salito alla Casa Bianca nell’81 come vice di Ronald Reagan e infine, presidente degli Stati Uniti dall’88 al ’92.
Così, fin dai primi anni ’70, le storie e gli interessi delle due famiglie s’intrecciano a più riprese. Non solo negli affari comuni in campo petrolifero e finanziario, ma soprattutto nelle vicende che hanno scandito la politica Usa e internazionale. Un esempio su tutti: l’ affaire Bcci, il più grande scandalo criminal-finanziario del secolo, un magma di connivenze che è servito a coprire le operazioni in Iran e nell’Iraq di Saddam Hussein, nel Nicaragua diviso fra Sandinisti e Contras come nell’Afghanistan dei mujaheddin. Ed è servito ad alimentare il riciclaggio di uno spaventoso flusso di denaro proveniente da traffico di droga e armi.
Un ruolo fondamentale nella liaison Bush-Bin Laden lo svolge proprio James Bath. All’epoca della Arbusto i suoi affari gravitano attorno a una serie di piccole compagnie aeree (ottime clienti della Air America, che si scopre poi essere una società di copertura della CIA). Ma Bath è anche molto altro: informatore della Cia, intermediario nella Bcci, uomo di fiducia in America di Bin Laden, Mahfuz e, in definitiva, della Corona saudita. E’ lui uno dei grandi finanziatori di quella Arbusto che più tardi, nell’82, George W. Bush trasforma in Bush Exploration Oil, poi fonde con altre compagnie e infine trasforma in Harken Energy, in una continua girandola di nuovi finanziamenti provenienti da paesi arabi come da personaggi del giro Bcci o fedelissimi di casa Bush come James Baker (ex segretario di Stato Usa).
A George W. Bush le attività industriali fruttano molto denaro, ruoli di primo piano nei consigli d’amministrazione e ricchi contratti di consulenza, anche se le attività, in realtà, vanno malissimo (per due volte la società arriva alle soglie del fallimento, ma viene sempre salvata dal consueto circolo di finanziatori). E fioccano le super-commesse. Come quella dell’89, quando il governo del Bahrein straccia improvvisamente un contratto con la Amoco e incarica la Harken di un mega-progetto di estrazione petrolifera off shore , ben sapendo che la Harken fino a quel momento non ha realizzato altro che qualche piccola estrazione di greggio di Oklahoma e Louisiana (mai in mare) e si trova in condizioni finanziarie disperate.
Solo un anno prima, nell’88, muore Salem Bin Laden. Anche lui in Texas. Anche lui precipitando in aereo in circostanze misteriose. Ma le «strade parallele» fra i Bush, Bath e le famiglie saudite non si fermano. Attraversano buona parte degli anni ’90, per poi scomparire progressivamente dai rapporti d’intelligence.
Fammi una polizza antiterrorismo
Tra i tanti scrittori che hanno dedicato anima e corpo alla ricerca inerente l’11 Settembre, va assolutamente citato il ricercatore, giornalista, ex inviato di “Avvenire”, esperto di avionica e delle strutture di intelligence, ha scritto diversi libri sull’argomento. Ma sinceramente, uno dei suoi articoli che mi colpì di più, era quello inerente la polizza assicurativa sulle Torri Gemelle.
“C’è un procuratore tedesco di nome Stefan Grossman che dice di aver fatto una scoperta sensazionale: tra giugno e luglio del 2001, l’assicurazione che copriva le due torri del World Trade Center sarebbe stata ritoccata al rialzo. Il valore assicurato sarebbe stato aumentato da 1,05 a 4 miliardi di dollari”, spiega Blondet. “Tra l’altro, pare che nel 1989 sia stato compiuto uno studio per l’abbattimento delle Twin Towers e la loro ricostruzione a causa di un grave inconveniente tecnico riscontrato nei due grattacieli: il fenomeno della corrosione galvanica dovuto al contatto di due metalli diversi – l’alluminio con l’acciaio dell’armatura – ne minacciava la stabilità. Simile inconveniente aveva già portato al restauro della Statua della Libertà. Se è vero, le menti dietro l’11 settembre hanno colpito due grattacieli già condannati (e troppo dispendiosi da mantenere), e hanno pensato di farci sopra qualche buon affare.”
Naturalmente, questa non era l’unica notizia interessante in merito alle speculazioni sulle Twin Towers. Un altro articolo, a firma di Marco Magrini de Il Sole 24 ore, del 16 settembre 2001 recitava: Torri Gemelle affittate per 99 anni. Larry Silverstein (sangue ebreo e passaporto americano) in data 24 Aprile 2001 ha stipulato quello che lui stesso ha definito "il più grande affare della mia vita": prendendo in affitto per 99 anni, alla modica cifra di 4800 miliardi di lire, le Torri Gemelle del World Trade Center. Con l'offerta da 2.3 miliardi di dollari, Silverstein ha battuto quella da 2.4 avanzata dalla Vornado Property Trust di Boston che (senza immaginare quel che sarebbe successo), è andato su tutte le furie, scatenando una campagna di stampa contro l'imprenditore ebreo. In questa impresa Silverstein non era solo: la Westfield Holdings quotata a Wall Street e controllata da Frank Lowy (il secondo uomo più ricco dell'Australia) si era aggiudicata gli enormi spazi commerciali del World Trade Center offrendo altri miliardi di dollari. Ovviamente non a fronte di una pagamento sull'unghia. I due partner hanno dato alla Port Authority un deposito di 616 milioni di dollari, più 115 milioni all'anno (per 99 anni) e una percentuale mai resa nota sugli affitti (a dir poco stellari). Solo gli uffici delle Torri Gemelle ammontano a 984.000 metri quadrati, quasi interamente locati fra i 40 e i 50 dollari annui a piede quadrato; più o meno, un milione di lire per metro quadrato all'anno. Quanto basta per dire che, detratti gli oneri finanziari e le ingenti spese di gestione, il signor Silverstein aveva di che ripagare il quasi secolare contratto firmato con la Port Authority. Del resto anche se il portafoglio immobiliare della Silverstein Properties s'è di un tratto dimezzato, l'imprenditore ha la sua brava rete di sicurezza. Gira voce che il complesso immobiliare fosse assicurato per 4 miliardi di dollari (circa 8300 miliardi di lire).
Ma c'è di più. Nell'intesa firmata ad aprile, è scritto a chiare lettere che il contratto perde di validità in un caso preciso: un attacco terroristico. Inutile dire che ci vorranno mesi e stuoli di avvocati, prima di definire i risarcimenti delle compagnie assicurative - destinati a mettere in ginocchio soprattutto le società di riassicurazione - e anche per la rottura del contratto con la Port Authority, con il conseguente rimborso nelle capienti tasche di Silverstein e della Westfield.
Per Silverstein comincia oggi un'altra avventura. Al momento, la Silverstein Properties è al lavoro in una impresa monumentale: trovare un nuovo ufficio per le 480 imprese di 28 paesi che popolavano le Torri Gemelle. La crisi della New Economy stava finalmente allentando i prezzi stellari degli uffici di New York, e in particolare nel cosiddetto "Financial District": -3.4% da inizio anno. Oggi che un milione e mezzo di metri quadrati sono andati in fumo, l'improvvisa scarsità di spazio nell'angusta isola di Manhattan spingerà inevitabilmente gli affitti alle stelle.
Dopodiché, Larry Silverstein avrà buon gioco nell'affrontare la ricostruzione. Quei 4 miliardi di dollari che si stima le assicurazioni dovranno sborsare, non bastano a ricostruire fedelmente il complesso, il cui valore è valutati in 6.5 miliardi di dollari. "Ma non è detto che le future torri debbano essere così alte - ha già dichiarato Silverstein, - l'importante è andare avanti".
Il 10 luglio 2003, il giornalista Franco Pantarelli, da New York riporta che “i capi della commissione d'indagine sull'11 settembre accusano il governo di «non collaborare» e i funzionari di atteggiamenti «intimidatori». La Casa bianca ammette l'«errore» sull'uranio iracheno ma lo scarica sui servizi di Londra. Il numero di americani che credono che le cose in Iraq vadano bene è crollato dal 61 al 23 percento, la popolarità di Bush è scesa al 60 percento. Informazioni false e informazioni negate: le due caratteristiche principali del governo di George Bush - l'uso menzognero dei rapporti dei servizi di spionaggio e l'amore sviscerato che mostra di nutrire per il segreto - hanno trovato una sorta di unificazione nelle notizie di ieri. In rapida successione è accaduto: che la commissione di indagine su come andarono le cose immediatamente prima e immediatamente dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 ha apertamente accusato il governo, e in particolare i dipartimenti della Difesa e della Giustizia, di «non collaborare»; che sulla ormai famosa storia dell'uranio che l'Iraq avrebbe cercato di acquistare in vari paesi africani il dipartimento di Stato aveva espresso dubbi praticamente subito dopo che Bush l'aveva incautamente menzionata nel suo discorso sullo stato dell'unione del gennaio scorso; che una Corte d'appello federale ha respinto la pretesa del vice presidente Dick Cheney di mantenere il segreto sul «processo» attraverso cui fu decisa la politica energetica. Il tutto condito da una nuova rilevazione demoscopica secondo cui dal 9 aprile (il giorno in cui tutti gli schermi televisivi del mondo mostrarono la statua di Saddam Hussein che veniva abbattuta a Baghdad) ad oggi il numero di americani secondo cui in Iraq le cose vanno bene è crollato dal 61 al 23 per cento. La storia della commissione d'indagine è la più «fresca» ed anche la meno sostenibile, per un'amministrazione che sull'attentato alle Torri gemelle di New York, nel dolore che ha causato e nella paura che ha seminato, ha in pratica basato tutta la sua popolarità. Dopo la rinuncia a presiederla da parte di Henry Kissinger, travolto dalle accuse di «conflitto di interessi» per via dei rapporti di consulenza che la sua compagnia mantiene con paesi che potevano essere coinvolti nelle indagini, alla guida della commissione erano stati messi un presidente repubblicano, l'ex governatore del New Jersey Thomas Kean, e un vice presidente democratico, l'ex deputato dell'Indiana Lee Hamilton. Ora questi due signori, in perfetto accordo «bipartisan», denunciano: abbiamo chiesto migliaia di documenti e non ci sono stati consegnati; abbiamo chiesto di interrogare vari funzionari e ci è stato concesso solo in minima parte e solo alla presenza di superiori dei funzionari in questione, con palesi intenti «intimidatori» (la parola è usata espressamente). In queste condizioni, concludono, non saremo mai in grado di presentare un rapporto entro la scadenza prevista, cioè il maggio dell'anno prossimo. Kean e Hamilton dicono che questa specie di boicottaggio deriva forse dal fatto che l'amministrazione «ha sottovalutato la portata di questo lavoro», ma il New York Times in un editoriale diceva ieri che i due responsabili della commissione di indagine sono stati «troppo educati» e che i dipartimenti della Difesa e della Giustizia si stanno comportando «più come il Cremlino ai tempi dell'Unione Sovietica che come un governo americano».
Il complotto
Esisteva dunque un piano specifico, creato ad hoc dagli apparati di intelligence americana, per compiere un autoattentato l’11 Settembre? Tutte le prove portano a una simile conclusione, e il piano in questione è sorprendentemente semplice quando pienamente capito, ed esso fu portato a termine quasi (ma non completamente) senza intoppi. Esso fu rivelato a Carol Valentine da un informatore (come raccontato in 9-11: The Flight of the Bumble Planes).
In sintesi, un complotto fu organizzato, non dagli Arabi, ma da “cosiddetti” Americani (agenti dei servizi segreti e della sicurezza nazionale, quali la CIA, e personaggi di alto livello delle Forze Aeree e dell’Amministrazione Americana), forse con il coinvolgimento di Israele, allo scopo di:
- prendere il controllo di quattro aerei di linea
- attaccare le Twin Towers e il Pentagono, determinando un pesante numero di perdite
- far credere che gli aerei erano stati usati per compiere gli attacchi
- eliminare i passeggeri, non coinvolti nelle operazioni, se non come inconsapevoli testimoni
- far ricadere la responsabilità degli attacchi su "terroristi Arabi" e usare tutto questo come pretesto per lanciare una campagna militare contro i "nemici dell’America" in Medio oriente e in Asia, con lo scopo reale di controllare il loro petrolio e le loro riserve minerarie.
Questo complotto naturalmente non è stato progettato in un giorno. Nel Settembte 2002, un rapporto del Congresso citava non meno di 12 esempi di informazione dei servizi segreti sul possibile impiego di aerei di linea come armi, esempi che spaziavano dal 1994 all’Agosto del 2001, quando giunse la voce di un complotto di Osama bin Laden teso a impiegare un aereo contro l’Ambasciata Americana a Nairobi, Kenia. L’America aveva avuto 12 avvertimenti di attacchi aerei
Durante gli ultimi anni 90, le agenzie di sicurezza americane erano consapevoli delle intenzioni di certi terroristi stranieri tese a dirottare aerei e a farli schiantare contro edifici significativi (naturalmente le Twin Towers sarebbero dovute venire a mente per prime). E tali agenzie potrebbe aver reclutato tali presunti terroristi. In ogni caso, esse li aiutarono a lungo (in modo nascosto, naturalmente), fornendo denaro (tramite i Servizi ISI Pakistani), visti americani, iscrizione a scuole di volo americane e utili suggerimenti. Il piano non era quello di permettere a questi presunti terroristi di fare il lavoro ma piuttosto di utilizzarli come "utili idioti" da incolpare con facilità (così come Timothy McVeigh fu l’"utile idiota" accusato per la bomba di Oklahoma City.). Si è trattato di una operazione di gran lunga più elaborata di quanto i presunti dirottatori avrebbero potuto mettere in atto; un’operazione che richiedeva un equipaggiamento di cui non erano in possesso e la possibilità di precedenti accessi alle Twin Towers che a loro non erano possibili.
Ciò che accadde l’11 Settembre è con molta probabilità qualcosa di simile a questo.
Tre aerei erano stati preparati da personale militare americano (probabilmente il NORAD), aerei capaci di essere controllati in modo remoto, con nessuno a bordo.
Un jet militare caricato con esplosivo o con missili o con entrambi.
Un caccia F-16 armato con un missile.
Un Boeing 767, “truccato” in modo da apparire come un jet delle United Airlines (chiamiamo questo"Pseudo Volo 175").
Nella teoria alternativa, l’F-16 può essere rimpiazzato da un missile cruise AGM-86C sparato da un B-52 e fatto volare verso il suo bersaglio sotto guida GPS e capace all’impatto di generare calore ad oltre 2000°C.
La mattina dell’11 settembre, Mohammad Atta e altri Arabi salgono a bordo degli aerei dell’American Airlines e dell’United Airlines seguendo le istruzioni di uomini della CIA o dell’FBI. Atta e gli altri, alcuni di loro registrati dalle telecamere di sicurezza dell’aeroporto, verranno più tardi indicati come "i dirottatori".
Maurizio Blondet, nel suo libro "Chi comanda in America", parla delle nuove tecnologie avioniche, che permettono oggi agli aerei di essere guidati a distanza. «La maggior parte degli aerei moderni dispongono di un pilota automatico che può essere riprogrammato in modo da ignorare i comandi di un dirottatore e invece ricevere istruzioni da terra»: così annuncia il professore Jeff Gosling, dell’Istituto di Studi Aeronautici della California University, Bekeley. Il professore l’ha detto a «New Scientist», una rivista scientifica inglese assai nota. Un articolo in cui si discutono i modi e gli accorgimenti tecnici per scongiurare un altro 11 settembre. Uno strano articolo davvero: «New Scientist» lo pubblica il 12 settembre 2001, solo un giorno dopo la tragedia. E lì su due piedi, ancora sotto la fresca impressione della strage (pochi giorni dopo la stampa diverrà più reticente), «esperti» di cose aeronautiche dicono cose di enorme interesse per i complottasti. La rivista cita anche Dale Oderman, un ingegnere della Pur due University di Lafayette, Indiana, che spiega: «il pilota automatico, il sistema che mantiene altitudine, velocità e rotta durante il volo, è pienamente capace di atterrare senza il pilota umano. Siamo già in grado di far volare aerei spia senza pilota, sicché non è impensabile che un sistema di teleguida possa far atterrare un aereo commerciale per passeggeri». La Federal Aviation Administration, aggiunge il periodico, «ha sperimentato l’atterraggio teleguidato di aerei commerciali negli anni ’80, ma non in anni recenti». Sull’adozione di un sistema del genere, tuttavia, ha dei dubbi Jeffrey Speyer, un altro ingegnere spaziale (della Columbia University di Los Angeles): «il sistema di controllo a distanza potrebbe in sé diventare il bersaglio di terroristi». Ossia, loro potrebbero usarlo. Attenzione a quel che dicono costoro. Dicono: teleguidare un aereo è possibile. Le tecnologie per sottrarre i comandi al pilota umano, e far guidare il mezzo a terra, esistono già. Basta «riprogrammare» il pilota automatico, secondo gli esperti.
Chossudovsky: “Al Qaeda, creazione della CIA”
Michel Chossudovsky è l'autore del best-seller internazionale "La Globalizzazione della Povertà", pubblicato in undici lingue. Professore di economia all'università di Ottawa e direttore del Centro di Ricerca sulla Globalizzazione, è anche un contributore dell'Encyclopaedia Britannica. Nel 2003 Michel Chossudovsky vinse il premio per i diritti umani della Società per la Protezione dei Diritti Civili e della Dignità Umana (Berlino, Germania). Sette volte vincitore del Project Censored Award all'università di Sonoma (Scuola di Giornalismo, California), nel 2000 (doppio premio), 2001 (doppio premio), 2002, 2004, 2005). Il suo sito web, Global Research (Canada), si è aggiudicato il Democracy Media Award nel 2002, 2003, 2004 e 2005 da GoodWriters.net.
Chossudovsky, che come si evince dal suo curriculum non è esattamente un incompetente, ha di recente scritto un libro: La "Guerra al Terrorismo" degli Stati Uniti. Nella nuova ed estesa edizione del best seller di Michel Chossudovsky, l'autore dissipa la cortina fumogena innalzata dai media mainstream per cui l'11 settembre è stato un attacco agli Stati Uniti da parte di "terroristi islamici". Mediante una ricerca meticolosa, l'autore svela una manovra dell'esercito e dello spionaggio dietro gli attacchi dell'11 settembre, e l'insabbiamento e la complicità di elementi chiave dell'amministrazione Bush. L'edizione estesa, che include dodici nuovi capitoli, si concentra sull'11 settembre come un pretesto per l'invasione e l'illegale occupazione dell'Iraq, la militarizzazione della giustizia e delle forze dell'ordine e l'abrogazione della democrazia. Secondo Chossudovsky, la "guerra al terrorismo" è una completa invenzione basata sull'illusione che un uomo, Osama bin Laden, abbia messo nel sacco l'apparto di spionaggio da 40 miliardi di dollari all'anno degli Stati Uniti. La "guerra al terrorismo" è una guerra di conquista. La Globalizzazione è la marcia finale al "Nuovo Ordine Mondiale", dominato da Wall Street e dal complesso militare-industriale degli Stati Uniti. L'11 settembre 2001 fornisce una giustificazione per intraprendere una guerra senza confini. L'agenda di Washington consiste nell'estendere le frontiere dell'impero statunitense per facilitare il completo controllo aziendale Usa, mentre si creano all'interno degli Stati Uniti le istituzioni dello Stato di Sicurezza Nazionale. Chossudovsky toglie il velo di retorica per rivelare una complessa rete di menzogne atte a distogliere l'attenzione del popolo statunitense e del resto del mondo facendo accettare una soluzione militare che minaccia il futuro dell'umanità.L'ultimo capitolo include un'analisi degli attentati di Londra. "Milioni di persone sono state fuorviate sulle cause e le conseguenze dell'11 settembre. Quando le persone degli Stati Uniti e del mondo scopriranno che Al Qaeda non è un nemico esterno ma una creazione della politica estera statunitense e della CIA, la legittimità dell'agenda di guerra bipartisan cadrà come un castello di carte.In tutto il paese, l'immagine di un "nemico esterno" è instillata nella consapevolezza degli Statunitensi. Al Qaeda sta minacciando gli Stati Uniti ed il mondo. L'abrogazione della democrazia seconda la legge del Patrioct Act è dipinta come un mezzo per fornire "sicurezza interna" e sospendere le libertà civili.Il rapporto della commissione sull'11 settembre distrugge i dati storici sul sostegno segreto degli Stati Uniti al terrorismo internazionale, mentre crea l'illusione che gli Usa e la "civiltà occidentale" siano minacciati. Di conseguenza, i vari messaggi terroristici e gli allarmi con il codice arancio hanno creato, in tutti gli Stati Uniti, un'atmosfera di paura ed intimidazione.”
Le pesanti accuse dei parenti delle vittime
Una cosa che sanno in pochi è che circa la metà dei familiari delle vittime degli attentati hanno rifiutato un indennizzo miliardario da parte del governo USA per poter avere le mani libere e poter fare causa allo stato Americano. Nei carteggi dei loro avvocati, la chiara accusa all’amministrazione Bush di avere pesanti responsabilità dirette negli attentati. Ecco la reazione del governo USA in un articolo recente:
Continuano le minacce ad uno degli avvocati delle famiglie dell’11 settembre 2001
L’altro ieri, la notte del 22, dopo essere arrivato nel suo ufficio di Burlingame, in California, l’avvocato Stanley Hilton lo ha trovato completamente sfasciato, con le librerie e gli archivi in disordine e con migliaia di documenti sparsi dappertutto. Naturalmente le pratiche più importanti, quelle riguardanti l’11/9 erano state rubate. Il legale ha presentato denuncia alla polizia della cittadina ricordando come l’effrazione sia molto simile a quella avvenuta sei mesi fa nel suo ufficio di San Francisco. Va detto che sempre l’altro ieri, in mattinata, l’auto di Hilton era stata scassinata ed erano stai rubati documenti, effetti personali, libretti di assegni e carte di credito. Nonostante la grande quantità di documenti e pratiche sottratte Hilton si è detto tranquillo, avendo fatto multiple copie della documentazione e provvedendo a depositarle in luoghi diversi. Dato che queste sue misure di sicurezza sono prevedibili egli considera l’effrazione soltanto come un’ennesima minaccia di intimidazione. Questi episodi fanno seguito ai rischi di azione legale e di ritiro della licenza di avvocato minacciate nei suoi confronti dalla Presidente della Corte che gli ha recentemente ingiunto di ritirare la denuncia da lui presentata a nome di 400 suoi assistiti, tra famigliari delle vittime delle Twin Towers e cittadini contribuenti statunitensi, che hanno denunciato il Presidente Bush e i suoi principali collaboratori non soltanto per aver permesso che gli attentati avessero luogo ma per averli preparati, ordinati e realizzati personalmente. L’esposto è accompagnato da testimonianze molto circostanziate di funzionari pubblici civili, militari e membri dei servizi di sicurezza che hanno avuto modo di assistere ai preparativi e all’esecuzione della tragedia.
Nonostante i grandi massmedia statunitensi si rifiutino di parlare di questa imbarazzante situazione, proprio negli scorsi giorni l’avvocato Stanley Hilton è stato oggetto di una lunga intervista alla radio FVOA (Free Voice of America) e ospite di un programma speciale della TV giapponese sull’11 settembre. In questi programmi Hilton ha sottolineato come nell’esposto da lui presentato l’amministrazione Bush viene accusata di aver orchestrato l’11/9, di sovvertire la Costituzione e di aver lanciato una guerra di conquista infinita basata su falsità e imbrogli.
Ricordiamo che Stanley Hilton è un avvocato molto noto negli USA dove esercita la professione da 30 anni, è stato un esponente del Partito Repubblicano e per alcuni anni il principale collaboratore del senatore Bob Dole, uno dei massimi esponenti di quel partito.
Un altro articolo di Federica Del Guerra segnala pesanti accuse al governo USA da parte dei parenti delle vittime. Nel sua rticolo, essa rivela le toccanti dichiarazioni di due familiari delle vittime del 9/11 Day: grida di dolore che denunciano la mancata giustizia e accusano il governo di essere responsabile di quell’inutile perdita di vite umane. Il rappresentante del più numeroso gruppo di familiari delle vittime, il signor Doyle, sostiene che il governo sia stato complice degli attacchi. E dice al conduttore radiofonico Alex Jones che la Commissione è una farsa, un "insabbiamento oltre l'immaginabile". Secondo Doyle la versione ufficiale degli eventi è una farsa. Il mancato intervento del NORAD insieme ai dati che suggeriscono l'utilizzo di agenti incendiari per buttare giù le torri stanno a significare la complicità del governo negli attacchi – una conclusione condivisa da metà delle famiglie che lui rappresenta. Doyle è a capo della Coalition of 9/ 11 Families ed ha perso suo figlio Joey nel crollo delle torri gemelle. “Se volete credere a quello che vi ripetono quelli come la Commissione sull'11 settembre... [beh, quella è] una farsa completa” - ha detto Doyle al conduttore radiofonico della GCN Alex Jones - “e il continuo insabbiamento ha dell'incredibile”. Doyle ha chiesto perchè l'acciaio del WTC sia stato sottratto all'analisi del NIST usandolo piuttosto per costruire una corazzata. “Non è incredibile come siano riusciti a spedirlo via sin dai primi giorni?” ha affermato parlando della rimozione delle prove fisiche dalla scena del crimine. Ha dichiarato di aver parlato personalmente a sei sopravvissuti del WTC che hanno descritto dispositivi incendiari prima del crollo delle torri. “E' una prova documentata che l'edificio 7 non sia stato colpito da nessun aereo, eppure è andato in fiamme e poi il proprietario stesso Larry Silverstein ha ordinato che esso fosse tirato giù ed è venuto giù all'improvviso in perfetta verticale”. “Abbiamo due aerei che impattano le torri e senza aver prima mostrato segni di cedimento vengono giù nel giro di un'ora e mezza – è impossibile!”. Doyle ha stimato che circa metà dei familiari dell'organizzazione che rappresenta pensano che ci sia stata la complicità del Governo negli attacchi. “Se ne consideriamo veramente tutti gli aspetti sembra che ci sia stata una cospirazione del genere dietro l'11 settembre, molte famiglie ora lo pensano allo stesso modo”. “Dov'era il NORAD”, ha chiesto dopo aver sottolineato l'implausibile discrepanza tra i dirottamenti del Volo 93 e 77 e la loro eventuale distruzione. “Sono rimasti immobili – non hanno fatto nulla, lo hanno lasciato succedere”. “Da tutto quello che vedo sono certo che ci sia stata molta complicità, come minimo deve esserci stata molta complicità, se vi informate su tutti i fatti non c'e' alcuna possibilità che diciannove dirottatori abbiano portato a termine questa missione”. Doyle ha anche parlato di alcune organizzazioni caritatevoli dell'establishement che hanno tenuto per loro parte delle donazioni avute dalle famiglie del 9/11 e di come quelli che hanno parlato [ad es. Sibel Edmonds, Randy Glass, Indira Singh, Kevin Ryan, ndt] siano stati puniti mentre gli individui che hanno facilitato gli attacchi sono stati promossi.
Tra i discorsi dei familiari delle vittime tenutisi all’ONU nel 2005, il più toccante e vero è forse quello di Donna Marsh O’Connor. Anche se nel discorso sotto riportato appaiono frasi forti ed espressioni colorite, riteniamo doveroso riportarle per intero, per rendere giustizia al dramma personale di chi, nell’intricato ginepraio di interessi internazionali e macerie ferrose, quell’11 Settembre perse una parte del proprio cuore.
“Nessuno di voi è vestito in giacca e cravatta oggi e ne sono molto delusa. Mia figlia lavorava nella Torre numero due del World Trade Center, e non è stata abbastanza fortunata da venire accompagnata fuori dall’edificio da William Rodriguez. E’ stata abbastanza sfortunata da lavorare nella Torre numero due da dove, cinque minuti dopo che il primo aereo ebbe colpito la Torre numero uno, stava dicendo per telefono all’ ufficio di Park Avenue che le era stato detto che era al sicuro. Il momento in cui era al telefono con l’ufficio di Park Avenue credo fosse più o meno all’ora in cui George W. Bush veniva accompagnato dentro una scuola a leggere un libro a dei bambini. Questa è mia figlia Vanessa Lang Langer, e quando Bush ha deciso la sua fottuta guerra lo ha fatto usando il suo nome, e io, cazzo, me lo sto riprendendo! George W. Bush, col suo vicepresidente Dick Cheney, non potrà più appropriarsi del suo nome, lei è mia, ma non ha più questa faccia. Ieri ho finalmente avuto il coraggio di andare all’ufficio dell’esaminatore medico, dove nella sua cartella si può vedere la foto che le è stata scattata il 24 Settembre. Sapete com’é fatta un a maschera mortuaria? Sapete qual’è l’aspetto di un urlo? Questa era la mia bambina e non era al sicuro. E nessuno in questo paese ha indagato su ciò, nessuno ha indagato! Sapete che il George W. Bush che l’altro giorno ha dichiarato che indagherà su cosa è successo alle vittime di New Orleans è la stessa persona che ha indagato su ciò che è successo a mia figlia? No, non riusciva nemmeno a pronunciare la parola ‘indagare’, l’avete sentito? Non ci sono abbastanza persone qui, perciò dite, a tutti quelli che vedete, “tremila meno uno”, perché io sto rivendicando il suo nome. E sto dicendo a chiunque conoscesse qualcuno morto quel giorno di rivendicare quel nome. Siete andati in Iraq per l’11-9? Perché? Un arabo è uguale a tutti gli altri arabi? Come si osa ciò in America! Guardate le vostre mani ora, vedete del sangue su di esse? Perché non state guardando dalla parte giusta. Quante persone avete visto annegare a New Orleans, dove erano i fottuti autobus? D ov’era il NORAD? Perché nessuno è stato evacuato? Lasciatemi dire una cosa, Dick Cheney aveva bisogno che avvenisse l’11 Settembre, nemmeno George Bush ne sapeva un cazzo! Dan Quayle non ne avrebbe saputo nulla se fosse stato Presidente quando Dick Cheney era Segretario alla Difesa. Allora ditemi voi dove sono i professori, dove sono gli esperti, dove sono i Democratici, dove sono gli essere umani decenti che sono Repubblicani conservatori, perché io voglio vedere degli uomini in giacca e cravatta qui! Perché questa è la mia bambina, e non ha più questa faccia. E lui ha chiuso quella città così non sono potuta andare... Ma volete sapere una cosa? Io l’avrei trovata, avrei trovato le sue dannate ossa morte perché il più grande e sfottuto edificio al mondo è caduto sulle ossa di mia figlia e ha fatto esplodere il suo bambino fuori dal suo corpo. E questo è un crimine, e quando si indaga su di un crimine in questo paese, in ogni paese, nel fottuto mondo si cerca la gente che ha più da guadagnarci. Dick Cheney aveva da guadagnarci più di tutti. E cosa è che ottengo? Nemmeno le tristi patetiche...cause delle vittime contro le compagnie aeree, perché le cause portano alla verità. E tutto ciò che George Bush aveva da dire a voi era che le cause portano soldi, così ha pagato quelle vittime milioni di dollari, e ha spezzato i loro cuori con milioni di dollari, e nemmeno una domanda, dimenticatevi le risposte! Non sto parlando della verità, non mi sto spingendo così in alto, datemi solo un po’ di onestà, fate rispondere a quell’uomo una dannata domanda. Perché diavolo la chiamate “Commissione Indipendente” quando stava a lui decidere come rispondere alle domande? Quando poteva portarsi il suo paparino con sé? Forse mi state prendendo in giro. È questo che ottengo? Sono una cittadina Americana e ne sono orgogliosa, mi vergogno così tanto per tutti noi, cazzo, mi vergogno così tanto. Questo è l ’edificio in cui lei suonava. E Kofi Annan è un amico, ricordate solo questo. Andate a prendere degli uomini in giacca e cravatta da portare a questi incontri la prossima volta perché così non è abbastanza”.
PABLO AYO