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domenica 9 gennaio 2011

Il Polo si sposta troppo velocemente: aerei e uccelli in tilt!


L’aeroporto internazionale di Tampa ha chiuso una delle piste d’atterraggio per lo stesso motivo che potrebbe essere all’origine della morìa di pesci e uccelli che si è verificata in più parti del mondo: la massa magnetica al Polo Nord della Terra sta oscillando più rapidamente di quanto avviene di solito.

Lo scenario, fra fisica e fantascienza, richiama alla memoria la trama del romanzo «The Core» di Paul Preuss che nel 2003 il regista Jon Amiel portò sul grande schermo con l’omonimo titolo, raccontando la scelta del presidente degli Stati Uniti di fare esplodere degli ordigni nucleari nel magma terrestre per riattivare la rotazione terrestre misteriosamente bloccata. Non siamo certo a tali scenari apocalittici ma le prime scene di quel film, con stormi di uccelli morti che cadevano dal cielo e aerei che precipitavano all’improvviso hanno a che vedere con gli stessi motivi che hanno spinto le autorità dell’aeroporto internazionale di Tampa in Florida a chiudere una delle principali piste d’atterraggio, spiegandone i motivi con dovizia di dettagli.

Il motivo, come hanno sottolineato i portavoce dello scalo, è che «il Polo Nord magnetico si è spostato dal Canada verso la Russia di circa 40 miglia» - 64,3 km - ad una velocità «più alta del solito» e di conseguenza devono essere ricalcolati circa cento pannelli e quaranta segnali che guidano gli aerei in fase di atterraggio. Se infatti il Polo Nord geografico è un punto convenzionale fisso stabilito sulle mappe, quello magnetico è in continuo spostamento fra il Canada e la Siberia e la sua posizione serve a orientare i piloti degli aerei proprio come una semplice bussola.

Per avere un’idea dello spostamento del Polo Nord magnetico basti tener presente che 700 mila anni fa era invertito con quello al Sud del Pianeta. L’umanità è comunque abituata a convivere con spostamenti minimi e di conseguenza «i piloti volano con l’aiuto delle bussole magnetiche e le piste di atterraggio sono disegnate lungo i punti di questa bussola», come ha spiegato uno dei portavoce dello scalo, sottolineando però «che il problema è che un punto ritenuto a 180 gradi si trova ora, diciamo, a 190 gradi».

L’idea che i piloti dei jet commerciali adoperino ancora bussole magnetiche nell’era del Gps via satellite può sembrare anomala ma in attesa di modifiche della strumentazione di bordo delle maggiori compagnie civili l’aeroporto non ha avuto alternativa che ordinare il blocco dell’uso di una pista. Anche le autorità dello scalo di Atlanta, in Georgia, stanno valutando una simile decisione per garantire la massima sicurezza ai passeggeri.

A conferma delle preoccupazioni di Tampa e Atlanta la «Federal Aviation Administration», che controlla il traffico aereo civile sugli Stati Uniti, ha avallato la necessità di ridisegnare «almeno una delle piste di atterraggio» in tempi stretti. Le notizie in arrivo da Florida e Georgia hanno spinto comunità scientifica ed esperti meteo a prendere in considerazione l’ipotesi che anche l’improvvisa morte di migliaia di uccelli e pesci in Brasile, Gran Bretagna, Italia, Svezia, Nuova Zelanda e Stati Uniti possa essere legata al brusco movimento del magnetismo terrestre.

Se il Polo Nord infatti si muove in fretta gli uccelli si confondono, perdono l'orientamento, cambiano i loro soliti comportamenti e seguono rotte insolite rischiando di urtare contro correnti d’aria sconosciute che ne possono causare la morte improvvisa. Lo stesso vale per i pesci, il cui orientamento errato può spingerli in acque troppo gelide per sopravvivere, causando la morte di branchi molto numerosi.

LaStampa.it

martedì 7 luglio 2009

I Pianeti sono "Super-Organismi Viventi"?


Il Giapponese Maruyama Shigenori, uno dei più grandi geofisici del mondo, sta lavorando su una formula globale per un nuovo campo di studi che includerebbe dozzine di discipline in collaborazione, per produrre un disegno generale della Terra. Connettendo i legami dall'astronomia alle scienze della vita, emerge un'ampia immagine dei pianeti che appaiono come super-organismi viventi.

Shigenori crede che espandere lo studio delle scienze della vita al cuore del nostro mondo e alle profondità dello spazio esterno, ci aiuterà a trovare pianeti simili alla Terra che possono anche sostenere la vita. Maruyama sta creando un nuovo istituto chiamato Center for Bio-Earth Planetology e verrà lanciato nel 2009 e dedicato in pieno alla creazione di una nuova concezione della vita nello spazio.

Vuole scoprire se i continenti emergeranno ancora in 250 milioni di anni, per formare un singolo super-continente; come i meteoriti cambiano la composizione chimica della Terra; e quale connessione esiste tra la temperatura di un pianeta e il suo campo magnetico, che protegge piante e animali dal bombardamento della radiazione cosmica, che a sua volta influenza la frequenza di mutazione e quindi lo sviluppo di nuove forme di vita. Maruyama sta anche provocando controversie con questa nuova teoria sul ciclo vitale della crosta Terrestre.

Per spiegare come mai le placche continentali si spostano sulla superficie del mantello Terrestre, Maruyama suppone che i continenti abbiano cicli vitali. Vecchie, fredde placche continentali affondando nel mantello della Terra e quindi si sollevano di nuovo, creando vulcani alimentati da movimenti di convezione tridimensionali a fondo sotto la superficie.

Maruyama sta portando l'idea della deriva dei continenti del pioniere Alfred Wegener ad un nuovo livello. Wegener era un esploratore Tedesco e un metereologo che nel 1912 credeva che i continenti si spostassero sulla superficie della Terra, una idea che venne ridicolizzata persino dai suoi colleghi di ricerca come "visione ridicola" e "grande sogno di un grande poeta". Non fu prima degli anni '60 che gli studi del fondo degli oceani fornissero prove irrifiutabili che Wegener aveva ragione.

Oggi sappiamo tutti che i continenti sono enormi placche che si spostano sul caldo mantello della Terra come iceberg sull'oceano. Ancora oggi, l'ipotesi manca di una base logica e convincente. Nessuno sa spiegare le meccaniche reali dietro al motore che guida la deriva e la rottura delle placche continentali. Le profondità della Terra rimangono nel mistero. La superficie è stata esplorata in modo più esteso. Dato che la perforazione si ferma ad un massimo di 12km, i rimanenti 6300 km verso il centro della Terra, restano inaccessibili.

In una intervista col Der Spiegel, Maruyama risponde: "La deriva continentale che osserviamo sulla superficie della Terra ha la sua controparte nel mantello della Terra. Vecchie, fredde placche sono spinte in basso nel mantello della Terra ai bordi continentali", spiega. "A questo punto raccolgono molto ferro. Puoi immaginarlo come simile alla condensazione dell' acqua."

Appesantite dal ferro, le placche affondano sempre più nella roccia calda e fusa, finchè raggiungono l'interno del mantello della Terra. Qua, ad una profondità di 2.900km, si fermano e si posizionano nel "cimitero delle placche". Questo è presumibilmente il bordo esterno del cuore pesante della Terra, dove la temperatura raggiunge i 4.000°C (7.200° Fahrenheit).

Maruyama continua: "Però i continenti rovesciati non riposano semplicemente nei loro cimiteri delle placche per sempre." Invece, sperimenteranno una improvvisa resurrezione. Il calore e la pressione nelle profondità stimolano processi chimici, portando le placche a depositare il loro carico di elementi pesanti. Liberate da questo peso, divengono più leggere dell'ambiente circostante, portandole a sollevarsi come tappi nell' acqua. Il risultato: Sopra le vecchie tombe delle placche, sul pavimento del mantello fuso della Terra, un flusso a forma di fungo di magma caldo chiamato pennacchio, si apre la via verso la superficie.

Infine il flusso in salita di roccia fusa raggiunge la crosta cristallizzata e la taglia come una saldatrice. Si formano vulcani, come quelli sulla Grande Isola delle Hawaii. Maruyama dice che la lava rossa e calda che erutta sull'isola vulcanica viene direttamente da un cimitero di vecchie placche a 2.900km sotto la superficie, dove si trovano i resti di un antico continente di 750 milioni di anni fa. La teoria di Maruyama postula la fantastica storia di questa roccia antica.

L'ingrediente chiave per la chimica dell'interno della Terra è la stessa che determina il clima in superficie: acqua. Le placche oceaniche affondate hanno acqua di mare bloccata nella loro struttura minerale, solo in pochissima parte, ma a sufficienza per cambiare drasticamente le caratteristiche della roccia. Persino minute quantità di acqua nell'ex pavimento dell'oceano possono abbassare significativamente il suo punto di fusione e questo accelera il suo eventuale ritorno in superficie. L' acqua aiuta la roccia a perdere il carico di ferro pesante, aumentando così il sostegno di questo vecchio materiale.

Il geofisico dipinge così una immagine tridimensionale del pianeta Terra dove, in aggiunta alla deriva dei continenti sulla superficie, ci sono stanze per le'"anti-placche tettoniche" alla base del mantello della Terra. Una "anti-crosta" in profondità riflette ad un certo livello eventi sulla superficie, con "laghi" e "montagne" e "fiumi" di roccia fusa. Terremoti e potenza di calcolo sono i requisiti principali per i ricercatori che cercano di mettere assieme una immagine "a raggi-x" dell'interno della Terra. Il principio è semplice: quando si verifica un terremoto, le onde sismiche corrono lungo il mantello della Terra. Serve un quarto d'ora perchè l'onda viaggi dall'Indonesia alla Germania. La durata di questo viaggio rivela molto ai ricercatori. Le onde sono rallentate da regioni viscose e calde, come i pennacchi del mantello e accelerate da oggetti solidi o freddi.

Terremoti simili a quello che colpì Kobe nel 1995 e uccise circa 5.100 Giapponesi, sono la principale fonte di dati di Maruyama. L'isola nazione si trova direttamente sul Pacifico occidentale crocevia di tre enormi placche posizionate come auto in fila in autostrada: le placche tettoniche del Pacifico, dell'Australia e dell'Eurasia.

Fonte:
Tradotto da Richard per Altrogiornale.org

domenica 10 maggio 2009

La voce della Terra.


ROMA 08/05/09 - 10:12
La Nasa ha registrato il "canto" che emette la Terra e che si diffonde nello spazio. Ora grazie allo studio compiuto da un gruppo di ricerca guidato dall'università della California a Los Angeles con l'ausilio di due satelliti della costellazione Themis della Nasa è stato possibile capire come si produce questo canto che si diffonde nello spazio come un ronzio che muore emettendo un sibilo finale.

Tale suono si produce nelle cosidette Fasce di Van Allen, regioni popolate da particelle di altissima energie intrappolate nel campo magnetico terrestre che, figurativamente, avvolgono la Terra seguendo le linee di forza magnetiche che congiungono i due poli, come mostrato nell'immagine.
Fino ad oggi, si era invece pensato che il fenomeno fosse legato a processi piu' terreni, come le vibrazioni che nascerebbero dalla sollecitazione che oceani e atmosfera esercitano sulle rocce.

Le informazioni audio registrate sono di due tipi di onde elettromagnetiche: la prima chiamata 'coro' e la seconda 'fischio palsmasferico'. Sono entrambi udibili poichè si manifestano in un'area dove le fasce di Van Allen e la plasmasfera che avvolge la Terra si sovrappongono generando bolle di particelle. Il canto nasce come ronzio all'esterno della plasmasfera e si trasforma in sibilo quando si avvicina al pianeta, attraversando la plasmasfera, a 20.000 chilometri dalla superficie terrestre. (Redazione Internet)

Ascolta

Fonte:

mercoledì 28 gennaio 2009

Una tempesta solare ci spegnerà???



Nel 2012 minaccia di ripetersi il potente fenomeno magnetico che nel 1859 mandò in tilt le telecomunicazioni: dall'elettricità al telefono ai sistemi di sicurezza, sono a rischio blackout tutti i servizi essenziali.

La notizia è di quelle che faranno tremare, in primo luogo, i rappresentanti duri e puri della generazione “always on”: quelli sempre connessi, via web - ovviamente wireless -, via cellulare, via bluetooth, via satellitare. Ma le conseguenze dell’allarmante scenario dipinto dalla Nasa per il 2012 minacciano, in realtà, la vita quotidiana di tutti e, addirittura, la sicurezza nazionale di qualsiasi paese dotato anche di un minimo sistema di telecomunicazioni: fra tre anni, infatti, potrebbe ripetersi l’intensa tempesta solare che nel 1859 “spense” completamente le tecnologie di comunicazione negli Stati Uniti e in Europa.

Ma se 150 anni fa ad andare in tilt furono “soltanto” le reti del telegrafo, in un mondo in cui le telecomunicazioni sono base fondante di innumerevoli attività, “una replica attuale di quell’evento potrebbe causare una devastazione economica e sociale significativamente più ampia e potenzialmente catastrofica”, affermano i ricercatori dell’Accademia nazionale delle scienze, che hanno condotto lo studio commissionato dall’ente spaziale americano.
La colpa è della cosiddetta “fase attiva”, che il Sole attraversa ogni 11 anni: durante questo particolare periodo, la nostra stella può generare tempeste magnetiche più o meno potenti, capaci, a seconda della minore o maggior intensità, di mettere fuori uso i satelliti, di minacciare la sicurezza degli astronauti o addirittura, in casi eccezionali come quello previsto per il 2012, di distruggere i sistemi di telecomunicazione e quelli di distribuzione dell’ energia.

Quando uno di questi sistemi salta, le conseguenze a cascata sono rapide e gravi: “L’impatto della tempesta potrebbe ricadere su strutture interconnesse, con effetti devastanti: la distribuzione dell’ acqua potabile in tilt in poche ore, cibi e medicine deperibili persi nel giro di 12-24 ore, interruzione immediata o potenziale del riscaldamento o del condizionamento dell’aria, dello smaltimento delle acque nere, dei servizi telefonici, dei trasporti, dei rifornimenti di carburante e così via”, prevede la Nasa.

Ma quel che è peggio, scrive l’équipe diretta da Daniel Baker, direttore del Laboratorio di fisica atmosferica e spaziale dell’Università del Colorado, è che “i servizi d’emergenza potrebbero essere interrotti e il controllo sul paese completamente perso”: l’unico modo di evitare che questo avvenga è cercare di arrivare preparati all’appuntamento con questa “Katrina spaziale”, studiando in modo ancor più approfondito le tempeste magnetiche e intervenendo per rafforzare le difese delle tecnologie più delicate. “Un fallimento catastrofico delle infrastrutture commerciali e governative, nello spazio e sulla Terra, può essere mitigato incrementando la preparazione della gente su questi temi, rafforzando le strutture vulnerabili e sviluppando sistemi avanzati pre la previsione delle tempeste”, conclude la ricerca, “Senza azioni o piani di prevenzione, l’accresciuta dipendenza da tecnologie avanzate, ma sensibili ai fenomeni spaziali potrebbe rendere la nostra società molto vulnerabile in futuro”.

http://it.youtube.com/watch?v=Dx3XJpL3wTo
http://it.youtube.com/watch?v=8EjrVwh_IkQ
http://it.youtube.com/watch?v=VHwNO4x9Drg

foxnews.com
lastampa.it

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venerdì 28 novembre 2008

La Terra in attesa della superonda galattica.


Il nostro sistema solare è soggetto ad un'intensa scarica di raggi cosmici provenienti da un’esplosione del nucleo della galassia che si verifica ogni 10.000 -26.000 anni. La prossima catastrofe è già attesa da tempo.

Le comete e gli asteroidi non rappresentano gli unici pericoli provenienti dallo spazio che minacciano la Terra. Esiste un altro fenomeno, che si verifica assai più di frequente, ma che è stato scoperto solo in tempi recenti: l’arrivo di un’intensa scarica di raggi cosmici galattici, ovvero quella che è stata denominata una superonda galattica. La superonda più recente ha interessato la Terra e l’intero sistema solare nel periodo intercorrente fra 16.000 e 11.000 anni fa e, tramite il suo estremo effetto sul sole, fu responsabile dell'improvvisa fine dell'ultima era glaciale.

Tramite questi effetti solari, la superonda è stata anche responsabile dell' estinzione di massa verificatasi 12.750 anni fa e che spazzò via il 95% dei mammiferi di grandi dimensioni dal continente nord americano. I paleontologi concordano sul fatto che questa è stata la peggiore estinzione di massa a partire dalla scomparsa dei dinosauri avvenuta 65 milioni di anni fa, ma la cui causa è stata per lungo tempo un mistero. Una caccia eccessiva da parte delle tribù del Paleolitico non può dare ragione dell' estinzione di 22 specie di uccelli, scomparse anch' esse a quell’epoca, ne del perché in concomitanza il radiocarbonio atmosferico salì a livelli senza precedenti, o del perchè le rocce lunari registrano un'attività di vampe solari oltre 50 volte maggiore dei livelli attuali; e nemmeno dell'estesa carneficina di mammiferi grandi e piccoli, non solo a sud della distesa di ghiaccio nord americana ma anche nella regione artica (Alaska e Siberia), in Europa e persino in Sud America, essendo stati scoperti i loro resti sepolti in depositi lasciati dal passaggio di catastrofiche inondazioni di acqua glaciale disciolta.


Scrutando il cielo notturno presumiamo con facilità che ciò che vediamo è il modo in cui le cose sono state per milioni di anni: i cieli punteggiati di stelle, un bella luna ed un sole che al mattino sorgerà nel pieno del suo splendore. Sfortunatamente non è stato sempre così, ne lo sarà in futuro. Durante la notte, questa tranquilla visione potrebbe trasformarsi in un grottesco scenario che potrebbe essere meglio definito come . Il nucleo ibernato e avvolto nella polvere della nostra galassia - che è rimasto a lungo nascosto alla vista, annidato fra le costellazioni del Sagittario e dello Scorpione - quel giorno fatale verrà visto risvegliarsi e risplendere di una strana, brillante lucedi colore bianco-blu (si legga anche HERA 85, pago 63 e quanto si afferma sulla porta Scorpione-Sagittario N.d.R.).

Apparirà come una stella ospite, assai più splendente del pianeta Venere al suo massimo fulgore, segnalando l'arrivo della superonda galattica. La scarica di particelle dei raggi cosmici che per 23.000 anni ha viaggiato senza sosta verso di noi, attraversando senza essere notata il vuoto che ci separa dal centro della galassia, in quel momento sarà diventata uno spettacolo visibile per tutti noi. Questi raggi cosmici sono ultra-relativistici, il che significa che essi viaggiano a una velocità così prossima a quella della luce che danno origine ad effetti visivi superluminali. Le radiazioni sincrotroniche emesse nel corso del loro viaggio di 23.000 anni appariranno dispiegarsi verso di noi in un arco di giorni, rovesciandoci addosso di tutto, da onde radio a bassa frequenza e radiazioni visibili ed ultraviolette, a raggi-X e raggi gamma, per non parlare della scarica stessa di particelle penetranti. Quello di cui saremo testimoni è ciò che gli astronomi definiscono una esplosione del nucleo della galassia. Si tratta di un fenomeno che essi hanno osservato verificarsi in galassie lontane. Ora, con l'arrivo della superonda, essi e il mondo intero sperimenteranno direttamente il medesimo fenomeno che accade nella nostra galassia della Via Lattea.


L'esplosione del nucleo

Negli anni '70 del secolo scorso, gli astronomi compresero che il nucleo della nostra galassia non è immune da fenomeni esplosivi. Sebbene i movimenti gassosi nelle immediate vicinanze del nucleo della nostra galassia suggerissero che il nucleo era divenuto attivo appena 15.000 anni fa, all'epoca gli astronomi erano riluttanti a considerare che ciò fosse indice di un'esplosione del nucleo in piena regola.

Nelle loro menti immaginavano la Via Lattea come un luogo tranquillo; ritenevano che il nucleo rimanesse nel suo stato apparentemente inattivo da milioni di anni, e che esso avrebbe continuato a restare quiescente per molti altri milioni di anni a venire. Ma anche se il nucleo fosse esploso, nessuna preoccupazione, essi supponevano che per noi non ne sarebbe derivato alcun danno, poiché il nostro sistema solare si trova ben al di fuori del rigonfiamento nucleare della galassia e sul margine esterno di una delle sue braccia a spirale.

Immaginarono che i campi magnetici presenti nel1a regione del nucleo della galassia avrebbero intrappolato i raggi cosmici diretti verso l'esterno portando lo sbarramento, nell' arco di poche centinaia di anni luce, ad un lento procedere. I quattro anni di dottorato di ricerca che ho dedicato a questo argomento mi hanno dimostrato che le loro idilliache ipotesi erano assolutamente errate.

La discussione del mio dottorato del 1983, dal titolo Esplosioni del Nucleo della Galassia, Invasioni di Polvere Cosmica e Variazioni Climatiche, presentava prove indicanti che il nucleo del1a nostra galassia esplode 10,000 volte più di frequente di quanto si pensava, circa ogni 10.000 anni invece che ogni 100 milioni di anni. Inoltre la mia discussione dimostrava che i campi magnetici non avrebbero fermato questa esplosione. Al contrario, la scarica di raggi cosmici soverchierebbe qualsiasi campo magnetico incontrato sul cammino e lo allineerebbe al1a propria traiettoria radiale.

Il risultato sarebbe un involucro di raggi cosmici che si espande, viaggiando radialmente fuori dal centro della nostra galassia a una velocità assai prossima a quella della luce, e si diffonde attraverso l'intera estensione del1a galassia. La mia tesi ha dimostrato che lo scenario del1a superonda spiegava molte delle caratteristiche tipiche delle lontane galassie in fase di esplosione.

Queste scoperte vennero successivamente presentate in occasione di conferenze scientifiche e pubblicate su riviste scientifiche accreditate. Numerose previsioni fatte in questo studio di dottorato vennero in seguito confermate. Nel 1997 venne pubblicato il mio libro su questo argomento, intitolato Earth Under Fire, Il Codice dell' Apocalisse (in Italia da Nexus edizioni), che ricevette entusiastiche recensioni ed una classificazione a cinque stelle da parte dei lettori mentre, nel 1999, su questo fenomeno galattico fu prodotto un documentario video, mandato in onda sulle reti televisive via cavo consociate a livello nazionale. Anche così, i principali media sono stati indolenti nell'occuparsi di questo importante tema.

Come risultato il cittadino medio, fiducioso di essere stato adeguatamente informato dai media dell'informazione, continua a contemplare il cielo notturno come un luogo tranquillo. Uno degli obiettivi principali della Starburst Foundation è quello di richiamare l'attenzione di quanti più individui possibile verso la nuova e diversissima consapevolezza che le superonde galattiche esistono e che possono piombare sul nostro mondo con ben poco preavviso.


Il fronte d'urto

Se dovesse arrivare una superonda, la nostra preoccupazione più immediata sarebbe l'impulso elettromagnetico (EMP) che essa porterebbe come sua avanguardia. Questo fronte d'urto elettromagnetico ad alta intensità invierebbe alti voltaggi che scorrerebbero lungo qualsiasi oggetto che fosse conduttore elettrico. Nel momento dell'arrivo, esso creerebbe sbalzi di alta tensione sulle reti delle linee elettriche, cortocircuitando i trasformatori delle linee e facendo scattare gli interruttori di linea, provocando black-out energetici globali; arrostirebbe i satelliti e distruggerebbe tutte le attrezzature elettroniche non protette collegate alle reti delle linee elettriche, provocando la perdita delle comunicazioni elettroniche (TV, telefoni, sistemi GPS, etc.), i disastri aerei sarebbero inevitabili.


Fulminerebbe le persone che si trovassero a contatto con ampie superfici metalliche.
Ionizzerebbe l'atmosfera del1a Terra e, di conseguenza, distruggerebbe lo strato di ozono, aumentando perciò l'esposizione del pianeta ai dannosi raggi UV ed al1e radiazioni ionizzanti. La pioggia atmosferica di elettroni prodotta dai raggi cosmici della superonda, unitamente all'accresciuta penetrazione di raggi ultravioletti solari, aumenterebbe l'incidenza del cancro al1a pel1e così come il tasso di mutazioni genetiche. Esiste la forte possibilità che il fronte d'urto dell'impulso elettromagnetico che precede la superonda sia anche accompagnato da un' onda gravitazionale.


La forza di marea esercitata sulla Terra potrebbe, al suo passaggio, scatenare terremoti ed eruzioni vulcaniche. E il peggio dovrebbe ancora venire. Il vento di raggi cosmici della superonda vaporizzerebbe frammenti di comete ghiacciati che circondano il nostro sistema solare e spingerebbe verso l'interno questa polvere e gas. L'analisi dei carotaggi di ghiaccio del1a Groenlandia ha dimostrato che il Sistema Solare, durante l'ultima era glaciale, era pieno di grandi concentrazioni di polvere cosmica. Alla sua entrata nell'interno del Sistema Solare, questo materiale nebulare diffonderebbe la luce solare cosicché una parte delle radiazioni terrestri proverrebbe da una luminescenza uniforme che occuperebbe sia il cielo diurno sia quello notturno; esso inoltre arrosserebbe lo spettro delle radiazioni solari.


Poiché la nostra atmosfera è opaca rispetto alle radiazioni infrarosse, queste variazioni tenderebbero a riscaldarne la parte superiore e a raffreddare il suolo, producendo condizioni di inversione che provocherebbero violente attività temporalesche e rapide precipitazioni di nevischio e ghiaccio. Per di più, essendo caduto sulla superficie del sole, questo materiale gli infonderebbe energia, aumentando la sua luminosità e la sua emissione di raggi cosmici.

Tutti questi effetti messi assieme influirebbero drammaticamente sul clima terrestre. In alcuni casi quest'ultimo provocherebbe un prolungato influsso di raffreddamento o darebbe persino inizio ad un'era glaciale, se non ve ne fosse già una in evoluzione; in altri momenti, esso potrebbe provocare un periodo di calore eccessivo che potrebbe porre fine a un'era glaciale già esistente o determinare una breve fase di passaggio.

I riscontri geologici rivelano che il nostro pianeta è stato afflitto da ere glaciali per gran parte dei svariati milioni di anni, passati. Il clima temperato di cui beneficiamo nell' attuale periodo interglaciale di 11,600 anni è stato accompagnato da un interludio fra superonde ugualmente lungo. Ad ogni modo, i periodi interglaciali e gli interludi fra i principali assalti delle superonde, raramente si sono prolungati come quello che stiamo abbastanza fortunosamente vivendo.

La prossima superonda, che sembra essere già attesa da tempo, potrebbe scagliarci a capofitto in nuova era glaciale. I dati del ghiaccio polare terrestre contengono le prove che di fatto il Sole era molto attivo al termine dell'ultima era glaciale.
I glaciologi, ad esempio, hanno studiato i dati di acidità presso la Byrd Station, nell' Antartico, risalendo a 50.000 anni fa e hanno scoperto una sezione, risalente circa alla fine dell 'ultima era glaciale, nella quale i livelli di acidità erano di gran lunga più elevati che in qualsiasi altra parte dell'analisi del ghiaccio.

Tali livelli superano di venti volte la quantità di ricaduta acida depositata dalle più grandi eruzioni vulcaniche note. Questa scoperta confuse gli scienziati, non solo a causa della sua magnitudine, ma perché essa durava un intero secolo in cui la ricaduta di acidità cresceva e calava secondo cicli regolari. Non si conosce alcuna eruzione vulcanica che possa averlo fatto. Nondimeno, essi compresero che questo evento deve aver avuto un sostanziale impatto climatico, poi che esso accadde all'inizio di un' importante fase di riscaldamento globale che alla fine pose termine all' era glaciale. Ad ogni modo, grazie all'esame di queste scoperte sull' acidità notai qualcosa che apparentemente era stato trascurato.

Quando al campione di ghiaccio viene conferita un'adeguata datazione, esso indica che questi picchi di acidità ricorrono di media ogni 11 anni, combaciando col ritmo delle macchie solari. Questo indica che tali alte concentrazioni di acidità con tutta probabilità hanno origine dal sole piuttosto che da eruzioni vulcaniche. Tuttavia, per lasciare nel campione di ghiaccio una traccia del ciclo solare così singolare e pronunciata, il sole avrebbe dovuto essere di gran lunga più attivo di quanto non sia attualmente. Il deflusso del vento solare a quell’epoca avrebbe dovuto essere più intenso di almeno un ordine di magnitudine rispetto a quanto non sia stato nei tempi storici, con un'attività di vampe solari comparabilmente elevate e con il sole in qualche modo più luminoso di quello dell'attuale periodo interglaciale.


Questa prova di un sole attivo che annuncia la tendenza al riscaldamento e alla deglaciazione confermava che il sole fu significativamente energizzato dalla polvere cosmica in arrivo e come risultato provocò un riscaldamento globale che pose termine all'ultima era glaciale. In base a riscontri incrociati fra il campione di carota del ghiaccio di Byrd e quello di Summit, in Groenlandia, accuratamente datato, fui in grado di determinare che questo evento abbracciò un periodo di 95 anni, che si estese dal 13.880 al 13.785 a.C. circa.

La scoperta inoltre sottolinea l'importanza della data del 13.860 a.C. codificata nella dottrina zodiacale dell' antica costellazione scorpione-sagittario (vedi grafico a sinistra). La scoperta che il sole, alla fine dell'ultima era glaciale, era fortemente infuso di energia, conferma una precedente scoperta fatta dallo scienziato della NASA Herbert Zook e dal suo team. Essi, in base alle registrazioni delle tracce delle vampe solari impresse sulla superficie delle rocce lunari, conclusero che 16.000 anni fa l'attività delle vampe solari era sino a 50 volte più elevata e che declinò rapidamente nei seguenti millenni.

Ho suggerito che l'attività solare ha raggiunto il suo apice intorno al 12.200 a.C., quando il riscaldamento globale era al suo massimo, ed anche per un breve periodo intorno al 10.700 a.c., all'epoca dell' estinzione di massa del Tardo Pleistocene, evento che sembra essere stato provocato dal sole. Il periodo, di svariate migliaia di anni, intercorrente fra il fenomeno del vento solare e queste date sarebbe stato un arco di tempo in cui l'attività solare stava raggiungendo il suo punto culminante.

Come un ladro nella notte

Nel 1983, quando proposi per la prima volta l'idea che scariche di raggi cosmici sono in grado di propagarsi sino alla Terra ad una velocità prossima a quella della luce, il mio suggerimento cadde per lo più nel vuoto; ma non passò molto tempo prima che, a sostegno della mia ipotesi, venissero alla luce delle prove. Nel 1985, degli astronomi scoprirono che Cygnus X-3, una potente fonte di raggi cosmici che è distante circa quanto il centro della galassia (da 25.000 a 30.000 anni luce), stava inondando la Terra di particelle ad alta energia. Essi trovarono che, nonostante i campi magnetici della galassia, queste particelle riuscivano a raggiungere la Terra alla velocità della luce e seguendo traiettorie rettilinee.


Diversi anni dopo, degli scienziati scoprirono che la Terra veniva inondata anche da particelle provenienti da un'altra fonte ad elevata energia, la pulsar a raggi-X Hercules X-1. Si scoprì che le particelle arrivavano a raffiche intervallate da 1,2357 secondi, accordandosi strettamente col periodo intrinseco della pulsar. Anche se questa fonte si trovava a 12.000 anni luce di distanza, il medium interstellare interposto aveva un effetto talmente inconsistente sulle raffiche che il loro periodo di pulsazione era costante entro 300 microsecondi. Nel gennaio del 2000, nel corso del 1950 meeting della Società Astronomica Americana tenutosi ad Atlanta, in Georgia, arrivarono ulteriori conferme a sostegno della mia teoria della superonda. Un gruppo di radioastronomi presentò delle scoperte che indicavano che l'emissione radio sincrotronica proveniente dal centro della galassia è polarizzata circolarmente.

Il relatore disse di aver trovato "misterioso" tale risultato, poiché tutte le altre fonti galattiche di raggi cosmici emettono radiazioni sincrotroniche che, al contrario, sono polarizzate linearmente. Durante il dibattito seguito alla loro conferenza, io feci presente che le loro scoperte sulla polarizzazione circolare potevano essere facilmente spiegate se i raggi cosmici che davano origine a tali radiazioni stessero fluendo radialmente verso di noi seguendo un lungo sentiero di volo. Queste scoperte sono motivo di gravi preoccupazioni in merito agli effetti di un'esplosione del nucleo della galassia. Esse implicano che i raggi cosmici generati possono collidere con il nostro pianeta,virtualmente senza preavviso, precedute soltanto dal lampo d'onda dell'esplosione iniziale.

I raggi cosmici della superonda, viaggiando alla velocità della luce, rimangono mascherati e nascosti alla nostra vista fino al momento stesso in cui colpiscono. Il loro lungo viaggio sino a noi, nel corso del quale percorrono la distanza di 23.000 anni luce che ci separa dal centro della galassia, passerebbe del tutto inosservato. In effetti, noi viviamo sul bordo di un "vulcano galattico", senza conoscere il momento, la magnitudine o la gravità della prossima eruzione, ne quale impatto essa avrà sul nostro ambiente.

Ci troviamo impreparati ad affrontare un evento di tale genere ed ancor meno ad anticipame l'arrivo. Non vi è modo di dire se una superonda potrebbe colpire fra svariate centinaia di anni, in qualche momento del prossimo decennio o nel corso di quest'anno. Possiamo farci un'idea della frequenza di questi fenomeni esaminando i dati registrati nel nucleo ghiacciato polare della Terra, il quale registra l'arrivo delle precedenti superonde tramite aumenti nelle concentrazioni dell' isotopo di berillio-10 nel ghiaccio.

Essi mostrano che le ere glaciali sono correlate agli intervalli di elevata attività dei raggi cosmici, con picchi di questi ultimi che di preferenza coincidono con i confini climatici. Questo determina che ci deve essere un nesso causale fra le superonde ed il clima, e suggerisce che esse siano attive sia nel dare inizio che nel porre termine alle ere glaciali. Inoltre, se ci si può fidare dei dati del nobile solitario berillio, potrebbe esserci la prova che una superonda assai breve e di bassa intensità ci ha investiti verso il 3300 a.c.

Curiosamente, questo evento cade al termine del i periodo Neolitico e precede l'ascesa della civiltà dell' Antico Regno egizio, iniziato intorno al 3100 a.c., e quello della civiltà olmeca, la madre delle culture amerinde. Molti anni prima che questi dati fossero disponibili, la mia discussione di tesi del 1983 aveva azzardato che le superonde si ripetono ogni 10.000 anni e che un fenomeno di primaria importanza aveva attraversato il sistema solare con inizio 14.200 anni fa e una durata di 2.000-3.000 anni. I dati del berillio indicano che tale valutazione non era poi così fuori misura. I dati registrati indicano che rilevanti fenomeni di superonde si verificano mediamente ogni 26.000 ± 3.000 anni ma, a volte, possono ripresentarsi dopo un periodo più limitato di 10.000/13.000 anni.


Essi inoltre mostrano che l'ultima grande superonda raggiunse il suo apice fra 14.500 e 11.500 anni fa. I movimenti gassosi al centro della nostra galassia così come altri riscontri astronomici indicano che il fuoco di fila di raggi cosmici che ha posto termine all'ultima era glaciale ha avuto sicuramente origine da una rilevante esplosione nel nucleo della nostra galassia. Dato che le superonde si sono ripresentate dopo intervalli di tempo di soli 10.000 anni, è prudente concludere che attualmente possiamo attenderci un altro di questi fenomeni. La superonda potrebbe essere in procinto di ripetersi.



Paul A. La Violette è laureato in fisica e scienze dei sistemi. E’ presidente della Starbust Foundation e autorie di altri saggi come Genesis ofthe Cosmos e Subquantum Kinetics. Vive a New York.

fonte: http://www.nibiru2012.it

mercoledì 26 novembre 2008

Grazie America: BOMBE H provocano instabilità al Pianeta TERRA.


Rapporti dalle Flotte Russe del Nord al Primo Ministro Putin, che questa estate hanno espanso il loro limite di operatività nelle Regioni dell'Oceano Artico, stanno affermando che gli Stati Uniti hanno ripreso la loro "Operation Plowshare" e fatto detonare una serie di bombe all' idrogeno nell'Artico per localizzare quelle che secondo gli Americani sono vaste aree sottomarine ricche di petrolio e gas e che apparterebbero alla loro Nazione.

Benchè il numero di bombe all' idrogeno fatte esplodere in questi test dagli USA non vengano menzionate in questi rapporti, un ricercatore Canadese, Zuerrnnovahh-Starr Livingstone, ha affermato che sarebbero state rilevate circa 9 esplosioni nucleari e come leggiamo:

"Il 17 e 18 Novembre 2008, nove Bombe-H sono esplose sotto l'Oceano Artico vicino al Polo Nord magnetico. Non ho potuto trasmettere queste informazioni dal Monitor Sismico IRIS, così ho copiato queste informazioni a mano e le ho ribattute al computer."

Le fonti del Ministero degli Esteri Russo riportano anche che, a causa di queste nuove esplosioni, gli Stati Uniti hanno rotto il patto fatto col Presidente Medvedev lo scorso mese dopo la loro prima detonazione di una bomba all' idrogeno nell'Oceano Artico il 7 Ottobre e il relativo rapporto dagli USA, indica che l'effetto è stato sentito e registrato al Sud del Nevada e che gli Americani hanno assicurato la Russia che non sarebbero stati fatti altri test senza una appropriata notifica internazionale.

Questi rapporti affermano che la forza di queste esplosioni era equivalente a 0.212E+01-0.671E+02 livelli della bomba atomica USA fatta esplodere sulla città Giapponese di Hiroshima, che corrisponde ai livelli di magnitudine sulla scala Richter di 5.0-6.0 nelle misurazioni per i terremoti e che cadono nei parametri stabiliti dai programmi USA della Operation Plowshare e da quelli della ex Unione Sovietica delle Nuclear Explosions for the National Economy, sorvolando gli usi pacifici della tecnologia nucleare per l'esplorazione e i propositi di ricerca.


Le ragioni dietro a queste azioni disperate e illegali perpetrate sul nostro Pianeta dagli Stati Uniti, in base a questi rapporti, sono dovute al tentativo Americano di localizzare e reclamare quante più possibili fonti verificabili di petrolio e gas e usarle come assicurazione per gli oltre 12 Trilioni di dollari da pagare entro il 20 Dicembre e senza i quali gli USA diventeranno la Prima Nazione del Mondo in difetto verso propri i debiti Internazionali.

Rapporti dagli Stati Uniti stanno affermando che gli Americani hanno già speso la cifra "astronomica" di 4.8 Trilioni di dollari nel loro tentativo di stabilizzare le loro finanze, ma con i loro cittadini indebitati per 14 Trilioni di dollari e il Governo USA indebitato per 10.7 Trilioni di dollari, bisognerebbe preoccuparsi immaginando a quanto petrolio e gas servirebbe per salvare queste persone o l'intero Mondo.

Oltre alla ricerca disperata di petrolio e gas, il Presidente Bush con una mossa sbalorditiva l'altro giorno ha aperto oltre 2 milioni di acri per l'esplorazione immediata alla ricerca di carburanti fossili.

Contro il pericolo di queste spericolate azioni degli Stati Uniti contro tutta l'umanità e a quelle che abbiamo riportato precedentemente nel nostro rapporto "“World Should Prepare For Cataclysmic Global Flood, Warn Russian Scientists” ( ), non ci sono assicurazioni che il nostro fragile pianeta possa assorbire ancora questi assalti, come possiamo leggere:

"La comunità geologica mondiale avvisa che l'attività sismica di oggi sul nostro pianeta non è nulla a confronto di quello che arriverà.
Nei passati tre anni, il Pakistan, per esempio, è stato colpito da dozzine di terremoti. Nel marzo 2005, 80.000 persone sono morte in questi luoghi. Il 30 ottobre, l'ultima volta che la natura si è irritata, ci sono state centinaia di vittime. Decine di migliaia di persone sono affogate durante lo tsunami in Asia alla fine del 2004. La Cina e l'Afghanistan hanno subito terremoti anche di recente.

Questi disastri naturali, che hanno colpito il nostro pianeta nei recenti anni, indicano che il mondo è entrato in una era di instabilità non solo politica ed economica, ma anche climatica. Molti scienziati, biologi e ambientalisti, tendono ad incolpare la razza umana per il cambiamento climatico catastrofico sulla Terra. Nessun dubbio, gli effetti umani per l'attività industriale giocano un ruolo considerevole nel riscaldamente globale, ma ci sono altre ragioni da considerare.

La Terra sta ruotando attorno al suo asse lentamente. Il Servizio Internazionale della Rotazione Terrestre ha aggiunto regolarmente un secondo o due alla lunghezza di 24 ore del giorno nei recenti anni.
Questa è la ragione principale, secondo Igor Kopylov, professor al Moscow Energy Institute, del perchè questo pianeta, una macchina elettrica gigante, ha avuto questo sbilanciamento energetico. Ha espresso il suo punto di vista nel 2004. Kopylov è convinto che la Terra sia entrata in una fase di cambiamento globale.

Un indebolimento del campo magnetico della Terra è stato registrato la prima volta all'inizio del 20° secolo e un consistente calo nella velocità di rotazione, alla fine degli anni '80 e nei primi anni '90. Si è stabilito che quando la rotazione della Terra rallenta di un secondo all'anno, rilascia una enorme quantità di calore, centinaia di volte il volume di energia rilasciata dall'attività industriale umana.


Se accettiamo che tutti i processi della Terra seguono i cicli cosmici, che a loro volta, dipendono dalla posizione del Sistema Solare nella nostra Galassia, allora l'umanità potrebbe affacciarsi ad un nuovo Diluvio Universale."

Sembra che non sarà permesso agli Americani di sapere tramite i media l'intera questione, come affermano altri due dissidenti governativi di alto livello negli USA, Sean Nicholas Green e Kanika Powell, che sono stati bloccati nel tentativo di esporne una completa informazione.
Però ancora, come ci hanno mostrato gli scorsi anni, sono pochi gli Americani a preoccuparsi di conoscere la verità, nonostante i sacrifici di chi continua ad avvisarli.

© November 21, 2008 EU and US all rights reserved.

(Nota dell'Ed.: Il governo degli USA cerca ancora di trovare e mettere in silenzio tutte le opinioni sugli USA a parte quelle che vengono da fonti autorizzate dal governo o affiliate ad esso, delle quali non facciamo parte. Non vengono accettate interviste e viene data pochissima informazione personale sui nostri contribuenti o le loro fonti, per proteggere la loro sicurezza.)

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mercoledì 12 novembre 2008

LE DIMENSIONI PARALLELE.


Da parecchi anni alcuni studiosi e ricercatori scientifici sostengono teorie che si riallacciano alla possibile esistenza di un Universo iperdimensionale. Anche per quanto riguarda l'Ufologia, esperti di riconosciuta levatura - ad esempio lo psichiatra di Harvard John Mack e l'astrofisico Jacques Vallée - hanno singolarmente affrontato il tema delle dimensioni parallele sulla scorta delle ricerche in un campo tanto controverso quale affascinante, quello delle Abductions. Altri ancora sostengono che, benchè l'origine extradimensionale degli alieni non sia certa, di sicuro essi sono capaci di viaggiare dimensionalmente, vale a dire che alcune razze definite ET provengano da diversi piani della realtà, piuttosto che da galassie lontane. Troppi, infatti, i casi in cui gli ET sembrano manifestarsi nelle case degli addotti come d'incanto, denotando l'apparente capacità di attraversare, a mo' di fantasmiche manifestazioni - porte e finestre chiuse, o persino mura di cemento, per poi dileguarsi tranquillamente in compagnia del soggetto prelevato, alla medesima maniera. Inoltre, gli involucri, o macchine, che noi definiamo UFO, sembrano poter apparire e svanire di colpo, quasi attraversando portali dimensionali, appartenendo dunque a strani mondi, o realtà parallele, con prerogative e leggi fisiche diverse da quelle a noi note. Se pellicole e libri di fantascienza ci hanno abituato a questa terminologia, difficile chiarire si tratti solo di fantasie. Eppure, volendo "fotografare" l'idea di dimensione parallela, ci si accorge che non si tratta di fantasie, ma che tutto si basa su concreti postulati scientifici, che si esplicano nell'ambito della fisica quantistica. la nostra tangibilità fisica è solo apparente: se le valenze che legano i nostri atomi cambiassero frequenza, forse potremmo anche attraversare oggetti solidi, come un tronco di legno. Gli studi sui campi elettromagnetici di Maxwell, risalenti alla fine del 1800 (Maxwell per primo definì la luce una radiazione elettromagnetica), furono elaborati da Max Planck agli inizi del 1900. Planck elaborò per primo la teoria dei quanti, ossia particelle elementari la cui presenza spiegava il comportamento anomalo dei campi elettromagnetici, soprattutto in relazione all'emissione discontinua di energia. Per Planck l'emissione di radiazioni non era un fenomeno continuo (il che avrebbe implicato una emissione praticamente infinita di energia), ma avveniva per piccole quantità o quantum di energia. Einstein poi, nel 1905, perfezionò questa teoria, suggerendo la natura corpuscolare dei quanti (quanti di luce o fotoni) e asserì che ogni volta che un fotone viene assorbito o emesso da un atomo, la sua energia varia della corrispondente quantità. Durante studi effettuati in tempi più recenti, si notò il comportamento estremamente irregolare dei quanti. Negli atomi presi in esame si studiò un movimento apparentemente incomprensibile degli elettroni, che invece di eseguire un'orbita corretta attorno al nucleo sembravano svanire da un punto e riapparire in un altro. Tali apparizioni e sparizioni degli elettroni vennero chiamate salti quantici, perché la particella di energia sembrava letteralmente saltare attorno al nucleo dell'atomo, senza una logica precisa. Mentre i seguaci delle teorie di Bohr conclusero che il comportamento irrazionale del quanto fosse dovuto ad una totale inattendibilità degli strumenti di rilevazione usati o dello stesso osservatore (che forse interferiva nella normale attività di una particella subatomica, secondo il concetto di caduta della funzione d'onda), altri luminari (tra cui Bryce De Witt, dell'università della North Carolina) giunsero a nuove, sconcertanti conclusioni. Secondo loro, infatti, il quanto non saltava da una parte all'altra dell'orbita, bensì svaniva temporaneamente da questo piano della realtà, per poi riapparirvi. Insomma, gli scienziati oggi più all'avanguardia - tra cui Jack Sarfatti e Fred Alan Wolf - hanno concluso che l'unico modo di spiegare il bizzarro comportamento del quanto fosse una nuova teoria scientifica basata sulla funzione d'onda quantica: la teoria dei mondi paralleli. La funzione d'onda non è un'onda di energia, ma di probabilità: è la descrizione della probabile posizione di un oggetto nello spazio. La nostra particella di energia o quanto, saltando da una parte all'altra, occupava ogni posizione possibile in ogni universo possibile, l'onda era dunque la somma di tutte le possibilità. In pratica, secondo la fisica quantistica, se un evento ha mille modi per avvenire, avvengono tutti e mille, sviluppandosi in mille universi diversi. Poi, per il principio di autocoerenza dell'Universo, le infinite possibilità diventano nuovamente una, o perlomeno noi percepiamo un solo Universo stabile, anche se la verità è tutt'altra. Cerchiamo di capire in maniera più semplice il concetto di dimensione parallela, immaginando di avere di fronte a noi una radio: possiamo sintonizzarci su diverse bande di frequenza e ad ogni banda corrisponderà una stazione radio differente, come quando si cambia canale alla TV. Questo sarebbe paragonabile a muoversi nello spazio materiale, da un posto all'altro. Tutti i posti che visiterete saranno su quella stessa frequenza, o piano della realtà. Ora immaginate di muovere la manopola della vostra radio e di sintonizzarla per esempio su AM. Improvvisamente avrete a disposizione decine di nuove stazioni radio. In teoria, i mondi paralleli dovrebbero essere strutturati così, condividendo lo stesso spazio-tempo del nostro mondo, proprio come le onde radio FM e AM viaggiano insieme nell'etere. Quello che cambia è la frequenza. Nell'Universo ogni cosa è composta da atomi, persino l'aria. Nelle illustrazioni scientifiche vediamo gli atomi legati tra loro da alcune asticelle dritte; si tratta solo di una rappresentazione simbolica, in realtà non c'è nulla di fisico e tangibile che lega assieme gli atomi. Quei legami sono la rappresentazione di forze o valenze, ossia di energie di vario genere che legano assieme gli atomi; un po' come fa la gravità tra i pianeti. Quindi si tratta di energie, che vibrano ad una certa frequenza. Immaginiamo che l'energia che lega assieme gli atomi di tutti gli oggetti che abbiamo intorno abbia una frequenza che vada ad esempio da 0 a 100. Questo sarebbe il nostro mondo. E se ne esistesse un altro, con persone, animali ed oggetti esistenti tra 101 e 200 cicli vibrazionali? O tra 3000 e 4000? Avremmo diverse realtà che condividono lo stesso spazio. L'idea potrebbe essere confermata in primis dalla nostra vista, infatti la struttura ottica umana non acquisisce tutta la gamma dello spettro, ma solo le vibrazioni (anche la luce è una vibrazione!) che vanno dall'infrarosso all'ultravioletto. Sappiamo che c'è dell'altro, ma non siamo attrezzati sensorialmente per percepirlo. Appare subito evidente che anche gli oggetti che a noi paiono solidi ed inattaccabili lo sono solo in apparenza. Poggiamo la nostra mano su un tavolo: gli atomi della nostra mano e quelli che compongono il tavolo sono talmente larghi tra loro che si dovrebbero sfiorare, facendo scivolare la mano attraverso il tavolo. Saremmo tutti una specie di fantasmi, dunque; con il disappunto che chi ha visto il film Ghost può immaginare. Ciò che lo impedisce sono proprio quei legami o valenze, che stanno tra atomo e atomo. Delle energie, dunque, ci danno l'impressione di essere solidi. E naturalmente questa energia, come qualsiasi tipo di energia, ha una sua vibrazione o frequenza. Ma cosa accadrebbe se cambiassimo (tramite una concentrazione particolare o qualche avanzata tecnologia) la frequenza della nostra energia atomica? Abbiamo ipotizzato che nel nostro mondo tutto vibra in uno spettro da 0 a 100, immaginiamo allora di portare l'energia interatomica del nostro corpo a 101 cicli, ossia fuori spettro. Le energie del tavolo e della mano non si troverebbero più sulla stesso piano della realtà, sarebbero fuori scala e l'energia della nostra mano inizierebbe a sfuggire alle leggi del nostro Continuum. A questo punto la mano attraverserebbe il tavolo. Forse è proprio così che alcuni alieni riescono ad attraversare tranquillamente pareti e porte chiuse. Possiamo stabilire, in via del tutto teorica, che tra una dimensione X (la nostra) ed una Y (quella aliena) ci sia una dimensione cuscinetto o limbo. Possiamo ipotizzare dunque l'esistenza di tre zone: la dimensione terrestre o X, il cui ciclo di vibrazioni varia da 0 a 100, il limbo o Z, che va da 101 a 200, e la dimensione aliena o Y, che va da 201 a 300. Questo perché se non ci fosse una dimensione cuscinetto Z tra quelle X e Y, appena usciti fuori scala, ci ritroveremmo immediatamente in un altro mondo, con altre città e paesaggi alieni. Il fatto che molti rapiti provino la sensazione di attraversare le pareti e di sfuggire alle leggi fisiche del nostro Continuum, pur vedendo attorno a sé le proprie mura domestiche e i paesaggi noti, suggerisce la presenza di una dimensione Z o limbo, nella quale si sfugge tanto alle leggi fisiche dell'una che dell'altra dimensione. È concepibile che nella gamma vibratoria Z ci sia un passaggio graduale tra un piano dell'esistenza all'altro, vale a dire che esistendo la dimensione Z tra i 101 e i 200 cicli, qualora oltrepassassimo la zona media (ossia i 150 cicli), inizieremmo ad osservare i contorni del Continuum alieno Y, sempre più tangibile e reale mentre ci avviciniamo ai confini del limbo stesso, verso i 201 cicli vibratori. Diverse persone addotte dagli ET sostengono di vivere una vera e propria seconda vita in fase onirica, in uno strano mondo alieno ricco di siti, occupazioni e talvolta addirittura di affetti specifici che ritornano, notte dopo notte. E se tutto questo non fosse un sogno? Ritorniamo per un attimo a considerare il quanto. Se davvero il quanto salta in un'altra dimensione, lo fa così velocemente (alla velocità della luce), da essere qua e là quasi istantaneamente. Intendiamo dire che il lasso di tempo in cui si assenta e torna è impercettibile per i nostri sensi e noi ce ne rendiamo conto solo perché si materializza in un luogo diverso da quello di partenza, dandoci l'impressione che abbia compiuto un salto. Ora immaginiamo che anche gli atomi che compongono il nostro corpo siano soggetti a salti quantici. È come se noi vedessimo una persona stare vicino ad una finestra, per poi vederla un secondo dopo accanto alla porta. Penseremmo che si sia mossa in maniera velocissima dalla finestra alla porta, cioè che abbia compiuto un salto quantico. Ma se la persona in questione si fosse rimaterializzata esattamente accanto alla finestra, non avremmo notato nulla. A questo punto sorge un dubbio: potremmo noi, secondo le leggi della fisica quantistica, essere contemporaneamente in questo ed in un altro universo? Forse sì. Prendiamo ad esempio una scena del film Superman. È un classico: Superman entra in una porta girevole come Clark Kent e ne fuoriesce in istante dopo come Superman, così velocemente da essere difficilmente visibile. Ora poniamo che all'interno dell'edificio in questione (mettiamo una banca), vi sia Superman che, muovendosi veloce come la luce, entra ed esce continuamente dall'edificio tramite la porta girevole, fermandosi un istante nel centro della banca quando sta dentro e sul marciapiede una volta fuori. Facendo questo alla velocità della luce, noi avremmo l'illusione ottica di vedere due Superman, uno sul marciapiede e uno nella banca. Il nostro occhio non potrebbe percepire il salto quantico, se Superman riapparisse (moltissime volte al secondo) sempre nello stesso punto. In teoria ciò potrebbe succedere ad un essere umano, se sottoposto ad una frequenza vibratoria oscillante tra le due dimensioni. Si ritroverebbe a vivere contemporaneamente in due dimensioni diverse, facendo cose differenti e forse sviluppando con gli anni caratteristiche psicologiche disuguali. Questo però causerebbe alla struttura cellulare umana uno stress quantico dai risultati rovinosi, che teoricamente potrebbe sfociare in combustione spontanea o schizofrenia mentale. E se tale bilocazione dimensionale avvenisse quando il corpo umano è in stato di massimo riposo mentale e fisico; ossia in stato di sonno? Si ridurrebbero i rischi di stress quantico, soprattutto perché il fenomeno sarebbe isolato nell'arco di poche ore e mentalmente il soggetto avrebbe la possibilità di concentrarsi su una vita dimensionale alla volta. Allora gli addotti vivono davvero una doppia vita in un Universo parallelo? Il fisico Fred Alan Wolf, parlando degli universi paralleli e della fisica quantistica, così si espresse: "Benchè questa teoria porti ad una bizzarra concezione del mondo, tuttavia è ancora la più soddisfacente che sia stata mai elaborata". E probabilmente è vero.

PABLO AYO.