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venerdì 8 ottobre 2010

Come agisce l’acqua


Acqua fredda
Applicando dell’acqua fredda direttamente sulla pelle, si produce una contrazione immediata dei vasi sanguigni cutanei: vasocostrizione, che scarica all’interno il sangue dei capillari. Quando l’applicazione cessa, avviene la reazione contraria: i vasi sanguigni si dilatano aumentando il flusso sanguigno, la temperatura della pelle aumenta a causa del riempimento dei vasi e infine si decongestionano gli organi interni. Affluendo alla pelle il calore interno con le impurità del sangue, queste vengono eliminate attraverso i pori.
L’acqua fredda provoca una reazione attiva interna su tutto l’organismo, non solo esternamente: nervi, metabolismo, sistema simpatico, organi digestivi, ecc.
Sbagliato è credere che applicando il freddo direttamente sulla pelle, il corpo si raffreddi. E’ vero esattamente il contrario: con il freddo il corpo si scalda, perché reagisce producendo calore, proprio per difendersi dal freddo!
Con applicazioni ripetute di acqua fredda, la temperatura esterna (pelle) si alza e quella interna (visceri) diminuisce. In pratica avviene una regolarizzazione delle temperature interne/esterne.
Le stimolazioni meccaniche esterne come frizioni, massaggi, ecc. amplificano tale effetto, inoltre i vasi cutanei contratti per l’azione dell’acqua si dilatano per l’effetto meccanico della frizione o fregagione.
Acqua calda
Applicando dell’acqua calda sulla pelle si aprono i pori e quindi si ha una notevole dispersione termica che provoca un raffreddamento.
Quindi l’effetto dell’acqua calda sulla pelle alla fine raffredda il corpo!
Ecco il motivo per cui si consiglia SEMPRE dopo l’acqua calda quella fredda, in modo da provocare il restringimento dei pori e trattenere il calore interno.
Applicazioni di acqua calda per breve tempo stimolano, mentre le applicazioni di acqua calda per lungo tempo possono indebolire.
Impacchi di acqua calda, come le compresse, rilassano la muscolatura e il sistema nervoso. Il bagno caldo indebolisce l’organismo.

Le temperature del corpo
Riprendendo il concetto di Lezaeta, l’organismo umano è composto da due involucri, uno esterno (pelle) che ci isola dall’ambiente, uno interno (mucosa) che riveste le cavità. La salute dipende proprio dall’equilibrio termico tra i due.
Il sangue, prodotto delle digestioni, va a nutrire entrambi gli “involucri”.
Quindi se la circolazione del sangue e la sua qualità (fluido e non viscoso, privo di tossine, ecc.) sono ottimali, anche la temperatura sarà nella norma: si è quindi in equilibrio termico.
Se invece la circolazione del sangue, per vari motivi, è deficiente, la temperatura sarà maggiore nella zona congestionata e minore nella zona carente.
Un organismo sano ha una temperatura uniforme di 37 °C sia fuori nella pelle che all’interno nelle mucose intestinali.
Un organismo malato avrà invece un aumento della temperatura interna (da 38° fino a 40 ° non misurabili con il classico termometro) e un raffreddamento della pelle e delle estremità (mani e piedi freddi).

Cosa origina la febbre interna?
Da una parte il costante sforzo digestivo necessario all’elaborazione di alimenti sbagliati ed inadeguati (cibi cotti, raffinati, proteine animali, combinazioni errate, ecc.), dall’altra il costante raffreddamento della pelle a seguito di vestiti sempre più aderenti e innaturali (sintetici).
La pelle inoltre possiede milioni di piccoli buchi, detti pori, che servono, da una parte ad assorbire gli elementi esterni che l’aria (ossigeno) e il sole (cariche magnetiche) ci offrono, dall’altra ad eliminare le tossine attraverso il sudore. Queste due peculiarità sono i motivi per cui la pelle si definisce come “secondo rene” e “secondo polmone”.
Per equilibrare le temperature del corpo è necessario risvegliare la reazione nervosa e circolatoria nella superficie esterna (pelle) e contemporaneamente decongestionare l’interno (i visceri).

Come fare?

- Per febbricitare la pelle si usa la reazione che produce il freddo dell’acqua, attraverso frizioni, getti, spugnature, bagni, ecc.

- Per decongestionare i visceri invece ci sono i bagni ai genitali, del tronco, i semicupi. In più anche una alimentazione sana di tipo vegetariana (frutta e vegetali) a base di cibi freschi crudi aiutano a raffreddare l’addome.

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Fonte

domenica 15 febbraio 2009

LA MEDITAZIONE ZEN COME TERAPIA.


Nel passato, per varie ragioni, si ricorreva a forme di addestramento vigorose e difficili, come il kendo o il Judo, per sviluppare la resistenza nelle persone deboli. Per varie ragioni, tuttavia, queste discipline non corrispondono più alle necessità dell’uomo moderno. In primo luogo, molti oggi mancano di tempo libero per potersi impegnare in programmi che esigono tempo e dispendio di troppe energie. In secondo luogo, questi programmi già di per sé richiedono proprio quel tipo di elasticità spirituale e di resistenza che mancano all’uomo moderno. Non è ragionevole quindi aspettarsi un successo in programmi per i quali non si è qualificati.
Il tipo di addestramento spirituale e fisico di cui l’uomo oggi ha bisogno deve soddisfare due requisiti importanti : deve basarsi sulla conoscenza scientifica più recente, e la sua efficacia deve essere confermata da una lunga applicazione pratica.

Oggi la scienza medica ha dimostrato che il metodo psicosomatico è il solo capace di affrontare il problema della salute in modo soddisfacente : si deve cioè aver cura di allenare sia la mente sia il corpo, se si vuole che una persona si mantenga nelle sue condizioni ottimali. In breve, per soddisfare questi requisiti, il metodo di addestramento ottimale deve regolare le funzioni cerebrali, delle emozioni e della volontà. Le onde cerebrali sono l’unico indicatore che possediamo delle condizioni del cervello, e studiandole per vari anni si è visto che, quando il cervello è in stato di tranquillità rilassata, emette onde che vengono chiamate alfa. Quando invece si trova in uno stato di tensione emette onde beta o un altro tipo di onde, ancora più intense, le onde gamma.

In tutti gli stati di calma e riposo assoluto, fatta eccezione per gli stati di incoscienza dovuti ad attacchi di epilessia, il cervello emette onde theta o delta. Quando una persona è arrabbiata, irritata o turbata, il suo cervello emette onde beta, e se la sua arrabbiatura raggiunge uno stato conflittuale, emette onde gamma. La meditazione Zen o Zazen permette ad un essere umano di porsi a volontà nello stato mentale che corrisponde all’emissione di onde alfa. Questo sistema non è così difficile come si può pensare, e consiste di tre parti fondamentali : controllo della respirazione, controllo della postura e controllo della mente. Tutte e tre verranno affrontate nella loro possibile applicazione nella vita quotidiana.

Nei templi Zen, la prima cosa che viene insegnata ai monaci è il controllo della respirazione. Quando la posizione del corpo è giusta, e questo lo vedremo dopo, e la respirazione è controllata si entra in quello stato di calma in cui è possibile la meditazione. In condizioni normali, un essere umano respira circa 18 volte al minuto, ma se si impegna in attività che richiedono uno sforzo notevole il ritmo aumenta. I monaci che praticano la meditazione Zazen, invece, respirano solo quattro o cinque volte al minuto. Uno dei modi per ridurre il numero dei respiri è quello di prolungare la durata dell’espirazione : espirare lentamente attraverso il naso e inspirare rapidamente attraverso il naso. Questo metodo di respirazione coinvolge sia i muscoli addominali sia quelli toracici. Occorre esercitarsi, un po’ alla volta, per raggiungere la frequenza di quattro o cinque respiri al minuto. Per farlo si può utilizzare i continui spostamenti per andare e tornare dal lavoro, dalla scuola, dato che questi esercizi non richiedono una particolare postura (posizione) e non disturbano le persone vicine a voi. Non importa quanto il treno o l’autobus sobbalzi, semplicemente chiudete gli occhi per eliminare le distrazioni, inspirate rapidamente e espirate il più lentamente possibile. Questo esercizio non solo vi preparerà ad affrontare con calma quello che la giornata vi riserva, ma se lo praticherete con assiduità contribuirà a migliorare il vostro stato di salute.

In Giappone, molte persone anziane attribuiscono il loro vigore al controllo della respirazione e alla riduzione del suo ritmo. Vediamo rapidamente di capire in che modo la respirazione influisce sul nostro benessere. La respirazione è una in parte soggetta al nostro controllo e regolata in funzione delle necessità dell’organismo dal sistema nervoso autonomo.

Sappiamo tutti che quando siamo impegnati in un’attività improvvisa o violenta, quando siamo in uno stato d’ansia per qualcosa, la nostra respirazione si fa più veloce, e di conseguenza i battiti del cuore aumentano, ma l’idea che una respirazione rapida fornisca una maggiore quantità d’ossigeno è errata. In realtà, superficiale com’è, la respirazione veloce non riesce a portare tutto l’ossigeno necessario ai polmoni, ma lo spreca nei bronchi ; inoltre, siccome non elimina tutta l’anidride carbonica fa diminuire lo spazio disponibile nei polmoni per accogliere un nuovo rifornimento di ossigeno fresco.

Nella respirazione controllata invece succede esattamente il contrario, e il cuore può compiere il suo lavoro con uno sforzo minore. Si capisce da questo come ad esempio si possa, riducendo la frequenza della respirazione, riportarsi da uno stato di agitazione ad uno stato di calma. Ma gli effetti di una riduzione di velocità della respirazione non si limitano solo al corpo, ma si estendono alla mente ed alle emozioni.

Controllando e regolando la respirazione si ottiene un controllo completo su noi stessi, riuscendo a rimanere mentalmente tranquilli anche di fronte alle emozioni. Viceversa, la mancanza di autocontrollo fa si che persone, altrimenti capaci, sotto stress non siano in grado di fare quello che in condizioni normali farebbero benissimo. Può essere molto d’aiuto per chi inizia il sistema del conto dei respiri. Il sistema consiste nel contare in silenzio da uno a dieci, inspirando profondamente ed espirando lentamente ad ogni serie. Esistono molti altri modi per controllare la respirazione, ma questo forse è il più semplice e può essere praticato ovunque e in qualunque momento. Passiamo adesso al controllo del corpo, e cioè alla Postura. Il metodo descritto è molto semplice : assumete la posizione di rilassamento da seduti. Potete tenere le mani in tre modi diversi : congiunte all’ombelico, con le palme posate sulle ginocchia, oppure sulle cosce, con le dita aperte. La migliore delle tre è quest’ultima, perché fa si che le spalle si rilassino e assumano una posizione naturale. Il corpo viene a trovarsi in questa posizione in uno stato di calma ma nell’azione e di azione nella calma. Ma anche durante il sonno è utile adottare la posizione in cui dormono i monaci Zen, perché non sollecita la spina dorsale e favorisce il regolare funzionamento del sistema parasimpatico, che controlla cuore, polmoni, stomaco, intestini e altri organi interni. La postura che i monaci Zen adottano per dormire è quella di giacere su di un fianco con la testa posata su un braccio. Stando sdraiati su di un fianco si esercita infatti una minore sollecitazione sulla spina dorsale che sdraiandoci sulla schiena.

Passiamo adesso al terzo aspetto, quello della stabilità della mente. La pratica di tutti e tre gli aspetti descritti da un beneficio enorme, ma anche se non è completa la padronanza della respirazione e della postura, il controllo della mente, di per sé, può darvi una saggezza di grande valore anche per le attività quotidiane.

Il problema della stabilità mentale sta nel trovare il modo di controllare i propri pensieri, il che corrisponde a trasformare le onde cerebrali beta in alfa o theta. Dobbiamo in sostanza acquisire la capacità di concentrarsi su una sola cosa escludendo ogni elemento di distrazione, e riuscire a farlo in ogni momento ed in ogni luogo. Per la mente umana è impossibile farlo per lungo tempo, e d’altra parte spesso piccoli pensieri di scarsa importanza affollano la nostra mente senza dare spazio a quelli più significativi. Questa fase è molto complessa e difficile da raggiungere, ma cercheremo di affrontarla in modo più semplice possibile. Scegliete una crepa sulla parete di fronte a voi, un oggetto, un volto, oppure, se un piede comincia a farvi male, concentratevi sull’altro per alleviare il dolore. Dapprima gli oggetti della concentrazione cambieranno rapidamente, ma non ha alcuna importanza.
Non bisogna tuttavia impedire i pensieri irrilevanti, ma lasciarli fluire fino a che non svaniscono. Durante la concentrazione, è utile porsi mentalmente della domande, su noi stessi, su ciò che abbiamo fatto durante la giornata, sulle nostre paure, e concentrarsi su di esse. La natura fondamentale della meditazione Zen è quella di un dialogo con il sé ; fornisce un periodo di calma, non disturbata da pensieri, in cui l’individuo può ascoltare la voce che è dentro di lui. Tuttavia, scendere di colpo nel fondo del proprio spirito è impossibile, per cui è essenziale immergersi gradatamente nell’autoconoscenza. Riassumiamo i tre punti principali del controllo mentale : Padroneggiare, in primo luogo, la concentrazione, aumentarne la capacità, e infine, per evitare di venire ossessionati da un singolo oggetto a esclusione di tutto il resto, allenarsi a spostare la nostra attenzione da un oggetto ad un altro.(esserevita.wordpress.com)

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venerdì 6 febbraio 2009

La meditazione Zen è in grado di alleviare il dolore


Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Montréal, la meditazione Zen, una pratica che può portare ad un equilibrio mentale, fisico ed emotivo, contribuisce anche al sollievo del dolore.

Un nuovo studio, pubblicato nella rivista Psychosomatic Medicine, rivela che i praticanti della meditazione Zen, che siano o meno in uno stato meditativo, sono meno sensibili al dolore delle persone che non la praticano.

Joshua A. Grant, un laureando al Dipartimento di Fisiologia, ha redatto l’articolo in collaborazione con Pierre Rainville, professore e ricercatore all’Università di Montréal e all’Istituto universitario di geriatria di Montréal. Lo studio era svolto prima di tutto a determinare se i praticanti della meditazione avessero una percezione del dolore diversa da quella delle persone che non la praticano.

“Studi anteriori hanno permesso di dimostrare che i pazienti con dolori cronici potevano trarre beneficio della pratica della meditazione, ma pochi ricercatori hanno studiato la resistenza al dolore nei soggetti in buona salute e allenati a questa pratica. Questo studio rappresenta un primo passo che ci consentirà di determinare come e perché la meditazione possa influenzare la percezione del dolore” afferma Joshua A. Grant.

Nell’ambito dello studio, i ricercatori hanno reclutato 13 praticanti della meditazione allenati, con un minimo di circa 1000 ore di pratica meditativa, e sono stati sottoposti a un test di tolleranza al dolore. Le loro reazioni sono state paragonate a quelle di altri 13 soggetti che non praticavano la meditazione. Si trattava di 10 donne e 16 uomini di età compresa tra 22 e 56 anni.

Il test al dolore era semplice: una piastra calda era poggiata ad intermittenza sui polpacci dei soggetti, con temperature variabili. Il grado di calore era inizialmente di 43 gradi Celsius, alzato gradualmente fino a 53 gradi Celsius, secondo la sensibilità dei soggetti.
Mentre diversi praticanti della meditazione hanno tollerato la temperatura massima, alcuni degli altri soggetti non sono stati in grado di sopportarla.

I ricercatori Grant e Rainville hanno notato una differenza marcata nella reazione dei due gruppi: i praticanti della meditazione, sebbene non essendo in uno stato meditativo, hanno una sensibilità al dolore molto inferiore dei non-iniziati.
Sono stati in grado di ridurre la sensazione di dolore grazie ad una respirazione più lenta, cioè 12 respiri al minuto invece dei 15 respiri al minuto per gli altri partecipanti.

“Il fatto di rallentare la respirazione sembra assolutamente corrispondere ad una diminuzione della sensibilità al dolore e può influire sul controllo dello stesso rilassando il corpo, afferma Grant. Mentre alcuni studi anteriori hanno dimostrato che la meditazione ha un’influenza sugli aspetti emozionali del dolore, noi abbiamo scoperto che la sensazione stessa, così come la reazione emotiva, sono diverse nei praticanti della meditazione”.

I risultati: una diminuzione del 18% del dolore negli praticanti della meditazione. “Se la pratica della meditazione può modificare la reazione al dolore e, di conseguenza permette di diminuire la presa di analgesici, sarebbe un gran passo avanti” dichiara Joshua A. Grant.

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giovedì 22 gennaio 2009

LIMITI DELLA MEDICINA UFFICIALE. L'ESPERIMENTO DI LORY.


di Sergio Stagnaro , Paolo Manzelli

"Chi non ha senso del domani non avrà senno nell'oggi:
l'oggi è inesorabilmente sempre venturo; non così le cose sperperate."
(Alfredo Obertello: L'oro ch'è cibo).



All'inizio del terzo millennio, la Medicina Ufficiale, Accademica, Tradizionale dell'Occidente, inorgoglita da progressi pragmatici apparentemente epocali, con desolante imbarazzo riesce appena a sottrarsi alla presa di coscienza dell'esistenza di fatti ampiamente descritti in letteratura, con i quali dovrà quanto prima confrontarsi nell'assoluta incapacità di risolverli disponendo di un armamentario ermeneutico carente dal punto di vista fisiologico e fisiopatologico.

Innanzitutto è opportuno sottolineare che le ragioni principali di questa situazione di debolezza dei fondamenti, giunta ormai ad un punto critico, risiede nella totale chiusura della Medicina occidentale ad altre discipline, come la fisica quantistica, ad altre culture, come quella orientale, e soprattutto al coprire di silenzio i progressi della Semeiotica Biofisica, anche se nata nel seno della Semeiotica Fisica tradizionale, anzicchè affrontarli criticamente.

Aulo Gello (II sec. d.C.) afferma in Noctes Atticae "Veritas Filia Temporis!" (V. i 6 recenti lavori sulla Realtà non locale e la Semeiotica Biofisica quantistica nel Pungolo e in ).

Incominciamo con l'esaminare alcuni fatti esemplari che la Medicina occidentale non può fingere a lungo di ignorare perché, non sapendo fornire alcuna spiegazione, rivelerebbe i suoi mostruosi limiti teorici e metodologici.
"Il riduzionismo meccanico basato sulle interazioni biunivoche tra Energia e Materia, ci impedisce di capire la attività di informazione simultanea a distanza. Infatti, facendo seguito alle sperimentazioni di teletrasporto sappiamo anche sperimentalmente che due particelle quantiche possono rimanere in un campo di informazione condiviso.

Cio avviene in seguito di una operazione di costrizione di entrambe le particelle in una dimensione insufficiente dello spazio tempo ed al successivo collasso dello loro energia in energia di pura informazione. In seguito a tale operazione quantistica detta di "Entanglement/dis-Entanglement" le due particelle pur distanziate, permangono simultameamente informate l'una dell'altra entro una dimensione temporale bidimensionale (T1-T2).

Ciò significa che essendo modificato il cronotopo da (3D.S + 1D.T) in (2D.S + 2D.T), conseguentemente anche le relazioni causali tra gli eventi a cui partecipano le particelle quantiche, vengono a modificarsi, passando da una successione lineare relativa ad un tempo lineare (T0) a un'altra di RETRO-CAUSALITA' nella quale il tempo T2 puo essere considerato come uno specchio del tempo (T1), cosi da permettere, mediante un "eco-retroattivo", l'intescambio simultaneo di pura informazione tra le particelle nuovamente separate"(Paolo Manzelli).

A)-La pressione digitale non occludente l'arteria radiale, applicata – per esempio – sopra il terzo inferiore del vaso arterioso, è "simultanea"all'attivazione microcircolatoria di tipo I, associato, NON soltanto nel microcircolo del polpastrello digitale delle dita della mano omolaterale (riduttivamente ed erroneamente spiegabile dalla Medicina Ufficiale), ma anche dell'unità microvascolotessutale dei polpastrelli delle dita del piede dello stesso lato.

Notoriamente, secondo le attuali conoscenze di fisiologia non esistono riflessi tra i primi e i secondi macro- e micro-vasi.

B)-La stimolazione della cute soprastante il ginocchio destro, mediante massaggio manuale o applicazione di NIR-LED, è simultanea all'attivazione microcircolatoria di tipo I, associato, in tutte la altre grandi articolazioni e nei surreni.

C)-Il ripetuto massaggio della cute soprastante il processo stiloideo del radio di destra è "simultanea"all'attivazione microcircolatoria di tipo I, associato (oggi volgarmente definiti con il termine di iperemia attiva), nella sola tonsilla omolaterale. L'identica stimolazione applicata a livello del processo stiloideo di sinistra è "simultanea"agli stessi fenomeni microcicrcolatori nella tonsilla sinistra.

D)-Il drenaggio manuale della mammella destra è seguito dall'attivazione microcircolatoria di tipo I, associato, per i noti motivi di intervento sui rapporti "fre-water/bound water"interstiziali che partecipano alla regolazione della vasomozione locale. "Simultaneamente"anche nella mammella sinistra si osserva attivazione microcicrcolatoria di tipo I, associato. Non esistono riflessi nervosi che correlano i due seni.

E)-"Simultaneamente" alla stimolazione digitale e separata del terzo superiore, medio ed inferiore dell'arteria radiale destra appare l'attivazione microcircolatoria di tipo I associato rispettivamente del fegato, rene e la dilatazione ciecale. Invece, all'identica stimolazione dei tre segmenti dell'arteria radiale di sinistra è simultanea l'attivazione microcircolatoria di tipo I, associato, della milza, del rene sinistro e la dilatazione del sigma.

F)-Esperimento di Lory: se si applica la pressione digitale sopra una parotide, o una ghiandola salivare sottolinguale, di una sorella gemella "monovulare"(l'esperimento è stato eseguito la prima volta su due gemelle, ma ovviamente è valido indipendentemente dal sesso!) simultaneamente si osserva l'attivazione microcircolatoria tipo I, associato, del pancreas dell'altra sorella gemella, indipendentemente dalla distanza che le separa (V. gli articoli citati: Stagnaro S. e Manzelli P.).

Uno dei miei esperimenti è stato condotto con successo su due gemelle, di cui l'una era a Pavia e l'altra a Riva Trigoso! La "simultaneità"appartiene alla realtà non locale, che presenta una matrice spazio/tempo a 4 D: 2 D S e 2 DT, come insegna Paolo Manzelli.

G)-Se una delle due sorelle gemelle si massaggia una mano, causando l'attivazione fisiologica della microcircolazione in TUTTI i suoi polpastrelli digitali delle mani e dei piedi, simultaneamente si osserva identica attivazione microcircolatoria nelle unità microvascolotessutali digitali dell'altra sorella. Come ho riferito sopra, indifferente si rivela la distanza che separa le due esaminande.

Appare oltremodo interessante l'analogia dell'esperimento "macroscopico-biologico"di Lory con quello "microscopico-subatomico"di Aspect.

Questi pochi esempi riferiti, sono paradigmatici anche della inefficacia del "METODO"scientifico, sul cui "dogma"è fondata la Medicina Ufficiale, inorgoglita ingiustificatamente da risultati "epocali”, facilmente da me criticati senza che alcuna contraddizione sia stata mossa da alcuno (V. in Scienza nel Pungolo). I Maestri del Pensiero Medico, comprensibilmente impegnati a difendere i loro desolanti privilegi, e le transeunti Autorità Sanitarie e Politiche, effimere come la mimosa, dovrebbero finalmente prendere nella dovuta considerazione le critiche sollevate mediante problemi non passibili di risoluzione da una Medicina Ufficiale pragmatica, dai passi da gigante dai piedi però d'argilla (ibidem).

A questo proposito, sottolineo l'inesistenza di collegamenti nervosi tra le strutture sopra citate, che potrebbero giustificare tutt'al più la trasmissione di informazione a partire dai tessuti stimolati. I casi sopra descritti, invece, non sono spiegati con la "trasmissione"di informazione. Il termine "simultaneità”, concetto ignorato dalla attuale conoscenza scientifica della Medicina tradizionale, tanto orgogliosa quanto inadeguata, si riferisce ad una concezione della matrice spazio/tempo estranea ai Medici di questa Era dei Lumi Spenti (V. l'articolo nel sito, in Scienza)

All'inizio del terzo Millennio, prendendo l'esempio dalla Geometria e dalla Matematica, la Medicina occidentale dovrebbe onestamente sentire il dovere di prendere atto dei raggiunti suoi limiti ermeneutici e noetici ed in modo umile aprirsi criticamente sia ad altre millenarie culture sia alla innovative scoperte che giungono dall'interno di se stessa, sebbene da fonti non accademiche, fornendo sviluppi scientifici accettati ormai da lungimiranti Editori stranieri di peer-reviews.


Dott. Sergio STAGNARO
Fondatore della Semeiotica Biofisica
Riva Trigoso (Genova)

Paolo MANZELLI
Coordinatore del Laboratorio di Ricerca Educativa
c/o Dipartimento di Chimica –Università di Firenze