giovedì 30 aprile 2009

Pianeti scomparsi.


L'intensa attrazione gravitazionale può deformare, nell'arco di milioni di anni, l'orbita dei pianeti: al di sotto di un certa distanza il pianeta può risultarne distrutto o inghiottito.
Nel corso degli ultimi due decenni gli astronomi hanno trovato centinaia di pianeti extrasolari, ora una nuova ricerca mostra in che modo molti di essi sarebbero stati inghiottiti dalle loro stelle.

"L'ipotesi che le forze gravitazionali possano avvicinare un pianeta alla sua stella è stata confermata da modelli al computer solo recentemente, ed è la prima volta che si documenta che tale processo porta alla distruzione di un pianeta", ha spiegato Rory Barnes, astronomo dell'Università di Washington.

La ricerca di Barnes, che con il collega Richard Greenberg firma un articolo sull'ultimo numero della rivista “Astrophysical Journal”, ha riguardato i pianeti molto vicini alla loro stella, oggetti che possono essere rivelati in modo relativamente semplice misurando la variazione di luminosità quando il pianeta, transitando, si trova lungo la direzione di osservazione.

Proprio in virtù della distanza molto limitata, tra il pianeta e la stella vi è un'intensa forza gravitazionale che deforma la superficie della stella con onde di marea che si sollevano dalla sua superficie gassosa.

"Le maree deformano la stella: quanto maggiore è la distorsione mareale, tanto maggiore è la probabilità che il pianeta venga inghiottito”, ha aggiunto Greenberg.

La maggior parte dei pianeti osservati al di fuori del sistema solare è simile a Giove, tranne per il fatto che si tratta di oggetti molto più massicci. All'inizio di quest'anno è stato scoperto il pianeta extrasolare denominato CoRoT-7 B che, sebbene molto più grande, è più simile alla Terra di qualunque altro pianeta osservato finora. Esso orbita intorno alla sua stella a soli 22 milioni di chilometri di distanza, inferiore a quella che separa Mercurio dal Sole.

“La sua temperatura inoltre raggiunge circa i 1400 gradi Celsius: non si tratta certo di un ambiente accogliente e, in tempi brevi per l'evoluzione del cosmo, cioè in circa un miliardo di anni, CoRoT-7 B sarà consumato.”

“Le orbite di questi pianeti evolvono lentamente, su scale temporali di alcuni di milioni di anni”, ha concluso Jackson. "Alla fine l'orbita del pianeta si restringerà a tal punto che il pianeta ne verrà distrutto, oppure la sua orbita comincerà a intersecare l'atmosfera della stella e a quel punto sarà il calore a distruggerlo."

Gli autori sperano che i risultati del loro lavoro consentano una migliore comprensione di come le stelle distruggano i pianeti e di come l'interazione gravitazionale possa influenzare le orbite planetarie, ora che l'interesse verso l'osservazione dei pianeti extrasolari ha trovano nuova linfa grazie al recente lancio del telescopio spaziale Keplero, progettato specificamente allo scopo di studiare gli oggetti che sono dimensionalmente simili alla Terra.

"Dinosauri, non fu un meteorite si estinsero per l'effetto serra".


E' UNO dei misteri più affascinanti della paleontologia: non è chiaro cosa abbia innescato, 80 milioni di anni fa, la scomparsa dei dinosauri dalla Terra, ma stando a una ricerca delle università di Princeton, New Jersey e Losanna non sarebbe stata solo colpa di un meteorite. Lo studio mette in forse l'ipotesi più accreditata, dimostrando che il cratere formato dal meteorite Chicxulub, che secondo lo studioso Walter Alvarez avrebbe provocato la scomparsa dei rettili giganti, risale in realtà ad un periodo anteriore. Il meteorite sarebbe caduto sulla Terra circa 300mila anni prima dell'estinzione di massa dei dinosauri, che quindi, come spiega la geoscienziata Gerta Keller della Princeton University, si sarebbero estinti più probabilmente a causa dell'effetto serra.

Soluzione definitiva al rompicapo scientifico o ennesima pulce nell'orecchio in un mare di teorie? "Entrambe le cose - spiega Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di storia naturale di Milano - diciamo che 300mila anni, paragonati all'arco di vita della Terra e alle ere geologiche ed evolutive, sono un periodo brevissimo. Io credo che la caduta del meteorite sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, alla quale si sono sommate tutte le cause tirate in ballo di volta in volta dagli studiosi".

Secondo l'autore del libro "Dinosauri italiani" alla caduta del meteorite sarebbe seguita una variazione dell'asse terrestre, che a sua volta avrebbe provocato terremoti, eruzione vulcaniche, sollevamento di ceneri e conseguenti stravolgimenti climatici di ogni tipo. "E comunque l'estinzione - precisa l'esperto - non è avvenuta in un colpo solo. I rettili marini hanno cominciato a sparire circa 80 milioni di anni fa e cinque milioni di anni dopo, nel cretaceo superiore, si assiste a una forte diminuzione della diversità della specie. L'effettiva scomparsa è diluita in un arco di tempo per noi talmente vasto da essere quasi inimmaginabile".

La teoria degli studiosi americani, pubblicata sul Journal of the Geological Society, sostiene dunque che il meteorite caduto nell'area nord dello Yucatan non avrebbe sterminato i dinosauri, ma solo innescato una serie di cambiamenti fatali. "Dal nostro studio risulta che nemmeno una specie è rimasta estinta a causa del meteorite - spiega la Keller - e questa per noi è una novità incredibile". In compagnia della collega Thierry Adatte, geologa dell'università di Neuchâtel, la scienziata ha presentato a Denver i risultati delle sue ricerche al congresso annuale della Società americana di geologia: "Da ormai una ventina d'anni siamo convinti che enormi attività vulcaniche in India, a circa 1000 chilometri dal centro dei Trappi di Deccan, abbiano avuto un'incidenza sull'estinzione dei dinosauri. Queste eruzioni sono state accompagnate da forti emanazioni di diossido di zolfo, un gas estremamente tossico, e da piogge acide, e sono state dieci volte superiori a quelle provocate dalla meteorite precipitata a Chicxulub".

Esattamente due secoli fa, Charles Darwin aveva capito che sono proprio i cambiamenti climatici a determinare l'affermazione o la scomparsa di una specie, e questa conclusione risponde a tale principio. Il cratere del meteorite Chicxulub ha però giocato un ruolo fondamentale nello stravolgimento degli equilibri ambientali, con suoi 180 chilometri di diametro, più o meno la distanza che c'è fra Roma e Grosseto: molti studiosi ritengono che, pur non avendo eliminato in un colpo solo i dinosauri, abbia provocato l'estinzione del 65% delle specie viventi. "Una teoria affascinante ma semplicistica - conclude la Keller - il processo di evoluzione e modificazione della vita è in realtà molto più complesso".

Febbre suina, l'allarme dell'Oms "La pandemia è imminente".



OMA - L'Oms lancia l'allarme: "La pandemia è imminente. Il grado di allerta passa da 4 a 5 sui 6 totali: "Il tempo per completare l'organizzazione, la comunicazione e la messa in atto delle previste misure di attenuazione è breve". Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Margaret Chan, ha esortato tutti i Paesi ad attivare i piani di preparazione alla pandemia e ha chiesto alle ditte farmaceutiche di aumentare la produzione di antivirali: "Il virus si estende senza alcun segnale di rallentamento. Il numero di casi umani di influenza suina ufficialmente notificati all'Oms e confermati da analisi di laboratorio è salito a 148 distribuito su un totale di nove Paesi nel mondo.

"L'umanità minacciata". La direttrice dell'Oms ha ricordato che in caso di pandemia "è davvero tutta l'umanità ad essere minacciata" dalla malattia, ma ha anche sottolineato che, dopo la paura per l'influenza aviaria negli scorsi anni, il mondo è preparato a un'eventuale epidemia globale planetaria come non lo è mai stato prima nella storia.

Primo morto negli Stati Uniti. In un messaggio alla Nazione, il presidente americano Barack Obama si è detto "preoccupato" e non ha nascosto che "la situazione è seria, abbastanza da dover prendere massime precauzioni". Per colpa della febbre suina, ucciso in Texas un bimbo messicano di quasi due anni, la prima vittima dell'influenza suina in suolo statunitense. I casi accertati solo negli Stati Uniti sono poco meno di un centinaio (91), mentre Città del Messico conferma che i morti per il virus H1N1 sono sette.

"Vaccino solo a settembre". L'industria farmaceutica è concentrata per raggiungere al più presto l'obiettivo di un vaccino, vero argine contro la pandemia, ma il ministero della Salute americano - a cui proprio oggi è stato nominato il Segretario alla salute Kathleen Sebelius - ha precisato che "il vaccino non sarà pronto prima di settembre. Ciò nonostante - ha aggiunto il Segretario della sicurezza interna Usa, Janet Napolitano, "il governo americano è pronto ad affrontare una pandemia ufficiale".

Dodici casi in Europa. La Ue conta 12 casi conclamati: in Austria, Spagna, Germania, e Regno Unito. Meglio in Italia dove il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio tranquillizza assicurando che "è tutto sotto controllo": "I casi in Italia sono una ventina, ma sono solo sospetti anche se a breve - ha ammesso Fazio - ci aspettiamo ricoveri di turisti italiani malati di Nuova influenza o Influenza messicana come è giusto chiamare questa nuova malattia". Domani i ministri della Salute europei si riuniranno a Lussemburgo per fare il punto della situazione.

Stop ai voli dal Messico. La Francia chiederà all'Unione europea di vietare i voli verso il Messico per proteggere i viaggiatori dall'epidemia, mentre gli altri stati europei sconsigliano vivamente di raggiungere il paese Nord americano se proprio non spinti da ragioni d'urgenza. Già sospesi invece i voli in arrivo dal Messico negli scali argentini e cubani. Guanti e mascherine sono stati imposti al personale degli scali argentini. In Messico chiuso ogni locale pubblico, bar, scuole, uffici pubblici e chiese, compresi i siti archeologici. Solo le farmacie sono aperte ma mascherine e liquidi disinfettanti sono esauriti.

La paura dilaga in Europa. In Francia è esplosa la domanda di mascherine, mentre nel suo primo giorno di attività, il numero verde 1500 istituito dal ministero italiano del Welfare è stato soffocato da 10 mila chiamate. "Il virus si trasmette da uomo a uomo - assicura il sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio - quindi il rischio di contrarre la cosiddetta influenza suina mangiando carne di maiale cotta o insaccati è praticamente pari a zero".

Il pollo ha il raffreddore, lo zibetto la polmonite e il suino la febbre! Storia dell'ennesima pandemia.


Eccoci qua a distanza di qualche anno a commentare l’ennesima pandemia.
Dodici anni sono passati da quel lontano 1997, anno dell’aviaria (H5N1, il virus non dei polli ma dei “pollastri”), passando per il 2001 con l’antrace e il 2002 con la “terribile” S.A.R.S. (sindrome respiratoria acuta, una specie di polmonite derivata, si dice, dallo zibetto), fino ad arrivare ai nostri giorni con la “febbre dei maiali”.
Il virus è ignoto e “la situazione è seria e va seguita con grande attenzione” ha dichiarato da Ginevra il Direttore dell’O.M.S. (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), Margaret Chan.

Si tratterebbe, secondo gli esperti, di un cocktail sconosciuto, un virus oriundo, denominato H1N1 mai rilevato prima sia negli animali che negli esseri umani, contenente i tratti genetici di quattro virus: l’influenza suina e aviaria del Nord America, influenza umana e suina Eurasiatica.[1]
Un supervirus “che si è realizzato nel corso di una serie di passaggi e di trasformazioni genetiche…sicuramente nuovo e largamente sconosciuto al sistema immunitario umano”, ha detto l’epidemiologo Pietro Crovari dell’Istituto di Medicina preventiva dell’Università di Genova.
Sarebbe interessante sapere se le trasformazioni genetiche” citate dal prof. Crovari, sono “normali” trasformazioni che avvengono in Natura, oppure se necessitano il supporto di qualche laboratorio militare…

A rincarare la dose e ovviamente aumentare la paura generale ci ha pensato la direttrice del C.D.C. (il più importante Centro di controllo delle malattie con sede ad Atlanta), Anne Schuchat, dicendo che la situazione è talmente pericolosa che non è possibile “contenere il contagio”.
Ufficialmente non sanno nulla del virus H1N1, non esistono dati epidemiologici certi, eppure sanno già per certo che non riescono a contenere il contagio!
Contagio che ha fatto ad oggi circa 152 vittime e che sembra essere partito dal Messico, dove si è registrato il primo caso lunedì 13 aprile. Venti segnalazioni in Usa e casi sospetti in Francia, Spagna (uno confermato), Scozia (due casi confermati) e Canada.

Che fine hanno fatto le altre pandemie?
Molti analisti indipendenti si aspettavano qualcosa di simile oggi.
Dopo l’aviaria, l’antrace e la S.A.R.S., era solo questione di tempo.
Molti avranno rimosso dalla memoria i titoli dei giornali e i servizi televisivi sulle altre pandemie. Qualcuno per fortuna no.
Nel 1997 l’influenza dei polli, detta aviaria, partita da Hong Kong, doveva sterminare milioni di persone nel mondo e invece non fece nulla.
Le immagini però che circolavano in tutti i media, rappresentavano un mondo in panico totale, dove le persone giravano con la mascherina bianca alla ricerca di un vaccino e/o antibiotico.

Nel 2001 le spore del carbonchio sono state fatte uscire direttamente dal laboratorio militare di Fort Detrick nel Maryland e inviate mediante posta ai rappresentati democratici. Il tutto per far passare delle leggi che violano i diritti sacrosanti dei cittadini e che non sarebbero passate altrimenti, come le Patriot Act I e II.
Nel 2002 è stata la volta della S.A.R.S. che doveva proseguire l’opera devastatrice dell’aviaria.
Dati alla mano, su 8.100 casi ci sono stati 774 morti, il che indica una mortalità molto bassa, inferiore all'influenza ordinaria. Ricordiamo che l'influenza classica colpisce da 3 a 5 milioni di persone nel mondo ogni anno e uccide circa 500.000 morti, ed è per questo la terza causa di morte per malattie infettive dopo Aids e Tbc.
Anche in questo caso, le immagini mediatiche mostravano mascherine bianche o blu…
Ufficialmente questa “epidemia” si è spenta dopo un anno, nel luglio del 2003, ma è più corretto dire che in luglio si sono spostati gli interessi dei media spostando i riflettori nella guerra in Iraq.

E oggi, aprile 2009 è per caso arrivata la nuova pandemia?
Dagli articoli e dai servizi dei media, sembra proprio di sì

Le maschere cinematografiche
Si continuano a vedere foto a colori di persone che girano per le strade con tanto di mascherina bianca, come se una simile e ridicola protezione servisse a bloccare il contagio di un virus.
E’ bene sapere che le uniche maschere che bloccano effettivamente l’eventuale contagio per via respiratoria di un virus sono le maschere N.B.C. (nucleare-biologico-chimico), quelle che si vedono nei film usate da militari o da scienziati nei laboratori.
Tutte le altre sono maschere cinematografiche utili a far crescere e aumentare paura e tensione nella popolazione!
Vera propaganda che nessuno ha il coraggio di denunciare.

Tranquilli: abbiamo il vaccino
Il Ministero della salute italiano rassicura tutti: l’Italia è in regola con i piani dell’U.E. e nei suoi magazzini sono attualmente stoccati 40 milioni di dosi di antivirali utili ad affrontare una eventuale pandemia di H1N1”.[2]
Per essere più precisi, nei nostri magazzini sono disponibili 10 milioni di dosi di Zanamivir (Relenza della britannica GlaxoSmithKline), 60 mila dosi di Oseltamivir (Tamiflu della svizzera Roche), e altre 30 milioni di dosi sempre di Tamiflu, sotto forma di polvere che potrebbero essere incapsulate dall’Istituto Militare di Firenze, oppure in estrema urgenza, rilasciate per essere prese in soluzione liquida.[3]
Quali sono questi piani europei e soprattutto come mai i nostri magazzini militari sono pieni zeppi di antivirali?
Forse qualcuno era a conoscenza che prima a poi sarebbe arrivata la pandemia e sarebbero tornate utili?
Domande prive di risposta.

Un po’ di gossip
Il presidente statunitense Barack Obama il 16 aprile scorso è andato in visita a Città del Messico ed è stato accolto dal famoso archeologo Felipe Solis, al quale ha stretto la mano.
Fin qui nulla di strano.
La cosa allarmante è avvenuta il giorno seguente: Felipe, accusando sintomi simili a quelli del virus H1N1, è morto!
Non sappiamo se è stato il virus dei maiali ad uccidere il famoso archeologo messicano o l’emozione di stringere la mano al presidente afroamericano…

Dalla “spagnola” alla “messicana
L’esercito statunitense il 18 marzo 2009 ha pubblicamente dichiarato di aver estratto il genoma dell’influenza “spagnola” da una vittima, un uomo morto nel 1918 e rimasto congelato in Alaska[4].
Forse non tutti sanno che il virus dell’influenza chiamato “spagnola” (guarda caso H1N1 [5]), agli inizi del secolo scorso ha causato una vera e propria pandemia, provocando 40 milioni di morti in giro per il mondo (fonte OMS).
Secondo la testimonianza di un sopravvissuto si poteva morire in un giorno, ma la cosa più interessante che ha detto è che tale pandemia “colpì solo le persone vaccinate; quelli che rifiutarono le vaccinazioni non si ammalarono”. (leggi la testimonianza)
Per quale motivo - se non quello batteriologico – oggi gli scienziati del Pentagono, sono così interessati al Dna di un virus così mortale?
Studiarlo per tenerlo dentro in laboratorio superprotetto, come il colabrodo Fort Detrick, oppure usarlo come arma batteriologica?
Dove collocare il "nuovissimo" virus messicano visto che si tratta, come nel caso della Spagnola, di un virus H1N1?
Ennesima bufala mediatica per vendere milioni di dosi e far vaccinare milioni di persone ignare? Far passare leggi ad hoc che violano i diritti civili, come in America? Si tratta di un test sulla popolazione?
O tutto questo assieme?

Esercitazione in Texas
Il sempre vigile e attento giornalista Maurizio Blondet segnala in un suo articolo (www.effedieffe.com) che a Seguin, una cittadina del Texas vicino a San Antonio e quasi confinante con il Messico, il quotidiano locale, "Seguin Gazette-Enterprise", del 19 aprile 2009 ha dato la notizia di una esercitazione (che avverrà il 2 maggio prossimo) che simulava una vaccinazione di massa!
Tale esercitazione era la risposta ad una "eventuale" pandemia infettiva. Strana coincidenza, vero?
Come strane sono quelle 500.000 bare di plastica pronte per l'uso (quale non si sa), che la F.E.M.A. (Federal Emergency Management Agency) conserva nei suoi depositi (vedi video, http://dailymotion.virgilio.it/video/x6ggje_500000-cercueils-prt-lemploi-aux-us_news o cerca su YouTube).
Gli americani conoscono molto bene le esercitazioni, per esempio l'11 settembre 2001 ne erano in corso diverse, e guarda caso proprio per "attacchi aerei"...

Qualcosa da sapere sui virus
A prescindere dalle risposte precedenti vediamo cosa potrebbero essere i virus.
Nonostante quello che ci vengono a raccontare, i virus non sono microrganismi perfidi e terribili, ma delle semplici “proteine a DNA”.
In pratica i virus sono dei pezzi di DNA avvolti da una capsula proteica.
Quindi non ”esseri” superintelligenti e subdoli pronti ad uccidere milioni di persone e/o animali, ma delle sostanze aggregate in molecole complesse (alle volte tossiche) racchiuse in una capside di materiale proteico.[6]

Il problema per tanto è sempre del terreno biologico, ed è in questo che va ricercata la causa fisiologica delle malattie.
La duplicazione dei virus avviene per opera delle cellule, quindi per opera del terreno!
Un terreno alterato (e tra poco capiremo in che modo) produce questi virus e non il contrario.

Secondo il biologo francese Gaston Naessen (ideatore del microscopio particolare chiamato Somatoscopio, che ingrandendo di 30 mila volte permette l’osservazione di organismi viventi piccolissimi senza ucciderli) i virus sono agenti utili alla ricostruzione delle zone ammalate dei tessuti, come spiegato anche dal dottor G.R. Hamer nelle cinque leggi biologiche della “Nuova Medicina Germanica”.
Anche il virologo Stefan Lanka (il primo ad isolare un virus marino) è della stessa opinione.
In tutte le sue osservazioni scientifiche non ha mai visto un virus uccidere nessuno, per il semplice fatto che il virus si occupa di “trasportare informazioni” da una cellula all’altra.[7]
In pratica, secondo il prof. Lanka, il virus è una specie di “postino cellulare” che viaggia a bordo del DNA.
Informazione ricoperta da una proteina.

Ecco perché il biologo P. Medawar definisce “virus” come un “cattivo messaggio (informazione tossica) avvolto da una proteina[8]
Questa “cattiva informazione rivestita da proteina” in un organismo debilitato, il cui terreno biologico è pregno di tossine, inquinato da anni di alimentazione spazzatura (come la stragrande maggioranza di noi occidentali) è normale aspettarsi dei danni.
Il sistema immunitario è occupato a fagocitare gli scarti metabolici (tossine, metaboliti, metalli pesanti, ecc.) creati dal nostro stile di vita e quindi non è in grado di riconoscere questi agenti, che per questo trovano lo spazio per moltiplicarsi a dismisura senza alcun intoppo.
La Vis Medicratix Naturae, cioè la “forza risanatrice” che ogni essere vivente possiede, è totalmente esaurita dallo sforzo del corpo di espellere tali pericolosi rifiuti.

Il virus in un organismo sano, il cui terreno è in equilibrio, non crea alcun problema (moltissime persone nel 1918 sono venute a contatto con la “Spagnola” ma non sono morte e neppure ammalate. Come mai?).
In questo caso il virus non può creare alcun problema, perché verrà riconosciuto immediatamente e non replicato o addirittura fagocitato (se fosse necessario) da un sistema immunitario attivo e perfettamente funzionante.
La Vis Medicratix Naturae risanerà completamente il corpo.

Detto questo è sottinteso l’importanza dello stile di vita nella prevenzione e nella cura delle malattie infettive.
Ricordando che la prevenzione si fa quando si è sani e si sta bene, non quando si è malati, in questo caso si parla di cura.

Per esempio:
- Mangiando cibi industriali morti pregni di additivi chimici (aromi, conservanti, coloranti, ecc.). Questi non vengono riconosciuti dall’organismo e dal sistema immunitario e creano tossiemia;
- Mangiando (in eccedenza) proteine animali (carne, uova, pesce, latte e derivati) si aumenta il carico tossinico e l’acidità del terreno biologico. Il terreno della salute è alcalino e non acido.
- Combinando gli alimenti in modo scorretto (amidi-proteine, grassi-proteine, zuccheri-proteine, zuccheri-amidi, acido-proteine, acido-amidi, ecc.) si provocano fermentazione e putrefazione intestinale aumentando l’acidificazione e dando origine a problematiche anche serie.

Questo insieme di fattori crea tossiemia (base per qualsiasi malattia) che blocca il sistema immunitario e svuota totalmente la Vis Medicratix Naturae.
Il tutto viene aggravato dal mondo dei sentimenti sempre più bersaglio da “operazioni” mirate ad aumentare nelle masse emozioni che bloccano e debilitano dall’energia vitale.
Una tensione – di qualsiasi tipo - prolungata nel tempo snerva il corpo (energia muscolare e funzionale che possiede ogni organo); mentre una paura costante paralizza le coscienze impedendo all’uomo di agire, diventando l’artefice della propria vita.
I giornali in generale e particolarmente la televisione, sono in prima linea nel creare e spedirevirus mediatici”: “informazioni tossiche”, dannose e debilitanti per l’essere umano.
Per tanto una semplice chiave per potenziare l’organismo e proteggerlo da eventuali “attacchi” esterni e/o interni è alimentarsi correttamente, bloccando ogni mezzo “infettivo virulento”: giornali e tivù.


[1]L’OMS: ‘un virus ignoto, la situazione è seria’”, Natalia Andreani, “Il Mattino di Padova”, 26 aprile 2009
[2]Noi non importiamo quella carne”, “Il Mattino di Padova”, 26 aprile 2009
[3] Dichiarazione di Ferruccio Fazio, Sottosegretario alla Salute.
[4]Laboratori e vaccini dei soldati: negli USA dilaga la psicosi”, Guido Olimpio, “Corriere della Sera”, 26 aprile 2009
[5] "La sorveglianza dell'influenza umana, aspetti epidemiologici" Azienda USL 4 Prato, 19 novembre 2004
[6]Cosa è un virus”, tratto da www.mednat.org
[7] Idem
[8] Idem

www.disinformazione.it

martedì 28 aprile 2009

"Allevamenti intensivi incubatori di virus" la denuncia di Legambiente e veterinari.



ROMA - "Eliminare le condizioni che trasformano gli allevamenti intensivi in bombe biologiche a orologeria". E' secca la denuncia che viene da Legambiente e poggia su una casistica che comincia a diventare imbarazzante per chi ha la responsabilità di garantire la salute pubblica: nell'arco di un paio di decenni per ben quattro volte si è corso il rischio di una pandemia.

Prima la Bse, un morbo prodotto dalla decisione di abbattere i costi della produzione dei bovini rinunciando a regole di buon senso elementare come l'alimentazione vegetariana delle mucche e le alte temperature nei processi di macellazione. Qualche anno dopo è arrivata la Sars, la polmonite atipica scoppiata in Cina e legata al contatto con gli animali destinati alla nostra tavola. Poi è stato il turno dell'aviaria, prodotta dalla vicinanza con l'allevamento intensivo dei polli. Ora tocca ai maiali: e questa volta le modalità di contagio sono molto più insidiose perché il virus si trasmette da uomo a uomo con una rapidità allarmante.

"La somministrazione forzata di cibo, la spaventosa concentrazione di nitrati difficilmente smaltibili, l'uso smodato di medicinali e antibiotici per permettere agli animali di sopravvivere ammassati in condizioni spaventose creano un ambiente ad altissimo rischio", spiega Francesco Ferrante, responsabile agricoltura di Legambiente. "Già negli anni '90, la Comunità europea aveva tentato di porre rimedio a questo stato di cose ma la direttiva nitrati del 1991, come la successiva direttiva sul benessere animale e la messa la bando delle gabbie per le galline ovaiole, non hanno trovato applicazione effettiva: in Italia non si riesce neppure a far rispettare la regolamentazione sui nitrati che continuano a inquinare terreni e falde acquifere".

Secondo Enrico Moriconi, presidente dell'Asvep, l'associazione culturale veterinaria di salute pubblica, il virus attuale è parente stretto di quello dell'aviaria, che a sua volta ha un legame con la "spagnola", l'influenza che uccise cento milioni di persone dopo la prima guerra mondiale. Naturalmente bisogna tener conto del fatto che gli effetti di un'epidemia dipendono anche dallo stato immunitario e di salute della popolazione: nei Paesi ricchi le condizioni di base non sono confrontabili con quelle della popolazione che usciva dal conflitto del '15 - '18.

"I suini sono sensibili sia ai virus influenzali umani sia a quelli aviari: mettiamoli in allevamenti intensivi e otteniamo le condizioni ideali per permettere ai virus di allenarsi, evolvendosi fino ad arrivare, mutazione dopo mutazione, al salto di specie tra animale e uomo", afferma Moriconi. "Purtroppo la certificazione della catena alimentare, che permette di ridurre il rischio identificando gli stabilimenti di provenienza di ogni bistecca, finora è scattata solo per le carni bovini e avicole. Cioè solo dopo il rischio pandemia".

L'Oms ridimensiona: i morti sono 7 "Ma c'è il rischio della pandemia".


ROMA - La paura è molta e in tutto il mondo si segnalano di ora in ora sempre più casi di contagio da febbre suina, ma al momento, secondo l'Organizzazione della Sanità, i casi di influenza certificati da test in laboratorio sono 79 e, tra questi, solo 7 hanno avuto esito letale. Sono stati rilevati tutti in Messico. Numeri ben diversi da quelli diffusi dal Paese latino-americano: secondo il ministro messicano della sanità Jose Angel Cordova, infatti, i morti vittime della febbre suina in Messico sono 152.

Nonostante abbia fatto meno morti di quanto si pensasse,l'allerta per una pandemia di influenza suina deve restare alto, ribadisce l'Organizzazione mondiale della Sanità, mettendo in guardia dal pericolo che anche un'epidemia dalle origini 'fiacche' può generare, come avvenne nel 1928 con la 'Spagnola'. Ma c'è anche chi in questi giorni ricorda "la bufala" dell'influenza aviaria, e teme uno sviluppo analogo della vicenda.

Secondo l'Oms, comunque, il virus della febbre suina "non ha mostrato per ora alcuna resistenza ai due farmaci utilizzati per trattarlo", cioè l'Oseltamivir e Zanamivir. A preoccupare è però la trasmissione da uomo a uomo del virus, uno dei passaggi chiave perché si possa parlare di pandemia, in Messico e negli Stati Uniti. E pertanto Keiji Fukuda, vicedirettore generale dell'Oms, ha detto che comunque i governi devono prepararsi al peggio, specie nelle nazioni più povere "che vengono colpite in maniera talmente dura da apparire sproporzionata". Per questo, in caso di pandemia, l'Oms si concentrerà sulle necessità dei Paesi in via di sviluppo.

Finora i casi accertati in varie parti del mondo sono diversi; si tratta sempre di persone rientrate dal Messico. Nel Paese latinoamericano oggi è stata disposta anche la chiusura dei ristoranti, dopo quella delle scuole. Le autorità sanitarie statunitensi hanno confermato 64 casi di influenza da suini nel Paese. I casi includono i 45 casi accertati a New York. Il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha dichiarato lo stato di emergenza per l'influenza da suini, dal momento che si sono appena verificate due morti sospette. In Australia ci sono 50 casi sospetti, in Canada 6, in Nuova Zelanda i tre sospetti sono risultati positivi. In Europa finora sono molto pochi i casi segnalati (13), e ancora meno quelli confermati: due in Spagna e due in Gran Bretagna, in Scozia.

Nessun caso in Italia (diverse le segnalazioni, ma sono risultate tutte negative). E comunque il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha assicurato che l'Italia è pronta ad affrontare la febbre suina. Da giorni il ministero ribadisce che ci sono 40 milioni di dosi di antivirali stoccate da tempo. L'innalzamento ieri del livello di allerta sanitario mondiale significa che il contagio si sta diffondendo e trasmettendo in comunità localizzate, ma che non ha ancora raggiunta una forza tale da essere descritto come pandemico.

"Allo stato non c'è nessun pericolo e nessuna segnalazione ma bisogna lavorare per trovare un antidoto che ad oggi ancora non c'e", ha affermato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, spiegando che l'Unità di crisi al ministero del Welfare ha "predisposto otto linee telefoniche per ogni segnalazione".

L'Oms, esattamente come la Commissione Ue, non ha raccomandato restrizioni sui viaggi, né la chiusura delle frontiere, ormai insufficienti a frenare il contagio. Ma da oggi la Farnesina sconsiglia i viaggi "non strettamente necessari" in tutto il territorio del Messico. L'Assotravel, l'Associazione delle agenzie di viaggio della Confindustria, e Federviaggio hanno annunciato che sospenderanno i pacchetti vacanza e voli per il Messico. Tra i turisti sono molti quelli che pur avendo prenotato viaggi per lo stato del Centro America, optano per mete alternative.

Questa mattina, nel primo volo della giornata per Cancun dall'aeroporto di Fiumicino, 8 dei 29 viaggiatori originariamente diretti nello Yucatan hanno confermato la destinazione; gli altri hanno concordato con il proprio Tour Operator un soggiorno alternativo a Cuba. C'è stato pure chi ha rinunciato del tutto al viaggio e non si è presentato al check-in.

retrovirus per creare cane fluorescente.


Roma, 26 apr. - (Ign) - A una prima occhiata questi bellissimi cucciolotti non hanno nulla di strano, ma se cala la notte possono stupire. Se si punta una luce ultravioletta nella direzione del cane, questo si illumina e diventa rosso fuoco. A riportare la notizia è il MailOnline che cita l'ultima trovata del laboratorio di ricerca Byeong-Chun Lee dell'Università nazionale di Seul in Nord Corea, che creò il primo cane clonato Snuppy nel 2005. "Il prossimo passo - annunciano gli scienziati - sarà ricreare degli animali con le stesse malattie degli uomini".

Il team di ricercatori spiega che "si tratta di cani trangenici nel senso che il loro codice genetico è stato modificato più di quanto sarebbe accaduto naturalmente". La squadra di Mr Lee ha avuto soltanto 7 gravidanze di successo da 344 embrioni clonati, impiantati in una ventina di cagnoline. Abbiamo inserito il gene della fluorescenza, spiegano dal laboratorio, utilizzando un retrovirus, ma c'è un unico piccolo problema: "Non riusciamo ancora a prevedere esattamente dove si insedierà".

lunedì 27 aprile 2009

Febbre suina, l'Oms alza il livello di allerta Quasi 150 morti in Messico, primi casi in Europa .



ROMA - Peggiora di ora in ora il bilancio dei morti a causa dell'influenza suina in Messico: le vittime sono 149. Intanto il virus ha attraversato l'oceano e, dopo gli Usa, si registrano i primi casi di contagio in Europa: uno in Spagna e due in Scozia. In questa situazione l'Oms ha innalzato il livello di allerta da 3 a 4 in una scala di 6 mentre da più parti, a cominciare dall'amministrazione americana e dalle autorità italiane, si cerca di frenare l'allarmismo.

Oms pronta ad alzare il livello d'allerta. Al termine di una riunione di quattro ore del comitato d'emergenza l'Organizzazione mondiale della sanità ha innalzato da 3 a 4 (su 6) il livello di allerta. Secondo la classificazione dell'Oms, nella fase 4 il virus compie un passo in avanti nella capacità di scatenare una pandemia, ma non ne indica ancora l'arrivo.

Il direttore del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta (Cdc) ha confermato che il virus A/H1N1 "si propaga da uomo a uomo". "Abbiamo registrato percentuali di infezioni respiratorie - ha spiegato Richard Besse - tra quanti sono stati in contatto con i pazienti. Questo virus si sta comportando come un virus influenzale che si trasmette da persona a a persona".

Messico. Il ministro della Sanità messicano Josè Angel Cordova ha reso noto che al momento le persone ricoverate con sintomi del virus A/H1N1 sono 1.650. Le vittime sono 149, tutte tra i 25 e i 50 anni di età. "Siamo nel momento più critico, ci saranno altre vittime", ha aggiunto il ministro, che non ha nascosto la gravità del problema.

Si tratta di una malattia, ha assicurato Cordova, che "può essere curata". Nel precisare che tutti gli Stati nei quali è suddiviso il territorio nazionale registrano casi di virus, il titolare della sanità messicana ha sottolineato: "Le dosi di farmaci di cui disponiamo sono sufficienti. Sono in arrivo, ha aggiunto, altre 400 mila dosi che saranno messe a disposizione delle farmacie".

I decessi si sono registrati in dieci Stati del Messico. Il governo centrale ha deciso di chiudere le scuole fino al 6 maggio, a cominciare dagli asili nido. La notizia è stata data durante una conferenza stampa nella quale è stata avvertita una forte scossa di terremoto il cui epicentro è stato localizzato nello Stato meridionale di Guerrero (Acapulco).

Il governo sta inoltre valutando un'altra misura drastica: lo stop delle attività economiche nella capitale, decisione che l'esecutivo sta esaminando con le confederazioni degli imprenditori. "Non è escluso, ma dobbiamo soppesare costi e benefici", ha precisato Cordova.

L'influenza arriva in Europa. E' un ragazzo spagnolo di 23 anni il primo ad ammalarsi in Europa. Il giovane era ricoverato da sabato scorso nell'ospedale di Almasa (Albacete) dopo aver accusato, di ritorno da un viaggio in Messico, i sintomi dell'influenza. Attualmente si trova in isolamento, come altre 17 persone che si teme abbiano contratto la malattia. Ma quello spagnolo non è l'unico caso riscontrato in Europa. In Scozia due persone sono risultate positive ai test. "Si stanno riprendendo bene", ha assicurato il ministro della Sanità Nicola Sturgeon.

La Ue. L'Unione europea ha intanto preso i primi provvedimenti: viaggi sconsigliati nelle aree a
rischio di Messico e Stati Uniti e una riunione d'emergenza dei ministri della Sanità convocata per giovedì prossimo. L'esame della situazione è stato fatto dai capi delle diplomazie dei 27 a Lussemburgo, dove Franco Frattini ha annunciato un'inziativa della presidenza italiana del G8 per assicurare un coordinamento tra gli otto Grandi, la Ue e i Paesi emergenti.

"In Italia rischi insignificanti". Frattini ha anche assicurato che per l'Italia "i rischi sono davvero insignificanti". Ma intanto l'unità di crisi al ministero del Welfare è al lavoro e sono state messe in campo precise misure di prevenzione, con un rafforzamento dei controlli anche per quanto riguarda gli aerei e le navi provenienti da zone a rischio. Il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio ha comunque fornito un primo dato rassicurante: sono negativi i controlli sui primi cinque viaggiatori italiani che, tornati da zone a rischio per l'influenza dei suini, con alcuni sintomi, si sono sottoposti in Italia ad accertamenti. Presso il ministero, rassicura il governo, sono stoccate 40 milioni di dosi di farmaci antivirali. Domani alle 16.30 il ministro del Welfare Maurizio Sacconi riferirà in aula al Senato.

Negli Usa 40 casi. Quella degli Stati Uniti resta l'area più colpita, dopo il Messico, dall'epidemia influenzale. Gli esami di laboratorio hanno confermato 40 casi in cinque diversi Stati (28 a New York, sette in California, due in Texas, due in Kansas e uno in Ohio). Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha detto che nella scuola del quartiere di Queens dove sono stati riscontrati i casi di contagio potrebbero essere 100 gli studenti colpiti dalla sindrome influenzale. "Abbiamo un unico focolaio di influenza in città ed è in quella scuola", ha detto il sindaco aggiungendo che tutti gli studenti colpiti hanno sintomi leggeri e, quel che è importante, nessuno mostra segni di peggioramento". In totale sono sei i casi confermati in Canada. In giornata il Cdc di Atlanta ha consigliato ai cittadini americani a non recarsi in Messico, "se non per motivi di forza maggiore".

Preoccupazione, prudenza, ma non panico: il presidente Barack Obama ha cercato di calmare l'America. L'influenza " è ovviamente causa di preoccupazione - ha affermato - che richiede un aumentato stato di allerta, ma non è motivo di allarme". La prima crisi sanitaria dell'era Obama ha trovato la nuova amministrazione senza il ministro della Sanità e senza il Surgeon General (il medico che guida le agenzie federali).

Import di carne suina al bando. Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni Stati americani: lo ha confermato il Rappresentante commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio estero. L'ufficio del Trade Representative ha stigmatizzato il bando che a suo giudizio "non ha fondamenti scientifici e rischia di danneggiare gravemente i commerci".

domenica 26 aprile 2009

Il Messico tra polemiche e panico "Ci staranno dicendo la verità?".



Strade semideserte, l'esercito che distribuisce a tutti mascherine azzurre, l'ordine di evitare ogni contatto non necessario con la gente, di non stringere mani, non condividere posate o bicchieri, non baciarsi. E' quasi surreale l'atmosfera asettica che si respira a Città del Messico, paralizzata dall'emergenza influenza suina, e nelle altre zone del Messico dove si trovano i focolai del contagio. E la gente non sa bene come reagire all'allarme: le numerose testimonianze che arrivano ai giornali, alle reti tv, siti e network - locali ed internazionali - raccontano di persone spaventate, trovatesi da un giorno all'altro in un incubo che ha cambiato loro la vita, anche se qualcuno è convinto che l'allarme dato dai media sia esagerato.

"Ho paura, lavoro per una grande compagnia e credo che questa influenza sia molto contagiosa" scrive Nallely L alla Bbc. "E' tutto molto strano", continua, "la gente rimane in casa o esce solo per andare a fare la spesa o all'ospedale. La maggioranza gira con le mascherine sulla bocca, concerti, festival, perfino la messa sono stati cancellati. Le trasmissioni alla radio e alla tv sono interrotte da comunicati che informano sui sintomi, e dicono di andare subito dal dottore se ci si sente malati".

Molti temono che le autorità non stiano dicendo tutta la verità: "Mia cognata vive nello stato di San Luis Potosi", racconta Migdalia Cruz, da Phoeniz, in Arizona. "Lì ci sono già stati almeno 78 morti, solo in città, non 68 in tutto il Messico come continuano a dire".

"La verità è che le cose sono ben lontane dall'essere sotto controllo" le fa eco Carla, da Città del Messico. "E' peggio di quello che crediamo, qualcuno la prende come uno scherzo, ma io no".

Neppure le famose mascherine azzurre, distribuite per le strade e su bus e metropolitane riescono a tranquillizzare e la fobia è ormai generalizzata: "Mi preoccupa vedere come stanno lavorando i soldati che distribuiscono le protezioni. Perché non si mettono i guanti di lattice?" chiede Amelia Batani, che scrive al forum online del quotidiano messicano El Universal.

Ansia condivisa anche da Araceli Cruz, studentessa di 24 anni, che dice: "Potevano fermarla in tempo, ora hanno lasciato che si diffondesse fra la gente".

Si ha paura di ammalarsi anche andando al lavoro. Due colleghi di Adriana, che scrive sempre da Città del Messico, hanno avuto sintomi influenzali qualche giorno fa, ma il dottore li ha fatti tornare al lavoro. "Io lavoro in un call center, non ci sono finestre e non è possibile aerare i locali e ci sono almeno 400 persone che ci lavorano", racconta preoccupata. "Fate voi i calcoli: i locali non sono stati sterilizzati e il rischio di contagio è altissimo".

La preoccupazione non è solo della gente comune. Anche i medici non sono tranquilli: uno di loro, che si firma "medico mexicano" in servizio negli ospedali messicani scrive nella sezione dedicata di El Mundo, descrivendo una situazione da panico, dando vita ad un'accesa discussione sul forum. "Sono specializzato in malattie respiratorie e in terapia intensiva", dice. "I trattamenti antivirali non stanno avendo il successo sperato e la gente continua a morire, anche giovani di meno di 30 o 20 anni. Il personale è molto spaventato, data la virulenza del virus. Nella struttura dove lavoro, almeno 3-4 persone al giorno muoiono per questa epidemia". E aggiunge: "Ci dicono di non parlare con la stampa, che verremo sanzionati se lo facciamo".

Qualche voce fuori dal coro c'è. Come Jordi, che invita tutti a darsi una calmata e dice che il quadro non è poi così fosco: "Siamo in uno stato di preoccupazione, ma non c'è alcun panico". Difficile, però, che riesca a rasserenare qualcuno.

Fazio: "Pronti i farmaci antivirali abbiamo già 40 milioni di dosi".


ROMA - In Italia ci sono dosi sufficienti di farmaci antivirali specifici per contrastare i peggiori effetti della febbre suina che si sta diffondendo negli Stati Uniti. Ad assicurarlo è il sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio- "Abbiamo 40 milioni di dosi - ha detto a Radio Capital - delle quali 10 milioni già pronte, e 30 mila da incapsulare, ma comunque utilizzabili in caso di urgenza".

Fazio ha assicurato che si tratta degli antivirali specifici, in grado cioè di contrastare il virus di questo nuovo tipo di influenza. Ma il ministero, ha aggiunto il sottosegretario, si sta anche attrezzando per le eventuali vaccinazioni: "Stiamo valutando adeguate strategie vaccinali e contiamo di avere la situazione sotto controllo. Poi, in collaborazione con l'Oms, stiamo agendo in sintonia con tutti i Paesi Europei". Fazio ha spiegato che tuttavia, dal momento che l'influenza dei maiali sta colpendo soprattutto persone tra i 25 e i 40 anni, probabilmente le fasce della popolazione più a rischio, i bambini e gli anziani, sono parzialmente difesi dai vaccini influenzali ordinari.

Quanto ai viaggi all'Estero, il ministero della Salute al momento non li vieta, ma, come la Farnesina, li sconsiglia: "E comunque suggeriamo di evitare situazioni di grande affollamento, come i mercati o le sale cinematografiche, dove c'è più rischio di contagio", dice Fazio. Quanto a chi ritorna dal Messico, dal Texas o da altre zone nelle quali ci sono già stati casi di febbre suina, "se ci sono sintomi influenzali è meglio farsi controllare subito, ci sono già diversi 'medici sentinella'".

Non è invece assolutamente il caso, assicura il sottosegretario, di eliminare la carne di maiale dall'alimentazione: "Il nostro maiale è assolutamente sicuro, lo diciamo con certezza. Non esiste alcun pericolo. L'influenza suina si prende prima da contaggio dal maiale, e poi da uomo a uomo. E' un virus nuovo, quindi non è che si conosca moltissimo, ma sicuramente non si prende mangiando carne cotta di maiale. Poi noi non importiamo carne dal Messico e quindi non esiste nessuno spazio per pensare che i nostri maiali non siano sicuri".

La Kabbalah spiega la Bibbia.


Cosa è servito all’autore per scrivere il più grande bestseller di tutti i tempi? All’apparenza, tanto lo scoprire un mondo dove non ci sono per niente le parole, quanto il trovare le parole nel nostro mondo per descriverlo.

Ma questo non è tutto. Quando era appena nato, l’autore della Bibbia fu trovato dalla sorella del Governatore dell’ Egitto, il Faraone, che giaceva in un cesto di papiro vicino alla riva del fiume Nilo. Fu cresciuto nella casa del Faraone e visse come il figlio del Re, ricevendo ogni cosa che si potesse desiderare. Ma un giorno, Mosè scoprì che non poteva più restare in quello stato ed iniziò un viaggio che lo portò a scoprire il Mondo Superiore.

E anche se Mosè si trovava in posti diversi, il Mondo Superiore che lui scoprì non era un posto fisico collocato da qualche parte sulla Terra. Era piuttosto un mondo interno, intimo, di sensazioni completamente nuove ed impercettibili ai nostri cinque sensi.

Quando noi pensiamo al “mondo”, il disegno che probabilmente ci salta in mente è di un posto fisico, vasto e pieno di tutti i tipi di oggetti, piante, animali e persone. Dunque, il Mondo Superiore è percepito attraverso l’interiorità di una persona, dove la persona si connette con le forze che ci guidano e che stanno dietro alla realtà che noi percepiamo con i cinque sensi, realtà che è chiamata “il nostro mondo”. E al livello più alto del Mondo Superiore, una persona scopre che tutte queste forze sono collegate in una sola Forza Superiore che tutto include, chiamata “la Luce Superiore”.

Parole di questo mondo, cioè del Mondo Superiore

Anche se Mosè scrisse il suo libro migliaia di anni fa, la Bibbia è ancora oggi il libro più famoso che sia mai stato scritto. Originariamente era stato scritto in Ebraico, ed il suo nome in lingua Ebraica, “La Torah”, ci permette di comprendere il suo vero significato ed il suo intento. La parola Torah deriva dalle parole Ebraiche Ohr (Luce), e Hora’a (Istruzione).

Così, ne consegue che il libro è un manuale di istruzioni per percepire la Luce Superiore che si trova nel Mondo Superiore che Mosè aveva scoperto. Ma poiché nel Mondo Superiore non ci sono parole, la Torah usa le parole di questo mondo per descriverlo.

Ora, come possono le nostre normali parole descrivere il Mondo Superiore? La Kabbalah spiega che le forze spirituali che stanno dentro al Mondo Superiore governano ogni cosa nel nostro mondo, e, quindi, ogni forza nel Mondo Superiore si manifesta nel nostro mondo. Le forze del Mondo Superiore sono chiamate “radici”, e le loro manifestazioni nel nostro mondo vengono chiamate “rami”. Così il linguaggio usato nella Torah è detto “Il linguaggio dei rami”.

Tutto funziona più o meno così: quando Mosè voleva descrivere qualcosa del Mondo Superiore, prendeva il nome del suo ramo nel nostro mondo. Per esempio, se un oggetto spirituale si manifesta nel nostro mondo come una pietra, lui chiamava questo oggetto spirituale “pietra”. Così, la parola “pietra”, non si riferiva alla pietra che noi vediamo e percepiamo nel nostro mondo, ma alla radice spirituale che si manifesta nel nostro mondo come una pietra.

Nello stesso modo, ogni parola della Bibbia descrive ciò che accade nel Mondo Superiore. E quando è letto in questa modo, il libro viene utilizzato nel modo che l’autore aveva inteso: come una guida per colui che si avventura nel viaggio della scoperta spirituale.

Quando Le Parole Perdono il Loro Significato

Sono passati migliaia di anni da quando Mosè realizzò questo libro monumentale, e mentre il tempo passava, il vero significato Kabbalistico della Bibbia veniva dimenticato. Invece di leggerla per entrare nel Mondo Superiore e sentire la Luce Superiore, molte persone hanno cominciato a pensare che il libro parlasse del nostro mondo: delle relazioni fra le persone, degli insegnamenti morali, in pratica una sorta di consiglio su come organizzare le faccende del mondo terreno.

Altri si persuasero dell’idea che questo libro narrasse fatti storici. Comunque la si metta, queste sono tutte interpretazioni sbagliate del testo, poiché il testo è scritto nel “Linguaggio dei rami” e tratta solo del Mondo Superiore.

Oltre a questo, ci sono anche dei rilevamenti archeologici che provano l’effettivo accadimento degli eventi storici che sono descritti nella Bibbia. I Kabbalisti continuano dunque a sostenere che nessuno di questi eventi è realmente accaduto nel nostro mondo? No, è proprio il contrario: questi fatti ci aiutano a vedere perché sono dovuti accadere nel nostro mondo.

Come detto sopra, ogni evento ed ogni oggetto in questo mondo è causato e governato dalla sua radice nel Mondo Spirituale. Perciò, se un oggetto spirituale esiste, allo stesso tempo si deve manifestare nel nostro mondo. Questo è il motivo per cui, sebbene la Bibbia descriva solo il Mondo Superiore, gli eventi corrispondenti devono essere accaduti anche nel nostro mondo.

Leggere la Kabbalah Correttamente

La chiave di lettura è che i Kabbalisti considerano gli oggetti e gli eventi spirituali (le radici) infinitamente più importanti delle loro conseguenze materiali. Essi spiegano che un Kabbalista con l’eccezionale traguardo spirituale di Mosè non avrebbe potuto scrivere una parola con l’intenzione di raccontare fatti storici o etici.

Piuttosto, il suo solo proposito potrebbe essere solo quello di rivelare il Mondo Superiore al genere umano, di aiutarci a percepire questo Mondo nel modo in cui lui lo sente, e così assisterci nel raggiungere l’obiettivo più alto della nostra esistenza.

Perciò, il modo giusto di leggere la Torah è di considerare che ogni sua parola si riferisce ad una Forza Spirituale che si trova nel Mondo Superiore. Allora l’uomo comincia a collegarsi gradualmente con queste forze e a sentirle, proprio come fece Mosè.

Coloro che hanno già sviluppato l’abilità di percepire il Mondo Superiore sono chiamati “Kabbalisti”, e quando leggono la Torah essi non si immaginano degli eventi storici o degli insegnamenti morali, essi vedono chiaramente quanto le Forze Spirituali governino noi ed ogni cosa che ci sta intorno, e come ogni cosa si unisca nell’infinita e perfetta Luce Superiore.

articolo proposto dagli amici di (italian©kabbalah.info)

LA STORIA: La peste nascosta fra i grattacieli nelle strade un nemico invisibile



WASHINGTON - Nella città della perenne Apocalisse reale e immaginaria, non poteva non sbarcare anche la peste orwelliana, la vendetta dei maiali sugli umani, sotto forma dell'influenza suina, un nemico invisibile che ha colpito il quartiere di Queens con otto studenti ammalati.

Con una densità di undicimila abitanti per chilometro quadrato, più del triplo di Milano, e una umanità che ogni giorno si accalca nelle sue strade, nella carrozze della metropolitana, nei treni dei pendolari, nelle conigliere dei suoi grattacieli, i quattro borghi che formano New York sono il terreno di cultura ideale per ogni batterio, virus e microrganismo che si trasmetta per contatto umano. E dunque l'incubatrice perfetta per la diffusione della nuova psicosi da fine del mondo che dalle porcilaie del Messico ha attraversato la frontiera del Rio Grande e si sta allargando al Nord.
Casi di questa variante del virus influenzale trasmissibile dai maiali e agli umani sono stati registrati anche in passato, creando addirittura una campagna di vaccinazione collettiva del tutto inutile e in molti casi micidiale ordinata dal presidente Ford nel 1976, e da giorni sono segnalati nelle zone di confine con il Messico, Stati come la California, l'Arizona e il Messico.

Ma è lo sbarco a New York del virus, individuato in otto studenti del Liceo San Francesco a Queens a trasformare l'epidemia di questa forma temibile, ma non nuova come le prime notizie frettolosamente indicano, di influenza in un evento che ha raggiunto addirittura la Casa Bianca, dalla quale il Presidente Obama è stato costretto a comunicare di star benissimo, al ritorno dal viaggio in Messico.

Queens è, ancora più di Brooklyn lentamente rinconquistato dalla borghesia middle class debordata da Manhattan, l'ultimo e il massimo melting pot, crogiolo di razze e di lingue, di New York, lo sterminato "borough", borgo, nel quale convivono emigrati arabi e africani, latinos e asiatici. Fu sopra le casette di Queens, che pochi giorni dopo l'11 settembre, precipitò un aereo di linea, facendo subito pensare a una nuova ondata di attacchi terroristici, che nei mesi scorsi virò senza più motori in funzione il jet che poi miracolosamente planò sul fiume Hudson.
Queens ospita quell'aeroporto nel quale si affolla ogni giorno la babele del mondo, il John F. Kennedy, e che le agenzia per la sicurezza guardano come al formicaio nel quale potrebbero annidarsi le cellule maligne del prossimo attacco.

Era dunque ovvio, se non atteso, che sarebbero stati i leggendari tabloid di New York a sporcare per primi le loro prime pagine con gli annunci della nuova peste, a mettere in guardia, e quindi a causare, l'onda di panico che sta afferrando il popolo della "Grande Mela" e che ha spinto 100 degli studenti del Liceo San Francesco a farsi visitare in massa tutti convinti di avere contratto il virus dell'influenza suina dopo una gita scolastica di massa proprio a Città del Messico. Risultandone infetti soltanto in otto, forse nove, in forme blande, anche grazie alla loro età e salute generale. Ma da ieri, dopo l'esplosione dei titoli e delle news locali, gli ospedali e i pronto soccorso di questa nazione città sono invasi da tutti coloro che esibiscono quei sintomi vaghi e insieme sinistri, mal di gola, stanchezza, brividi, tosse, particolarmente diffusi grazie alle allergie primaverili.

Da sempre, con orgoglio e con ansia contenuta, New York sa di essere, vuole essere la terra dove il mondo finirà, per essersi vista tante volte al cinema in quel ruolo. Anche questa ennesima "pandemia" che spazzerà via l'umanità, come la dovevano spazzare via l'influenza aviaria, la Sars, il prione della mucca pazza, l'Ebola, la febbre gialla, la nuova tubercolosi resistente agli antibiotici, il retrovirus, ha ora in New York il proprio palcoscenico ideale, capace di toccare il mondo che in questa città la lasciato qualcosa di se stesso e porta quel senso oscuro, orwellianamente perfetto, della vendetta del mondo dei maiali contro il mondo degli umani.

Febbre suina, paura a New York Oms: "La situazione è seria".


CITTA' DEL MESSICO - Dopo la California e il Texas, la paura arriva a New York. Otto studenti di un liceo di Queens - una alla periferia della città - sono risultati positivi a una influenza di ceppo A. Le loro analisi sono state inviate ai centri federali di prevenzione di Atlanta per accertamenti. Altri due casi confermati in Kansas. Nel caso di New York, potrebbe essere la stessa influenza che ha fatto decine di vittime in Messico: lo ha detto, in una conferenza stampa, il commissario Usa alla Sanità Thomas Frieden, precisando che in tutti i casi i sintomi sono leggeri. Il virus responsabile dei casi mortali in Messico appartiene alla famiglia A/H1N1. La Casa Bianca segue da vicino l'emergenza.

L'allarme a New York. Era scattato dopo che negli ultimi due giorni alcuni allievi della St. Francis Prep si erano sentiti male. Erano stati ordinati i test mentre l'istituto aveva disposto la sospensione di tutti i doposcuola.

Prevenzione in California. Nello Stato si sono verificati sei dei dieci casi americani finora accertati (gli altri due sono stati registrati nella contea di Guadeloupe in Texas). Il governatore Arnold Schwarzenegger ha invitato a misure preventive: coprirsi bocca e naso quando si starnuta, lavarsi bene le mani, evitare contatti ravvicinati con altre persone. Attivato il Centro operativo congiunto per l'emergenza, e avviati contatti con le autorità messicane: "La nostra - ha detto Schwarzenegger - è una risposta forte e vigorosa".

Monitoraggio alle frontiere. Tutti i pazienti americani vivevano in zone di confine con il Messico. Il Pentagono ha reso noto che il Northern Command sta monitorando i focolai della malattia e valutando se prendere misure preventive per i militari di stanza lungo la frontiera. Ai varchi di San Isidro e Otay Mesa, ai doganieri americani sono state distribuite mascherine.

Oms: "Emergenza internazionale". In America Latina sono aumentati i controlli negli aeroporti e sono stati attivati piani sanitari di emergenza. Le autorità americane avevano già espresso la loro preoccupazione dicendo che "la febbre suina non può essere contenuta". Dopo le notizie giunte da New York, l'Organizzazione mondiale della Sanità (che già aveva paventato il "rischio di una pandemia") ha dichiarato che si tratta di "un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale". E ha fatto sapere che la struttura genetica del virus contratto dalle vittime messicane è lo stesso dei contagiati in California e Texas. Questo fa temere il cosiddetto salto di specie, ossia che la malattia possa essere trasmessa "da uomo e uomo", come riferito da Anne Schuchat, direttore del Centro di immunologia e patologie respiratorie del Cdc di Atlanta.

Il ceppo incriminato. Le analisi mostrano che il ceppo incriminato è una mescolanza mai vista prima tra virus aviario, suino e di essere umano. Preoccupa il fatto che gran parte dei decessi riguardi persone tra il 25 e i 45 anni, poiché le influenze stagionali tendono invece a colpire gli anziani e i bimbi piccoli.

Emergenza in Messico. Il Messico ha autorizzato le
autorità sanitarie a mettere in isolamento i pazienti e a controllare le abitazioni e i viaggiatori in arrivo nel paese, dove finora sono stati accertati almeno 20 casi di decesso per il virus. Altri 42 sono ritenuti sospetti, e più di mille sono le persone ammalate. I primi casi sono stati individuati il 13 aprile ma solo da giovedì si è compresa l'estensione e la gravità dell'epidemia. Chiusi scuole, musei, biblioteche, teatri in tutta la capitale e in una provincia vicina, "fino a nuovo ordine".

Il vaccino. Nel frattempo si lavora al vaccino, sulla base delle prime informazioni sul virus. Per il direttore del Centro Novartis Vaccines and Diagnostics di Siena, che da oltre dieci anni studia il vaccino anti-pandemia, i primi milioni di dosi potrebbero essere pronti in meno di sei mesi. Ma il direttore del Centro di controllo e prevenzione delle malattie di Atlanta, Richard Besser, ha osservato che "probabilmente è troppo tardi" per contenere una nuova epidemia.

In consigli per chi viaggia. Il ministero della Salute ha pubblicato una serie di consigli per i viaggiatori diretti nelle aree interessate. Ecco i principali: evitare la visita di mercati o di fattorie in cui si può venire a contatto con suini; consumare cibi a base di carne suina solo dopo accurata cottura; evitare di portare le mani a contatto con occhi naso e bocca; lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con detergenti a base di alcool. Il ministero avverte inoltre che "la vaccinazione con i tradizionali antinfluenzali (vaccini stagionali), pur sollecitando le difese immunitarie, probabilmente non è efficace nei confronti di questa specifica infezione".

Per quanto riguarda invece i viaggiatori provenienti dalle aree interessate dai focolai, il ministero avverte che "nel caso si ritenga di essere stati esposti a contatti con suini o con persone affette da influenza suina" è necessario "tenere sotto controllo lo stato di salute per almeno 7-10 giorni. Se durante questo periodo si dovesse accusare febbre e sintomatologia simil-influenzale (faringite, tosse secca, mal di testa, dolori muscolari ecc)", il ministero raccomanda di "consultare telefonicamente un medico o contattare i numeri telefonici che verranno indicati segnalando il viaggio e l'eventuale contatto con suini o persone affette da influenza".

Ue, nessuna restrizione. Nessuna restrizione al momento per i viaggi internazionali ma solo una prima valutazione dell'efficacia delle misure messe a punto dai singoli paesi. Questa la conclusione della riunione, in teleconferenza, dei tecnici dei ministeri della Salute dei 27 paesi dell'Ue. L'Italia ha presentato le misure predisposte dal sottosegretario Ferruccio Fazio, dalla distribuzione degli opuscoli per chi va o proviene da Usa e Messico e l'attivazione di un numero verde.

Influenza, 10 casi in Nuova Zelanda liceali in quarantena dopo viaggio in Messico.



ROMA - La paura di un contagio diffuso da influenza suina è sempre più forte. Dopo l'allarme in Messico e Stati Uniti, il virus sembra aver raggiunto la Nuova Zelanda. Un gruppo di liceali di ritorno dal Messico è stato messo in quarantena in Nuova Zelanda, dopo avere accusato sintomi dell'influenza da suini: lo riferisce oggi la stampa locale. Tre insegnanti e 22 studenti del collegio Rangitoto di Auckland sono rientrati sabato da un soggiorno di tre settimane in Messico, dove la febbre suina ha già provocato almeno 20 morti accertate e altre 60 sospette. Secondo i servizi sanitari della regione di Auckland, alcuni di loro presentano sintomi dell'influenza da suini e sono stati posti in isolamento per tutti gli accertamenti del caso. Il risultato degli esami, che confermerà o meno se si tratti dello stesso virus, dovrebbero essere disponibili nella serata odierna.

La Farnesina, intanto, sconsiglia i viaggi in Messico, negli stati colpiti dalla malattia, a meno che non siano strettamente necessari. "Abbiamo consigliato di non venire, chi può farlo, a Città del Messico, e in altre due stati, quello confinante con la capitale, Messico, e a San Luis di Potosi", ha riferito l'ambasciatore italiano nel paese latinoamericano, Felice Scauso. L'allarme, al momento, non riguarda le zone maggiormente turistiche del Paese, come la riviera Maya.

Il Messico oggi si ferma. Le autorità hanno sospeso tutte le attività previste oggi, funzioni religiose comprese, per tentare di arginare il virus dell'influenza suina, che ha causato 20 decessi confermati nel paese su 81 "presunti". Fino ad oggi, 1.324 malati sono stati messi o sono ancora sotto attento controllo medico. Il nuovo virus "potrebbe chiaramente provocare una pandemia", secondo l'Organizzazione mondiale della sanità. Non può essere arginato, hanno aggiunto le autorità sanitarie americane. Che poco dopo, hanno annunciato di aver scoperto due nuovi casi in Kansas, che si aggiungono ai 16 registrati fra California, Texas e New York. E a quello dello steward londinese della British Airways, ricoverato con i sintomi influenzali dopo un viaggio in Messico. Un gruppo di esperti americani sono arrivati oggi nel Paese per lavorare con le autorità sanitarie locali. Il primo obiettivo è quello di contenere il più possibile il dilagare dell'epidemia.

Il Messico ha confermato che tutti i casi registrati nel paese provengono dal contagio umano, cosa che preoccupa particolarmente l'Oms. Sebbene non sia stato registrato nessun nuovo caso nella capitale nelle ultime 24 ore, il Messico ha rafforzato le misure anti-contagio con un decreto presidenziale: isolamento dei malati, diritto delle autorità a entrare in qualsiasi locale, a controllare i viaggiatori, i bagagli e le merci.

Scuole e università, feme da venerdì, non saranno riaperte fino al 6 maggio. Oggi, i due incontri della prima divisione di calcio previsti nel paese saranno disputati a porte chiuse. L'aeroporto della capitale resta aperto, ma dei team medici sono sul posto per occuparsi dei passeggeri.