lunedì 26 gennaio 2009

L'UNIVERSO: L'INTERA CITTA' DELL'UOMO.



di Vittorio Marchi
segnalato da: http://ribellisempre.blogspot.com/
BASTET.

Il fatto è che noi siamo proprietà comune, non proprietà privata. Noi esplichiamo una funzione collettiva, non solo individuale. In definitiva noi siamo simultaneamente l’una e l’altra cosa. Onda e Oceano. Atomo e nello stesso tempo Universo. Il che vuol dire che noi siamo un Ologramma, un “Tutto-parte”, cioè una versione ridotta dell’Intero Corpo Universale.

Contrariamente a quanto crede la massa degli studiosi e dei ricercatori, oltre naturalmente a differenza di quello che pensa la gente, l’Universo è una struttura naturale, interamente intelligente.

In pratica lo afferma lo stesso secondo principio della fisica quantistica il quale, nel suo enunciato fondamentale, suona pressappoco così:

Dalla cosmologia alla Geologia, dalla Paleontologia all’Antropologia, risalendo dall’osservazione astronomica (ex astrologica) e/o astrofisica a quella ontologica, confortata dai dati in possesso della ricerca microbiologica, ci sono serie conferme sulla attendibilità di un processo che ha portato allo sviluppo di un fenomeno apparentemente unico: a partire dalla apparente comparsa della vita biologica sulla superficie della Terra, c’è stata una lunghissima evoluzione, durata miliardi e miliardi di anni, che ha portato l’Universo Organico, l’OSSERVATO, un sistema interamente vivente ed intelligente, ad assumere lo stesso corpo del suo stesso OSSERVATORE.

Purtroppo, con una persistenza che sfiora l’alienazione, un programma intelligente inserito dalla cultura dominante, scientifica e biologica, nel cervello umano da millenni, come fosse un microchip, in modo che il pensiero degli individui ne risultasse polarizzato per via genetica e culturale, ha prodotto il dualismo: l’OSSERVATORE e l’OSSERVATO, il baco che infetta l’umanità.

Di conseguenza la visione dell’ALTROVE ha avuto sempre nel corso dei tempi un ruolo centrale, ponendosi al posto dell’OVUNQUE, e la stessa cosa ha fatto il relativismo (la relatività) collocandosi al posto dell’assoluto, l’ALTRO al posto dell’UNO, il SEPARATO in sostituzione del “Tu sei ME ed Io sono TE”.

Così ancora oggi e chissà per quanto tempo ancora tra l’Uomo e Dio si inseriscono le religioni, tra conoscenza e vera realtà ci sono scuole ed accademie, tra l’ essere umano ed il suo corpo si interpongono medicine e farmaci, tra individui e collettività si frappongono politici e media, ed infine tra spirito e materia, il vuoto. Ecco, tanto per soffermarci su quest’ultima illusione, su quest’ultima inesistente realtà separativa, dove sta il vuoto?

Se la fisica quantistica ha già dimostrato che le particelle che costituiscono la materia oltre ad essere sé stesse, sono anche lo spazio che intercorre tra loro, dov’è quel nulla che chiamiamo vuoto? Se il TUTTO esistente (che noi chiamiamo “spazio”) è già occupato totalmente e “fisicamente” da sé stesso, come possono esistere interstizi interspaziali e separativi, dove possono annidarsi angoli di vuoto?

Che senso ha pensare che l’ uomo debba conquistare lo spazio, usando una scienza, che è solo una conoscenza contraffatta, un modo semicosciente di sapere che siamo coscienti?

Dal momento infatti che lo spazio è già l’Ovunque, e noi siamo quello, come potremmo noi conquistare noi stessi?

Solo essendo in preda di una piacevole ubriacatura, ma molto meno piacevole della “coscienza”.

Quale coscienza? Quella che genera l’esperienza, e non il contrario. Perché noi non viviamo in un mar morto di inesistenza, di stasi, di inerzia e di morte. In questo aveva ragione Gandhi quando diceva che “nel mezzo della morte la vita persiste”.

E tanto meno noi viviamo in un universo spezzato nei suoi componenti più minuti, come crediamo che siano atomi, nuclei, elettroni, quark o neutrini, che sembrano costituirlo. Ma anzi noi ci troviamo in un “sistema” che se proprio non possiamo far a meno di considerarlo frammentato (ma non lo è) esiste ed è reale in uno stato di “sincronicità” che lega “simultaneamente” tutte le particelle in una indissolubile condizione di interconnessione. E quindi anche noi a lui attraverso le nostre “molecole delle emozioni” come le chiama Candace Pert.

Sembra incredibile, ma se ci si chiede quale sia quel “quid” che tiene insieme sincronicamente e creativamente l’universo, la risposta è l’“amore”. L’ amore naturalmente inteso come “campo” (informativo) , e non certo il sentimento che è alla base delle pulsioni affettive degli uomini (pur essendo quelle una forma di amore che unisce).

L’amore è la cosiddetta “anima mundi”, una vera e propria forza fisica unitiva (forza debole), come rivela il suo stesso etimo: a-more, da “a-mors” che significa “non-morte” e quindi “Vita”, ovvero quella Cosa che anima e tiene in vita tutto. O meglio che è ciò che è tutto, come diceva Giordano Bruno, che la chiamava “anfitrite”. E che noi chiamiamo coscienza eterna.

Persino le particelle (ragionanti) ne fanno parte, come hanno confermato gli esperimenti condotti dai fisici John Bell (nel 1964) e Alain Aspect (nel 1982) su coppie di elettroni e/o di fotoni, che ne hanno studiato il comportamento dopo averne prodotto una “presunta separazione” nel tempo e nello spazio a distanze indifferenti. E noi siamo fatti di quelle, no?

Quindi: niente divisione, disunione o estraniazione.

Infatti, pur apparentemente “separate” e scagliate in direzioni opposte a distanze incommensurabili, le coppie di particelle hanno dato prova di un profondo legame (d’“amore”) indissolubile, rimanendo sempre informatissime, coerenti e correlate tra loro mediante un campo di connessione “non-locale” in una situazione di sincronicità risonante in grado di trascendere le nozioni di separazione nello spazio e nel tempo.

E’ strabiliante osservare come il “ricordo di essere state insieme” (in fisica si dice: di essersi trovate nello stesso stato quantico) è un qualcosa che non le abbandona mai, ed è ancora più sorprendente constatare come, pur (apparentemente) separate, esse continuino a mantenere lo stesso stato di sintonia, ove non c’ è spazio e tempo che tengano e che siano in grado di separarle.

Se questa non è sincronicità, unione, telepatia e…”amore”, nel contempo, che cos’ è?

Sappiamo che le infinite coppie di particelle con spin (verso di rotazione) opposti (“maschio e femmina”, in chimica si dice antiparallele) mostrano di essere simmetriche rispetto ad un immaginario ASSE androginico, che le tiene indissolubilmente unite in una condizione di eternità.

C’ è “ragionamento” o “spirito”, che dir si voglia, in tutto questo.

Se questa non è …fedeltà, un…matrimonio, legge o principio unico, legittimato e celebrato da Madre Natura, che cos’ è?

Wolfgang Pauli (premio Nobel per la fisica nel 1945) e Carl Jung, psicologo analitico, anche questi una “strana coppia”, lavorando di concerto, non ne ebbero nessun dubbio. Possiamo allora noi continuare a tenere separati Spirito e Materia in una componente che chiamiamo “coscienza” ed in una componente che chiamiamo “materia”? Insistere sulla coppia degli opposti?

Alla luce del PENSIERO congiunto insistere sulla dualità di due apparenti manifestazioni della stessa matrice universale, il PENSIERO, significa continuare ad essere “ i cittadini dei sensi”, i costruttori dei “cancelli della mente”, e continuare a rimanere fuori dalla cinta della città dell’UOMO, fuori dalle porte della sua vera, infinita umanità. E’ dunque questo quello che vogliamo? Rimanere chiusi nella prigione della propria coscienza individuale.

Rimanere sulla soglia della nostra coscienza universale? Possiamo farlo. Nulla osta. Il fatto è però che noi non siamo una proprietà privata, ma una proprietà comune. Noi non esplichiamo solo una funzione individuale, ma collettiva. In definitiva noi siamo simultaneamente l’una e l’altra cosa.

Onda e Oceano. Atomo e nello stesso tempo Universo. Il che vuol dire che noi siamo un Ologramma, un “Tutto-parte”, cioè una versione ridotta dell’Intero Corpo Universale, una mini-copia del cosiddetto “Intatto”. Uno “zero” ed un “Tutto”, contemporaneamente.

NOI, in ultima analisi, siamo UNO.



La Chiave dell’Universo nascosto. Dalle esperienze di pre-morte ad una nuova visione della vita

Insomma, come abbiamo visto al primo punto, non c’ è spazio e tempo che separi le particelle.

E se questo non è “telepatia” , e se questo non è “amore”, e se questo non è la più chiara dimostrazione che materia e coscienza sono la stessa cosa, e che tutto quindi si riassume nel cosiddetto “Spirito Santo” (“Sant” in sanscritto significa “Tutto”, e “Spiritus” significa “Vivente”), non sappiamo proprio quale altra prova fornire per connotare una Vibrazione che noi chiamiamo “Campo Univivente”, la quale le tiene indissolubilmente (in)fuse in “Sé” in una condizione di eternità., esattamente come tutte le altre, loro omologhe.

Questo apparentemente strano meccanismo di unione istantanea tra due entità sembra ricordare quei fenomeni superficialmente definiti “paranormali” come la telepatie e la “remote view” (vista remota), dove l’ informazione viene trasmessa in modo (psichicamente) istantaneo.

Il fatto è che questa informazione non nasce dai tradizionali campi elettromagnetici della fisica classica, ma nasce da un campo “informativo” che “in-forma” la materia in coincidenza con il suo contenuto psichico in maniera istantanea.

Le esperienze di confine (NDE) confermano tutto questo. I racconti dei redivivi o dei rianimati ribadiscono infatti che tutto questo è possibile quando il pensatore si fonde con il pensiero stesso.

Dunque l’aspetto più sconcertante del pensiero è che tutto sia pensiero, come ha riferito lo stesso David Bohm a quei pochi ascoltatori che erano presenti ai suoi colloqui privati. Senza inizio e senza fine.

Evidentemente allora questa totale massa di comunicazione quantistica doveva già esistere prima che nascessero la materia, l’energia, lo spazio ed il tempo.

Il che significa che la Vita è da sempre e per sempre. E che andare a cercarne l’origine laddove non esiste, è come inseguire la linea dell’orizzonte cercando di afferrarla. Questo lo possono fare solo i “cittadini dei sensi”, non gli abitanti dell’“Info-regno”.

Di Vittorio Marchi

Fonte: http://www.scienzae conoscenza. com