sabato 16 maggio 2009

Possibile ritorno al Medioevo nel 2012 ???


Tra circa tre anni, nel 2012, la Terra dovrebbe essere travolta da una tempesta solare senza precedenti, in grado di danneggiare irrimediabilmente ogni sistema elettrico ed elettromagnetico e di riportare così il mondo all’età del Medioevo.

A sostenerlo è il settimanale britannico New Scientist, il quale riporta un rapporto finanziato dalla Nasa e pubblicato dalla National Academy of Sciences (Nas) americana a gennaio. La società umana, sempre più globalizzata e dipendente dall’elettricità e connessi derivati – tecnologia su tutti – verrebbe rispedita indietro centinaia di anni.

Secondo gli scienziati propugnatori di tale teoria, il 2012 sarebbe un anno di intensa attività del Sole: ciò comporterebbe violente esplosioni della corona solare e la Terra potrebbe essere investita da un’ondata particolarmente violenta di vento solare. Quest’ultimo, a contatto con la magnetosfera terrestre, potrebbe provocare una tempesta geomagnetica tale da far saltare tutte le linee elettriche.

Ne risentirebbero palesemente cellulari e internet, così come la radio, e vi sarebbero problemi di approvvigionamento elettrico e di acqua. In assenza di elettricità non funzionerebbero né le pompe di benzina né le centrali nucleari e a carbone, cosicchè l’intero pianeta potrebbe ritrovarsi senza energia. Gli esperti hanno calcolato che per far ripartire il sistema sarebbero necessari almeno una ventina d’anni.

Paul Kintner, fisico della Cornell University di Ithaca (New York), sostiene che una tempesta solare farebbe danni almeno dieci volte superiori ad una tragedia meteorologica come quella dell’uragano Katrina.

“Ci stiamo avvicinando sempre più ad un possibile disastro” , rammenta Daniel Baker, esperto di meteorologia spaziale dell'università del Colorado e presidente della commissione della Nas che ha redatto il rapporto.

Durante l’ultima tempesta solare particolarmente violenta, la “perturbazione di Carrington” datata 1859, una ciclopica aurora boreale investì il nostro pianeta fino ai Tropici; ne conseguirono alcuni danni alle linee del telegrafo, nulla di particolarmente grave, non essendo ancora il mondo così dipendente dalla tecnologia e industrializzato alla pari di oggi.

La premonizione degli scienziati si aggiunge alle numerose profezie antiche legate al 2012, anno che vanta oscuri appellativi quali “l’epoca dei cataclismi”, “la fine del mondo”, oppure semplicemente “l’anno del cambiamento materiale e spirituale” e “la fine di un’era” ipotizzata dai Maya.

Stando al computo del tempo del calendario Maya, il 21 dicembre 2012 si verificherebbe la fine di un’era e l’inizio del ciclo dell’Acquario, in base alla “precessione degli equinozi”. In codesta data, infatti, terminerebbe il periodo di 12960 anni indicato dall’evoluto popolo centroamericano.

Da un punto di vista astrologico-scientifico, tale teoria sarebbe suffragata dalla previsione secondo cui il 21 dicembre 2012 la rotazione della Terra sul proprio asse subirebbe una fermata di 72 ore per poi riprendere a ruotare in senso inverso, con la conseguente inversione dei poli magnetici.

Il nostro pianeta avrebbe iniziato la fase del rallentamento già negli anni ’60 del Novecento. La lenta “frenata”, inizialmente di portata infinitesimale, avrebbe adesso un andamento esponenziale e non lineare, e questo giustificherebbe l’ignoranza di quasi tutta l’umanità in proposito.

Si può facilmente dedurre che il tutto si esperirebbe con eventi di carattere meteorologico e sismico, per via dell’anomalo riscaldamento e raffreddamento della crosta terrestre, dovuto ai giorni e alle notti più lunghe; il clima dovrebbe subire un temporaneo stravolgimento a causa del quale potremmo avere pioggia e venti di grande entità – cosa che in piccola parte si sta già verificando. L’assestamento della crosta terrestre, originato dalla repentina frenata della rotazione, darebbe luogo a eventi tellurici di notevoli proporzioni.

La suddetta teoria sul 2012 trova misteriosamente riscontro in tutte le civiltà antiche, dai Maya agli Aztechi, dagli Egizi alle culture indoeuropee, popoli inspiegabilmente progrediti che ci hanno lasciato in eredità oscuri moniti inintelligibili e profezie spesso divenute reali.

Alessio Stilo http://www.laspecula.com

Lo strano caso di monsieur L.M. smemorato ma con falsi ricordi.


ROMA - "Il primo giorno d'estate del 1979 indossavo un paio di pantaloncini rossi e una maglietta bianca, mentre nel lontano 13 marzo del 1976 ricordo perfettamente di essere andato a pesca". A parlare non è una persona con la memoria da elefante, ma un uomo colpito da amnesia, anzi da quella che è stata battezzata per l'occasione 'iperamnesia confabulatoria': l'uomo, 68 anni e privo di lesioni cerebrali, ha perso la memoria ma è fermamente convinto di ricordare nel dettaglio ogni giorno della sua vita.

Lo strano caso è stato descritto da Gianfranco Dalla Barba, da 20 anni in Francia presso l'Inserm Pavillon Claude Bernard Hopital de la Salpetriere di Parigi e da due anni docente presso l'università di Trieste, nonché medaglia d'oro alla sciabola alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 e poi bronzo a Seul.

Secondo quanto riferito sulla rivista Cortex da Gianfranco Dalla Barba, il suo paziente, L.M. ex magazziniere presso una compagnia aerea, sostiene di ricordarsi esattamente quello che ha fatto un qualunque giorno di 20 anni fa, atteggiamento del tutto inconsueto perché normalmente alla domanda 'cosa hai fatto il 13 marzo del 1986' tutti rispondiamo sempre 'non lo so'.

Il paziente non è assolutamente cosciente del proprio disturbo, ha spiegato Dalla Barba, e in più pretende di ricordare cose che né persone sane né persone con normali forme di amnesia confabulatoria come la sua dicono di ricordare. Si tratta di un caso unico, ha aggiunto lo scienziato, che però "porta ulteriore sostegno alla mia teoria che c'è indipendenza tra memoria e coscienza, dimostra che ricordare è uno stato di coscienza specifico, che io chiamo 'Coscienza Temporale' che può non aver niente a che fare con ciò che è accaduto in realtà".

Ad L.M., un passato di alcolista, è stata diagnosticata la sindrome di Korsakoff, una condizione caratterizzata da grave amnesia e confabulazione, ovvero produzione di falsi ricordi e completa inconsapevolezza della propria perdita di memoria, "il lato più affascinante dei pazienti che confabulano, perché sono 'oggettivamente' amneiici e 'soggettivamente' normali (per sè stessi)", ha spiegato Dalla Barba.

Ma L.M. in più, caso unico tra i confabulatori, ha una particolarità: confabula su eventi che di solito sia individui normali sia amnesici non ricordano assolutamente come cosa si è fatto in un giorno qualunque di parecchi anni fa. Poi L.M. è solito riferire sempre di essere appena tornato dalla pesca, il suo hobby preferito ma che non pratica più da anni.

"Una persona normale - ha spiegato Dalla Barba - così come i confabulatori 'normali' rispondono sempre 'non lo so' a questo tipo di domande" perché nessuno potrebbe avere una sì smisurata memoria da ricordarsi tutto il proprio passato nel dettaglio.

Il paziente è risultato normale agli esami fisici, neurologici e psichiatrici e alla risonanza magnetica mostrava solo una leggerissima atrofia corticale ma nessuna lesione. "La sua amnesia ha però avuto un effetto devastante rendendo impossibile una vita autonoma tanto da richiedere il ricovero in una casa di riposo medicalizzata", ha spiegato lo scienziato.

"Questo caso - conclude l'esperto - dimostra che ricordare è uno stato di coscienza specifico, di 'Coscienza Temporale' che può non aver niente a che fare con ciò che in realtà è accaduto o che dovrà realmente accadere". Mentre il 'normale' paziente amnesico resta sospeso in una dimensione atemporale, ha una perdita della coscienza temporale, L.M. ha coscienza temporale, ma coscienza di un passato, un presente ed un futuro irreali e per di più, a differenza dei normali confabulatori, li 'ricorda' nei minimi dettagli.

venerdì 15 maggio 2009

Il mistero di Kodinji: il villaggio dei gemelli.


IMMAGINATE di camminare per strada e vedere un bambino. Poi di girare l'angolo e vederne un altro, identico al primo. Può sembrare la scena di un film di David Linch e invece è una situazione che a Kodinji, villaggio della regione del Kerala, in India, si verifica abitualmente. Perché qui le donne, da circa cinquant'anni, partoriscono quasi sempre figli gemelli. In questa comunità di 2000 anime vivono ben 250 coppie di fratelli identici. Nel 2008, su 300 famiglie che hanno avuto un figlio, sono nate 15 coppie di gemelli, percentuale sei volte più alta rispetto alla media nazionale.

L'India è uno dei Paesi con il più basso tasso di parti gemellari al mondo. E questo piccolo paesino svetta in cima alla classifica con un primato che da anni fa discutere gli scienziati. Finora, solo uno di loro è riuscito a condurre uno studio completo, il dottor Krishnan Sribiju, dell'ospedale locale Tirurangadi Taluk, secondo il quale il numero di gemelli aumenterà in modo esponenziale anno dopo anno, come accaduto finora. Negli scorsi cinque anni sono nate circa 60 coppie. Oggi, quelle registrate sono 250. Alcune conseguenze hanno aspetti grotteschi. Le insegnanti, ad esempio, hanno grosse difficoltà a distinguere i bambini in classe. "Io, quando mi pettino, mi faccio la riga a destra e mio fratello a sinistra - spiega Abhi, 16 anni - mi hanno anche fatto un timbro sul collo".

Sribiju studia il fenomeno da nove anni. E parla al quotidiano britannico The Independent di un'ipotesi interessante: "La causa potrebbe risiedere nell'acqua o nella sabbia. Non crediamo dipenda dal cibo, poiché queste persone non mangiano niente di particolare. Ma nell'acqua che bevono ci sono metalli pesanti, a causa dell'inquinamento delle falde. Ci vorranno comunque anni, per venirne a capo".

L'esperto esclude che la causa sia l'alta percentuale di matrimoni fra consanguinei nella comunità musulmana: "Il fenomeno non è circoscritto a queste famiglie ma interessa tutta la comunità, e le coppie che si trasferiscono in questa zona cominciano a partorire figli gemelli dopo pochi anni di permanenza. E' un'area geografica molto piccola. E la causa sembra più esterna che genetica".

La maggior parte dei gemelli di Kodinji, spiega Sribiju, non sono identici, e questo significa che c'è qualcosa che fa produrre alle madri uova in più. I gemelli infatti possono essere di due tipi, dizigoti e monozigoti. Quelli dizigoti sono i più comuni (circa i 2/3 di tutti i parti gemellari) e derivano dalla fecondazione di due cellule uovo da parte di due spermatozoi. I monozigoti, detti anche monovulari, derivano da una singola cellula uovo fecondata da uno spermatozoo e poi scissa in due embrioni, quindi sono identici. Esiste anche una terza categoria, i gemelli bizigoti o "semi-identici", che nascono da una cellula uovo fecondata da due spermatozoi. La maggior parte dei parti gemellari di Kodinji sono dizigoti.

"Dev'esserci qualcosa che stimola le donne a produrre uova - conclude lo studioso - in Paesi occidentali come Inghilterra, Spagna o Francia l'utilizzo di farmaci che stimolano la fertilità ha portato a un incremento dei parti gemellari, ma queste tecniche non sono disponibili in questa parte dell'India e la causa non può essere quella".

"E' una teoria interessante, l'inquinamento potrebbe essere una causa - spiega la dottoressa Lucia Pasquini, responsabile del Centro di medicina fetale dell'azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze - ma è difficile dimostrarlo. I parti di gemelli dizigoti sono legati a moltissimi fattori, dall'età della madre al suo albero genealogico fino alle condizioni socio-economiche della famiglia. La percentuale di monozigoti invece è mediamente identica in tutto il mondo, indipendentemente dalle condizioni ambientali ed economiche".

Kodinji non è l'unico posto ad avere un altissimo tasso di parti gemellari. Anche il villaggio di Mohammad Pur Umri, vicino alla città indiana di Allahabad, si trova nella stessa situazione, così come il villaggio brasiliano di Candido Godoi. La percentuale più alta in assoluto la troviamo però in Africa, nella tribù nigeriana degli Yoruba: circa 45 nascite ogni 1000 sono gemellari. Il dottor Sribiju si è già messo in contatto con queste comunità, sperando che un confronto posssa aiutare a risolvere il mistero.

Un minorenne su dieci fa uso di psicofarmaci.


Roma – Psicofarmaci di ultima generazione, gli SSRI (come il Prozac e il Paxil che aumentano la serotonina, sostanza che da sollievo al nostro umore), le cui prescrizioni e la vendita si sono triplicate negli ultimi anni in Italia.

Anti-depressivi che circa 5 milioni di italiani usano regolarmente, tra cui il 7 per cento degli adolescenti e, si stima, anche un bambino su dieci.

Dati che si trasformano in incassi colossali per le aziende farmaceutiche ma che si stanno macchiando di un’aurea oscura per colpa di alcuni effetti collaterali che questi SSRI sembrano far emergere nel lungo periodo, soprattutto negli adolescenti.

Alcune settimane fa il Washington Post ha riportato i risultati di un nuovo studio federale svolto negli USA che vanno a confermare altri casi precedenti: gli psicofarmaci ai bambini sono inutili sul medio-lungo periodo.

La nuova ricerca ha indicato che un impiego a lungo di SSRI nei bambini in cura per la sindrome di iperattività (“Adhd”) può arrestare la crescita dei minori, aumentare le tendenze suicide e rivelarsi anche meno risolutore di problemi rispetto a una terapia basata sulla parola.

Ma i campanelli d’allarme erano già suonati ripetutamente rimanendo però imbrigliati nel potere di marketing delle case farmaceutiche e l’operato non incisivo della FDA americana (la Food and Drug Administration che deve controllare tra le altre cose anche i farmaci in commercio e i suoi effetti).

Nel 2006 la FDA impose alla casa farmaceutica Eli Lilly & Co. di rivedere l’etichetta del farmaco Strattera per includere l’avvertimento sui rischi di pensieri suicidi in bambini che lo assumevano. Nello stesso anno sempre la FDA ha approvato il rinnovamento dell’etichettamento per l’antidepressivo Effexor che ora indica che il farmaco può indurre a ideazioni omicide.

Nel 2006 una ricerca del British Journal Psychiatry della durata di quasi 12 settimane su bambini che usavano antidepressivi evidenziò che il 2/3 di questi soggetti venivano coinvolti in episodi auto lesivi o di tentato suicidio.

Tutti effetti che vengono alla luce a farmaco già in commercio perché le case farmaceutiche non hanno l’obbligo di pubblicare tutti i risultati legati ai test di un nuovo medicinale. “Si ha la sensazione che siano troppe le medicine innovative che arrivano sul mercato, ottimamente tollerate, ma che dopo alcuni anni o mesi si scoprono controindicazioni, e che subiscono restrizioni, fino alla sospensione”.

Le parole del dottor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, si allacciano all’accusa che le lobby farmaceutiche siano veloci ad immettere nuovi farmaci in commercio rendendo noti solo i risultati di tollerabilità nei soggetti che ne fanno uso, confermando la tendenza di medicine “me too”, cioè farmaci fotocopia di altri già in commercio che introducono solo piccole variazioni nelle sostanze che contengono investendo pochissimo in nuove ricerche e studi sulle stesse.

A tal ragione lo stesso Garattini conferma che “la ricerca viene fatta solo in pochi centri, si concentra su poche aree con grande mercato da cui si aspetta un forte ritorno”.

E in Italia? Proprio in questi giorni la Direzione Generale Sanità della Lombardia ha diramato a tutte le USL e agli ospedali della regione un documento predisposto dal Centro Regionale Di Farmacovigilanza sulle reazioni avverse collegate all’uso di antidepressivi, basandosi su segnalazioni spontanee di reazioni dannose tra gli anni 2001-2008.

I casi con reazioni avverse sarebbero una trentina, tra cui due decessi, e il documento invita le Usl a monitorare la prescrizione di questi farmaci, soprattutto gli SSRI, a soggetti in età pediatrica e adolescenziale.

A marzo di quest’anno il CNR di Pisa, che ha curato la parte italiana dello studio dell’ESPAD sull’uso di alcol, droga nelle scuole, ha reso noto che un minorenne italiano su 10 utilizza impropriamente psicofarmaci senza prescrizione medica.

Sempre in Italia, a marzo di quest’anno, è stato reso noto dal “Bollettino di farmacovigilanza AIFA” che due bimbi in terapia per ADHD, a cui veniva somministrato il farmaco Strattera che contiene atomoxetina, hanno manifestato tendenze suicide. Il fatto era accaduto nel 2008 ma l’Agenzia Italiana del Farmaco lo ha comunicato solo mesi dopo.

“E’ incomprensibile come l’AIFA non abbia emesso sollecitamente un comunicato su questi fatti così gravi. Lo Strattera è lo psicofarmaco più utilizzato in Italia per sedare i bambini troppo aggressivi o distratti”. La protesta di Luca Poma, giornalista e Portavoce nazionale di “Giù le Mani dai Bambini”, delinea ancora una volta l’inspiegabile lentezza con cui vengono denunciati gli effetti collaterali di alcuni farmaci da parte delle agenzie nazionali predisposte al controllo.

Nell’Intervista a Poma si parla anche delle mancate risposte dell’AIFA sulla richiesta di revisione dei protocolli di prescrizione dei farmaci antidepressivi e del perché bisogna cercare di evitare di ricorrere ai farmaci negli adolescenti. Intanto il presidente Obama ha incaricato l’afro-americana Margareth Hambury di riformare l’FDA che dai tempi dell’amministrazione Bush è inciampata in una serie di scandali per sospette collusioni con l’industria farmaceutica.

Tutti si augurano che questo sia un segnale importante, che la filosofia del “farmaco facile e fai da te” possa venire abbattuta e che i miliardi di incasso delle case farmaceutiche non siano l’unico obiettivo di queste medicine alla portata di tutti, anche di ogni bambino del mondo.

Vincenzo Malara

mercoledì 13 maggio 2009

Giakarta, scoperto l'uomo-albero.


Si chiama Dede ma nel suo villaggio in Indonesia è più conosciuto come l'uomo-albero. Ha 32 anni e sulla sua pelle cresce una specie di corteccia. Una cura potrebbe ridargli una vita normale ma il governo di Giakarta impedisce il viaggio negli Usa. Lo rivela il dottor Anthony Gaspari che ha realizzato il servizio per Discovery Channel."Siamo stati chiari, i nostri medici non hanno dato il permesso a Dede di entrare negli Stati Uniti", lo ha detto il portavoce del ministro della Sanità di Giakarta Lily Sriwahyuni Sulistiyowati. "Molte persone come Dede, che vivono in piccoli villaggi, non vogliono essere portate via. Soprattutto per farsi analizzare il sangue. Gli abitanti dei villaggi non danno molta confidenza agli stranieri", ha detto.

Anthony Gaspari, dermatologo dell'Università del Maryland, ha realizzato un documentario su Dede. Il medico crede che la massiccia corteccia che cresce sulla sua pelle altro non sia che una combinazione di papilloma virus e un disordine genetico che gli impedisce al sistema immunitario di combattere la malattia.

Ora Gaspari sta cercando di convincere le case farmaceutiche a fornirgli una speciale vitamina A che dovrebbe accelerare il suo sistema immunitario. Se anche questa cura non dovesse avere un sito favorevole l'alternativa potrebbe essere la chemioterapia. Una soluzione non praticabile sul posto e che avrebbe sicuramente effetti collaterali.