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lunedì 2 febbraio 2009
Rifiuti mentali zero.
Il 10% dei bambini di età compresa tra gli 11 e i 14 anni soffrirebbe di un disagio mentale. Una percentuale altissima, ma purtroppo inevitabile in una società "disturbata" come la nostra. Quel che è certo è che spesso le cure proposte sono nettamente peggiori dei mali che dovrebbero curare.
Secondo i ricercatori dell'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “Eugenio Medea” di Lecco (www.emedea.it), che hanno da poco reso noto i risultati di un loro studio sulle patologie psichiche dei preadolescenti in aree urbane, circa il 10% dei bambini di età compresa tra gli 11 e i 14 anni soffre di un disagio mentale.
Il conseguente allarme dei mass media in merito, lanciato nei giorni scorsi, lascia davvero sgomenti. Ma per due motivi solitamente non considerati: il primo è che nessuno si domanda l'eventuale causa primitiva di reali disagi. In secondo luogo, nessuno obietta all'eccessiva omologazione ed “etichettatura” dei soggetti più deboli e indifesi in corso nelle nostre società. E ci sarebbe pure un terzo argomento, perlomeno di interesse sociologico, su cui nessuno pure si pone domande: perché le aree urbane? Ma lasciamo perdere.
Si plaude invece alle iniziative di carattere “scientifico” che potrebbero invischiare ancora più bambini nella tela del ragno, dato che molti, “purtroppo”, vi scappano. Le segnalazioni sono poche, i genitori restii, le insegnanti hanno già da fare...
Meno male che ci sono solerti cittadini e medici che si occupano di individuare e segnalare questi bimbi devianti ai “servizi mentali” competenti, per l'opportuno trattamento di turno previsto, psichiatrico o psicologico. Le iniziative di questo genere intendono dare vita ad applicazioni sanitarie mirate che portino alla realizzazione, testuali parole, di “città del sorriso”... Vi ricordate di Fahrenheit 451?
Ma proviamo invece a capovolgere la situazione.
Fantastichiamo infatti che esista uno studio che ci conferma come una buona percentuale di psichiatri o psicologi o medici soffre di turbe emozionali, disagi psichici, alcolismo e aspirazioni suicide. Siamo molto lontani dalla realtà? Per i medici è appurato un livello di alcolismo e depressione decisamente allarmante e diffuso, ma nessuno ne parla mai. Perché non realizzare ricerche sui cani da guardia anziché sul gregge? A chi giova il controllo di quest'ultimo?
Va una volta per tutte, presa vera coscienza fattiva che molti di questi professionisti, come del resto molti dei loro colleghi avvocati, commercianti, impiegati, politici, ingegneri, giornalisti, industriali, operai e insomma la grandissima parte della cosiddetta umanità adulta, in effetti soffre sconsideratamente di disturbi psicologici anche gravi, come tendenza alla guerra, simpatie per la strage e lo stupro, inclinazione allo sfruttamento del proprio prossimo, avidità, maschilismo, spreco, distruzione ambientale...
Siamo tutti coinvolti in “disturbi mentali” che stanno portando il pianeta allo sfascio. I bimbi di oggi che futuro possono immaginare?
Siamo una società veramente “modello” per gli occhi di un bambino... Bambino spesso lasciato solo parecchie ore al giorno davanti a un contenitore elettronico vuoto di valori, ma zeppo di personaggi evanescenti, che nuotano in superficie, si accaniscono per il guadagno facile, si svendono per pochi istanti di eternità mediatica, si genuflettono ai piedi dei potenti con malcelato servilismo.
E se un adolescente è l'unico, per scelta, a non avere il cellulare nel suo liceo, viene interrogato dagli insegnanti: c'è qualche problema in famiglia?
E sono gli stessi psicologi che poi lanciano l'allarme: il telefonino rende dipendenti i propri figli che non hanno più la possibilità di divenire adulti. Però le azioni a livello sociale non sono poi conseguenti e la discriminazione viene effettuata a rovescio su chi cerca un percorso di crescita al di fuori dei disvalori consumistici, dominanti anche nelle menti di medici, psichiatri e insegnanti (che sono coloro che dovrebbero formare in buona parte l'educazione dei nostri figli).
I veri ammalati quindi non sono i bambini, ma la nostra società. Può sembrare molto ovvio, ma di fatto nessuno - politici, medici, sociologi ecc. - si preoccupa di fare prevenzione in tal senso. È sempre il solito meccanismo della medicina ortodossa: curare il sintomo anziché la causa. Mettiamo in terapia i bimbi con disagio mentale senza interessarci a monte dei loro genitori, del tasso di separazioni, dei motivi che le causano, della pubblicità consumistica aggressiva che distrugge i più deboli, dello stress da lavoro che richiede questo sistema economico, del carrierismo sul cui altare si sacrificano i propri figli ecc. ecc.
E poi stupiamo dei bimbi con disagio e/o problematici. Veramente dovremmo stupire se avvenisse il contrario. Significa che ancora gli umani, nel loro intimo, sono sani, il loro seme aspira a un mondo decisamente diverso e armonioso che è in contrasto feroce con il grigio Blade runner tecnologico che ci prospetta il presente.
E quando la scienza non è eretta su basi umanistiche ed etiche sfocia in raccapriccianti orrori. Si possono fare molti esempi. La Eli Lilly risarcirà 62 milioni di dollari a 33 Stati federali americani per promozione illegale di un antipsicotico (Zyprexa) che veniva proposto anche per uso pediatrico pur non avendone l'autorizzazione. Il farmaco è accusato di provocare diabete, obesità e iperglicemia. Mica noccioline.
La compagnia ha già patteggiato la chiusura di circa 31.000 cause avviate da pazienti che hanno utilizzato lo Zyprexa, pagando 1,2 miliardi di dollari di risarcimenti. Proseguono invece le cause di assicurazioni e azionisti
La paroxetina è un altro farmaco utilizzato con minori che può essere citato per i suoi effetti estremi. Prodotto dalla Glaxo Smith Kline sotto vari nomi commerciali come Paxil (negli USA), Seroxat (in Italia), è costato alla sua azienda produttrice 40 milioni di dollari di sanzione (la notizia è sempre dello scorso ottobre, come per la Eli Lilly). L'accusa è di promozione e diffusione di utilizzo presso bambini e adolescenti nei quali, sperimentazione clinica alla mano, l'effetto sulla depressione pediatrica non superava l'effetto placebo dello zucchero in compresse.
Al contrario, il ricorso a questo farmaco nei minori ha dato luogo a tendenze suicide e autolesioniste anche su soggetti mai prima affetti da turbe psichiatriche di questo tipo. Dato che il farmaco non era approvato per la depressione dei bambini, nel foglietto illustrativo non c'erano avvertenze particolari. Questo non ha impedito alla macchina del marketing della multinazionale di promuoverlo in tal senso, né ai medici di prescriverlo con assoluta e totale leggerezza/fiducia (alcuni poi sono stati indagati per questo).
E non abbiamo preso in considerazione il Ritalin su cui si sono scritti fiumi di articoli rispetto ai danni che esso provoca nei bimbi (cui viene prescritto in funzione anti-iperattività), tra cui un aumento del rischio suicidio. E sono solo alcuni esempi.
Che cosa ci vogliamo allora aspettare da un sistema di questo genere? Stigmatizziamo i bambini e li isoliamo in un mondo di pillole della felicità? Pensiamo che scansionare loro il cervello alla ricerca di traumi psicologici li aiuti davvero o stiamo semplicemente rovistando nella spazzatura? Uscirne con le mani pulite è impossibile.
Andrebbe prima fatta la raccolta differenziata, evitati i rifiuti inutili e mantenuto uno stile di vita sobrio e moralmente integro. È la strategia “rifiuti zero”. Allora tutto il resto viene da sé. Senza pericolosi effetti collaterali e discariche abusive.
http://www.terranauta.it/a736/salute_e_alimentazione/rifiuti_mentali_zero.html