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venerdì 30 gennaio 2009

La strategia occulta delle lobbies del farmaco.




Ogni tanto un farmaco usato da milioni di persone viene ritirato dal mercato perché provoca gravi danni all’organismo. Ogni tanto un farmaco viene ritirato perché provoca la morte stessa dei consumatori (il caso del principio attivo Rofecoxib, nome commerciale Vioxx, della Merck è esemplare: le stime parlano dalle 80 alle 140 mila complicanze cardiache che hanno provocato una vera e propria ecatombe).
Delle migliaia di prodotti chimici di sintesi che le lobbies del farmaco producono e vendono: quanti sono sicuri e quanti invece pericolosi per la salute pubblica?

Nessuno lo può sapere se non quando si manifestano pubblicamente i danni o le morti, e questo perché le ditte che producono i farmaci, per farli entrare quanto prima nel mercato, ‘modificano’ gli studi di sicurezza e grazie alla sudditanza, per non dire collusione, delle istituzioni che dovrebbero salvaguardare la salute pubblica (FDA, AIFA, EMEA, ecc.) ce li mettono gentilmente a disposizione nelle farmacie e da qualche settimana anche nei banconi dei supermercati.

L’Aulin per esempio è stato ritirato dal mercato irlandese dall’Agenzia del Farmaco di quel paese perché ha provocato insufficienze epatiche così gravi da dover trapiantare il fegato in diversi pazienti.

L’Irlanda non è il primo paese ad avere tolto il principio chimico Nimesulide (presente nei farmaci: Aulin, Algimesil, Antalgo, Areuma, Dimesul, Domes, Efridol, Eudolene, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledolid, Ledoren, Nerelid, Nide, Nimenol, Nims, Noxalide, Resulin, Solving, Sulidamor, Fansidol, Sulide, Idealid, Delfos, Domes, Noalgos, Algolider, Aulin, Fansidol, Mesulid, Nimesil, Remov, Migraless, Edemax, Mesulid Fast, Nimedex e in molti farmaci generici) perché pericoloso per la salute: Finlandia, Spagna già dal 2002 lo hanno fatto, assieme ad altri stati.

E in Italia?

In Italia invece, gli esperti dell’AIFA, l’Agenzia italiana (indipendente?) per il farmaco non se la sentono di danneggiare economicamente il "povero" gruppo Roche.

La Roche, corporation svizzera di Basilea, era uno dei socio elvetici della I.G. Farben, la società tedesca (finanziata dal Standard Oil del gruppo Rockefeller e smembrata dopo la Seconda Guerra mondiale in Bayer, Basf e Hoechst) che ha permesso al dittatore Adolf Hitler di diventare quello che è diventato e di compiere i crimini che ha fatto (produceva tra le altre cose oltre alla benzina sintetica anche il Zyclon-B, uno dei gas per lo sterminio).

La Roche assieme a Bayer, Pfizer, Glaxo e altre 30 aziende sono state denunciate dal Procuratore Capo di Istambul per aver gonfiato i prezzi dei medicinali acquistati dalle istituzioni governative.

Secondo tale denuncia le ditte in questione "hanno partecipato ad una organizzazione illegale con lo scopo di compiere atti criminali, abusi di autorità, falsificazione di documenti ufficiali, affermazioni false in documenti ufficiali".

Quindi non stiamo parlando proprio di stinchi di santo, anche se fin qui non c’è granché di strano: le strategia del business fa questo e molto altro.

La cosa veramente scandalosa è che ci sono in commercio migliaia di farmaci pericolosi per la salute pubblica e questo con il beneplacito delle case di produzione e delle agenzie per il controllo.

L’antidiabetico Avandia (Avandamet, Avaglim) della britannica GlaxoSmithKline (Gsk), a base di Rosiglitazone, aumenta del 43% il rischio di attacchi cardiovascolari e del 64% la mortalità associata a questi eventi! La denuncia arriva direttamente dal New England Journal of Medicine, cioè dalla più prestigiosa rivista medica britannica.[1]

Questo farmaco che la Food and Drug Administration statunitense (organizzazione governativa nella mani delle lobbies del farmaco) ha autorizzato fin dal 1999 è usato da oltre 60 milioni di persone nel mondo. Un mercato enorme che raggiunge la cifra di 2,2 miliardi di dollari ogni anno e solo negli Stati Uniti!

Si è venuto a sapere che i farmaci di "sostituzione ormonale" che promettevano alle ‘donne in carriera’ di restare giovani e belle, di ritardare la menopausa e sconfiggere l’osteoporosi, possono provocare il cancro, embolia polmonare e infarto! [2]

Nello studio della Women’s Health Iniziative pubblicato nel 2002 l’incidenza del cancro dell’ovaio, della mammella e dell’endometrio era del 63% più alta nelle donne trattate rispetto a quelle mai sottoposte a terapia ormonale sostitutiva. [3]

Per quanti anni gli esperti in camice bianco hanno somministrato ormoni di sintesi a iosa per qualsiasi problema: dalla dismenorrea (ciclo mestruale doloroso), ai brufoli in faccia?

Quante di queste centinaia di migliaia (per non dire milioni) di donne, grazie all’esubero di ormoni in circolo, hanno poi sviluppato una qualche forma tumorale al seno o alle ovaie? O magari un infarto? Nessuno lo può dire con certezza, ma resta il fatto che l’incidenza nelle donne è allarmante: in Italia ogni anno oltre 117.000 donne si ammalano di tumore![4]

Gli uomini non sono da meno: oltre 135.000 nuovi casi all’anno.[5]

Cambiando discorso, pochi giorni fa lo Stato della Nigeria ha accusato la multinazionale statunitense Pfizer, numero uno al mondo per fatturato. L’accusa è pesantissima, la Pfizer"avrebbe utilizzato 200 bambini come cavie umane per la sperimentazione di nuovi farmaci", mai provati sugli esseri umani! La causa presenta ben 29 capi di accusa riconducibili ad oltre 2,7 miliardi di dollari di risarcimento, anche se in questo caso i soldi non potranno ridare la vita ai 18 bambini morti nella criminale sperimentazione e recuperare le malformazioni, le cecità, i danni cerebrali e le paralisi che hanno coinvolto gli altri 182 poveri sfortunati.

E questo è solo quello che veniamo a sapere, perché uno Stato ha fatto denuncia! Quanti esperimenti hanno eseguito le Sorelle del farmaco sulle popolazioni inermi e bisognose del Terzo e Quarto Mondo? Quante malattie sono state create di sana pianta grazie a campagne di PR (Pubbliche Relazioni) per poi ‘curarle’ con l’appropriato rimedio? Purtroppo per noi la Pfizer ha ben 249 progetti in sviluppo su aree quali obesità, diabete, artrite reumatoide, schizofrenia, oncologia, malattie epatiche, Aids e Alzheimer. Tutti settori, guarda caso, molto redditizi!

Cosa apprendere da tutto questo?

Siamo nella mani di medici incompetenti (non tutti per fortuna) che non si aggiornano a dovere e considerano l’essere umano come una macchina (visione meccanicistica cartesiana) e non nella sua interezza e globalità (corpo-anima-spirito).

Questi dottori, molti dei quali non conoscono neppure la lingua inglese (la maggior parte delle riviste è in lingua), non sono liberi di agire in Scienza e Coscienza e secondo il Giuramento di Ippocrate, ma dipendono dalle lobbies del farmaco. Quei pochi Medici che invece hanno il coraggio di uscire dal coro, adottando, per il bene dei pazienti, strade terapeutiche ‘diverse’ da quelle ortodosse viene discreditato mediaticamente, indagato dall’Ordine professionale e pure dalla magistratura (vedi caso del Dottor Paolo Rossaro di Padova). Bloccando le mani ai medici, impediscono a noi la possibilità di poter scegliere una strada terapeutica piuttosto che un’altra.

Vogliamo ancora parlare di libertà di scelta terapeutica? Oggi in Italia non c’è questa libertà.

Ammalare le persone e mantenere ammalate, abituarle culturalmente alla pillola pronta per l’uso, educarle che per un qualsiasi problema c’è un rimedio chimico a disposizione, è certamente una strategia economica che apporta enormi ricchezze nelle casse delle banche della City di Londra e/o Wall Street (i veri Burattinai). Dall'altra parte però c'è il controllo: una persona perennemente ammalata NON può essere libera, e infatti lo scopo finale è quello di bloccare le coscienze!

Sta a noi dire di no a questo Sistema, e per fare ciò, è necessario una consapevolezza che parte dalla conoscenza (vera informazione) per poi diventare coscienza.

Il secondo passaggio è quello di prendere in mano la nostra vita, in tutto e per tutto, senza delegare la salute a chicchessia. L’informazione corretta prima di tutto! Una informazione corretta può salvarci la vita, mentre un’informazione deviata o incompleta può metterla a rischio.

Quante persone per esempio in libertà e coscienza farebbero la chemioterapia se venissero a sapere che la sopravvivenza a 5 anni dal trattamento chimico devastante è poco più del 2%?

Non lo dico io, ma uno studio medico multicentrico (Usa e Australia), pubblicato sulla rivista prestigiosa del settore "A Clinical Oncology" e rintracciabile nel sito governativo www.pubmed.gov . Un ricerca enorme che ha coinvolto 225.000 persone seguite per 14 anni sui 22 casi più diffusi di tumori.

Questa è l’informazione a cui mi riferivo.

http://www.disinformazione.it

mercoledì 21 gennaio 2009

ECCO A VOI IL ..... NANOSOMMERGIBILE CHE COMBATTERA' I TUMORI.


Un vettore infinitesimale nel corpo umano per via endovenosa, rilascerà farmaci contro il cancro
di LUIGI BIGNAMI.


Quarant'anni fa era pura fantascienza. Un microscopico sommergibile entrava nel corpo umano sfruttando i vasi sanguigni e le arterie più profonde per poi uscirne e tornare alle dimensioni normali: oggi è realtà. Nel 1966 il film Viaggio allucinante (Fantastic Voyage), infatti, immaginava un piccolo vettore in grado di navigare nel corpo umano, ora grazie ai ricercatori dell'Università di Tel Aviv un "sommergibile" artificiale sarà in grado di rilasciare medicine in prossimità di cellule ammalate così da distruggerle. La metodologia è stata pubblicata su Science ad opera di Dan Peer, del Dipartimento di Ricerca cellulare e immunologia dell'università israeliana.

Costruito con materiale biologico, il sommergibile ha dimensioni nanometriche, ossia dell'ordine del milionesimo di metro, ma pur essendo così piccolo è in grado di trasportare e rilasciare medicine che potrebbero essere in grado di distruggere le cellule cancerogene una per una. Spiega Peer: "I mini sommergibili che stiamo costruendo saranno in grado di attaccare obiettivi ben precisi e cellule specifiche. Ogni piccolo sottomarino infatti, può essere mandato direttamente verso la parte ammalata del corpo umano e distruggere solo le cellule ammalate e non quelle sane". Peer ha già raggiunto il proprio obiettivo distruggendo cellule ulcerose nel fegato dei gatti.
A differenza di altre ricerche nel campo della nanotecnologia applicata alla medicina che puntano a produrre unicamente medicine in grado di distruggere in modo selettivo parti del corpo ammalate, Peer è il primo ad essere riuscito a costruire una nano medicina che viene trasportata da un nano sommergibile fino al punto in cui la medicina deve lavorare. Peer cioè è riuscito a produrre medicina e mezzo di trasporto.

Lo scienziato e la sua equipe si propongono di trasportare medicine in grado non solo di "bombardare" cellule ammalate, ma anche di ridare vita a parti ammalate del corpo umano o trasportare informazioni da inserire in cellule ammalate così che esse possano guarire seguendo un programma specifico.

"Abbiamo sfruttato il sistema che il corpo umano usa per difendersi dai virus con un metodo e mezzi del tutto naturali, che non hanno controindicazioni" spiega il ricercatore. Il team di Tel Aviv ha annunciato che i primi nano sommergibili per gli uomini potranno essere pronti nell'arco di tre-cinque anni, in quanto devono prima superare una serie di norme mediche internazionali. In un primo tempo la loro attenzione sarà rivolta alle malattie del sangue, del pancreas, della mammella e al cancro al cervello, obiettivi più semplici di altri da raggiungere. Ma non è lontano il giorno in cui qualsiasi parte del corpo potrà essere raggiunta con questo sistema.

L'applicazione delle nanotecnologie in medicina è una ricerca in atto da parte di molte università e industrie come una meta importante per guarire da molte malattie. Da alcuni mesi, ad esempio, è partito un progetto dell'Università Milano Bicocca per vincere l'Alzheimer.

La ricerca si propone di realizzare nanoparticelle in grado di attraversare la barriera emato-encefalica per raggiungere il cervello, sede principale della malattia di Alzheimer. Le nano particelle, del tutto biocompatibili, trascineranno con sé molecole in grado di riconoscere e distruggere le placche amiloidi che si depositano nel cervello in tale malattia. Anche al Massachusetts Institute of Technology si sono gettate le basi per studiare un sistema in grado di rilasciare farmaci in modo controllato da utilizzare in patologie come l'Aids e i tumori.

domenica 14 dicembre 2008

NANOTECNOLOGIA: LA NUOVA MINACCIA PER IL CIBO!


Prosieguo dell'ingegneria genetica, la nanotecnologia rappresenta l'ultimo tentativo dell'alta tecnologia di infiltrarsi nelle nostre provviste alimentari. Scienziati autorevoli hanno ammonito che la nanotecnologia, la manipolazione di materia alla scala di atomi e molecole, introduce nuovi e seri rischi per la salute umana e ambientale. Tuttavia, in assenza di un dibattito pubblico o di una supervisione da parte di enti di vigilanza, cibi non contrassegnati, prodotti utilizzando la nanotecnologia, hanno iniziato ad apparire sugli scaffali dei nostri supermercati.

Nel mondo l'interesse per il nostro cibo, la salute e l'ambiente sta aumentando. Ci si interroga sull'origine dei prodotti, su come, perché e da chi sono prodotti, sui tempi di trasporto, la durata del loro immagazzinamento ecc. I movimenti a favore del cibo di origine biologica e locale sono emersi come una risposta intuitiva e pratica al crescente uso di elementi chimici nella produzione alimentare e alla sempre maggiore alienazione del sistema agroindustriale dai sistemi agricoli olistici. Le persone hanno scelto di mangiare cibi biologici perché sono attenti alla salute delle loro famiglie e alla salute dell'ambiente. L'agricoltura biologica permette inoltre alle persone di appoggiare un'agricoltura integrata, rispettosa dell'ambiente, e una tecnologia appropriata, piuttosto che un'agricoltura industriale ad alto impiego di sostanze chimiche.

Il sostegno per i prodotti biologici è anche cresciuto in risposta diretta agli sforzi dei giganti della biotecnologia di applicare l'ingegneria genetica alle nostre coltivazioni. Agricoltori e acquirenti di cibo in tutto il mondo si sono infuriati, e continuano a esserlo, a causa dell'introduzione di colture prodotte tramite l'ingegneria genetica. Secondo molti la conclusione inevitabile era che mentre le compagnie di biotecnologia si preparavano a beneficiare dell'introduzione di cibi geneticamente manipolati nella catena alimentare, i consumatori, gli agricoltori e l'ambiente portavano tutti i rischi sulle proprie spalle.

Ora, la nanotecnologia introduce una nuova ondata di aggressioni ai nostri cibi. La nanotecnologia, ad alta tecnologia e basata sul trattamento a livello atomico, è l'antitesi dell'agricoltura biologica, che valorizza le proprietà naturali e salutari dei cibi integrali freschi, non sottoposti a trattamento. Trasforma inoltre l'azienda agricola in un'estensione automatizzata della linea di produzione agricola ad alta tecnologia, utilizzando prodotti brevettati che inevitabilmente andranno a condensare il controllo delle multinazionali. Introduce inoltre nuovi e seri rischi per la salute umana e dell'ambiente.

Introduzione alla nanotecnologia - che cos'è, perché è diversa

La nanotecnologia è una nuova e potente tecnologia per smontare e ricostruire la natura al livello atomico e molecolare. La nanotecnologia incorpora il sogno che gli scienziati possano rifare il mondo a partire dall' atomo, usando la manipolazione a livello degli atomi per trasformare e costruire una larga gamma di nuovi materiali, congegni, organismi viventi e sistemi tecnologici.

La nanotecnologia e la nanoscienza comprendono lo studio di fenomeni e materiali e la manipolazione di strutture, dispositivi e sistemi che esistono alla nanoscala, inferiore ai 100 nanometri (nm) di grandezza. Per inserire 100 nm in un contesto: una catena di DNA è larga 2,5 nm, una molecola di proteina 5 nm, un globulo rosso 7.000 nm e un capello umano è largo 80.000 nm.

Le proprietà delle nanoparticelle non sono governate dalle stesse leggi fisiche di quelle di maggiori dimensioni, ma dalla meccanica quantistica. Le proprietà fisiche e chimiche delle nanoparticelle - per esempio colore, solubilità, robustezza, reattività chimica e tossicità - possono dunque essere piuttosto differenti da quelle di particelle più grandi della stessa sostanza.

Le proprietà alterate delle nanoparticelle hanno reso possibile la nascita di molti nuovi prodotti e applicazioni redditizie. Le nanoparticelle prodotte su misura sono utilizzate letteralmente in centinaia di prodotti che sono già disponibili negli scaffali dei supermercati - inclusi i filtri solari trasparenti, i cosmetici per la dispersione della luce, le lozioni idratanti ad azione profonda, i tessuti repellenti alle macchie e agli odori, i rivestimenti che respingono lo sporco, i colori e le vernici di lunga durata per mobili, e addirittura alcuni prodotti alimentari.

Il Centro per la Previsione Tecnologica dell'APEC, l'organismo per la Cooperazione Economica nell'area Asiatico-Pacifica, ha predetto che la nanotecnologia rivoluzionerà tutti gli aspetti della nostra economia e tutti gli aspetti della società, comportando scompigli sociali su larga scala.

Come verrà usata la nanotecnologia per la produzione e il trattamento alimentare?

Gli analisti e i promotori industriali preannunciano che la nanotecnologia sarà usata per trasformare il cibo a partire dall' atomo: "Grazie alla nanotecnologia, il cibo di domani sarà disegnato plasmando molecole e atomi. Il cibo sarà confezionato in involucri sicuri 'intelligenti' che possono rilevare il deterioramento oppure gli agenti inquinanti nocivi. I prodotti del futuro intensificheranno e regoleranno il loro colore, sapore o contenuto nutritivo per adattarsi ai gusti o ai bisogni salutari di ogni consumatore. E in agricoltura la nanotecnologia promette di ridurre l'uso di pesticidi, migliorare la riproduzione di piante e animali e creare nuovi prodotti nano-bioindustriali" - almeno questo è ciò che dichiara il rapporto recente sull'utilizzo della nanotecnologia nell'alimentazione e nell'agricoltura del Progetto USA sulle Nanotecnologie Emergenti .

Le industrie alimentari ed agricole hanno investito miliardi di dollari nella ricerca sulle nanotecnologie, e un numero sconosciuto di nanoprodotti alimentari privi di etichetta si trova già sul mercato. Non essendoci l'obbligo di etichettatura di questi prodotti in nessun paese del mondo, è impossibile stabilire quanti prodotti alimentari commerciali attualmente contengano nanoingredienti. L' Helmut Kaiser Consultancy Group, un gruppo di analisi pro-nanotecnologia, ipotizza che al momento ci sarebbero più di 300 prodotti di nano-cibo disponibili sul mercato a livello mondiale. Secondo le sue stime il mercato dei nano-cibi valeva 5,3 miliardi di dollari USA nel 2005 e salirà a 20,4 miliardi di dollari USA nel 2010. Pronostica che la nanotecnologia sarà utilizzata nel 40% delle industrie alimentari entro il 2015.


Ci sono quattro aree chiave che rappresentano il fulcro della ricerca sugli alimenti nanotecnologici:

• Nanomodificazione di sementi e fertilizzanti/pesticidi

• Modificazione e integrazione alimentare

• Cibo interattivo ‘intelligente’

• Packaging ‘intelligente’ e tracciabilità degli alimenti


Nanomodificazione di sementi e fertilizzanti/pesticidi

Promotori dicono che la nanotecnologia sarà usata per automatizzare ulteriormente il moderno settore agroindustriale. Tutti gli input agricoli - sementi, fertilizzanti, pesticidi e lavoro - saranno modificati tecnologicamente in misura crescente. La nanotecnologia condurrà l'ingegneria genetica in agricoltura al livello sottostante - l'ingegneria molecolare. L'ingegneria a livello degli atomi potrebbe permettere di ristrutturare il DNA delle sementi per ottenere proprietà differenti da una pianta, tra cui colore, stagione di crescita, produttività ecc. Fertilizzanti e pesticidi ad alta efficacia prodotti tramite ingegneria molecolare saranno utilizzati per mantenere la crescita della pianta. Nanosensori permetteranno che la crescita delle piante, i livelli del pH, la presenza di sostanze nutritive, l'umidità, gli infestanti o le malattie vengano monitorati da lontano, riducendo significativamente il bisogno di input di manodopera 'on farm', nell'azienda. L'organizzazione interessata, la Action Group on Erosion, Technology and Concentration (ETC) avverte nel suo rapporto seminale "Down on the Farm" che in un futuro plasmato dalla nanotecnologia, "l'azienda agricola sarà una fabbrica biologica di ampia superficie che potrà essere monitorata e gestita da un portatile, e il cibo sarà creato a mano con sostanze progettate appositamente che trasmetteranno le sostanze nutritive al corpo in maniera efficiente."

Integrazione’ del cibo e modificazione

Le compagnie di nanotecnologia stanno lavorando per integrare gli alimenti trattati con sostanze nutritive nanoincapsulate, per intensificare aspetto e sapore con colori sviluppati con nanotecnologie, rimuovere o disattivare il contenuto in grassi e zuccheri tramite nanomodificazione, e migliorare la ‘sensazione al palato’. La ‘fortificazione’ del cibo servirà per aumentare le virtù nutrizionali di un dato cibo trattato - ad esempio, l'inclusione di nanocapsule ‘medicinali’ presto permetteranno che dei biscotti alle scaglie di cioccolato o delle patatine fritte saranno commercializzati come terapeutici o purificanti delle arterie. La nanotecnologia permetterà di modificare cibi poco sani quali gelato o cioccolato per ridurre la quantità di grassi e zuccheri che il corpo può assorbire. Questo potrebbe essere ottenuto sostituendo alcuni dei grassi e zuccheri con altre sostanze, oppure utilizzando nanoparticelle per prevenire che il corpo digerisca o assorba queste componenti del cibo. In questo modo, la nanoindustria potrebbe commercializzare junk food arricchito con vitamine e fibra, bloccandone i grassi e zuccheri, come cibo benefico per la salute e riduttore di peso.

Cibo 'intelligente' interattivo

Le compagnie come Kraft e Nestlé stanno sviluppando alimenti 'intelligenti' in grado di interagire con i consumatori al fine di 'personalizzare' il cibo, cambiandone il colore, sapore o gli elementi nutritivi a seconda della richiesta. La Kraft sta sviluppando una bevanda incolore e insapore contenente centinaia di aromi in nanocapsule latenti. Un forno a microonde domestico potrebbe attivare il rilascio del colore, sapore, nella concentrazione e consistenza corrispondenti alla scelta individuale. I cibi 'intelligenti' potrebbero anche percepire un'eventuale allergia di un individuo agli ingredienti di un alimento e bloccarne l'azione nociva. Oppure, in alternativa, il packaging 'intelligente' potrebbe identificare i bisogni alimentari specifici delle persone e eventualmente rilasciare una dose di elementi nutritivi addizionali, ad esempio molecole di calcio per le persone che soffrono di osteoporosi.

Packaging 'intelligente' e tracciabilità del cibo

La nanotecnologia allungherà drammaticamente la conservazione degli alimenti. La Mars Inc. detiene già il brevetto su un nanoinvolucro invisibile, edibile, che avvolgerà i cibi impedendo lo scambio di gas e umidità. Si sta attualmente lavorando allo sviluppo di involucri 'intelligenti' (contenenti nano-sensori e attivatori anti-microbici) che saranno in grado di rilevare il deterioramento degli alimenti e di rilasciare dei nano-anti-microbi per estendere la durata degli alimenti, permettendo ai supermercati di conservare il cibo per periodi più lunghi prima della vendita. Dei nanosensori, integrati nei prodotti alimentari in forma di minuscoli chip invisibili all'occhio umano potrebbero fungere da codici a barra elettronici. Emettendo un segnale permetterebbero di seguire il percorso del cibo, anche degli alimenti freschi, dal campo alla fabbrica fino al supermercato e oltre.

Quali sono le preoccupazioni chiave riguardanti la nanotecnologia nell'alimentazione e in agricoltura?

Preoccupazioni riguardanti l'utilizzo della nanotecnologia in agricoltura e nella produzione alimentare sono collegate all'ulteriore automatizzazione e alienazione di quest'ultima, a seri nuovi rischi di tossicità per l'essere umano e l'ambiente, e all'ulteriore perdita di privacy in quanto il nano-controllo seguirebbe ogni passo nella catena alimentare. Il fatto che i governi non abbiano ancora introdotto delle leggi per proteggere il pubblico e l'ambiente dai rischi della nanotecnologia è un motivo di preoccupazione serissimo.

La nanotecnologia in agricoltura è basata sulla premessa che possiamo migliorare l'efficienza e la produttività cambiando la disposizione degli atomi nei semi, sviluppando degli input chimici ancora più potenti, utilizzando sistemi di sorveglianza ad alta tecnologia per permettere un controllo elettronico - invece che basato sulla persona - delle condizioni on farm dell'azienda agricola, e automatizzando maggiormente gli input della crescita vegetale. Applicando la nanotecnologia all'elaborazione del cibo si presuppone che gli umani siano in grado di 'migliorare' il sapore, la consistenza, l'aspetto, gli elementi nutritivi e la longevità degli alimenti manipolandoli a livello atomico. È stato perfino sostenuto che questo avrà come risultato dei cibi 'più sicuri'.

Queste supposizioni si basano sulla convinzione scorretta che l'essere umano possa ricostruire il mondo naturale dall' atomo in su - e ottenere un risultato migliore. Presume che possiamo prevedere le conseguenze delle nostre azioni, anche quando ci stiamo occupando di processi e forze altamente imprevedibili - come la meccanica quantistica. Sfortunatamente, la storia ci insegna che semplicemente non siamo molto bravi a prevedere i risultati di sistemi complessi - ne sono testimoni i disastri che risultarono dall'introduzione dei controlli biologici quali il rospo delle canne, o l'introduzione di conigli e volpi per lo sport. La storia è gremita in modo simile di esempi di enormi problemi di salute e ambientali che risultarono dalla mancata risposta a segni ammonitori precoci riguardanti materiali prima percepiti come "miracolosi" quali CFC, DDT e amianto. Questo suggerisce che dovremmo prendere molto sul serio i primi segni premonitori collegati alla tossicità delle nano-particelle.

C'è un piccolo ma crescente corpo di letteratura tossicologica che suggerisce che le nano-particelle siano più reattive e più mobili rispetto a particelle più grandi, e che c'è una maggiore probabilità che risultino tossiche per l'uomo e l'ambiente. La ricerca scientifica preliminare ha dimostrato che molti tipi di nanoparticelle possono provocare un maggiore stress ossidativo. Questo può portare alla formazione di radicali liberi a loro volta potenzialmente causa di cancro, mutazioni del DNA e perfino morte cellulare. È stato dimostrato che i fullereni, delle nanoparticelle di carbonio, provocano danni cerebrali nella spigola, una specie accettata dalle agenzie normative come modello per definire gli effetti ecotossicologici.

Nel suo rapporto del 2004, la Royal Society del Regno Unito ha riconosciuto i gravi rischi della nanotossicità e ha raccomandato che "gli ingredienti in forma di nanoparticelle vengano sottoposti a un completo accertamento di sicurezza da parte dell'organo consultivo scientifico pertinente prima che si permetta il loro utilizzo nei prodotti". Nonostante questo ammonimento, a due anni dal rapporto della Royal Society non esistono ancora leggi che governino l'utilizzo di nanomateriali nei prodotti da consumo per assicurare che non danneggino il pubblico che ne fa uso, i lavoratori che li producono, o i sistemi ambientali nei quali vengono rilasciati i nanoprodotti di scarto.

L'utilizzo di nano-controlli nel packaging degli alimenti introdurrà anche nuove preoccupazioni riguardanti la privacy. Con l'aumento dell'impiego del nano-tracking nell'industria alimentare aumenterà la capacità di ripercorrere il viaggio dell'alimento dal campo alla fattoria al supermercato, fino a raggiungere il vostro piatto della cena. Questo solleverà dei seri nuovi problemi di privacy ai quali siamo scarsamente preparati.

In modo allarmante, nonostante la distribuzione di cibo e prodotti agricoli fabbricati con nanotecnologia nei supermercati e nell'ambiente, i governi in tutto il mondo devono ancora introdurre qualsiasi regolamento per gestire i rischi della nanotecnologia.

La battaglia per un futuro alimentare sano - quali sono le alternative alla nanotecnologia?

Come sarà il nostro futuro alimentare e tecnologico? Ci troviamo in mezzo a una battaglia epica per il controllo del nostro approvvigionamento alimentare. Proprietà delle multinazionali o della comunità, globale o locale, piccolo contro massiccio, cibi trattati contro nutrimenti sani. Questi sono i paradigmi tra i quali dobbiamo scegliere. Un modo cruciale per promuovere un'agricoltura sana, olistica, è sostenerla con le nostre scelte di acquisto. Cibi biologici certificati vi offrono una maggiore salute, un ambiente migliore e un'occasione per sostenere un futuro alimentare libero da nanoprodotti. Quanto agli articoli per la cura del corpo, comprate quelli biologici oppure quelli di una ditta che dichiara di non fare uso di nanotecnologia.

Ci sono molti modi per contribuire a creare un futuro alimentare sano. Fate la spesa al mercato degli agricoltori o comprate da un Box Scheme direttamente dal contadino, comprate in un negozio biologico o nella sezione biologica in un supermercato. Considerate la possibilità di aggregarvi a un orto comunitario, o di iniziare a tenere un orto voi stessi. Fondate un orto biologico nel vostro asilo o nella vostra scuola. Leggete le etichette dei prodotti, impegnatevi e interessatevi. Parlate ai vostri amici e alle vostre famiglie delle questioni alimentari che più vi stanno a cuore. Fate sapere alle aziende tramite le loro 1.800 righe di feedback che l'utilizzo di nanotecnologia nei loro prodotti vi preoccupa. Dite al membro locale del vostro parlamento che volete vedere le etichette sui prodotti che contengono ingredienti manipolati con nanoingegneria, per permettervi di fare una scelta di acquisto informata.

È appassionante vedere le politiche alimentari discusse dai nostri media mainstream e dai nostri istituti di ricerca e di educazione. Tuttavia, mentre nei nostri supermercati sono già disponibili prodotti alimentari non etichettati contenenti ingredienti risultanti dalla nanoingegneria, la nanotecnologia sta appena iniziando a ottenere un po' di attenzione. Non esistono regolamenti per proteggere la salute pubblica e ambientale, e multinazionali o enti pubblici non spendono praticamente nulla in vista delle conseguenze a lungo termine della manipolazione del nostro cibo al livello molecolare. La similitudine all'introduzione dell'ingegneria genetica con il rischio aggiuntivo dato dal fatto che non c'è nessuna vigilanza regolatrice è raccapricciante.

Dobbiamo tutti attivarci politicamente nei confronti della nanotecnologia, proprio come abbiamo fatto con l'ingegneria genetica. È essenziale fare approvare delle moratorie sull'uso della nanotecnologia fino a quando non avremo dei sistemi regolatori idonei per proteggere la salute umana e ambientale, e finché non ci sarà un coinvolgimento pubblico genuino nella presa di decisioni riguardanti l'introduzione della nanotecnologia. Dobbiamo anche assicurarci che i nostri governi investano i dollari delle tasse che ci siamo sudati in un appoggio al settore biologico.

Insieme, possiamo creare un futuro alimentare sano che contribuisca alla nostra comunità e non ai profitti delle aziende.

Scritto da Georgia Miller, Coordinatrice di Friends of the Earth Nanotechnology Project e da Scott Kinnear, consigliere dei Biological Farmers of Australia e proprietario di Organic Wholefoods.

Titolo originale: "Nanotechnology – the new threat to food"

sabato 13 dicembre 2008

SOS bambini SOS


Crescono del 2 per cento l'anno le neoplasie infantili in Italia. Con picchi spaventosi in prossimità di aree industriali o inquinate. Colpa di smog e pesticidi. E della contaminazione della catena alimentare

Nelle Marche tra il 1988 e il 1992 il Registro tumori ha segnalato 93 bambini malati. Dieci anni dopo, sono diventati 171. Un raddoppio secco. A Parma i casi sono passati da 27 a 53. A Sassari, nello stesso arco di tempo, gli under 14 ammalati di tumore sono triplicati. Il bollettino è agghiacciante, la fonte autorevole: i numeri che nessuno vorrebbe leggere li sciorina il rapporto Airtum 2008, il primo del suo genere, cofirmato dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, dall'Associazione di ematologia e oncologia pediatrica e dall'Istituto superiore di sanità.

Lo studio evidenzia che nel nostro Paese, tra il 1988 e il 2002, c'è stato un aumento medio dei tumori infantili del 2 per cento l'anno. I tumori sono bastardi, nessuno sa esattamente quale sia la causa. Per ogni cancro ci sono diversi fattori di rischio possibili, e tutti lavorano insieme ad avvelenare l'organismo. Così davanti al trend gli epidemiologi intervistati invitano a non trarre conclusioni affrettate, ma quasi nessuno nega che tra i maggiori sospettati ci siano l'inquinamento, i pesticidi e la contaminazione della catena alimentare.

Basta pensare alla diossina che, attraverso le carni, il latte e l' acqua, arriva direttamente sulle tavole: se da giorni l'Europa dà la caccia ai maiali e bovini irlandesi avvelenati, nei mesi scorsi la sostanza cancerogena ha già compromesso interi greggi di pecore che pascolavano a ridosso dell'Ilva di Taranto e migliaia di bufale vicino Caserta.

Il dottor Gianfranco Scoppa il rapporto sui tumori infantili non l'ha letto. Ma la sua percezione sull'andamento delle malattie è addirittura peggiore dei dati pubblicati dall'Airtum. Il radioterapista, ex oncologo del Pascale, oggi dirige l'Aktis di Marano, uno dei più grandi centri di radioterapia della Campania. "Crescono sarcomi, linfomi, leucemie. Vedo entrare troppi bambini, stiamo diventando una struttura pediatrica", spiega. A 800 chilometri di distanza, a Mantova, pochi giorni fa uno studio di una società privata ha messo in allarme la città e la vicina Cremona: nelle due province la frequenza di leucemie infantili sarebbe rispettivamente 20 e dieci volte superiore a quella registrata mediamente in Lombardia.

"I numeri sono abnormi, credo abbiano confuso i singoli casi con il numero, più alto, dei ricoveri", spiega Paolo Ricci, epidemiologo dell'Asl mantovana. "Ma in provincia un dato da approfondire c'è davvero". A Castiglione delle Stiviere, meno di 20 mila abitanti, negli ultimi anni sono stati accertati sette casi di leucemie infantili. "Un fatto anomalo, l'incidenza è rilevante. Ricordiamoci che si tratta della zona più industrializzata della provincia, un distretto dove la mortalità rincorre quella di Brescia".

Anche a Lentini, in Sicilia, i bambini si ammalano con frequenza eccessiva: i tassi del periodo 1999-2003 del registro territoriale di patologia segnano una media dieci volte superiore rispetto a quella della provincia di Siracusa. Picchi anomali che hanno convinto la Procura ad aprire un'indagine per tentare di capirne le origini.

Di sicuro in Italia il trend è anomalo rispetto al resto dei paesi industrializzati: doppio rispetto a quello europeo, addirittura cinque volte più alto rispetto ai tassi americani. Molti si affrettano a spiegare la tendenza con la diagnosi precoce e le nuove tecniche che permettono di cercare le malattie con strumenti più raffinati rispetto al passato. Ma la risposta, per gli esperti più attenti, è insoddisfacente: equivarrebbe a sostenere che tedeschi, francesi e svizzeri (dove l'incidenza è più bassa) sarebbero meno bravi di noi a individuare il male.

Non solo: l'incremento è troppo rilevante. Entrando nello specifico, se nel Vecchio Continente i linfomi infantili aumentano con una media dello 0,9 per cento annuo, in Italia la percentuale sale al 4,6 per cento. Anche le leucemie viaggiano a tasso quasi triplo, mentre i tumori del sistema nervoso centrale crescono del 2 per cento, contro la riduzione dello 0,1 registrata in Usa.
"I dati dei nostri registri trovano un utile complemento in quelli raccolti da registri ospedalieri e di mortalità", commenta secco Corrado Magnani del Centro di prevenzione oncologica del Piemonte: "I risultati concordano con le indicazioni di tassi di incidenza relativamente elevati nel panorama internazionale e indicano un incremento statisticamente significativo dell'incidenza".

In Italia ogni anno si ammalano circa 1.500 bambini e 800 adolescenti dai 15 ai 19 anni. Soprattutto di leucemia (un terzo del totale), linfomi, neuroblastomi, sarcomi dei tessuti molli, tumori ossei e renali. I numeri assoluti sono bassi, e fortunatamente i tassi di mortalità diminuiscono grazie all'efficacia delle cure. L'incidenza, però, sembra destinata a crescere.

"Per i bambini le previsioni non sono rosee", dice l'Airtum: "Le stime, calcolate utilizzando le informazioni raccolte nelle aree coperte dai registri e i dati di popolazione Istat, indicano che ci sarà un aumento dei casi". Se la tendenza resterà costante, nel periodo 2011-2015 si ammalerà il 18 per cento di under 14 in più rispetto al quinquennio 2001-2005. Il fenomeno riguarda sia il Nord che il Sud. Gli epidemiologi hanno preso in considerazione solo i registri che rilevavano i tre periodi presi in esame: quello che va dal 1988 al 1992, il periodo 1993-1997 e quello 1998-2002. A Sassari i bimbi ammalati passano da 12 a 40, a Napoli da 33 a 114. A Latina si passa da 38 a 52, a Modena, Parma, Ferrara e Reggio Emilia stesso rialzo, il registro della Romagna ha raddoppiato i suoi iscritti. Identico trend per l'Alto Adige, mentre l'aumento è meno preoccupante per il Friuli. In Liguria e in Piemonte, che può vantare il registro più antico, l'incidenza è invece stabile, come a Salerno e Ragusa.

Ma cosa sta succedendo? I medici dell'ambiente dell'Isde non hanno dubbi, e considerano l'aumento delle neoplasie dei bambini un indicatore assai preoccupante. Puntano il dito sull'inquinamento selvaggio, sui danni provocati dai rifiuti tossici e dall'uso dissennato di sostanze nocive in agricoltura e nella produzione dei beni di massa. Gli epidemiologi puri - in mancanza di evidenze dimostrate da studi scientifici definitivi - sono tradizionalmente più cauti su cause e fattori di rischio. Stavolta, però, anche loro non escludono che l'inquinamento ambientale e lo stile di vita di bambini e genitori possano avere responsabilità rilevanti sul fenomeno. Benedetto Terracini è uno dei luminari dell'epidemiologia dei tumori, e da qualche settimana ha iniziato un carteggio con alcuni colleghi per cercare di dare un'interpretazione al rapporto, insieme a indicazioni operative per possibili misure di salute pubblica.

"Non si può affermare con certezza che l'aumento sia dovuto all'inquinamento", chiosa, "ma è plausibile che influiscano fattori esterni a quelli genetici: sono decenni che sappiamo che le frequenze tumorali sono correlate all'ambiente. I cinesi che emigrarono in Usa si ammalano oggi esattamente quanto e come gli americani, proprio come accade ai pugliesi a Milano e agli italiani partiti per l'Australia. Il lavoro dell'Airtum è il massimo che si può fare in termini statistici, ma ora bisogna agire". Terracini dubita che in tempi brevi gli scienziati potranno dimostrare definitivamente il coinvolgimento di fattori legati all'inquinamento. "Ma anche se non si può dire che benzene e smog fanno venire il cancro agli under 14, si possono applicare rapidamente politiche precauzionali: non servono certo altri studi per sostenere che vivere vicino a una strada a grande traffico non fa bene alla salute. Bisogna difendere i bambini a priori, senza fare allarmismo usando un tema delicatissimo come le neoplasie infantili".

Se i 'ragionevoli dubbi' sul rapporto tra inquinanti e tumori non sono ancora diventati legge scientifica, serpeggiano con sempre maggior insistenza nelle conclusioni di autorevoli ricerche internazionali. Nel 2005 un report dell'ateneo di Birmingham ha evidenziato che i piccoli che abitano nel raggio di un chilometro da uno snodo di traffico 'importante' hanno un rischio 12 volte più alto di ammalarsi, mentre due anni fa ricercatori delle università di Milano e Padova mostrarono un legame tra inquinamento da diossina prodotto da inceneritori per rifiuti industriali e urbani e l'insorgenza di sarcomi nella provincia di Venezia.

Anche a Mantova un rapporto dell'Asl (che a breve verrà pubblicato dall'Istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un nesso tra sarcomi dei tessuti molli e le sostanze diossino-simili osservate intorno al polo industriale di Mantova, dove insistono il petrolchimico dell'Enichem, le Cartiere Burgo, tre centrali termoelettriche, tre discariche per rifiuti tossici e un inceneritore per rifiuti industriali e sanitari. Basata sul contributo di esperti di rilievo come Pieralberto Bertazzi, Pietro Comba, Paolo Crosignani e il compianto Lorenzo Tomatis, la ricerca spiega che il rischio più alto che ha la popolazione residente vicino all'area industriale di ammalarsi (bambini compresi) è legata probabilmente non solo alla diossina e ai Pcb, ma anche ad altri inquinanti: "Sempre comunque di origine industriale". Altre analisi hanno evidenziato i nessi tra leucemie e campi magnetici. La faccenda è molto discussa, ma a tutt'oggi, spiega Magnani, "il dato scientifico non è stato ancora confutato".

Se il rapporto Airtum ha avuto scarsa pubblicità, gli scienziati non mancano di mettere insieme le indicazioni che arrivano da questi studi scientifici con le cifre delle neoplasie infantili in Italia. E non nascondono la loro preoccupazione. Tutti, dal decano Terracini a Franco Berrino dell'Istituto dei tumori di Milano, concordano sul fatto che occorre studiare le sostanze sospettate sia sul piano epidemiologico (ovvero andare a vedere come e quando si correlano agli aumenti di incidenza), sia su quello tossicologico e genetico, per capire in che modo possono indurre il male. All'indomani del rapporto Airtum, qualcuno si spinge anche più in là, e comincia a comporre il puzzle.

Come Gemma Gatta, ricercatrice all'Istituto dei tumori di Milano: "L'aumento generale c'è di certo. E i fattori di rischio sono numerosi: radiazioni, farmaci antinfiammatori usati in passato in Europa, ormoni per l'interruzione della gravidanza. Poi, il consumo di tabacco e alcol da parte della madre in gravidanza, il traffico veicolare, le infezioni e la professione dei genitori". In particolare, l'esperta sottolinea il rischio di chi vive parte della giornata a stretto contatto con sostanze cancerogene come benzene e pesticidi. Ma non è tutto. "Negli ultimi anni le madri allattano meno al seno, fumano di più, i giovani si alimentano peggio: bisognerebbe, anche in assenza di studi definitivi, modificare stili di vita insalubri", chiosa la studiosa. Pure Luigia Miligi, dell'Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica della Toscana, è cauta su cause e concause, e preferisce andare al sodo. "Ho mandato delle mail ai colleghi mettendo l'accento sulla gestione del rischio.

Ci sono cose che possono essere fatte subito, quasi a costo zero. Si potrebbe diminuire l'inquinamento indoor delle scuole evitando l'uso di detersivi con solventi aromatici, ed eliminando i materiali che rilasciano formaldeide". Anche il controllo dei residui antiparassitari in agricoltura, dice la Miligi, dovrebbe essere sistematico: il principio di precauzione e il diritto alla salute deve essere prioritario rispetto a qualsiasi altro interesse. "Ma gli allarmi devono essere gestiti bene. Tre anni fa a Firenze ci fu un picco di leucemie in una scuola materna: le istituzioni si mossero all'unisono, in silenzio, per garantire la sicurezza dei piccoli. Analizzammo ogni rischio, misurammo persino l'eventuale presenza di radon, un gas radioattivo. Non trovammo nulla: a volte certi fenomeni sono del tutto casuali".

di Emiliano Fittipaldi

venerdì 7 novembre 2008

SINDROME DI QUIRRA.

Di recente il gentilissimo Pierpaolo Saba, coordinatore dell'U.S.A.C. Sardegna, mi ha fornito del prezioso materiale relativo alle scie chimiche ed alla sindrome di Quirra nell'isola. E' questa la dicitura con cui sono raggruppate gravi patologie (tumori, leucemie, linfoma non Hodgkin) diffuse nel Sarrabus, "sulla costa sud-orientale della Sardegna, a circa 80 km da Cagliari. Sorge qui la più grande base N.A.T.O. del Mediterraneo, il più vasto poligono sperimentale interforze d'Europa. E' una presenza oscura, lì da più di trent'anni, chiusa e inquietante con i suoi strani bersagli per le esercitazioni sparsi sul litorale o negli altopiani dell'entroterra".

Almeno sin dal 1977, in quest'area, comprendente i comuni di Villaputzu, con la tristemente nota frazione di Quirra, e di Perdasdefogu, sono numerose le morti per malattie tumorali e le nascite di bimbi con malformazioni orribili.
Quasi tutte le vittime operavano all'interno del poligono di tiro per un’azienda, la Vitrociset, che si occupa della manutenzione delle apparecchiature interne, o abitavano nelle campagne circostanti. Le persone colpite, per lo più soldati e pastori, appartengono a tutte le fasce tutte le età. Le analisi ed i prelievi del terreno hanno rilevato la presenza di uranio impoverito, di cesio 136 e tungsteno.

In questi ultimi tempi, è stato accertato che le patologie riscontrate, sono collegabili non alla radioattività degli elementi chimici sopra citati, ma alle nanoparticelle che, non trovando, a causa delle loro ridottissime dimensioni, idonee barriere nell'organismo, penetrano nel cervello, nel fegato, nella milza, nelle ghiandole linfatiche con effetti devastanti.

La sindrome di Quirra è un'atroce dimostrazione di quanto sia immondo l'apparato militare ipocritamente definito "difesa", laddove è strumento di aggressioni, di carneficine e di morte. Eppure questa realtà può solo allungare la già nutrita lista di orrori del nostro pianeta, devastato da generali pazzi e sanguinari, dai folli progetti di dominio del Dottor Stranamore.

La sindrome di Quirra, negata o ignorata o ridimensionata dalle autorità, attribuita dai militari a non meglio precisate tare genetiche, dovrebbe convincere il più strenuo difensore delle istituzioni, il più scalmanato ammiratore delle divise, almeno a tacere o a cambiare discorso. Si trova sempre un avvocato del diavolo, ma qui forse non è così facile. Eppure dove fallisce la malafede di chi celebra i benefici del nucleare, delle emissioni degli inceneritori, degli organismi geneticamente modificati, dei farmaci "anti-tumorali" (è arcinoto che sono dei vari toccasana), riesce l'indottrinamento.

Infatti, tra le vittime dell'uranio impoverito, del tungsteno e del cesio 136, è stato interpellato un soldato che, pur affetto da una sindrome mortale, con incredibile cecità, decanta di fatto i "valori" della "patria", magnifica l’espletamento del servizio. Egli, con intima persuasione pari solo al totale annebbiamento della sua coscienza ottenuto con anni di programmazione e di condizionamento mentale, afferma che è necessario sperimentare i sistemi d'arma, usare proiettili veri e le altre munizioni, per addestrare, in modo efficace, i soldati a combattere sul campo i "nemici". La "patria" va difesa: i nemici vanno neutralizzati. La vittima si identifica in toto con il carnefice e lo ama di un amore infinito, assoluto. Il sottufficiale snocciola, quasi infervorandosi, i luoghi comuni della propaganda bellicista, come fosse un demone che parla attrraverso un posseduto. Sconvolgente!

Questa distorsione della verità, di fronte alla quale il rovesciamento prospettato da Orwell in 1984, sembra quasi ingenuo, è espressa da un alienato che stupra la lingua in modo vergognoso, seppur del tutto inconsapevole. Già: questo stupro è forse più grave delle innominabili nefandezze perpetrate dai militari. Il “dovere" è il carcere mentale che il prigioniero, con le sue stesse mani, ha costruito. I nemici semplicemente non esistono, se non nei deliri di un allucinato. I veri nemici sono quelli che trovano sempre la carne da cannone, carne precedentemente ammollata. Il dovere è autoflagellazione e si potrebbe definire masochismo, se qui in gioco non fosse soltanto una mostruosa tara psichica, ma soprattutto l'inversione satanica del linguaggio, un'inversione antica come il mondo, ma oggi trionfante con il suo nero vessillo.

Dulce et decorum est pro patria mori: è dolce ed onorevole morire per la patria. Questo sventurato, come molti altri, muore contento per Satana e lo venera come fosse Dio.

http://vimeo.com/1786111

IL LATO "OSCURO" DELL'ONCOLOGIA.


Il pericolo della chemioterapia
Ci hanno sempre insegnato che la cura principale dei tumori è la chemioterapia, cioè terapia a base di sostanze chimiche.
Si sono però dimenticati di dirci che queste sostanze di sintesi sono dei veri e propri veleni.
Solo chi ha provato sulla propria pelle le famose iniezioni sa cosa voglio dire.
Un malato di tumore viene avvertito che la chemio provocherà nausea, vomito, che cadranno i peli del corpo compresi i capelli, forse.
Ma siccome è l’unica cura ufficiale riconosciuta per quella malattia, si stringono i denti e si firma il consenso informato.

Dovete sapere però che l’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per tutti gli addetti ai lavori, cioè per coloro che (solamente!) maneggiano fisicamente le fiale per la chemio (di solito infermieri professionali e/o medici). Fiale che andranno poi iniettate ai malati!
Alla voce Antraciclinici (uno dei chemioterapici usati) c’è scritto: “stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali sono comuni ma reversibili. La cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta (raramente grave) o cronica (mortalità del 50% dei casi). Tutti gli antraciclinici sono potenzialmente mutageni e cancerogeni”
Alla voce Procarbazina (un altro dei chemioterapici usati) c’è scritto: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.

L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto Superiore di Sanità, è che la l’oncologia moderna per curare il cancro, utilizza delle sostanze chimiche che sono cancerogene (provocano il cancro), mutagene (provocano mutazioni genetiche) e teratogene (provocano malformazioni ai figli)!!!
Qualcosa non torna: ad una persona sofferente dal punto di vista fisico, psichico e morale, debilitata e quasi sempre sottopeso, vengono iniettate delle sostanze così tossiche?!
Questo apparente controsenso - se non si abbraccia l’idea che qualcuno ci sta avvelenando - si spiega nella visione riduzionista e totalmente materialista che ha la medicina, ma questo è un argomento che affronteremo più avanti

I costi della chemioterapia
Dal sito dell’A.I.A.N., Associazione italiana per l’assistenza ai malati neoplastici si evince il costo di un trattamento chemioterapico.
“Il costo medio dei cicli chemioterapici che differiscono sostanzialmente nella composizione, varia sensibilmente in base ai farmaci. Comunque il costo si aggira su svariate decine di migliaia di euro per i vari cicli, fino a 50.000€.
L'illusione che la chemioterapia sia gratuita, cade alla considerazione che il cittadino e l' ammalato, i contribuenti, la pagano allo Stato sotto forma di prelievi fiscali. A questi costi esorbitanti si aggiungono gli oneri elevati dell'indotto, ad esempio il trapianto di midollo può comportare la spesa di oltre 50.000€. L'efficacia temporanea e limitata, l'assenza di effetti risolutivi, l'elevata tossicità rendono ancora più irrazionale ed inaccettabile un così elevato onere finanziario della chemioterapia”.
Mentre nel “Giornale italiano di Farmacia clinica” del 21 febbraio 2007 sono stati pubblicati i costi per “l’uso dei farmaci citotossici nei cicli di chemioterapia ‘platinum-based’ analizzati per una corte di 100 pazienti e 6 cicli di terapia”.

1. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel associato a Cisplatino (ECOG 1594) per 100 pazienti: 128.217,00 euro.

2. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Vinolrelbina associata a Cisplatino (TAX 326 + ILCP) per 100 pazienti: 200.940,00 euro

3. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel associato a Carboplatino (ECOG 1594 + ILCP) per 100 pazienti: 216.945,00 euro

4. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Gemcitabina associata a Cisplatino (ECOG 1594) per 100 pazienti: 409.020,00 euro

5. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel associato a Cisplatino (ECOG 1594 + TAX 326) per 100 pazienti: 540.093,00 euro

6. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel associato a Carboplatino (TAX 326) per 100 pazienti: 548.955,00 euro

Cifre colossali che si riferiscono “solamente” ai costi dei farmaci chemioterapici nei sei tipi di trattamenti terapeutici presi in considerazione nella “Valutazione dei costi associati alle terapie ‘platinum based’” e pubblicate nel Giornale italiano di Farmacia clinica”. Se a questo sommiamo i costi della “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” il totale ha dell’incredibile!

1. Costo 6 cicli di chemioterapia (Paclitaxel e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 452.096,00 euro

2. Costo 6 cicli di chemioterapia (Vinolrelbina e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 814.366,00 euro

3. Costo 6 cicli di chemioterapia (Paclitaxel e Carboplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 467.550,00 euro

4. Costo 6 cicli di chemioterapia (Gemcitabina e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 703.251,00 euro

5. Costo 6 cicli di chemioterapia (Docetaxel e Cisplatino) per 100 pazienti: 841.978,00 euro

6. Costo 6 cicli di chemioterapia (Docetaxel e Carboplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 825.887,00 euro

Ricapitolando:

Sei cicli soltanto di chemioterapia costano per OGNI paziente una cifra che va da 4.520 euro a 8.420 euro.

Nei malati i cicli di chemio da fare non seguono una regola assoluta, anche se quando si somministrano per via preventiva (?) in un paziente che non ha una forma tumorale, esiste un numero prestabilito di cicli[1]. Mentre se la terapia è rivolta a un paziente che ha una malattia in corso, in fase metastatica per esempio, la durata è variabile, e comunque si sospende di solito tra il 6° e l’8 ciclo.[2]
Quindi la somministrazione di sostanze chimiche è assolutamente variabile e si può prolungare per molto tempo, facendo lievitare anche i costi per la società e gli utili per le multinazionali produttrici.
Tale calcolo però non tiene conto dei costi di operazioni chirurgiche, eventuali trattamenti radioterapici, medicamenti, farmaci, visite, degenze, ecc.
I malati nuovi di tumore in Italia sono ogni anno circa 270.000 e se tutti questi seguissero i protocolli ufficiali, ogni anno il giro di affari sarebbe di centinaia di miliardi di euro!
Cifre del genere - pagate dal Sistema Sanitario Nazionale e quindi sottratte alla Comunità con le tasse - il potere di lobbies di Big Pharma è così forte che riesce a tenere celate le terapie non convenzionali e tappare la bocca a tutti quei ricercatori indipendenti che hanno il coraggio (o l’incoscienza) di mettere la salute della persona davanti agli interessi economici.
Questo potrà spiegare una volta per tutte le persecuzioni mediatiche, giudiziarie, professionali e personali subite da personaggi come Luigi Di Bella, Geerd Ryke Hamer, Tullio Simoncini, Bonifacio, Pantellini, Zora, Gorgun e moltissimi altri grandi ricercatori.
Invece di cercare una strada meno dispendiosa, meno sofferente e logicamente con più risultati positivi di guarigione si continua su questa folle corsa dissanguante e disumana.
Ma per quanto ancora?
Tale follia ha raggiunto il parossismo in Regione Toscana che “rimborserà il costo di una parrucca a tutte le donne che, affette da un tumore, hanno perduto i capelli a causa della chemioterapia”[3]
La magra consolazione delle donne è che “le interessate potranno acquistare la parrucca da loro stesse gradita in uno dei negozi specializzati e poi chiedere il rimborso documentando la spesa”[4]

I costi della radioterapia
La mucosite orale è una complicanza (una delle tante) della chemio e radioterapia. Interessa il 77% dei pazienti trattati con radio alla testa e la totalità di quelli sottoposti a trapianto autologo delle cellule staminali trattati con chemioterapia citotossica ad alte dosi.
Per questa complicanza viene usato il farmaco Palifermin (è un fattore di crescita dei keratinociti umano).
Pensate che il costo di un solo trattamento completo comprendente 6 somministrazioni di 60 mcg/Kg/die corrisponde al costo di una confezione: 4.320,00 euro!
Una sola scatola di questo farmaco costa 4320 euro. La casa farmaceutica che lo produce si chiama Amgen Inc., il cui presidente e Ceo è un certo Kevin W. Shaker che risulta avere collegamenti con General Electric (che costruisce, come abbiamo visto prima i mammografi!) e figura nel direttivo di Northrop Grumman Corporation (società nel campo aerospaziale e della difesa, produttrice di armamenti), Chevron (petrolio & C.)!

I costi della radioterapia
Secondo le ultime statistiche dell’A.i.r.o. (Associazione italiana di radioterapia oncologica) nel 2002 sono stati 108.000 i pazienti in Italia trattati con la radioterapia.[5]
Quindi il 60% dei nuovi malati (270.000 all’anno) si sottopone alla radio!
Il costo di una apparecchiatura per la radioterapia si aggira intorno a 1.000.000 di euro, con un costo a trattamento pari a circa 12.000 euro.[6]
Un solo trattamento con onde radio (di solito si fanno almeno cinque sessioni) costa la bellezza di 12.000 euro, senza tenere conto del costo di medici, fisici, radioterapisti, tecnici dosimetristi, costi di gestione e manutenzione, ecc.
Una persona malattia può fare diversi cicli di radioterapia, per cui anche dietro le radioterapie ruotano cifre colossali.
Senza dimenticare che esistono numerosi modelli (diversificati anche nei prezzi): “Radioterapia a intensità modulata”, “Radioterapia intraoperatoria”, “Radioterapia stereotassica” (altissima precisione con altissimi costi), “Gamma Knife” (Raggi Gamma), “Cyberknife” (acceleratore lineare miniaturizzato collegato a braccio robotica), “Brachiterapia” (utilizzo di piccole sfere radioattive introdotte nell’organismo), “Adroterapia” (radioterapia a fasci di ioni di idrogeno o carbonio), ecc. ecc.

Un altro dato interessante sono le sostanze chimiche usate in combinazione con le terapie radiologiche.
Dal “Centro di riferimento regionale sul farmaco” l’agente antineoplastico usato spesso con la radioterapia, il cui principio attivo si chiama Cetuximab, costa (per solo otto settimane di trattamento) 7.722,80 euro (prezzo fornito dalla ditta farmaceutica)[7]
Quindi la radioterapia tra apparecchiatura e un solo farmaco, senza considerare le strumentazioni tecnologiche all’avanguardia, costa per ogni seduta più o meno 20.000 euro!!!

I costi di un trattamento oncologico ufficiale
Considerando i due principali strumenti terapeutici nelle mani degli oncologi ad esclusione della chirurgia, e cioè chemio e radio, con un solo ciclo (6 per la chemio e 5 per la radio) vediamo quanto costa il tumore oggi in Italia.
Attualmente sappiamo esserci da noi 1,7 milioni di ammalati[8] e oltre 270.000 nuovi malati ogni anno.
La conclusione, senza entrare troppo nel dettaglio e nel particolare, è la seguente: il tumore in Italia (solamente tra chemio e radio, escludendo quindi chirurgia, costi di degenza, farmaci vari, apparato medico e infermieristico) è indubbiamente una delle patologie più costose!

vedi i punti:

[1] “I farmaci chemioterapici”, Prevenzione tumore, www.prevenzionetumori.it/archivio/archivio_text.php?cat_id=496&pos=175
[2] Idem
[3] A.I.M.A.C., Associazione Italiana Malati di Cancro http://www.aimac.it/notizie/visualizza.php?id_articolo=6741
[4] Idem
[5] “Una ‘buona’ radioterapia? Ecco le regole”, intervista a Patrizia Olmi dell’Istituto dei Tumori di Milano, “Il Corriere della Sera” del 7 maggio 2004
[6] “Trattamento economicamente efficace dei melanomi localizzati”, tratto da Biotech & Biologia Molecolare http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=3425
[7] Cetuximab, Centro di riferimento regionale sul farmaco, http://www.uvef.it/web/index.php?pag=ricerca-farmaci&id_farm=172
[8] “La prima giornata del malato cancro”, Francesco De Lorenzo TGCom